polito.it
Politecnico di Torino (logo)

La risorsa delle ex industrie : sostenibilitá produttiva, sociale ed ambientale tramite il recupero industriale

Norma Simoni

La risorsa delle ex industrie : sostenibilitá produttiva, sociale ed ambientale tramite il recupero industriale.

Rel. Alessandro Armando, Marianna Nigra. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2017

Questa è la versione più aggiornata di questo documento.

Abstract:

INTRODUZIONE

Ad oggi, uno dei temi maggiormente affrontati, è quello dell'archeologia industriale; ovvero tutto ciò che fa riferimento all'epoca delle grandi industrie ormai abbandonate.

Il mondo è in continuo cambiamento, una costante successione di eventi che non sempre riesce a salvaguardare quello che è stato. Finiti gli anni dei grandi sviluppi industriali, finita l'era delle rivoluzioni industriali che hanno apportato una serie di cambiamenti significativi, sia politici economici e sociali, ad oggi sono rimasti i segni, ovvero tracce fisiche e documentate, un passato che necessita di essere riadattato alle condizioni attuali.

Le ex fabbriche, sono, ad oggi, una delle testimonianze più imponenti che la società è in costante cambiamento. L'architettura, la città, lo sviluppo e consolidamento urbano come sono oggi, e come sono state in passato, sono il risultato di necessità dell'uomo e di quali risorse avesse a disposizione. Ogni era necessita di un tema idoneo al contesto in cui si vive: l'era delle grandi industrie necessitava di grandi spazi, preferibilmente limitrofi alle città, dove poter costruire degli involucri idonei alle attività da svolgere.

Le città si espandevano, inglobavano queste zone produttive, creavano quartieri destinati ai lavoratori.

Possiamo trovare documentato, come nel testo "Pianificazione strategica e sostenibilità urbana- concettualizzazioni e sperimentazioni in Italia" che durante gli anni '50 e '60 l'economia era legata soprattutto all'industrializzazione e alla produzione da parte di essa, che aveva scaturito una serie di reazioni a catena; gli stabilimenti limitrofi ai centri di una città portavano lavoro che a loro volta portava operai e, quindi , abitanti a trasferirsi nei dintorni, fino ad ottenere un'espansione edilizia e la nascita di quartieri periferici a "macchia d'olio".

L'architettura è mutata, si è adattata allo scenario di quel momento, all'economia in vertiginosa ascesa, da un punto di vista della produzione, grazie appunto ai nuovi sistemi impiegati dalle rivoluzioni industriali, e meno vantaggiosa per la maggior parte della popolazione dove non tutti hanno a disposizione le stesse risorse. La società ha avuto le stesse trasformazioni: essa è inevitabilmente legata all'economia e alla politica che, a loro volta, sono in stretta relazione con l'ambiente.

È esistita l'epoca dove si è costruito senza conoscere e senza avere a disposizione gli strumenti giusti per capire le relazioni tra i concetti fondamentali dell'esistenza, questo è tangibile grazie al fatto che i piani regolatori sono entrati anni dopo l'inizio della realizzazione di città e che molti testi storici che parlano di Parigi o Vienna (es. Benevolo) mostrano come le basi sulle quali operare erano diverse da quelle degli anni successivi; le case, i quartieri, si agganciavano, se potevano, a costruzioni più anziane, altri quartieri erano solo il risultato di ciò che l'economia era in grado di concedere e il contesto urbano era diventato secondario. Confrontando le opere, a diversa scala, del passato con quelle presenti, possiamo notare che, di fronte ad una situazione di necessità, qualsiasi siano le cause, come aumento demografico, introduzione nuovi sistemi produttivi, siamo capaci di realizzare qualcosa dì funzionale.

Oggi, viviamo nell'era di segni storici dimenticati, di un'economia che ha depresso la società e l'uomo. Ci costringe ha cambiare di nuovo, a trovare dei sistemi alternativi.

Come troviamo scritto nel libro di Michela Barosio, l'Europa e l'Italia sono piene di questi spazi abbandonati; i vuoti urbani compaiono come disegno interrotto della città, come spazio difficile da attraversare, come aree in attesa di una definizione morfologica. Definiti come "polmone dell'asimmetria" dei processi urbani.

Con Asimmetria si intende la distanza che esiste tra i mutamenti politici, economici ed istituzionali, e le conseguenti trasformazioni fisiche della città. Lynch definisce i lotti vuoti industriali o pieni di detriti come "luoghi liberati": indagare i caratteri di queste aree liberate, dismesse, e le loro valenze urbane. L'interazione prima e dopo la dismissione.

Oggi non possiamo più costruire senza porci il problema di quello che succederà e che, anzi, sta già succedendo. Oggi, come ieri, bisogna far tesoro dei mezzi che disponiamo: la fortuna è avere maggior coscienza, molti più strumenti e una conoscenza del passato inevitabilmente più ampia. La crisi di questo secolo ha messo come tema principale quello di basarci sulle nostre disponibilità. La crisi ci costringe a cambiare mentalità, e non solo quella economica ma anche e soprattutto sociale ed ambientale. La difficoltà nel sapersi reinventare sta tutto nell'uscire, per prima cosa, da una società che si è depressa, che ha smesso di credere. Oggi è il momento di fare un passo indietro. Il verde torna protagonista del tracciato urbano, la connessione tra quartieri diventa fondamentale. Bisogna curare quello che abbiamo, non dimenticare.

Il ruolo dei capannoni industriali abbandonati, a questo punto, diventa la chiave che apre le porte ad nuovo concetto: preservare, ricominciare. Eliminare l'effetto "a macchia d'olio" causato da quartieri che non hanno più l'obiettivo di servire delle attività operaie, o di zone destinate ad essere isolate perché costruite in un momento di depressione economica e di necessità causa aumento demografico. Il traguardo è migliorare la vita dell'uomo con gli strumenti ed il materiale di cui siamo già in possesso.

È sempre difficile affrontare situazioni complesse che apparentemente non si vedono. La qualità della vita è nettamente migliorata, certo, ma in che modo? E soprattutto, per quanto tempo? Facciamo uso di energie che finiranno, edifichiamo suoli che si impoveriranno e che prima di tutto non sono illimitati. Bisogna eliminare quelli che molti definiscono i vuoti urbani : spazi consolidati nella città, che grazie all'espansione urbana non posso nemmeno più definirsi marginali, periferici.

Le industrie abbandonate sono sparse ovunque sul territorio e la maggior parte proprio all'interno dei nuclei cittadini, rendendo quartieri residenziali poco ospitali e, di conseguenza, una qualità della vita più bassa.

Gli attori coinvolti sono cambiati, i protagonisti di oggi sono i personaggi poco considerati di ieri. L'architettura del popolo: la qualità della vita la sceglie chi ci abita e non chi finge di saperne di più. Come possiamo definirci esperti in qualcosa, se non abbiamo l'esperienza? Chi meglio di chi vive quotidianamente una zona, sa cosa vorrebbe? Non abbiamo bisogno di pochi che facciano per molti, ma necessitiamo di tanti attori quanti sono gli obiettivi prefissati.

In realtà si hanno i primi tentativi di rilocalizzazione negli anni trenta del XX secolo. Evitare congestione urbana, quindi spostare le industrie verso fuori. La dismissione come la intendiamo oggi, invece, corrisponde agli anni sessanta. Tra i vari tipi di industrializzazione, le Reggiane vengono senza altro inserite nella "industria moderna" quindi tra le due guerre: progressiva omologazione morfologica degli insediamenti che determina la necessità di spazi più grandi. Architettura: grandi strutture con forme semplici e regolari e che tendono a localizzarsi ai margini degli abitati. Diffuse lungo le infrastrutture di trasporto.

Le ex Officine Reggiane (RE) sono tra le più grandi testimonianze italiane di un passato industriale di forte rilevanza ed un esempio considerevole di area industriale abbandonata interna alla città II complesso della fabbrica si trova a Reggio Emilia, in Emilia Romagna. Situata a meno di un chilometro dal centro storico, tagliata fuori dal contesto urbano consolidato dalla ferrovia e inglobata nell'ex quartiere operaio Santa Croce.

Parliamo di dimensioni enormi, di uno spazio avente dimensioni decisamente notevoli rispetto al costruito limitrofo. Sono letteralmente una città dentro una città: ogni capannone è, in media, quindicimila metri quadri e ce ne sono più o meno una decina. Se si guarda dall'alto, dal satellite, si nota uno spazio poco densificato, grande quanto quelli intorno residenziali. Uno dei massimi esempi di vuoto urbano, ovvero assenza di edificati in contesto urbano.

Costretto a rimanere dietro le quinte a causa di: barriere architettoniche evidenti e un degrado che non consente l'inserimento, da un punto di vista sociale, aN'interno della città e della vita quotidiana. Senza considerare che oggi si vive di risorse, si produce per guadagnare e, quello che non produce, resta inevitabilmente tagliato fuori.

Questi spazi possono esser visti come una risorsa per poter, non solo ridare vita ad aree in disuso, ma poterle sfruttare come si vuole: sono un sistema più economico di ricominciare da capo, una risorsa di dimensioni sostanziose che può essere utilizzata per risolvere problemi locali ma che può evadere dal suo comune ed essere un trampolino di lancio, il primo tassello di un enorme puzzle.

Ecco il motivo della scelta riversatasi sulle Officine Reggiane: un passato glorioso, che va preservato. Una risorsa preziosissima.

Le Reggiane si trovano in una posizione strategica, in Emilia Romagna, centrale del nostro paese, ed inoltre la loro storia le rende uniche, già conosciute e già di un certo valore. Sono ormai da anni argomento di riqualificazione da parte del Comune, della Regione e della comunità stessa. Se esse sono risorsa a geograficamente vantaggiosa per l'Italia, lo sono ancora di più scendendo di scala: le ex Officine, infatti, sono situate tra il centro storico della città, vicine alla nuova stazione AV Mediopadana (il cui involucro è stato progettato da Calatrava) e al campus universitario San Lazzaro. Inoltre il contesto si arricchisce di elementi urbani che ne aumentano la competitività quali: gli assi stradali principali (compresa l'autostrada), il percorso ferroviario metropolitano e la sua relativa stazione e tra i parcheggi più importanti come quello scambiatore e quello per gli autobus extraurbani.

Il progetto iniziale era legato ad un grande masterplan: la proposta era quella di riqualificare i capannoni e l'assetto urbano.

Ad oggi vi troviamo un capannone totalmente riqualificato a Tecnopoli (capannone 19-figura 3) e altri due capannoni adiacenti ad esso in fase di realizzazione (capannoni 17 e 18 figura 4).

Queste operazioni fanno parte di un piano più grande: un parco funzionale, destinato alla ricerca e allo sviluppo; le Reggiane sono state considerate un trampolino di lancio già da parecchie utenze, si è visto quale poteva essere la soluzione migliore per mettere in moto una serie di attività legate con le funzioni già esistenti e che rafforzino il lavoro fatto ultimamente.

Ma soprattutto che esse possano ritrovare la loro gloria, rendendosi utili come una volta, sotto un altro profilo. Si è pensato ad un "parco" perché vanno salvate nel totale della loro dimensione, un Parco dell'Innovazione, (figura5), che guardi al futuro.

Gli attori già coinvolti in questo grande progetto sono molti: non solo enti pubblici ma anche privati e pubblico-privati. STU Reggiane S.p.A. è la società pubblico-privata che si occupa dello sviluppo infrastrutturale dell'area, mentre per i capannoni sono stati banditi dei concorsi, vinti dall'Architetto e Professore Andrea Oliva, il quale si è occupato della progettazione e realizzazione del capannone 19 e della progettazione dei capannoni 17-18 ed infine sta già lavorando su nuove riqualificazioni all'interno delle Reggiane. Il parco sarà una piattaforma logistico-tecnologica destinata allo scambio tra imprese e ricerche industriali.

Un luogo dove giovani talenti e lavoratori potranno esercitare le loro competenze, la possibilità di avere nuovi posti di lavoro e implementare la ricerca e sviluppo in vari campi: da quello tecnologico a quello sociale, artistico e culturale.

Al momento la realizzazione di tutto il complesso ancora non può vedere la sua ultimazione in quanto formata esclusivamente dal Tecnopoli (centro destinato alla ricerca e alla produzione) e dal Centro Internazionale Loris Malaguzzi (aperto a tutte le età e tutte le culture. Innovazione e sperimentazione sui contenuti e sui processi educativi contenuti nei diversi ambiti del sapere).

progetto, che mira alla realizzazione dì un lavoro a scala urbana, necessita di una progettazione e realizzazione che avverrà durante una fascia di tempo particolarmente lunga vista la sua complessità e dimensione. L'obbiettivo è quello di operare su diverse scale in parallelo: la riqualificazione urbana e i collegamenti sono altrettanto importanti come la rifunzionalizzazione dei capannoni.

Il lavoro già in atto da parte di varie utenze come I il Comune, la Regione ma anche altri enti come S.T.U. Reggiane, Fantuzzi immobiliare e Iren Rinnovabili SrL.

progetto generale mira ad essere veduto da aziende di piccola e media grandezza che possano I portare le loro produzioni all'interno dei capannoni dando un valore aggiunto all'area, rendendola operativa e quindi un operazione di riqualificazione che possa avere come obiettivo quello di un rientro economico.

Una soluzione attualmente adottata è quella di mostrare ogni progetto (per esempio il progetto dei capannoni 17 e 18) tramite brochure e manifesti pubblicitari: il capannone e le reggiane vengono mostrate in collegamento con il progetto futuro del parco, la riqualificazione e collegamento dell'area 1 con i punti focali a scala locale e scala Nazionale, e le funzioni innovative che potranno essere inserite. Questo sistema illustrativo è di facile lettura per tutte le utenze: cittadini locali, persone esterne e futuri possibili finanziatori e manifestanti interesse come, appunto le imprese private ma anche pubbliche.

Ora verranno mostrate alcune pagine della Brochure dei progetti 17-18. Il tentativo è quello di chiarire quanto appena detto riguardo ai mezzi di informazione e di conoscenza.

Relatori: Alessandro Armando, Marianna Nigra
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AK Edifici e attrezzature per l'industria
A Architettura > AO Progettazione
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/5849
Capitoli:

INDICE

1.Introduzione

1.1.Archeologia industriale: ex Officine Meccaniche Reggiane

1.2.Riqualificare e produrre: strategie e piani strategici utilizzabili

1.3.Obiettivi generali

2.Sostenibilità e produzione

2.1.Riuso, riciclo e conservazione: la sostenibilità oggi

2.2.Sostenibilità dei sistemi produttivi

2.3.Confort interno ed esterno: i fattori necessari per il bisogno di un utente

2.4.L’Europa e l’Italia: gli investimenti sulla sostenibilità e sul benessere dell’essere umano

3.Indagine sul campo

3.1.La storia delle Ex Officine Meccaniche Reggiane, lo stato di degrado ad oggi e il rapporto con la popolazione locale e regionale

3.1.1.Memoria e fascino da conservare: elementi storici e street art

3.2.Piani urbanistici: PSC, POC, RUE e possibili normative vincolanti

3.3.Fasi e gestione cantiere dei lavori già sostenuti

3.4.Sopralluoghi ed interviste

3.5.Analisi dei capannoni recuperati ed in fase già di progetto: valutazione dell’impatto di sistema ed i suoi risultati

3.6.Caso studio esistenti

4.Metaprogetto

4.1.Criticità dello stato attuale e della proposta di Masterplan e di riqualificazione esistente

4.2.Analisi e critica delle funzioni, dell’approccio economico, sociale e tecnologico legate ai capannoni riqualificati ed in fase di progetto definitivo

4.3.Analisi delle ombre portate sull’intera area di intervento

4.5.Studio delle nuove funzioni future legate a quelle esistenti e alle richieste della Regione, di Comune, dell’area stessa dei suoi utenti

5.Progetto

5.1.Proposta delle Fasi Temporali “causa-effetto” legate alla riqualificazione dei capannoni distribuite dal tempo in funzione della richiesta dell’utenza e dell’area

5.2.Tecnologie:

5.2.1. Struttura: Pannelli in bambù con tecnologia a secco

5.2.2.Sistemi passivi impiegati

5.3.Progettazione dei modelli applicativi:

5.3.1.I “contenitori”

5.3.2.”innesti e sottrazioni”

5.3.3.”elementi urbani”

5.4.Matrice di progetto: rapporto tra la scansione temporale (fasi temporali) e gli scenari applicabili ad essa

5.5.Masterplan: inserimento degli elementi dello scenario 3

5.6.Esempio di applicazione degli scenari ai capannoni “campione”

Capannoni 11.1. e 15c

6.Discussioni

6.1.Differenze tra metodo esistente, capannoni e piani esistenti e il programma ipotizzato

7.Conclusioni

7.1.Conclusioni

8.Bibliografia

BIBLIOGRAFIA

Bibliografia:

BONDONIO Andrea, CALLEGARI Guido, FRANCO Cristina, GIBELLO Luca, Stop&Go - Il riuso delle aree industriali in Italia. 30 casi studio, Alinea Editore, 2005

BAROSIO Michela, Impronta industriale- analisi della forma urbana e progetto di trasformazione delle aree produttive dismesse, Franco Angeli, 2009

BERRINI Maria, COLONETTI Aldo, Green Life-Costruire città sostenibili, Bologna, Editrice Compositori, 2010

BERTUGLIA Cristoforo Sergio, ROTA Francesca, STARICCO Luca, Pianificazione Strategica e sostenibilità urbana- concettualizzazioni e sperimentazioni in Italia, Franco Angeli, collana Urbanistica-Documenti, 2004

BIANCHETTI Cristina, Abitare la città contemporanea, Milano, Skira, 2003

CÀRDENAS LAVERDE Mauricio, Il bambù come materiale da costruzione- caratteristiche fisiche e meccaniche, tecnologie costruttive, Esselibri, 2008

FREEDMAN Yona, L'architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà, Bollati Eringhieri, 2009

FREGONARA Elena, Valutazione sostenibilità progetto- Life cycle thinking e indirizzi internazionali, Franco Angeli, 2015

MARRA Marcella, Sociologie del lavoro e relazioni industriali, Alinea Editrice, 2007

SASSI Paola, Strategie per l'architettura sostenibile - i fondamenti di un nuovo approccio al progetto, Edizioni Ambiente, 2008

BENEVOLO Leonardo, Storia dell'architettura moderna, trentesima edizione, Editori Laterza, 2010

CALABI Donatella, Storia dell'urbanistica europea. Questioni, strumenti, casi esemplari, Torino, Mondadori Bruno, 2000

FRAMPTON Kenneth, Storia dell'architettura moderna, terza edizione italiana, Zanichelli editore, 1993 LYNCH Kevin, L'immagine della città, Marsilio, 2006

CUTAIA Laura, MORABITO Roberto, Sostenibilità dei sistemi produttivi- strumenti e tecnologie verso la green economy, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile ENEA, 2012

A cura di Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici APAT, Proposta di linee guida perii recupero ambientale e la valorizzazione economica dei brownfields, Roma, I.G.E.R. srl, 2006

SITOGRAFIA

http://www.timbre-proiect.eu/ consultazione 23/04/16

http://www.audis.it/binarvfiles/allegatinotizieitalia/Metodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi comunitari 2014 20 55441 consultazione 28/04/16

http://ec.europa.eu/europe2020/targets/eu-targets/index it.htm consultazione 28/04/16

http://www.fsitaliane.it/fsi/ll-Gruppo/lnnovazione-e-sviluppo/Riaualificazione-degli-Spazi consultazione 02/04/16

Principali norme nazionali sulla legislazione in materia urbanistica:

http://www.lisut.org/en/public/%5BDownload%5D/file/30.10.2014%20riepiloghi%20legislazione%20 urbanistica.pdf consultazione del 28/01/17 ore 10

Materiale ed info Reggio Emilia ed ex Officine Meccaniche Reggiane:

http://www.regione.emilia-romagna.it/fesr/por-fesr

https://www.voutube.com/watch?v=M92G6NDXwGo&nohtml5=False (primo video)

https://www.voutube.com/watch?v=2WAIsF3oYLY&nohtml5=False (secondo video)

http://parcoinnovazione.it consultazione 07/05/16 https://issuu.com/r24h/docs/brochure 17 e 18 consultazione 27/05/16 http://www.cittaarchitettura.it/andrea oliva/progetti/tecnopolo.htm consultazione 11/05/16

http://www.comune.re.it/download/pscre/Lancia flex.html ( mappe GIS) consultazione 16/05/16

Modifica (riservato agli operatori) Modifica (riservato agli operatori)