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L'esordio del sistema Hennebique a Napoli : protagonisti, progetti, sperimentazioni e innovazioni

Rossella Melone

L'esordio del sistema Hennebique a Napoli : protagonisti, progetti, sperimentazioni e innovazioni.

Rel. Vilma Fasoli, Francesca Filippi. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2016

Abstract:

INTRODUZIONE

Partendo da una ricerca che vuole indagare uno dei primissimi sistemi costruttivi in cemento armato, il sistema Hennebique, ne ritroviamo le radici a Napoli. E' proprio il capoluogo campano il primo epicentro per la diffusione di tale sistema in Italia, forse già a partire dal 18 Agosto 1892, quando il brevetto dello scalpellino di origini francesi, Francois Hennebique, viene depositato a Roma, solo dieci giorni dopo il suo arrivo in Francia.

Non sappiamo con certezza come il brevetto da Roma arrivi a Napoli, ma proviamo a ipotizzarne i motivi, cercando di indagare il perché della scelta di questo luogo come terreno fertile per una tecnica appena conosciuta in Italia. Sicuramente il carattere estremamente dinamico della città ha avuto un certo peso: la città subisce radicali trasformazioni in quel periodo, dal piano di bonifica e risanamento dei quartieri bassi (con la conseguente necessità di nuovi edifici), al fiorente incremento delle realtà industriali, soprattutto legata alla carta e ai tessuti, se pensiamo alle zone limitrofe del salernitano e del basso Lazio.

Inoltre l'area dispone di abbondante materia prima (pozzolana) che unita alla calce permette la produzione di malte a basso costo. E le maestranze locali sono estremamente qualificate e profonde conoscitrici delle tecniche costruttive tradizionali. E' ipotizzabile che anche altri fattori, di tipo relazionale o legati alle logiche imprenditoriali in cui è abile Hennebique, influiscano per l'introduzione di un nuovo sistema costruttivo nello scenario campano. La presenza del porto come punto nevralgico per il commercio e per l'importazione di materia prima potrebbe essere uno di questi fattori.

Quello di cui siamo certi è che Napoli getterà le basi per la capillare diffusione di un sistema che si diffonde in modo cauto nelle prime fasi per poi investire un gran numero di realizzazioni in tutta Italia.

E sarà l'ingegnere Giovanni Narici il primo agente generale e concessionario del sistema Hennebique in Italia.

Dal 1894 si rintracciano i primi lavori, elaborati dal suo studio napoletano, Villa Belvedere al Vomero. Alla sua improvvisa morte, nel 1896, gli succedono gli ingegneri Pietro Isidoro Martorelli, dalla sede di via Medina 47, ed Eduardo Zublin. A confermarlo una locandina che pubblicizza il sistema Hennebique sulla rivista Le Ciment, dove viene specificato, tra i numerosi bureau sparsi in tutto il mondo, "MM. Zublin, via Monte di Dio 26, Naples". Dal 1898, invece, Martorelli diventa agente generale del sistema per tutta l'Italia meridionale. Riferendosi al suo ruolo autonomo, slegato dagli agenti, molti testi riportano che nel 1901 lo studio di Napoli passerà nelle mani dell'impresa G. Perroni e Paladini, ma già dal 1896-97 è accertata la presenza della ditta come concessionaria per la Sicilia e per il Sud Italia. Comunque, dal 1904 ancora un altro agente, l'ultimo, Domenico De Francesco, dirige lo studio tecnico, situato nella Galleria Umberto I 50, sicuramente fino al 1913 (un anno prima che Giovanni Porcheddu diventi agente generale per tutta l'Italia). Durante il suo operato a Napoli si relaziona con diversi concessionari, tra cui lo stesso Perroni a cui si aggiungono Ponzio, Rega e Muniechi.

La struttura della maison e la conoscenza del sistema.

Per i primi anni di sperimentazione il bureau technique di Napoli sarà quindi l'unico riferimento per tutte le realizzazioni che utilizzano il brevetto. E lo farà con la guida di Giovanni Narici nel ruolo dì agente e concessionario. E' opportuno specificare brevemente i due ruoli per comprendere le specificità delle mansioni e le relazioni che legano le due figure. Se pensiamo che sono 42 gli agenti della rete formata da Hennebique in tutto il mondo, ci rendiamo subito conto della portata del suo modello di diffusione del sistema su larga scala. La sua è un'organizzazione di carattere imprenditoriale e proprio la gerarchia delle figure che compongono la rigida struttura creata porterà al successo di questo modello. Gli agenti sono i direttori dell'agenzia di riferimento operanti in una zona a loro assegnata in esclusiva, propongono la loro attività alle amministrazioni e sono i principali responsabili dei contratti relativi ai diversi lavori. Il progetto vero e proprio e i calcoli strutturali possono essere elaborati da loro stessi o da un ingegnere esterno, ma restano comunque i supervisori generali del lavoro. Il concessionario invece, molto spesso un'impresa locale, si occupa della realizzazione effettiva dell'opera. Deve versare una percentuale sull'importo dei lavori all'agente di riferimento per l'utilizzo del brevetto.

In casi eccezionali comunque la ditta concessionaria può rivolgersi direttamente alla "casa madre", la maison di Bruxelles, e i lavori possono essere redatti senza il ruolo intermediario dell'agente. Questo è quello che succede ad esempio con la ditta Perroni &co dal 1901. Comunque l'iter classico per la conclusione di un lavoro prevede che gli agenti generali degli studi tecnici locali si rivolgano alla maison di Bruxelles (traferita a Parigi nel 1897) per la conferma finale dei progetti elaborati, anche per quelli che non avevano richiesto l'aiuto degli ingegneri della maison belga, almeno fino a quando durava la validità del brevetto (15 anni). Dal 1907, anno di scadenza del brevetto, viene introdotta la prima normativa in Italia che contiene prescrizioni generali per l'utilizzo del cemento armato nelle costruzioni, svincolato anche a livello economico dal brevetto. Nella commissione che elabora i documenti preparatori ritroviamo lo stesso Eduardo Zublin nel 1904.

Non è noto come i primi agenti siano venuti a conoscenza del brevetto francese, ma può aver influito l'accurata divulgazione da parte del suo inventore, Francois Hennebique, tramite opuscoli illustrativi e articoli sulle più importanti riviste del settore, come il periodico Le Ciment.

Infatti lo stesso Züblin si avvicina alla nuova tecnica costruttiva proprio "grazie a un articolo di H. Favre nel periodico schweizerische bauzeitung (rivista svizzera di costruzione) intitolato Alcune riflessioni sul cemento armato del sistema Hennebique”. In più sappiamo che vengono selezionati ingegneri dalla prestigiosa scuola politecnica di Parigi per mandare lettere ai più brillanti tecnici e ingegneri del periodo, che vengono esortati a visitare i cantieri delle sue opere.

"La volontà di diffondere la cultura tecnica del beton armé, e contestualmente di incrementare gli affari vede l'organizzazione impegnata a inviare gratuitamente liste di lavori e documentazioni esplicative; a fornire progetti preliminari e preventivi; a garantire competenza, serietà e preparazione del personale rigorosamente selezionato e opportunamente istruito".

Le relazioni con il bureau technique central e altri agenti in Italia

Già dall'inizio della sua attività Narici è abile nel coinvolgere altri concessionari in Italia, da lui stesso selezionati. Da Giugno del 1894 l'ingegnere Giovanni Antonio Porcheddu di Torino aveva stabilito una convenzione per il suo bureau technique d'etude per l'alta Italia, ma per i primi tempi Narici si occupa personalmente dei disegni di progetto o dettagli relativi a diversi tipi di intervento, dalle ville private agli stabilimenti industriali. Nelle relazioni allegate ai disegni tecnici indica in modo dettagliato anche dimensioni e quantitativo di ferro e di calcestruzzo, in relazione ai carichi agenti, nonché alcuni puntuali accorgimenti strutturali.

Soltanto dal 1896 gli ingegneri interessati iniziano ad operare in determinate zone in maniera indipendente. Come accade sul finire dello stesso anno con lo stesso Porcheddu che diventa concessionario per l'Alta Italia elaborando autonomamente i lavori. Allo stesso modo avviene l'anno successivo con Attilio Muggia per l'Italia centrale e Italo Chiera, stimolato dallo stesso Narici a diventare concessionario del brevetto a Roma nel 1895, seguito poi dal figlio Silvio Chiera (nel 1907). In linea di continuità, anche Pietro Martorelli ed Edoardo Zublin dal 1896 resteranno in contatto con gli altri agenti italiani, sia per concludere lavori già iniziati sia per intraprendere nuove relazioni. Questo succede per Martorelli con Porcheddu e Muggia: per

Il primo si occuperà soprattutto di calcoli strutturali di lavori studiati da altri ingegneri, per l'altro sarà il punto di riferimento iniziale per comprendere le specificità del nuovo materiale. Nel Maggio del 1897 Martorelli concede a Muggia una licenza provvisoria di 6 mesi (poi prorogata a 18 mesi).

Invece quando lo studio di Napoli passerà nelle mani della ditta G. Perroni e Paladini, nel ruolo di solo concessionario, questi si relaziona non più con un agente generale locale, ma direttamente con il bureau technique centrai a Parigi. La ditta continua ad affermare in modo deciso il suo ruolo nei primi anni del Novecento, con uffici tecnici sia a Napoli, sia a Messina e Palermo. Dal 1904 la ritroviamo a Napoli insieme ad un altro concessionario, Ponzio, entrambi in diretta dipendenza dell'agente De Francesco.

Tra la rete di contatti che si va formando, ricordiamo ancora la collaborazione con l'imprenditore Nicola Marciano, unico concessionario per tutto l'Egitto del sistema Hennebique. Con lui si occuperà del progetto di applicazione del sistema al museo di antichità egizie al Cairo, che era oggetto di concorso negli anni 1894- 95 e aveva visto tra i diversi italiani concorrenti (circa 23) la partecipazione di Attilio Muggia, che sarà una figura chiave per l'affermazione del brevetto in Italia centrale. Il concorso sarà poi vinto da un architetto francese, ma l'esecuzione dei lavori viene affidata ad un'impresa italiana, la Garozzo e Zaffrani, che si relaziona direttamente al concessionario Marciano per quelle parti da eseguire in cemento armato. Confrontando i lavori realizzati o solo progettati in un più ampio arco temporale, tra il 1892 e il 1908, sono 1308 le opere registrate in Italia e 20824 quelle riferite all'intera rete di agenti Hennebique in tutto il mondo. Tra queste circa 50 opere vengono compiute (o progettate) dagli agenti di Napoli: la maggior parte elaborate autonomamente, altre in collaborazione con G. Porcheddu o con un agente Hennebique. Se pensiamo poi che alla fine del 1896 i lavori registrati in Italia erano più di 70, questo ci conferma l'intensa attività della maison di Napoli e delle neonate agenzie nel resto d'Italia, tanto da raggiungere Francia, Belgio e Svizzera tra i paesi guida per la divulgazione del brevetto.

L'eco del sistema Hennebique in Italia

Gli agenti di Napoli saranno i primi a testare la validità del brevetto francese, segnando un momento fondamentale per l'integrazione in Italia di una tecnica costruttiva, che aveva visto già diversi decenni prima in altri paesi un forte momento di sperimentazione consolidato con l'introduzione dei brevetti. Infatti già dalla seconda metà dell'Ottocento in Francia e poi in Germania si erano fatte molte sperimentazioni, a partire da Lambot e la sua barca, a quelle del giardiniere Monier (brevetto poi comprato e sviluppato dalla ditta Wayss & Freytag tedesca), al Cottancin, alle prime teorizzazioni dell'americano T. Hyatt. Ma prima di Hennebique non si erano mai valutati orizzonti più ampi, guardando alle reali potenzialità del materiale. Il suo metodo, definito da alcuni "convenzionale" più che razionale, aveva intravisto fin da subito un nuova concezione del costruire che, basandosi sull'intesa perfetta di calcestruzzo e di ferro e sulle loro differenti possibilità statiche, mirava all'utilizzo di elementi lineari come base per una maglia strutturale di tipo modulare.

L'Italia quindi non prenderà parte a questa fase di sperimentazione ma disponeva sicuramente di maestranze molto qualificate, per le tecniche costruttive tradizionali e abbondanza di materia prima. Già dagli anni '40 e '50 dell'Ottocento centro produttivo del cemento Portand è quello di Casale

Monferrato, che resta attivo per moltissimo tempo e riceverà anche molti riconoscimenti internazionali.

Inizialmente questo legante, formato da calcari marnosi e gesso, viene utilizzato soprattutto per le infrastrutture stradali e ferroviarie. Soltanto diversi decenni dopo il cemento Portland, combinato con

barre di armatura, darà vita al cemento armato (scientificamente detto calcestruzzo di cemento armato) e sarà applicato all'inizio soprattutto nel settore industriale.

A partire dall'ultimo decennio dell'Ottocento quindi, abbiamo seguito le tracce di un sistema che, restando sempre aperto a nuove applicazioni e continui miglioramenti strutturali, già a partire da quelli suggeriti dallo stesso Narici (di cui parleremo più avanti) è arrivato molto lontano, segnando un momento decisivo per la cultura architettonica tradizionale.

Laddove i primi esperimenti, soprattutto solai o scale, hanno verificato la validità della tecnica, restando però vincolati alla struttura muraria esistente, più avanti si affermeranno a pieno le capacità espressive di un materiale che attraverso forme del tutto innovative (silos, ponti, strutture reticolari, il telaio, etc.) e guardando ad un nuovo modo di concepire lo spazio è riuscito a superare i limiti della tecnica costruttiva tradizionale.

Relators: Vilma Fasoli, Francesca Filippi
Publication type: Printed
Subjects: A Architettura > AS History of Architecture
T Tecnica e tecnologia delle costruzioni > TE Tecnologia dei materiali
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile
Classe di laurea: New organization > Master science > LM-04 - ARCHITECTURE AND ARCHITECTURAL ENGINEERING
Aziende collaboratrici: UNSPECIFIED
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/5914
Chapters:

INDICE

1.Le origini

1.1.la maison Hennebique a Napoli

1.1.1.il ruolo della maison e i suoi protagonisti

1.1.2.la struttura della maison e la conoscenza del sistema

1.1.3.le relazioni con il bureau di Parigi e altri agenti italiani

1.1.4.l'eco del sistema Hennebique in Italia

1.2.le origini e la formazione di alcuni protagonisti

1.2.1.l'influenza di una preparazione meccanica o imprenditoriale

1.2.2.le radici di Eduardo Zublin a Salerno

1.3.I contributi dei protagonisti per la diffusione del brevetto

1.3.1.Giovanni Narici e l'introduzione della piegatura dei ferri

1.3.2.Eduardo Zublin e le innovazioni nei silos

1.3.3.Garibaldi Perroni e la riflessione sul cemento armato come modello antisismico

1.4.Allegati: schema illustrativo e biografie

2.La sperimentazione e l'innovazione tra Campania e Piemonte

2.1.la sperimentazione (1894 -1897). Alcune applicazioni dei solai Hennebique

2.1.1.le architetture di carattere privato e la collaborazione con lo studio Porcheddu

2.1.2.l'uso industriale del sistema Hennebique: i casi di fabbrica Olivetti e cartiera Liri

2.1.3.gli edifici pubblici: la Borsa e il Museo Nazionale sullo sfondo del Risanamento a Napoli

2.2.l'innovazione (1897-1913). Dai solai 'avanzati' al sistema a telaio

2.2.1.il caso della sopraelevazione del cotonificio di Cuorgnè

2.2.2.un solaio 'funzionale' per la riqualificazione del convento di S. Patrizia a Napoli

2.2.3.il modello a telaio nella stazione zoologica Anton Dohrn a Napoli

3.gli interventi: schede illustrate

3.1.il progresso del brevetto, dalla sperimentazione all'innovazione

3.1.1.I fase (1894 -1897)

-villa Ulrich (Rivalba)

-Il Museo Nazionale (Napoli)

-la Borsa (Napoli)

-scuderie Sambuy

-filatura (S.Antonino Susa)

-l'ospedale dei Pellegrini (Napoli)

-stabilimento Olivetti (Torino)

-palazzo Bellia (Torino)

-laboratorio marmi Fogliatti

-villa Buonvicino (Centallo)

-fabbrica di carta (Isola del Liri)

3.1.2.II fase (1897-1913)

-cotonificio (Cuorgnè)

-locali universitari (Napoli)

-silos da grano (Caserta)

-fabbrica di pasta a Salerno

-serbatoio (Sapri)

-chiesa S. Rocco (Frattamaggiore)

-le Ghiacciaie

-la stazione zoologica A. Dohrn (Napoli)

-case economiche (Ottaviano)

Bibliography:

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