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I mulini idraulici di Scano di Montiferro

Cesare Augusto Cherchi

I mulini idraulici di Scano di Montiferro.

Rel. Giovanni Salvestrini, Manuela Mattone, Giovanni Canavesio. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2003

Questa è la versione più aggiornata di questo documento.

Abstract:

Il tema che la tesi si propone di sviluppare parte dall' indagine della realtà locale di un paese del centro Sardegna, Scano di Montiferro (localizzato, appunto, nell'area del Montiferru), e approfondisce nello specifico lo studio di manufatti protoindustriali: i mulini a ruota idraulica. La presenza di una notevole concentrazione di edifici di questo genere in un'area circoscritta, la rende un unicum sull'intero territorio regionale. La tesi assume come obiettivo la rifunzionalizzazione di tali mulini attraverso il progetto di un museo diffuso, con edifici di servizio, nel quale svolge un ruolo fondamentale e fondante la creazione di un apparato di generazione di energia elettrica. Tale sistema sfrutta le potenzialità del corso d'acqua, mediante installazioni di microidraulica che utilizzano le turbine Kaplan di ultima generazione, e quelle solari del sito geografico per mezzo di pannelli fotovoltaici. L'attenzione alle risorse rinnovabili è sottolineata dal percorso didattico rappresentato nella realtà da una vecchia mulattiera che anticamente serviva i diciassette mulini presenti nella zona. Lo studio sulla storia e sulla tipologia dei mulini a ruota idraulica presenti in Sardegna, nasce dall'attenzione che la Regione Autonoma della Sardegna ha posto nei confronti del patrimonio fornito dall'archeologia proto-industriale con la legge regionale del 9 giugno 1994 n. 29. La documentazione fornita dallo studio di questi mulini (rilievi, documentazione fotografica, ricerca storica e antropologica) s'inserisce in tale programma conoscitivo. I mulini a ruota idraulica sardi non sono stati studiati a fondo, a parte qualche pubblicazione, poiché manca a tutt'oggi un censimento degli stessi che ne documenti la storia, le implicazioni antropologiche ed economiche (in rapporto alle piccole comunità che questi manufatti servivano) e la loro tipologia. Lo studio tipologico, infatti, è limitato alla zona d'interesse, poiché sono molto diversi tra loro i mulini ad acqua presenti nelle aree vicine ed è poco il materiale a disposizione. L'attenzione nei confronti di questo singolare esempio d'architettura industriale è arrivata attraverso un progetto promosso dal G.A.L., e si esprime nella creazione di un percorso didattico (risistemazione delle mulattiere e interventi di modesta entità nei mulini interessati dal percorso), la cui realizzazione è affidata ad una cooperativa locale. L'itinerario può essere percorso sia a piedi sia su muli, come si faceva anticamente. Il percorso parte da una località, S. Antioco, facente parte della giurisdizione del comune di Scano di Montiferro. Da S. Antioco scaturiscono diverse sorgenti da cui trae origine e nutrimento il fiume Riu Mannu, sulle sponde del quale si sono insinuati i mulini oggetto di studio. Il paese comprende poche case rurali ed è in buona parte disabitato, ma viene ancora oggi frequentato, grazie alla presenza di un parco che richiama visitatori per la sua amenità, purtroppo parzialmente mutilata da un recente incendio, di una chiesa dedicata all'omonimo santo e della festa campestre che vi si svolge (sa festa e totta idda). La serie di servizi che si vuole proporre lungo quest'itinerario, ne amplierebbe le potenzialità didattiche e turistiche: il percorso inizierebbe con un agriturismo, continuerebbe con una serie di locali per la produzione e la vendita di prodotti tipici e infine terminerebbe con un museo ed un bar, che ne rappresenterebbero la tappa finale (un servizio navetta a fine percorso riaccompagna i visitatori a S. Antioco). Essi, inoltre, sarebbero i diretti utilizzatori dell'energia prodotta dalla forza dell'acqua e della luce solare (il resto dell'energia verrebbe immessa nella rete ENEL). La mulattiera si snoda attraverso la campagna, servendo i mulini e sfiorando importanti testimonianze nuragiche (Nuraghe Luzzanas e Nuraghe Mesu e Rios) e il fiume che con il suo letto ne condiziona l'andamento. Le qualità di questo luogo sono molte, ma alcune di loro non sono più presenti. Il bosco immenso che invadeva l'intera area di questo comune, la presenza nel Riu Mannu di una trota argentata ormai estinta, la vita che si svolgeva lungo le sponde di questo fiume, accompagnato dal lavoro instancabile delle ruote idrauliche, viene descritto in diverse pubblicazioni del secolo scorso. Il riecheggiare in quelle pagine di descrizioni intrise di romanticismo e i racconti dei vecchi ricordano a fatica la vita e le tradizioni di tempi da noi lontani e diventano un incentivo a disegnare una traccia che ci conduce a quelle stagioni. Ognuno di questi elementi, che vivono ancora in quei luoghi, testimoni silenziosi di una vita dimenticata, diventano i reperti di un museo diffuso che si lascia ammirare per tutta la sua lunghezza, senza pareti - altrimenti rappresentate dalla memoria dei luoghi che ne rinnova il ricordo - in cui la mulattiera diventa realmente un corridoio di quest'edificio, creato dalla mano della natura. Il Riu Mannu oltre a muovere le ruote dei mulini, che numerosi si distribuiscono lungo il suo corso, anche in altri comuni bagnati dalle sue acque, prima di sfociare nel mare alimentava anche i meccanismi della cartiera di Tresnuraghes, ora in disuso. Dei mulini presenti nel tratto di fiume compreso nel territorio di Scano di Montiferro, alcuni sono ancora integri, di altri rimangono solo i muri perimetrali e i restanti compaiono solo sul catastale (i mulini tuttora presenti in loco sono di recente costruzione). Questa batteria di mulini comprende per la maggior parte mulini funzionanti con la ruota idraulica orizzontale e solo due hanno la ruota idraulica verticale. Uno di questi due edifici è l'unico ancora in funzione in Sardegna: il proprietario, infatti, figlio di mugnaio, per diletto continua ad utilizzare gli antichi strumenti di un'arte oggi poco conosciuta.

Una parte del lavoro della tesi si occupa di esaminare, nel rispetto dei limiti imposti dal tema, la vita che si svolgeva attorno a questi mulini. Un approccio sociologico ne chiarisce i contorni che emergono da alcune interviste ad attori sociali che sono entrati in contatto con tale realtà. Attraverso le poche pubblicazioni che parlano di questa zona, si è cercato di definire i caratteri legati alla storia e all'economia locale, per legare il lavoro di progettazione ad un substrato conoscitivo che ne condizioni le scelte. Uno studio di massima di questo genere è necessario quando s'interviene in una zona in cui la vita dell'uomo che la abitava e l'insieme delle attività che vi si svolgevano, aveva un preciso significato. La memoria storica verrebbe, senza la necessità di questo corollario, derubata della sua valenza di messaggio alle generazioni future e deturpata da una progettazione irrispettosa dei propri caratteri salienti.

Lo sviluppo della tesi ha quindi comportato l'attenzione per una serie di problematiche di carattere interdisciplinare e per la definizione di proposte specifiche, che si possono riassumere nei punti seguenti:

§ Il rilievo dei mulini idraulici integri della batteria attraverso il metodo diretto;

§ L'analisi del degrado di due mulini idraulici rappresentativi;

§ Un'analisi antropologica per inquadrare la vita che si svolgeva attorno a questi edifici ed un'analisi storica per conoscerne l'origine e lo sviluppo nel corso del tempo;

§ La progettazione di un percorso didattico incentrato e localizzato lungo le sponde del Riu Mannu e di alcuni edifici da realizzare ex novo (edificio per agriturismo, locali per la produzione e la vendita di prodotti tipici, bar e soprattutto museo), nonché la rifunzionalizzazione dei mulini per collegare la loro memoria con rinnovate potenzialità, creando un punto di interesse turistico-culturale e di rivalorizzazione del sito;

§ La progettazione di una rete elettrica destinata a ridare a questi manufatti la dignità produttiva che ne ha caratterizzato la storia. Le turbine idrauliche sono localizzate all'interno dei vani ruota dei mulini, e i pannelli fotovoltaici sul tetto degli stessi (tale tipologia viene proposta nei mulini privi di tetto) oppure a terra su collinette opportunamente predisposte (in alcuni mulini la copertura non è stata coinvolta dall'incendio, quindi mantengono la stratigrafia tradizionale che rimane come testimonianza della tipologia costruttiva utilizzata in passato). La produzione di energia elettrica attraverso questi congegni non snatura in alcun modo le caratteristiche del luogo: le opere di derivazione per il funzionamento delle turbine Kaplan rimangono quelle preesistenti ed inoltre queste ultime, grazie alla modesta taglia, non provocano il surriscaldamento delle acque del corso d'acqua e vengono posizionate facilmente all'interno del vano ruota. I pannelli fotovoltaici, quando sono posizionati a terra, simulano una collinetta, mentre quando sostituiscono la copertura vengono posati in modo tale da non alterare le caratteristiche preesistenti; la rete elettrica è interrata per evitare la presenza antiestetica o poco funzionale di fili e tralicci in un paesaggio particolarmente piacevole e ricco di vegetazione.

Il restauro dei mulini fine a se stesso, diventa infatti sterile ricordo del passato, invece il riuso consente di coniugare la memoria con le loro rinnovate potenzialità. Nel rispetto della loro architettura, i mulini non trasformano più un alimento biologico, il grano, in farina, bensì convertono due elementi naturali, l'acqua e il sole, in energia elettrica. Chiaramente, la creazione della rete elettrica non è il solo motivo cui tende tutta la tesi, ma piuttosto un elemento catalizzatore che permette a tanti elementi di interagire tra loro. L'esempio di produzione d'energia elettrica è legato ad un discorso più ampio di valorizzazione del territorio e delle tradizioni ad esso intrinsecamente legate. La progettazione non è un elemento di second'ordine, ma caratterizza l'intero percorso didattico. Il parco di S. Antioco, che è il polo turistico del comune di Scano di Montiferro, si collega a questo percorso, quasi ad una sua appendice. La natura è la guida imprescindibile nella progettazione: l'agriturismo si lascia ammaestrare dalle curve di livello che delimitano i contorni di un'architettura che si richiama, nelle piante e negli alzati, ai ritmi serrati dell'edilizia tradizionale nei suoi volumi squadrati, mentre il museo diventa una parte di paesaggio con il suo tetto verde. Il problema della rifunzionalizzazione degli edifici storici, porta con se un dilemma: quale funzione dare a tali manufatti, affinché possano essere contestualizzati, senza farli necessariamente rimanere latori del solo messaggio della propria presenza? In questo caso come in tanti altri, le particolarità di un manufatto edilizio, possono essere la sola ragione per un loro restauro, ma una loro ulteriore funzione all'interno di una società che non gli è stata nutrice, ne rinvigorisce, altresì, le qualità. Un discorso di questo tipo mi è sembrato idoneo come soluzione di rinnovamento in un'area, la cui economia è ancora principalmente fondata sull'allevamento. Scoprire la natura seguendo una direttrice didattica può incoraggiare lo sviluppo del turismo locale. Le coste, il mare, come unico leit motif del turismo regionale, invalida le qualità culturali di una terra che ha tanto da offrire e che può svelare un entroterra molto interessante ma a tutt'oggi poco conosciuto.

Relatori: Giovanni Salvestrini, Manuela Mattone, Giovanni Canavesio
Tipo di pubblicazione: A stampa
Numero di pagine: 310
Parole chiave: Mulini idraulici - Restauro architettonico. Sadegna
Soggetti: R Restauro > RD Tecniche del restauro
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/38
Capitoli:

Parte Prima

CAPITOLO 1

Introduzione.

1.1 La tesi: descrizione.

1.2 Origine e motivazioni

1.3 Risorse rinnovabili come alternativa progettuale.

1.4 La strategia solare e il fotovoltaico.

1.5 L'energia idrica.

1.5.1 L'evoluzione degli strumenti per lo sfruttamento dell'energia idraulica

1.5.2 Impianti idroelettrici

1.5.3 Centrali idroelettriche

1.5.4 Impianti idroelettrici di piccole dimensioni

1.5.5 Vantaggi e svantaggi degli impianti idroelettrici

1. 5. 6 Dati preliminari e rete di distribuzione

1.5.7 Conclusioni

CAPITOLO 2

2.1 Breve storia dei mulini idraulici.

2.2 Il passaggio dai mulini idraulici ai mulini industriali

2.3 Tipologie di mulini idraulici.

CAPITOLO 3

Introduzione.

3.1 Storia dell'economia cerealicola sarda.

3.2 Esempi di mulini in Sardegna.

3.3 I processi che completano il processo di panificazione.

CAPITOLO 4

4.1 1nquadramento storico

4.2 Aspetti geologici e geografici

4.2.1 Formazione del massiccio del Montiferru

4.2. 2 Clima, flora, fauna del bacino idrografico del Riu Mannu

4.3 L'economia di Scano e del Montiferru

4.4 Il sistema produttivo fornito dalla risorsa acqua

CAPITOLO 5

5.1 Origine dei mulini idraulici di Scano di Montiferro

5.2 Descrizione dei mulini ad acqua

5.3 I mulini di Scano di Montiferro

5.4 I mugnai di Scano di Montiferro

5.5 Setacciatura della farina e preparazione del pane a Scano di Montiferro

5.6 L'attività molitoria durante la guerra

5.7 Unità di misura per la stima del grano

5.8 Sos molinos de abba

5.8.1 Mulino dei fratelli Ibba

5.8.2 Mulino di Antonio Vassallu Mannu

5.8.3 Mulino di Salvatore Dettori Zappafundu

5.8.4 Mulino di Pietro Deriu sa Machina Manna

5.8.5 Mulino dei fratelli Marras

5.8.6 Mulino di Franceschino Pes Coa e Sorighe

5.8.7 Mulino di Giuseppe Marras su molinu nou

5.8.8 Mulino di Antonio Sanna Saccu

5.8.9 Mulino di Pietro Seche Carr'e mesa

5.8.10 Mulino di Peppe Marras

5.8.11 Mulino di Giovanni Piredda Ligazzu

5.8.12 Mulino di Antioco Pinna Buselcu

5.8.13 Mulino di Giovanni Battista Pes

PARTE SECONDA

CAPITOLO 1

1.1 Descrizione del percorso

1.2 Carte del degrado

1.3 Descrizione del progetto di rifunzionalizzazione

1.4 Parte elettrica

1.4.1 Progetto di rifunzionalizzazione dei mulini idraulici

1.5 Parte idraulica

1.5.1 Turbina idraulica Kaplan

1.5.2 Dimensionamento delle turbine Kaplan

1.5.3 Approvvigionamento idrico

1.6 Pannelli fotovoltaici

1.7 Dimensionamento dei pannelli fotovoltaici

1.7.1 Metodo di Liu-Jordan

1.8 Soleggiamento dei mulini di Scano di Montiferro

1.9 Sistema elettro meccanico per la produzione di energia elettrica

1.10 Parte progettuale

1.10.1 Agriturismo

1.10.2 Locali per la produzione e la vendita di prodotti tipici

1.10.3 Museo

1.10.4 Bar

PARTE TERZA

APPENDICE I

1.1 Macinazione dei cereali, origine

1.2 Macina, materiale

1.3 Macina, costruzione

1.4 Macina, tipi di scanalature

1.5 Macina, messa in opera

1.6 Macina, lavorazione delle pietre per palmenti

1.7 Macine, regolazione distanza

1.8 Macina, tracciatura dei solchi curvi

1.9 Macina, origine

1.10 Macina gallo - romana

1.11 Mortaio

1.12 Mulino romano a clessidra

1.13 Pietre leviganti e levigatoi

1.14 Rabbigliatura delle mole

1.15 trogolo

1.16 Macina di La Fertè sous - Jouarre

1.17 Macinello levigante a tramoggia

1.18 Mulino a peso e manuali

1.19 Mulino a padella e pestello

1.20 Mulino a palmenti

1.21 Mulino a pestelli

1.22 Mulino a trazione animale

1.23 Mulino romano veloce

1.24 Mulino trogolo

1.25 Palmento a macine piatte

1.26 Pestini a mole

APPENDICE II

2.1 La voce Escano nel Dizionario degli Stati Sardi del Casalis

23.2 I racconti sui mulini nei tempi di guerra

2.3 Documentazione relativa ai mulini e ai mugnai di Scano di Montiferro

2.4 Normativa relativa alla progettazione degli edifici.

APPENDICE III

Calcoli di dimensionamento (pannelli fotovoltaici e turbine Kaplan)

ALLEGATI (tavole tesi)

GLOSSARIO

BIBLIOGRAFIA

Collaborazioni

Ringraziamenti

Bibliografia:

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