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Carmelo, ermeneutica spaziale della non esistenza onirica e dell’esistenza percettiva : composizione di frattali, innumerevoli conflittualità tra abitazioni, istituzioni e spazio pubblico in un isolato di Carmelo ; Papercrete : la nuova vita della carta

Riccardo Cottino

Carmelo, ermeneutica spaziale della non esistenza onirica e dell’esistenza percettiva : composizione di frattali, innumerevoli conflittualità tra abitazioni, istituzioni e spazio pubblico in un isolato di Carmelo ; Papercrete : la nuova vita della carta.

Rel. Jean Marc Christian Tulliani, Alejandro Vaca Bononato, Jorge Sinesi, Alfredo Quiroga. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per La Sostenibilità, 2013

Abstract:

Prefazione:

Geografìa di un'indagine

“Prima si crea l’opera, e solo dopo si riflette su di essa. Ed è un’attività oziosa ed egoista che non serve a nessuno e che spesso conduce a false conclusioni”.

Nell’ambito accademico della disciplina “Elaborato finale del corso di laurea”, abbiamo messo in atto una metodologia che si distingue rispetto a quanto appreso in precedenza, sfidando i parametri esistenti e dando luogo ad una visione del mondo che fa ricorso a nuovi paradigmi. La predisposizione logico-culturale conduce verso una razionalizzazione analitica dei percorsi fatti, una semplificazione cronologica delle esperienze vissute, un’analisi consequenziale dei vari passi del progetto. In questo caso, la cattedra propone un tema complesso, Carmelo: una città, due sponde. Una questione comprendente molteplici livelli di lettura e di interpretazione, per cui sorge l’impossibilità di trovare un metodo tramite il quale prenderli in considerazione tutti.

Applicando la tendenza volta a valutare il fatto architettonico attraverso un’analisi per approcci, potremmo mettere in evidenza elementi ricorrenti che hanno caratterizzato la nostra indagine nell’ambito del Laboratorio AVB: il territorio pampeano e la sua affermazione come negazione spaziale,il viaggio come spostamento fisico e paradigmatico, il gioco come modo di affrontare la ricerca di un linguaggio architettonico, il sollevamento di dubbi rispetto all’abitare, l’evento architettonico come gesto poietico e la forma (ed il suo negativo) come metodo di indagine.

In questo modo, si ottiene un elenco oggettivo e tuttavia sterile, dato che la contrazione fatta nell’elencarli darà come risultato l’omissione dell’implicazione reciproca fra di essi, come anche del processo conoscitivo intrinseco che ciascuno comporta. Inoltre, trascureremmo l’analisi di quel valore aggiunto che il processo, affrontando varie questioni contemporaneamente, ci offre. Proprio come afferma Maria Zambrano, quando asserisce che è successo ad intere generazioni, che sono scomparse riassorbite nell’ignoranza, poiché erano frammentarie e, non essendo sistematiche, la loro unità era meramente cumulativa.

“[...]si sono potute perdere, ed infatti si sono perse; i loro resti sono trascinati poi sotto forma di superstizioni, di vaghi ricordi o di affermazioni ermetiche, allo stesso modo di una scrittura musicale di cui si è persa la chiave. Per niente strano è ciò che spesso accade quando infine si riescono a decifrare testi di antiche culture, che facevano sperare che ci avrebbero portato un tesoro di conoscenze e che così poco hanno offerto. Non perché decifrate e tradotte, possono essere assimilate dalla nostra mente”

Come affrontare allora l’avvento di questioni che si sono sviluppate in base ad un processo non lineare, spesso frammentato, altrimenti affiancato fino a sovrapporsi ed a miscelarsi? Se rifiutiamo le basi riduzioniste che hanno tradizionalmente caratterizzato la scienza occidentale, quale atteggiamento epistemologico andrebbe adottato per riuscire a comunicare l’insieme di fenomeni progettuali e l’insorgenza degli stessi a partire da una lettura sensibile dello spazio rioplatense e del territorio della città di Carmelo, ed allo stesso tempo i tratti dell’insorgenza di un’interpretazione appropriata di tale città?

“Abbiamo assistito all’insorgere di una scienza che non si limita a situazioni semplificate, idealizzate, bensì ci pone dinanzi alla complessità del mondo reale, una scienza che consente alla creatività umana di sperimentarsi come l’espressione singolare di un tratto fondamentale comune a tutti i livelli della natura”.

Il Premio Nobel per la Chimica llya Prigogine approfondisce tale tematica citando pensieri epistemologici a partire dallo studio chimico delle strutture dissipative, che raggiungono l’ordine partendo da un punto critico di instabilità. Nell'ambito dello stesso concetto e relativamente al pensiero sistemico, scrive dal canto suo il fisico Fritjof Capra:

“Il grande shock per la scienza del XX secolo è stata la constatazione del fatto che i sistemi non possono essere compresi mediante l’analisi. Le proprietà delle parti non sono proprietà intrinseche, bensì possono essere comprese solo nel contesto di un insieme superiore. Di conseguenza, il rapporto fra le parti ed il tutto è stato invertito. Nell’impostazione sistemica le proprietà delle parti si possono comprendere solo a partire dall’organizzazione dell’insieme, pertanto il pensiero sistemico non si concentra sui componenti basilari, bensì sui principi essenziali di organizzazione. Il pensiero sistemico è “contestuale” rispetto a quello analitico. Analisi significa isolare qualcosa per studiarlo e comprenderlo mentre il pensiero sistemico inquadra quel qualcosa nell’ambito del contesto di un tutto superiore”.

La struttura teorica che intendiamo conferire al presenti elaborato è quella di un episteme scientifico che pone l’enfasi sulla totalità e non sui singoli componenti dei fenomeni; chi studia fatti ed oggetti a partire dal contesto in cui gli stessi sono situati, più che isolarli per indagare su di essi. Un episteme che intende la creatività non come un attributo esclusivamente umano, bensì come un elemento nucleare di gente a tutti i livelli della natura, e che invece di sforzarsi per sviscerare i fenomeni fino ad astrarre quanto di “semplice si presume esista alla base degli stessi, si colloca - come indica letteralmente Prigogine nel testo citato - “dinanzi alla: complessità del mondo reale”.

“Che cos’è la complessità? A prima vista la complessità è un tessuto (complexus: ciò che è tessuto nell’insieme) di componenti eterogenee inseparabilmente associate: presenta il paradosso dell’uno e del multiplo. Guardando con maggiore attenzione, la complessità è, effettivamente, il tessuto di eventi, azioni, interazioni, retroazioni, determinazioni, azzardi, che costituiscono il nostro mondo fenomenico. È così che la complessità si presenta con i tratti inquietanti dell’ingarbugliato, dell’inestricabile, del disordine l’ambiguità, l’incertezza...”.

Partendo dall’opinione indicante che la conoscenza astratti non esiste, bensì che esistono risultati di esperienze che con feriscono un senso al pensiero, Carmelo sarà un “riferimenti costante” all’esperienza che abbiamo realizzato proprio lì ossia una ridefinizione continua basata sull’evento del viaggio; ed il riconoscimento del luogo che avviene attraverso progetto stesso.

La complessità del palinsesto di esperienze realizzate - sensibili e sensoriali rispetto al luogo, creative e cognitive rispetto al progetto, ermeneutiche rispetto ad entrambi - richiede di indagare sul racconto, così come a sua volta lo ha richiesto l’approccio al luogo.

“Apprendere a vivere richiede non solo delle conoscenze, bensì la trasformazione, nel proprio essere mentale, della conoscenza acquisita in sapienza e l’integrazione di tale sapienza nella vita. Si tratta, nell’insegnamento, di trasformare le informazioni in conoscenza, di trasformare la conoscenza in sapienza, e quest’ultima deve essere orientata verso le finalità qui definite".

Sospinto da tale concetto, il capitolo “L’infinita comprensione dello spazio urbano a partire dalla propria esperienza”, esplora il nostro approccio a Carmelo ed, in particolare, la sua essenza come conglomerato urbano. Così come anche, su differenti livelli di indagine (piano-montaggio, fotomontaggi, plastici, ecc.), abbiamo elaborato contemporaneamente diversi gradi di approfondimento (diversità di scale, livello di dettaglio, ecc.), ossia abbiamo capitalizzato conoscenze ed una pluralità di interpretazioni del progetto e del luogo. Nell’ambito del contesto della tesi abbiamo scelto di avvalerci di tale varietà di esperienze relativamente alla scala urbana di Carmelo: il capitolo cerca le corrispondenze e le contrapposizioni fra il memoriale che abbiamo realizzato durante il corso del TFC A e le nuove ricerche che vengono convalidate nel TFC B. Vari autori collaborano a questo percorso di comprensione rispetto alle nostre stesse impressioni istintive: Walter Benjamin a partire dal suo atteggiamento dinanzi al linguaggio delle cose, Jane Jacobs e Miguel Angel osservando gli eventi urbani come manifestazioni della volontà stessa dei luoghi; Aldo Rossi e Josep Maria Montaner rispetto al rapporto fra l'uomo e lo spazio e fra lo spazio e la memoria collettiva, Giacomo Leopardi attraverso la sua poetica dell’al di là e la sua tensione verso l’infinito che abbiamo utilizzato come bussola nel territorio della pampa umida. Per concludere, “Le città invisibili” di Italo Calvino, in particolare studiato per la stesura del testo “Una Memoria”, che funge da fonte di ispirazione lirica e semantica. Consideriamo il contenuto del suddetto capitolo come contenuto “meta-progettuale”: tenendo conto che progettare significa “lanciare più in là” ed adottando un atteggiamento corrispondente verso il futuro. Mediante il termine meta-progettuale ci riferiamo a più in là dell'al di là, ossia ai tratti che, attraverso la conoscenza sensibile di Carmelo e l’esperienza ermeneutica del fatto architettonico sono riusciti a contraddistinguersi nello scenario progettuale.

Il papercrete o cartacemento, è essenzialmente un composto formato da carta, sabbia e cemento. La produzione è semplice: mischiando i componenti che formano questo materiale si ottiene un impasto fluido che va versato in blocchi o pannelli dove deve essere lasciato asciugare.

Il composto è leggero (poiché formato all’80% da aria) e ha buone capacità termiche, e grazie al basso costo dei materiali che lo compongono, ad eccezione del cemento, è un interessante materiale da costruzione.

Il papercrete è stato brevettato nel 1928, ma era troppo economico e semplice da realizzare per essere commercializzato e trarne profitto; per questo è stato accantonato fino al 1983. E’ un materiale così nuovo che non ha ancora un nome preciso. Mike Mac Cain lo chiamò “fibrous cement”. Eric Patterson, che lo scoprì autonomamente nel 1990 lo chiamò “padobe” mentre altri ancora lo chiamano papercrete.

Altra sostanza simile per composizione è stata sperimentata da Bill Knauss: il “paper adobe”. Questo materiale è la miscela di terra, carta e acqua che solidifica in blocchi. L’assenza del cemento rende il paper adobe ancora più economico del papercrete.

Relatori: Jean Marc Christian Tulliani, Alejandro Vaca Bononato, Jorge Sinesi, Alfredo Quiroga
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AD Bioarchitettura
A Architettura > AH Edifici e attrezzature per l'abitazione
D Disegno industriale e arti applicate > DB Arti applicate e mestieri
F Filosofia, Psicologia, Religione > FE Filosofia
F Filosofia, Psicologia, Religione > FI Psicologia
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GH Scienze Ambientali
R Restauro > RC Restauro urbano
S Scienze e Scienze Applicate > SC Chimica
S Scienze e Scienze Applicate > SE Ecologia
S Scienze e Scienze Applicate > SG Fisica
SS Scienze Sociali ed economiche > SSA Antropologia culturale
SS Scienze Sociali ed economiche > SSF Scienze sociali
T Tecnica e tecnologia delle costruzioni > TE Tecnologia dei materiali
U Urbanistica > UB Architettura del Paesaggio
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per La Sostenibilità
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/3159
Capitoli:

Parte 1

CARMELO: ERMENEUTICA SPAZIALE DELLA NON ESISTENZA ONIRICA E DELL'ESISTENZA PERCETTIVA

Composizione di frattali, innumerevoli conflittualità tra abitazioni, istituzioni e spazio pubblico in un isolato di Carmelo

Prefazione: Geografia di un'indagine

Capitolo I: L'infinita comprensione dello spazio urbano a partire dalla propria esperienza

Capitolo II: La casa. Esplorazione di un nuovo paradigma. Crisi. Esistenzialismo. Individualismo svincolante.

a. Spazi relazionali e spazi di intimità: considerazioni generali

b. Lo scenario dell'abitare a Carmelo

Capitolo III: Curiosità come la non-definizione programmatica dello spazio. Curiosità come catalizzatore dell'apprendimento.

Conclusioni

Parte 2

PAPERCRETE: la nuova vita della carta

Introduzione

Capitolo I: Casi Studio

Capitolo II: Papercrete, paper adobe e stucco

Capitolo III: Test meccanici e termici

Capitolo IV: Applicazioni progettuali

Conclusioni

Parte 3 DIARIO DI PROGETTO TFC B

Diario di progetto TFC B

Bibliografia

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