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Tre secoli, tre palazzi, un isolato : le trasformazioni dell'isolato di San Dionigio dal 1714 ad oggi.

Valentina Muscedra

Tre secoli, tre palazzi, un isolato : le trasformazioni dell'isolato di San Dionigio dal 1714 ad oggi.

Rel. Edoardo Piccoli. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione), 2009

Abstract:

Il terzo ampliamento della città di Torino costituisce la conclusione della vicenda, iniziata circa un secolo prima, che aveva visto l'espansione urbana prendere forma verso sud e verso il Po. I limiti del nuovo perimetro, con riferimento all'attuale rete viaria, sono:

- a Sud, piazza Arbarello e via della Cittadella

- a Ovest, corso Palestro

- a Nord, sommariamente, tra via Santa Chiara, via Lorenzo Valerio, via Carlo Ignazio Giulio

- ad Est, lungo un'asse passante per le antiche mura medioevali tra le vie della Consolata e delle Orfane.

Quest'ultimo ampliamento venne realizzato in breve tempo, rispetto ai due precedenti, negli anni successivi l'assedio del 1706.

Ideatore del progetto urbanistico per l'espansione è l'architetto di S. M. Vittorio Amedeo II, Filippo Juvarra, che "manifesta la ferma intenzione di accordarsi con la maniera operativa messa a punto in precedenza, per riprenderla e svilupparla nella direzione più consona e congeniale alla dignità e al carattere che la città andava assumendo". "Le innovazioni juvarriane proposte riguardano principalmente la struttura dell'isolato", queste verranno proposte e realizzate in collaborazione con il Plantery. I due propongono un sistema d'isolato multicellulare conforme sia allo schema tradizionale che alle singole cellule che poi andranno a disegnare l'isola. In questo modo si ottiene un più intenso sfruttamento del lotto, con un conseguente maggior profitto sotto due punti di vista: per chi necessita di alloggi (la domanda è molto alta), e per chi li affitta. Perseguendo questa idea si vengono a creare nuove problematiche, poiché all'interno del lotto dalle dimensioni relativamente "costrette", occorreva realizzare spazi privati di cortile con dimensioni proporzionali alla rappresentatività del edificio e del signore.

Il gusto torinese di quegli anni predilige edifici che diano importanza agli spazi principali di ricevimento quali: androne e atrio (al coperto), cortile d'onore e giardino (all'aperto). Quindi, per ottenere il massimo dell'effetto, si tende ad accoppiare spazi di cortile appartenenti a lotti differenti, sfruttando in maniera scenografica gli elementi decorativi delle diverse edificazioni. Per conseguire tali intenzioni è necessario pensare a priori alla suddivisione dell'isola ed alla composizione delle singole celle. Così facendo non si ottiene solo una risposta alla richiesta del "gusto", ma anche dei vantaggi che riguardano il miglior soleggiamento ed una miglior ventilazione.

Relators: Edoardo Piccoli
Publication type: Printed
Subjects: A Architettura > AS History of Architecture
U Urbanistica > UN Storia dell'Urbanistica
Corso di laurea: Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione)
Classe di laurea: UNSPECIFIED
Aziende collaboratrici: UNSPECIFIED
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1745
Chapters:

CAPITOLO 1: IL SETTECENTO

1.1 Introduzione al Settecento.

1.2 La creazione dell'isolato.

1.3 L'analisi dei tre edifici.

Edificio A_ 1.3.1 La facciata principale di palazzo Martini di Cigala.

1.3.2 Le due facciate laterali.

1.3.3 Confronto con altri palazzi privati di Juvarra.

1.3.3.1 Palazzo Birago di Borgaro

1.3.3.2 Palazzo Madama

1.3.3.3 Palazzo Roero di Guarene

1.3.3.4 Palazzo Richa di Cavassolo

1.3.4 La "questione" pianta.

Edificio B_ 1.3.5 La destinazione d'uso della proprietà dei Saluzzo Paesana.

1.3.6 La ricostruzione della pianta dell'edificio.

Edificio C_ 1.3.7 Ipotesi sulla facciata De Villata nel Settecento.

1.4 La casa da reddito.

1.5 1801: le "consegne" dei tre palazzi.

CAPITOLO 2: L'OTTOCENTO

2.1 Le trasformazioni dei tre edifici.

Edificio A_ 2.1.1 II palazzo Martini di Cigala nell'Ottocento.

Edificio B_ 2.1.2 II palazzo del Marchese del Vernante.

Edificio C_ 2.1.3 II palazzo De Villata.

2.1.4 Le evoluzioni della facciata.

2.1.5 Le modifiche del 1870.

2.1.6 II lotto sul catasto Gatti.

CAPITOLO 3: IL NOVECENTO

3.1 Introduzione al Novecento.

3.2 Lo stato attuale dei tre edifici.

Edificio A_ 3.2.1 Palazzo Martini di Cigala nel Novecento.

Edificio B + Edificio C

3.2.2 II progetto: contesto, procedure, economia e architettura.

3.2.3 II panorama architettonico e urbanistico nel secondo dopoguerra.

3.2.4 I passaggi di proprietà e la progettazione. Dalla prima idea al definitivo.

3.2.4.1 La storia attraverso i passaggi di proprietà.

3.2.4.2 La prima idea di progetto. 1962.

3.2.4.3 Le mani sull'isolato: il progetto Definitivo. 1964

3.2.4.4 I due progetti a confronto.

3.2.4.5 La questione "facciata".

3.2.4.6 Varianti "in corso d'opera". Modifiche al progetto definitivo. 1967. "S. Domenico"

3.2.4.7 Varianti "in corso d'opera". Modifiche al progetto definitivo. 1968. "via del Carmine"

3.2.4.8 Confronto con lo stato di fatto.

3.2.5 La parola ai regolamenti.

3.2.6 Confronto con architetture contemporanee e precedenti.

3.2.6.1 Isolato San Carlo.

3.2.6.2 Isolato Sant'Antonio da Padova.

3.2.6.3 Edificio in p.zza Castello.

3.2.6.4 Sede San Paolo in p.zza San Carlo.

3.2.6.5 Casa ad appartamenti INA.

3.2.6.6 Casa ad appartamenti Caminati.

3.2.7 Gli attori delle trasformazioni.

CAPITOLO 4: L'ISOLATO, CONTINUITÀ e TRASFORMAZIONI

4.1 Uno sguardo alla scala dell'isolato.

4.1.1 Sintesi dell'evoluzione dell'isolato.

4.2 L'architettura come investimento.

Regesto Documenti

Bibliografia.

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<www.aielli.it/ilmessaggero.pdf>

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<www.books.google.it>

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