Alessia Quarta
Le ville del Salento: linguaggi e tecniche costruttive. Il caso di Villa Himera.
Rel. Cesare Tocci, Annalisa Dameri, Raffaele Centonze. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio, 2018
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Le trasformazioni urbane e il tema residenziale, l’architettura orientale e la prassi locale, la manualistica europea e quella leccese: in questo lavoro di tesi, si è affrontata una serie di argomenti che possono sembrare anche molto distanti tra loro, ma che nella realtà, invece, non potrebbero essere più vicini. Esiste infatti un filo conduttore, un comune denominatore, capace di fondere l’estro delle culture lontane alla concretezza delle tradizioni antiche,capace di racchiudere al suo interno l’amore per la propria terra e la voglia di esplorare il mondo. Tutti questi binomi si combinano in Villa Himera, una dimora signorile della fine dell’Ottocento, specchio delle anime diverse che convivono in un territorio, quello leccese, fatto di splendide contraddizioni. Tale è il fine di questo lavoro: scrutare con sguardo più attento le declinazioni architettoniche prodotte nel capoluogo salentino dall’Ottocento, un periodo forse non adeguatamente analizzato perché eclissato da un fenomeno più largamente conosciuto ed apprezzato come il barocco leccese. In realtà, è proprio al XIX secolo che risalgono la maggior parte degli interventi che hanno conferito a Lecce assetto e aspetto attuali: in questi anni infatti si sono dati gli indirizzi di crescita della città fuori dal perimetro delle antiche mura, in particolare nel suo comparto Sud-Occidentale destinato alle residenze per la popolazione borghese ed aristocratica. In questo contesto nascono alcune delle ville che per certi versi mostrano una rottura rispetto al costruito storico – perché si aprono alle esperienze nazionali ed internazionali promosse dall’Eclettismo – mentre per altri restano ancora fortemente legate alla tradizione. Tra queste, appunto, Villa Himera coniuga aspetti tipicamente leccesi ad elementi vicini alla cultura orientale e moresca. Al suo interno si ritrovano, infatti, i materiali lapidei disponibili nelle immediate vicinanze e per questo largamente impiegati nell’edilizia locale, come la pietra leccese e il tufo, in forme però nuove ed insolite, vicine al formulario islamico e rintracciabili nelle architetture di Cordoba, Siviglia e Granada. A ciò si aggiunge poi la maestria di artigiani ed imprenditori salentini in grado di brevettare soluzioni e tecniche all’avanguardia, che si ritrovano in alcuni dei più importanti monumenti della modernità. In questa tesi, dunque, si sono dapprima analizzati singolarmente tutti questi aspetti, per fornire un quadro che sia il più completo ed esaustivo possibile sulle principali pratiche costruttive e decorative rintracciate nella villa leccese, e successivamente è stato compiuto un confronto tra quanto appena accennato e l’edificio oggetto di studio, per capire quanto si discosti e quanto invece si attenga alle “regole”, scritte e tramandate, del costruire. A questo proposito, le conclusioni che si traggono sono di due tipi. La prima considerazione costituisce una riflessione più ampia sul modo di costruire. Alla definizione di un’architettura, e nel caso specifico di Villa Himera, i rimandi agli studiosi contemporanei, italiani ed europei, si mescolano alle regole non scritte della tradizione costruttiva locale, a testimonianza di come teoria e pratica siano unite da un legame indissolubile, derivino l’una dall’altra. Una seconda osservazione va compiuta su scala territoriale, con lo sguardo rivolto a quelle che sono le vicende storiche e urbane della Lecce ottocentesca: nonostante quella salentina – e meridionale in genere – venga spesso additata come un’area arretrata, lontana dai dibattiti e dai venti di cambiamento che investono il resto della penisola, nell’Ottocento - al di là dei problemi e delle carenze in termini di infrastrutture e organizzazioni socioeconomiche – i leccesi erano consci della portata rivoluzionaria degli anni che stavano vivendo, e accoglievano questi cambiamenti di buon grado, senza sottrarsene ma nello stesso tempo senza dimenticare le proprie tradizioni. Per ulteriori informazioni contattare: Alessia Quarta, alessia.quarta93@hotmail.it
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Relatori: | Cesare Tocci, Annalisa Dameri, Raffaele Centonze |
Anno accademico: | 2017/18 |
Tipo di pubblicazione: | Elettronica |
Numero di pagine: | 330 |
Soggetti: | A Architettura > AO Progettazione A Architettura > AS Storia dell'Architettura |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio |
Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA |
Ente in cotutela: | ULB - Université Libre de Bruxelles (BELGIO) |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/8191 |
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