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Il castello di Priola e il suo territorio: storia, restauro e valorizzazione

Marco Boccardo

Il castello di Priola e il suo territorio: storia, restauro e valorizzazione.

Rel. Carlo Mario Tosco, Chiara Lucia Maria Occelli. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2005

Abstract:

Il desiderio di comprendere in profondità le strutture storiche insistenti sul territorio, simboli e unici superstiti di un'epoca, le loro relazioni specifiche con gli altri manufatti in genere, ma anche, anzi soprattutto, con il territorio circostante, è stato alla base di questo studio.

La scelta di Priola, abitato di meno di un migliaio di persone, situato nell'alta valle Tanaro, è stata dapprima casuale, ma poi la particolarità dell'emergenza architettonica, che domina il borgo, questo castello con una notevole torre circolare, un'anomalia e rarità per l'epoca di costruzione, unitamente alla sopravvivenza di tante altre preesistenze circostanti e riconducibili alla stessa epoca, come il priorato benedettino di San Giusto di Susa risalente al XI secolo, la chiesa di San Desiderio già presente nel 1033, e infine la cappella di San Bernardo ricca di notevoli affreschi del XV secolo, insieme ancora a tutto un sistema fortificato circostante (Garessio a sud, Bagnasco e Nucetto in sequenza a nord sono forniti di un castello, di cui rimangono solamente alcuni ruderi), ha indirizzato la scelta su Priola, proprio perché il suo castello è tra i meglio conservati della valle.

Il lavoro complessivo si è basato su tre livelli d'intervento: conoscenza storica, restauro e valorizzazione.

Il primo livello, la conoscenza storica, si è svolto su un piano territoriale, d'individuazione dei legami esistenti con le altre strutture; poi si è approfondito lo sviluppo storico del comune; infine si è indagato il sistema fortificato in sé, le relazioni con il borgo, con le altre unità edilizie succitate e con le alte fortificazioni. Questo approccio ha permesso d'individuare e spiegare un insieme fortificato ben più vasto di quanto possa sembrare a una fugace occhiata. È emersa la presenza di tre grandi unità edilizio - territoriali, al contempo unite e distinte: un castello vero e proprio, identificato come fortilizio, meglio conservato; un'area più bassa, cinta e fortificata, individuabile come ricetto; infine un'abitazione signorile, in posizione più elevata. Tutto l'insieme si presenta fortemente compromesso dal tempo e dall'aggressività edilizia del XX secolo, che ne ha compromesso la leggibilità.

A livello comunale, si é analizzata approfonditamente l'edilizia minuta. Partendo dalle planimetrie catastali, dopo necessaria verifica in situ, si è passato alla stesura di una mappa planimetrica con indicazioni principali dei piani terreno. Questo procedimento ha permesso di individuare una cronologia storica, lo sviluppo successivo del borgo e le relazioni con le vie di comunicazione, evidenziando una sostanziale immutabilità nello sviluppo edilizio; ha anche permesso di constatare come il borgo sia sorto attorno a due vie di comunicazione principali, quella che conduce al castello e quella provinciale, il cui sedime storico è ancora fortemente visibile.

In ultimo ci si è concentrati sul fortilizio, approfondendo l'indagine attraverso il rilievo

tazione archivistica, la stratigrafia che si è susseguita e la dinamica insediativa. Lo stesso lavoro d'analisi stratigrafica è stato condotto sull'intero complesso fortificato, permettendo di avere un quadro generale ben definito dell'evoluzione architettonica che ha interessato il luogo.

Penultimo passaggio, che ha riguardato esclusivamente il fortilizio, è stato l'analisi dei principali degradi e le conseguenti proposte di restauro. La convinzione che un restauro troppo minuzioso e "aggressivo" avrebbe compromesso definitivamente la patina dei secoli è stato il leit motiv dell'intervento. Si è deciso di procedere all'individuazione dei degradi principali, intendendo con ciò quelle situazioni esistenti sul manufatto, che ne compromettono la stabilità fisica e la sicurezza. Finalità del restauro non è stata quella di cancellare o congelare il degrado, quanto piuttosto rallentarne il più possibile l'avanzamento. In questo modo gl'interventi proposti si sono concentrati nelle zone più esposte all'attacco di agenti esterni e in quelle più compromesse per la stabilità del rudere. Per quanto riguarda la metodologia, si è deciso di rendere questi interventi visibili: l'utilizzo del mattone ben contrasta con la consistenza lapidea, a dominanza cromatica grigia. Allo stesso modo l'uso del mattone è stato efficace anche a livello simbolico: materiale antichissimo, ma sempre attuale.

Un discorso a sé merita la vegetazione. Gran parte del fascino e dell'attrattiva del manufatto è dovuto alla presenza della vegetazione, che vela le strutture nel loro insieme. Nella proposta di restauro si è deciso di "selezionare" la vegetazione, procedendo ad eliminare quella infestante e dannosa, ma a mantenere quella che contribuisce alla solidità della struttura, controllandone lo sviluppo. Per quella esterna, si è deciso anche di fare una scelta accurata di eliminazione, consentendo allo stesso tempo una veduta d'insieme più omogenea, ma lasciando un velo verde su alcune parti, sul modello dei grandi siti archeologici francesi.

In ultimo, per non rendere l'intero studio vano, si sono poste le linee guida per la valorizzazione del complesso. Rendere il castello accessibile è la prima finalità: si è pensato di creare un percorso privilegiato d'accesso, che lambisce la struttura fortificata e permette di ammirarne la consistenza. L'ingresso vero e proprio al fortilizio deve avvenire da quello che presumibilmente era l'ingresso antico sul lato est. Teoria supportata anche dalla presenza dei buchi portai lungo la facciata. Sono due i punti guida della valorizzazione: bellezza del panorama godibile dal fortilizio e visionabilità delle altre preesistenze esistenti (priorato di San Giusto ad est; cappella di San Bernardo a nord; borgo ad est; oltre all'insieme che costituisce l'antico castrum); e bellezza della parte interna del fortilizio, adatta ad ospitare eventi di piccola dimensione a carattere temporaneo. Per consentire un'adeguata fruizione dell'insieme, l'accesso superiore è garantito attraverso un corpo scale di nuova costruzione e una terrazza, ubicati nella grande torre a nord, da cui si accede.

Il riutilizzo di queste strutture, mantenendone il più possibile inalterate le caratteristiche con cui sono giunte a noi, è il modo migliore per garantirne la sopravvivenza.

Relatori: Carlo Mario Tosco, Chiara Lucia Maria Occelli
Tipo di pubblicazione: A stampa
Parole chiave: castello - Priola - restauro - valorizzazione
Soggetti: R Restauro > RB Restauro Artistico
U Urbanistica > UB Architettura del Paesaggio
R Restauro > RC Restauro urbano
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/540
Capitoli:

INDICE

Elenco delle illustrazioni Introduzione

II Castello di Priola e il suo territorio: storia, restauro e valorizzazione

I. Il quadro ambientale. II. Il Marchesato di Ceva e l'Alta Valle Tanaro

2.1. Nascita de! Marchesato e sua conformazione

2.2. Evoluzione storica del Marchesato

2.3. Epilogo del Marchesato

III. L'abitato di Priola.

3.1. Quadro storico

3.2. Il borgo: localizzazione e sviluppo

3.3. Il castello

3.4. Il priorato benedettino

3.5. La chiesa di San Desiderio

3.6. La cappella di San Bernardo

IV. Linee di restauro sul "fortilizio".

4.1. Il rilievo

4.2. Analisi delle stratigrafie murarie

4.3. La scelta metodologica d'intervento sul rudere

4.4. Analisi dei principali degradi

4.5. Proposta d'intervento

V. Linee guida per la valorizzazione del complesso.

Appendici.

I. Documenti storici

II. Cartografia storica

III. Regesto delle fonti

IV. Schedatura architettonica del Borgo

V. Riproduzione tavole

Bibliografia.

Bibliografia:

BIBLIOGRAFIA

Indice delle abbreviazioni

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