Fabio Pagani
L'architettura religiosa romanica del XII secolo nell'ambito astigiano. La chiesa di San Pietro di Albugnano.
Rel. Giulio Capriolo. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2005
Abstract: |
Una importante presenza storica, contrassegnata dall'evidenza di conservare intatte o quasi, parti dell'originaria architettura; in più proprio quella architettura minore, a latere delle grandi realizzazioni dei centri più importanti, a dare il senso dei modo di pensare e di costruire dei popolo delle campagne e dei piccoli centri. Questa è l'architettura della chiesa qui presentata. Attraverso il ritardo culturale nell'acquisizione delle nuove forme, ma anche per effetto della tecnologia esecutiva legata al passato costruito, si conserva la sapienza dei costruttori dei tempo non solo presente ma anche passato; aula ad unica navata e copertura con capriate a vista sono gli elementi caratterizzanti queste architetture di campagna, con poche concessioni alla scultura ed alle arti figurative in genere. Ancora qui, in vicinanza con un esempio e modello riconosciuto di chiesa (l'Abbazia di Vezzolano), si compie un tentavio di ingentilimento nelle forme mediante la realizzazione di un apparato scultoreo all'esterno dell'abside. Osservando infatti altre chiese minori nelle vicinanze è dei tutto assente ogni scultorazione interna o esterna.Solo la vicinanza di un tale modello poteva sollecitare il desiderio dei committenti e dei costruttori di nobilitare il proprio lavoro aggiungendo un impianto decorativo che altrimenti non sarebbe stato mai realizzato.Poi stabilire quale genesi dovevano avere queste chiese campestri, più o meno discoste dall'abitato: venivano prima loro e poi gli insediamenti .Apparentemente erano la raccolta di tutto il contado circostante. La stessa San Pietro viene più volte citata come chiesa parrocchiale, e quindi tale doveva essere la primigenia formazione. Poi probabilmente nel corso dei tempo, l'abitudine delle sepolture nelle vicinanze delle chiese, ha trasformato questa in specifico in chiesa cimiterìale; a questo deve aggiungersi la trasformazione dell'abitato in senso concentrato ad indurre una trasformazione nell'uso delle chiesette campestri.E questo è il senso ed il motivo dei presente lavoro.Spesso, nel corso delle varie letture, riguardanti altre chiese, poste in zone vicine e con caratteristiche architettoniche confrontabili, emergeva il dubbio se proprio su una chiesetta di campagna potesse svolgersi un lavoro sufficientemente corposo: ma su questa costruzione, in posizione dimessa all'interno di un cimitero, sconosciuta perlopiù agli stessi abitanti dei centro che un tempo doveva servire, si poteva ricavare sufficiente materiale per occuparsene in una tesi di laurea?Poi, nelle riflessioni successive, emergeva che questa rappresentava la "forma mentis" degli abitanti delle campagne di un periodo storico e costruttivo di cui noi stessi oggi abbiamo segni ovunque: di questi segni riconosciamo adesso assai poco, prova ne è lo stato di abbandono e di degrado in cui spesso ritroviamo questi esempi di costruito.Lo sforzo di chi ha scritto e documentato nel tempo le chiese appartenenti ad una architettura di periodo cosiddetto romanico, cerca di essere reiterato nel presente lavoro, affinché non si perda nell'oblio di chi considera poco importanti questi esempi di architettura.Ora, nel processo di riapprendimento delle forme dei tempo, attraverso la conoscenza delle espressioni della religiosità di quel periodo, si cerca di ridare forma e sostanza alle chiesette campestri, che instancabilmente vegliano nelle campagne, piegate alla velocità delle strade asfaltate ed alle lavorazioni intensive cui è sottoposto l'ambíente circostante; ma un tempo queste erano strade fatte di polvere e cammino lento, di duro e sommesso lavoro nelle campagne circostanti.La scarsità di notizie relative alla chiesa ha indirizzato la ricerca verso l'analisi dei contesto in cui verosimilmente questa è stata costruita, e quindi verso un tentativo di comprensione dei motivi ?strettamente funzionali? rispetto ai quali molte di queste chiese campestri vengono edificate e trovano giustificazione nell'uso più o meno saltuario protrattosi fino ai giorni nostri. Lo spostamento di abitati ma forse anche una maggiore rapidità consentita ai movimenti di cose e persone, ha progressivamente fatto perdere la necessità dei mantenimento di funzioni di queste chiese: anche una riorganizzazione dell'intera struttura ecclesiastica specie dopo il Concilio di Trento, ha spostato in strutture più grandi e moderne le attribuzioni prima capillarmente diffuse fra i piccoli edifici ecclesiastici delle campagne.Nel necessario inquadramento geografico dell'oggetto di studio, emerge una denominazione dei siti che muta nel tempo e pare spostarsi in varie località anche distanti fra loro: gli studiosi si interrogano sull'esattezza di ipotesi che spesso si basano su altrettante ipotesi. Il fatto certo rimane che la zona si riconosce in un topomino il Monferratoche presenta caratteristiche da un punto di vista fisico e territoriale omogenee, probabilmente molto più accentuate storicamente che nell'attualità.Il periodo romanico, nella sua accezione artistica, giunto a seguito e con la fine delle invasioni da parte dei popoli orientali, presenta un linguaggio e modi unitari; il termine, con un richiamo alla tradizione classica romana ed alla creazione delle nuove lingue romanze, venne usato per la prima volta da un archeologo francese nel 1818. Artisticamente ancora, il periodo viene ulteriormente suddiviso in protoromanico nella fase iniziale e tardo romanico nella sua fase terminale, cercando di riconoscerne sia i primordi che i primi allontanamenti successivi: ma è universalmente riconosciuta la presenza dell'arco a tutto sesto, nella parte centrale dei periodo, fino addirittura nel passato a parlare di "stile dell'arco a tutto sesto».Accennare alla situazione sociale e politica dei periodo è necessario per comprendere i complessi movimenti demografici che portano alla nascita o all'abbandono di centri abitati, alla colonizzazione di nuovi territori, alla creazione di nuovì coltivi: gli spostamenti di genti e la necessità di portare il cristianesimo anche lontano dai centri principali, con la costruzione diffusa di molte nuove chiese, soprattutto nel corso di due secoli a partire dall'anno 1000, determina una capillare dìffusione delle strutture chiesastiche in molti territori. Nei secoli successivi molti edifici, non più utilizzati, cadranno in rovina, malgrado il tentativo di mantenimento da parte delle popolazioni rurali che li hanno costruiti. Sarà ì] riordinamento a posteriori dei concilio di Trento a dare il colpo definitivo all'utilizzo delle chiese rurali: nuove chiese, all'interno dei centri abitati, adeguate alle rinnovate necessità liturgiche, sostituìranno definitivamente le piccole strutture disperse nelle campagne. Anche nel nostro caso specifico le attribuzioni della chiesa di San Píetro vengono spostate proprio nel corso dei '500 alla Chiesa dì San Giacomo all'interno dell'abitato di Albugnano, accelerando così quel processo di abbandono già iniziato almeno il secolo precedente: e questo fenomeno, investendo in modo generale il territorio considerato, dà per effetto il risultato visibile ancora ai giorni nostri.Un cenno va fatto necessariamente poi al processo di incastellamento e decastellamento in atto intorno al X secolo, con i corrispondenti movimenti di popolazione e di potere: le incursioni ungare e saracene, le crisi economiche delle famiglie signorili, il possibile fallimento di imprese agricole arrischiate sono altrettante ragioni sufficienti a spiegare nel complesso il fenomeno. Il rapporto esistente fra centro civile e centro religioso presenta un certo interesse, anche in quanto elementi di reciproca influenza. E' infatti evidente che i due elementi possiedono reciprocamente capacità attrattiva: seguire lo stato dei fenomeni serve anche a conoscere e comprendere modalità di formazione e spostamento degli abitati nel corso dei tempo.L'importanza della chiesa all'interno della struttura sociale rurale era notevole e valeva a scandire il ritmo delle stagioni e delle epoche dell'essere umano: dal battesimo al matrimonio, fino alle esequie, ogni momento implica la presenza della socíetas christíana e della chiesa in senso lato.La prassi costruttiva prevedeva misurazioni dirette in cantiere, mentre solo per i grandi cantieri cittadini era prevista l'uso di schemi grafici: il risultato erano vistose irregolarità in particolare nell'impianto planimetrico. Anche nel nostro caso infatti è evidente una deviazione planimetrica verso Nord-Est.In una analisi più ampia, verso i contesti vicini di Vezzolano ma anche più ampi Italiani ed Europei, sono riconoscibili i debiti nei confronti dell'architettura conventuale: da questa e probabilmente in tenore sempre minore in relazione alla distanza dai principali esempi possono riconoscersi le influenze verso architettura e scultura. L'utilizzo, di manodopera e maestranze locali portava a risultati modesti da un punto di vista architettonico ed artistico: solo con l'intervento nei cantieri di costruzione di maestranze specializzate ed artisti si ottengono migliori caratteristiche generali nelle costruzioni; qui, l'esempio delle abbazie, e valga ancora una volta il caso sia di Vezzolano che quella dei Santa Fede di Cavagnolo, diventa rilevante anche solo a titolo di esempio per i costruttori che agiscono a livello locale. Uno sguardo verso le modalità di formazione dei nuovi insediamenti ed a indagare le nuove forme di colonizzazione dei territorio, è necessario alla comprensione della strutturazione dell'ambiente e dei rapporto fra questo e l'uomo: quanto le necessità economiche e di sussistenza influenzino in maniera quasi topografica i luoghi è fatto scontato; non è fatto scontato invece che diversi ìmput iniziali determino differenti risultati finali. In questa ottica è facilmente riscontrabile come le modalità di colonizzazione dei territorio ad opera degli ordini monastici, attraverso le varie abbazie diffuse capillarmente, diano risultati piuttosto simili quanto al posizionamento reciproco di abitati, insediamenti rurali, pievi e terreni coltivabili.Ancora sono proprio i principi organizzativi degli ordini monastici a confluire all'interno dell'organizzazione dei cantiere, ed in questo hanno per effetto di riuscire a delineare una completa organizzazione delle maestranze impegnate nel cantiere di costruzione.L'analisi della scultura romanica ad una prospettiva più ampia dei mondo sociale dei tempo, all'interno dei pensieri e delle paure dell'uomo: la mortalità infantile e la vita media assai limitata, unite al continuo pericolo della morte improvvisa, sono elementi che confluiscono spesso anche nell'ambito dell'arte e della scultura romanica.Una sorta di bibbia degli ignoranti, come solo nel '500 sono i sacri monti e tutte le raffigurazioni in questi contenuti: anche negli intendimenti dell'arte e della scultura romanica compaiono esseri fantastici, legati solo al credo popolare e volti a sollecitare le paure e timori. E ricompaiono in quel fantastico bestiario spesso ritrovabile nei capitelli e nei portali di ingresso delle chiese e delle abbazie. |
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Relatori: | Giulio Capriolo |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Numero di pagine: | 150 |
Parole chiave: | Architetura religiosa - romanica - astigiano - Albugnano |
Soggetti: | A Architettura > AE Edifici e attrezzature per il culto T Tecnica e tecnologia delle costruzioni > TA Consolidamento AR Arte > ARS Storia dell'arte |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/28 |
Capitoli: | 1.1 ELENCO ELABORATI GRAFICI 2 INTRODUZIONE 3 SCHEDA DI SINTESI 3.1.1 GENERALITA' 3.1.2 COMPOSIZIONE 3.1.3 DIMENSIONI 3.1.4 FONDAZIONE 3.1.5 PROPRIETA' 3.1.6 EPOCA Di COSTRUZIONE 3.1.7 STATO Di CONSERVAZIONE 3.1.8 CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE 3.1.9 CARATTERI DEL CONTESTO 3.1.10 VINCOLI 4 CRONOLOGIA ESSENZIALE 5 CAPITOLO I- LINEAMENTI STORICI 5.1 LA RICERCA 5.2 CENNI STORICI 5.3INQUADRAMENTO TERRITORIALE 5.4LA RELIGIOSITA' POPOLARE NELL'ANNO MILLE 5.5 1 CANTIERI DELLE CHIESE NEL XII SECOLO 6 CAPITOLO II L'ARCHITETTURA ROMANICA 6.1 IL ROMANICO E L'ARCHITETTURA CONVENTUALE 6.2 L'ARCHITETTURA ROMANICA ITALIANA 6.3 L'ARCHITETTURA ROMANICA NELL'ASTIGIANO 6.4 LA SCULTURA ROMANICA 7 CAPITOLO III ? LA CHIESA Di SAN PIETRO LA CHIESA DI SAN PIETRO 7.2 IL CONFRONTO DELLE EPOCHE E DELLE MODALITA'COSTRUTTIVE SIMBOLI 8 RILIEVO FOTOGRAFICO 9 GLOSSARIO 10 BIBLIOGRAFIA |
Bibliografia: | 1) Atlante Storico Garzanti, Milano 1985 2) Argan G.C., L' architettura protocrostiana preromanica e romanica, Bari 1978 3) Benevolo L., Introduzione all'architettura, Bari 1971 4) Bonelli Bozzoni Franchetti Pardo, Storia dell'architettura medievale, Bari 1997 5) Bordone R., L'evoluzione delle città italiane nell' XI secolo, Bologna 1988 6) Bordone R., Una proposta per una lettura della corografia Astigiana, Asti 1977 7) Bosio A., Storia dell'antica abbazia e dei santuario di nostra signora di Vezzolano con alcuni cenni sopra Albugnano e paesi circonvicini, Torino 1872 8) Brooke R. e C., La refigione popolare nell'Europa medievale, Bologna 1989 9) Cappabíanca De Angelis L., Le cassine tra il XII e il XIV secolo: l'esempio di Milano in Paesaggi Urbani dell'Italia padana nel secoli VI1-X1V, Bologna 1988 10) Cattabiani A., Calendario, Milano 1993 11) Chastel A., Storia dell'arte Italiana, Bari 1987 12) Fumagalli V., L'uomo e l'ambiente nel medioevo, Bari 2003 13) Fumagallì V., Le campagne italiane prima e dopo il mille, Bologna 1985 14) Gabrielli N.,Arte e cultura ad Asti attraverso i secoli, Torino 1977 15) Gallo S., dalla voce romanico, Enciclopedia Europea Garzanti, 1979 16) Greci R., 1 cantieri. le corporazioni in Artí e storia nel medioevo, a cura di Enrico Castelnuovo e Giuseppe Sergi, Torino 2003 17) Guénon R., Simboli della scienza sacre, Milano 1975 18) Il Piemonte paese per paese voi. 1 19) Kubach H.E., Architettura romanica, Milano 2001 20) Maliè L.,Le arti figurative in Piemonte, Torino 1962 21) Manselli R.,La religione popolare nel medioevo (sec. VI-XI),Torino 1974 22) Motta A., Vezzolano, Milano 1933 23) Patrone A., Il medioevo in piemonte, Torino 1986 24) Piccinini C., Osservazioni sulla scultura architettonica monumentale, in Arti e storia nel medioevo, a cura di Enrico Castelnuovo e Giuseppe Sergi, Torino 2003 25) Pittarello L., Le chiese romaniche delle campagne astigiane? un repertorio perla loro conoscenza, conservazione, tutela, Asti 1984 26) Prache A., Caratteri edilizi di chiese e monasteri in Atti e storia nel medioevo, a cura di Enrico Castelnuovo e Giuseppe Sergi, Torino 2003 27) Raddíng C.M.-Clark W.W., Architettura e sapere nel medioevo, Milano 1997 28) Ricci C. L'architettura romanica in Italia, Stuttgard 1925 29) Rolf T., Romanico, Berlino 2003 30) Rosati 0., Quattro pievi dei marchese di Monferrato, Torino 1967 31) Sergi G., Le sedi religiose, in Arti e storia nel medioevo, a cura di Enrico Castelnuovo e Giuseppe Sergi, Torino 2003 32) Settia A., Castelli e villaggi nell'Italia padana, Napoli 1984 33) Settia A.,incastellamento e decastellamento nell'Italia padana fra X e XI secolo, Torino 1976 34) Settia A., Chiese, strade e fortezze nell'Italia medievale, Roma 1991 35) Settia A., Monferrato, strutture di un territorio medievale, Torino 1983 36) Settia A., Pievi e cappelle nella dinamica del popolamento rurale, estratto da Settimane Cisam, 1992 37) Sumption J., Monaci Santuari Pellegrini, Roma 1981 38) Tosco C.,Architettì e committenti nel romanico lombardo, Roma 1997 39) Valente Zanchettin, Chiese romaniche nella provincia di Asti-frammenti di storía da salvare, Cinaglio d'Asti, 1982 40) Verzone P., L'architettura religiosa dell'alto medioevo nell'Italia settentrionale, Milano 1942 41) Viglino Davico M., Villaggi, castelli, ricetti. Insediamenti rurali e difese collettive tardomedievali in L'architettura popolare in Italia-Piemonte di Comoli Mandracci V., Bari 1988 |
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