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La Borsa Valori di Torino. Dal “Diritto” alla “Tutela”, prime ipotesi di ridestinazione

Valentina Marchisio

La Borsa Valori di Torino. Dal “Diritto” alla “Tutela”, prime ipotesi di ridestinazione.

Rel. Gentucca Canella, Carla Bartolozzi, Tanja Marzi. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio, 2018

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Abstract:

La tesi prende spunto dal convegno Conservazione, tutela, ridestinazione per l’architettura italiana del secondo Novecento, organizzato nel dicembre 2016 dal Dipartimento di

Architettura e Design del Politecnico di Torino. Il tentativo era quello di definire una sorta di coordinamento tra le istituzioni coinvolte (Università/Scuole di Architettura, Ministero/Soprintendenze, Enti pubblici) per promuovere una tutela condivisa sulle opere dell’architettura italiana del secondo Novecento sempre più oggetto, in particolare in questi ultimi anni, di complessi interventi di ridestinazione funzionale gestiti il più delle volte attraverso provvedimenti decisamente contraddittori. In occasione del convegno gli studenti delle principali scuole di architettura italiane sono stati coinvolti nell’organizzazione della mostra-video Riflessioni sul secondo Novecento italiano.

Architetture a rischio, anche per illustrare criticamente il grado di possibile manomissione in cui oggi rischiano di incorrere alcune delle opere più rappresentative della storia dell’architettura del secondo Novecento. Questa esperienza formativa (alla quale ho partecipato attivamente fin dalle sue fasi iniziali), ha prodotto una prima ricognizione sullo stato di conservazione (aggiornato al 2017) di importanti casi studio piemontesi, oggi

considerabili “a rischio”, documentato attraverso brevi filmati e comparato con la documentazione del progetto originario (con, in aggiunta, interviste agli autori, a studiosi, a committenti pubblici e privati). Ne sono scaturite alcune prime considerazioni: - la

cessazione d’uso giustifica modifiche incontrollate? - deformazione o degrado? - la ristrutturazione comporta necessariamente l’alterazione percettiva dell’opera? - quale il destino di un progetto incompiuto? - l’intervento di riqualificazione può non coinvolgere l’autore originario? - come può l’azione di tutela non contemplare il ripristino? Nella tesi si è cercato di costruire un percorso in parte alternativo, in parte complementare a quanto già prodotto in questi anni dagli enti predisposti alla tutela (Ministero dei Beni culturali/Soprintendenze/Regioni) e dalle organizzazioni coinvolte (Unesco, Do.co.mo.mo International/Do.co.mo.mo Italia), provando a definire nuovi possibili criteri operativi anche attraverso una serie di schedature strutturate per confronto tra stato originario dell’opera

segnalata (demandato volutamente alle relazioni degli autori e ai disegni di archivio) e stato effettivo di conservazione (verificato durante i sopralluoghi). Se infatti, citando Bruno Reichlin: «La salvaguardia del patrimonio architettonico moderno e contemporaneo,

nonostante o proprio in virtù delle difficoltà culturali e tecniche, ideologiche e politiche che incontra, costituisce forse una delle grandi opportunità che sono offerte attualmente all’architetto – e all’insegnante – per ripensare il proprio mestiere»¹, proprio per non

disperdere questa “grande opportunità” occorre che l’architetto della salvaguardia sia anche capace di operare sul campo, padroneggiando la conoscenza dell’opera

d’architettura, dei materiali e delle tecniche costruttive, la verifica dello stato di conservazione o di alterazione, ma anche le questioni procedurali e operative delle fasi di

ridestinazione: il progetto, la gara d’appalto, la direzione lavori, il cantiere.

Sempre nell’applicazione della normativa vigente sulla tutela del secondo Novecento (diritto d’autore, vincolo relazionale, riconoscimento dell’importante carattere artistico), purtroppo ancora carente di significativi precedenti giurisprudenziali. Alcune recenti soluzioni per l’integrità delle opere riconosciute del secondo Novecento, anche se programmate già nella fase della progettazione, sono poi di fatto demandate, soprattutto in Italia, a una risoluzione di cantiere.

E’ anche utile ricordare che con una corretta applicazione della Legge 633/1941 sul Diritto d’autore queste potrebbero essere facilmente controllate. Infatti, l’art. 20, pur precisando: “Tuttavia nelle opere dell’architettura l’autore non può opporsi alle modificazioni che si

rendessero necessarie nel corso della realizzazione [e neppure] a quelle altre modificazioni che si rendesse necessario apportare all’opera già realizzata”, stabilisce che: “Però se l’opera sia riconosciuta dalla competente autorità statale importante carattere artistico spetteranno all’autore lo studio e l’attuazione di tali modificazioni”. Un decreto di grande valore per l’opera e per i suoi autori che forse potrebbe divenire, al pari della condizione “a rischio”, uno dei possibili criteri da cui partire per stabilire priorità e urgenza di intervento sulle opere del secondo Novecento. Infine la scelta di approfondire, come

caso studio emblematico della ricerca, la Borsa Valori di Torino, 1953-56 (di Roberto Gabetti, Aimaro Isola, Giorgio Raineri, con strutture di Giuseppe Raineri) - da alcuni anni

dismessa, al centro del dibattito pubblico per una nuova destinazione d’uso e, proprio in questi giorni, riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali di “importante carattere artistico”

-, risulta particolarmente significativa e dimostrativa di questa serie di passaggi: conoscenza, verifica delle strutture, ricerca sui materiali e sulle tecniche costruttive ma, anche, necessità di una funzione compatibile che consenta di mantenere il più possibile

integra la percezione originaria dell’opera. La nuova proposta per la Borsa Valori interviene sulla struttura e sulla sezione recuperando, nel progetto, la superficie del piano interrato esistente (alto circa cinque metri) che, “scoperto” e collegato con il piano terreno

(attraverso tribune gradonate), accoglie possibili nuove funzioni: Piazza del vino; Auditorium con palestra; Mercato alimentare; ma anche Centro religioso o Bagno popolare

con piscina e aree per la riabilitazione. La volta nervata, la sala delle grida, la doppia fascia dei serramenti in facciata mantengono in questa nuova soluzione i caratteri di

unicità e di eccezione semmai enfatizzati maggiormente dalle nuove proporzioni dell’invaso.

Per ulteriori informazioni contattare:

Valentina Marchisio,

mail: marchisiovalentina8@gmail.com

Relatori: Gentucca Canella, Carla Bartolozzi, Tanja Marzi
Anno accademico: 2017/18
Tipo di pubblicazione: Elettronica
Numero di pagine: 362
Soggetti: A Architettura > AO Progettazione
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/6717
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