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Sentieri Idroelettrici. Strumenti e metodi per la valorizzazione applicati al patrimonio idroelettrico delle valli occitane del cuneese = Hydroelectrical Trails. Tools and methodologies for cultural heritage enhancement applied to the hydroelectrical heritage in the Occitan valleys of Cuneo

Giulia Formato

Sentieri Idroelettrici. Strumenti e metodi per la valorizzazione applicati al patrimonio idroelettrico delle valli occitane del cuneese = Hydroelectrical Trails. Tools and methodologies for cultural heritage enhancement applied to the hydroelectrical heritage in the Occitan valleys of Cuneo.

Rel. Manuela Mattone, Elena Vigliocco. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio, 2022

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Abstract:

Per “patrimonio idroelettrico” si intende quell’insieme di opere (dighe, centrali, canalizzazioni e condotte) che dalla fine dell’800 agli anni ‘60 del secolo scorso ha permesso lo sviluppo industriale di quella parte d’Europa che fino a quel momento ne era stata esclusa. Esso rappresenta pertanto un patrimonio culturale comune europeo, in base ai principi della Convenzione di Faro (2005); a livello europeo viene valorizzato con progetti come la ERIH - European Route of Industrial Heritage, a cui appartengono nove siti italiani, tra cui due ex-centrali idroelettriche situate nel nord del Paese. Il patrimonio idroelettrico occupa una posizione peculiare nel panorama italiano della valorizzazione. Trattandosi prevalentemente di impianti ancora in funzione, essi non sono ancora stati sottoposti al processo di patrimonializzazione; non sono ancora archeologia industriale. Pertanto, la valorizzazione del patrimonio idroelettrico italiano è attualmente affidata agli enti proprietari, che finanziano spontaneamente processi di conoscenza e messa in rete. Si tratta di un patrimonio non solo tecnico-ingegneristico, ma anche architettonico: durante i primi decenni del ‘900 particolare attenzione veniva posta nel disegno dell’edificio, perché se da un lato questo doveva espletare una funzione programmatica di celebrazione della grande opera di imbrigliamento delle acque che avrebbe progresso al Paese, doveva anche inserirsi in paesaggi poco antropizzati, o al contrario portatori di importanti significati storici e paesaggistici. Questo aspetto del problema portò ad un acceso dibattito, sul nascere dello scorso secolo, attorno a ciò che noi oggi chiamiamo tutela del paesaggio; il risultato di questi anni di conflitti è un sistema di opere ingegneristiche e architettoniche che ha tutte le carte in regola per essere definito patrimonio nella sua interezza, e non solo nelle sue manifestazioni più grandiose e monumentali: gli edifici ritenuti “minori” sono portatori allo stesso modo di valori architettonici, paesaggistici e soprattutto di memoria per la nostra comune identità europea. Alla luce di quanto detto finora, è chiaro come l’applicazione della valorizzazione al sistema-patrimonio dell’idroelettricità del Novecento debba tenere in considerazione tutte le sfaccettature del territorio in cui esso si inserisce: le componenti culturali, naturalistiche e paesaggistiche, ma sociali e infrastrutturali. In questo panorama si inserisce il caso delle valli occitane: esse sono rimaste in qualche modo esclusa dalle grandi direttrici dello sviluppo turistico che hanno interessato, a partire dagli anni ‘70-’80, altre aree delle Alpi italiane, e si presentano adesso (a parte poche eccezioni) come territori spopolati e depressi, per cui il patrimonio dell’idroelettrico può essere una risorsa ancora inesplorata. Il lavoro si configura quindi come la definizione di una metodologia di valorizzazione e messa in rete attraverso interventi agopunturali e incrementali. Essi sono declinati in base all’analisi effettuata di risorse e difficoltà del territorio occitano, ma gli interventi sono pensati in modo che possano essere applicati a più scale e in contesti molto diversi tra loro, calibrati sulle disponibilità e le sinergie che di volta in volta si creano per permettere all’intervento di “aggrapparsi” alle reti già in essere e creare così un circolo virtuoso di mutua valorizzazione delle risorse e potenzialità dei territori.

Relatori: Manuela Mattone, Elena Vigliocco
Anno accademico: 2021/22
Tipo di pubblicazione: Elettronica
Numero di pagine: 259
Soggetti:
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/23250
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