Viola Gallinaro
Architettura e costruzione delle ciminiere laterizie: la ciminiera dell' ospizio di carità dei poveri vecchi a Torino.
Rel. Anna Maria Zorgno, Giuseppe Pistone. Politecnico di Torino, NON SPECIFICATO, 1999
Abstract: |
Lo sviluppo dell'architettura industriale a Torino fra fine ottocento e primi del novecento segnò profondamente la morfologia del contesto urbano, nelle diverse fasi della sua trasformazione. Risalgono a quel periodo infatti le iniziative dei grandi sindaci liberali che risollevarono le sorti della città investendo su conoscenze tecniche già radicate nel ceto industriale attraverso gli assidui contatti con gli ambienti imprenditoriali transalpini. La capacità di adattarle a nuove tecnologie, creò in un secondo momento le condizioni necessarie affinché la città, perdendo il titolo di capitale, acquisisse quello, ben più importante per il suo successivo sviluppo, di polo industriale. Emblematici di questo clima rinnovato e delle conoscenze tecniche sulle quali la città decise di investire, sono peraltro la fondazione del Politecnico nel 1906 dalla fusione del Museo industriale Italiano e dalla Scuola da applicazione per ingegneri, come l'organizzazione delle grandi Esposizioni Nazionali, prima fra tutte quella del 1884, in cui l'illuminazione dei padiglioni grazie a otto caldaie a vapore segna per Torino il raggiungimento della vera maturità industriale. Tutti questi cambiamenti a livello organizzativo e imprenditoriale, si manifestano sul territorio in principio con una maggiore concentrazione delle industrie lungo i canali, tradizionali luoghi di lavoro per l'erogazione di energia a basso costo, e successivamente, grazie all'introduzione dell'energia elettrica, in prossimità dei nodi stradali e ferroviari. Nel profilo di una città le ciminiere sono dunque la testimonianza più evidente della sua storia industriale e di come tali cambiamenti abbiano condizionato il territorio. Infatti ricordando fabbriche e opifici dei quali spesso sono l'unica permanenza rappresentano il segno più evidente di vicende passate la cui continuità con il presente stenterebbe diversamente a leggersi nella crescita dinamica della città PlU raro è il caso in cui tali manufatti assolvano ancora le funzioni per le quali erano state costruite, anche se tali circostanze risulterebbero le migliori per la manutenzione di queste strutture, testimonianze di una storia della città che spesso si tende a mettere in secondo piano rispetto all'indagine della Torino barocca. Un'analisi costruttiva e architettonica delle ciminiere laterizie non poteva quindi prescindere de un breve quadro dello sviluppo industriale della città a cui e stata pertanto dedicata la prima parte della tesi. La conoscenza delle dinamiche che portarono Torino ad assumere il carattere di città industriale e l'analisi dei luoghi privilegiati in cui tale fenomeno prese forma era essenziale per una verifica sul territorio del patrimonio di ciminiere laterizie ancora esistenti. La seconda parte della tesi prende in esame, attraverso la lettura dei manuali dell'epoca, la conoscenza delle regole e delle norme che avvalorate dalla pratica venivano diffuse grazie a tali pubblicazioni. Infatti i manuali di fine ottocento come sottolinea Carlo Guenzi, "hanno raccolto, codificato e convalidato prassi comuni e tendenze innovative, con precisi riferimenti storici ai tipi edilizi e alle condizioni ambientali". A partire dalla prima traduzione in italiano dei volume di Breymann nel 1885 fino alla sua ultima ristampa nel 1931 la ricerca ha confrontato, anche con una schematizzazione tramite tabelle, le regole dettate dai diversi manuali per le componenti principali del camino. sottolineando come tali conoscenze siano cambiate in funzione delle maggiori capacità acquisite in campo scientifico. Non è però attraverso i manuali che si registrano le novità costruttive: se è vero infatti che nei manuali vengono riportate regole e norme avvalorate dall'esperienza, è nelle riviste che circolano le idee più innovative, quale veicolo di confronto e scambio di soluzioni a problemi ancora irrisolti. A partire soprattutto dai primi del novecento la rivista priva il manuale della sua tradizionale ftmzione documentaria per diventare essa stessa mezzo di diffusione del sapere tecnico. Attorno queste "emergenze" si intrecciano quindi i molti racconti di una cultura materiale che e al tempo stesso, soprattutto, abilità artigiana, ma anche artificio costruttivo e pretesa di decoro per un'architettura tipicamente funzionale. Raccomandazioni per la costruzione e la manutenzione, precauzioni, norme, sono destinate nei decenni ad accompagnare il progetto e la realizzazione di camini e ciminiere. Non per questo, tuttavia si assiste a una cristallizzazione delle forme e delle soluzioni tecniche; anzi la pratica costruttiva legata alla cultura laterizia, tipica della tradizione piemontese e torinese, non interessa solo l'edilizia industriale,, ma anche importanti inftastrutture di servizio: tra queste, emblematica anche dei risvolti applicativi della sapienza costruttiva che contraddistingue la "scuola antonelliana", la ciminiera dell'Ospizio di Carità dei Poveri Vecchi. Costruita nel 1886 da Crescentino Caselli, fedele allievo di Antonelli,, allo scopo di portare nell'atmosfera i fumi dell'impianto di riscaldamento dell'intero edificio è un'opera che denuncia senza riserva l'altissima abilità tecnica del suo progettista e la capacità costruttiva delle maestranze dell'epoca: epilogo di una tradizione laterizia radicata in Piemonte che all'epoca si chiudeva con grandi realizzazioni, quando gia erano noti i vantaggi e le immense possibilità che l'avvento del cemento armato avrebbe permesso. Su questa ciminiera, dall'aspetto del tutto originale, tanto da sembrare un ibrido tra un camino e un fumaiolo, si è focalizzata la ricerca attraverso un'analisi storica e costruttiva dell'edificio e una schematizzazione del comportamento strutturale dell'edificio tramite un modello ad elementi finiti. Una documentazione fotografica sulle ciminiere ancora esistenti si è rivelata infine un prezioso strumento per testimoniare il patrimonio di camini ancora presenti sul territorio a fronte della scelta sempre più frequente di demolire invece di recuperare e riqualificare, ignorando il significato che il esse e racchiuso e il vuoto che a seguito di tali operazioni solo la memoria potrà riempire. |
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Relatori: | Anna Maria Zorgno, Giuseppe Pistone |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Parole chiave: | laterizio - ciminiere - costruzione |
Soggetti: | T Tecnica e tecnologia delle costruzioni > TB Igiene edilizia T Tecnica e tecnologia delle costruzioni > TD Tecnica delle strutture sanitarie G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte |
Corso di laurea: | NON SPECIFICATO |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/746 |
Capitoli: | Capitolo primo TORINO "VELLE INDUSTRIELLE". 1.1 Lo sviluppo industriale di Torino tra fine ottocento e la prima guerra mondiale. pag. 1 1.2 La localizzazione delle industrie sul territorio torinese. pag.11 1.3 Documentazione fotografica delle ciminiere laterizie esistenti. pag.25 Capitolo secondo DALL'ABILITA' DEL FARE, ALLE REGOLE: LETTURA CRITICA DEI MANUALI DI RIFERIMENTO. 2.1 La costruzione delle ciminiere attraverso le nonne e le regole dettate dai manuali. pag.45 2.2 Analisi comparativa delle regole fornite dai manuali per la costruzione delle ciminiere in muratura. pag.53 2.3 Le ciminiere nelle riviste specializzate dell'epoca. pag.83 Capitolo terzo BREVI CENNI SULLA NORMATIVA VIGENTE. 3.1 La costruzione dei camini secondo la nonnativa italiana. pag. 100 3.2 La costruzione dei camini secondo la normativa tedesca. pag. 108 Capitolo quarto LA CIMINIERA DEI POVERI VECCHI 4.1 Analisi storica e costruttiva del camino. pag. 117 4.2 Schematizzazione della struttura tramite modello ad elementi finiti. pag. 134 Bibliografia pag. 143 |
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