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Per un'architettura sostenibile. Proposta di checklist della chiusura verticale per la residenza

Davide Caligaris, Giulio Antonio Cuzzilla

Per un'architettura sostenibile. Proposta di checklist della chiusura verticale per la residenza.

Rel. Gianfranco Cavaglià. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2006

Abstract:

INTRODUZIONE

Questa tesi nasce, da un lato, dalla voglia di capire qual è Io stato dell'arte quando si parla di una architettura attenta ai problemi dell'ambiente, dall'altra un desiderio di "mise en ordre" tra tanto materiale incontrato in questi anni di studi e soprattutto sui neologismi che ormai affollano come slogan libri, riviste, conferenze che, se da una parte sottolineano la grande attenzione che ormai permane il senso comune, non fanno altro che fomentare un irrigidimento delle prese di posizione di alcuni gruppi di pensiero finendo inevitabilmente per far perdere di vista quello che è il cuore della questione: un atteggiamento più attento nei confronti del pianeta che abitiamo.

II vero problema, riguarda l'intero pianeta: delicate interrelazioni, rapporti, dipendenze tra i popoli, tra produttori e consumatori, tra chi detiene le conoscenze (know-how) e chi possiede le materie prime, tra paesi con un ricco patrimonio ambientale incontaminato e nazioni inquinanti.

E' necessario quindi comprendere i complessi e delicati intrecci fra energie e risorse, tra capitale naturale e capitale prodotto dall'uomo, tra locale e globale. Da qui l'esigenza di capire quale può essere la strada da intraprendere per trovare un giusto equilibrio tra valori e interessi economici.

Sono ormai molti decenni che le organizzazioni internazionali puntano il dito sui problemi ambientali. Dal 1972 con la conferenza ONU tenutasi a Stoccolma in cui venivano evidenziate quali azioni potessero essere condotte per limitare le conseguenze sull'ambiente, passando per le varie Conferenze come a Rio de Janeiro con Agenda 21, la Conferenza Europea sulle Città Sostenibili dei 1994 in Danimarca, Habitat 11 del 1996, fino alle conferenze sul Clima che anno il loro apice con l'approvazione del Protocollo di Kyoto nel dicembre del 1997, ci si interroga sul futuro del pianeta e quali strategie adottare.

Motore essenziale per i cambiamenti additati dalle conferenze è senza dubbio l'economia.

Ruolo fondamentale per lo sviluppo della sostenibilità anche nell'ambito architettonico è giocato dai meccanismi economici o meglio dal pensiero economico. L'economia non deve essere vista come un semplice strumento scientifico o di analisi strategica per ottenere la massimizzazione del capitale investito, ma deve essere vista attraverso le sue connotazioni più positive e al grande ruolo di impatto che ha sulla società.

Herman Daly considera l'economia come un mezzo e non un fine, al servizio del benessere della comunità umana e dell'ambiente, anziché asservirli. Le sue considerazioni partano da un concetto fondamentale: la velocita del prelievo dovrebbe essere pari alla velocità di rigenerazione, per arrivare alla definizione di stato stazionario auspicabile solo quando i flussi di materiali e di energia tra l'economia e l'ambiente vengano limitati dalla sostenibilità. Focalizzare la nostra attenzione su quest'ultimo termine è di fondamentale importanza, prendendo in prestito le definizioni e cercare di assimilarle per trasferirle al nostro studio, in particolare riguardo all'aggettivo e al sostantivo che meglio incarnano il nostro modo di pensare in architettura: sostenibile e sostenibilità.

Il termine in quasi tutte le lingue occidentali suona nello stesso modo, tranne che nella lingua tedesca, dove zukunftsfahig = sostenibiie significa capace di futuro.

Nelle pagine successive ci soffermeremo meglio su queste definizioni, per ora basti sapere che è il termine che da il titolo alla tesi proprio perché riteniamo sia il più completo e quello che meglio rappresenta l'entità del problema.

Lo scenario della cultura architettonica contemporanea, e più in generale dell'edilizia, rivela la presenza di molteplici fattori che sostengono l'esigenza di una profonda innovazione dei processi complessivi di configurazione dell'habitat; fra questi si impone la consapevolezza dell'emergere della questione ambientale, della limitatezza delle risorse naturali, della esigenza di utilizzare risorse energetiche rinnovabili, materiali eco-compatibili e riciclabili.

E' stato stimato che il 45% dell'energia prodotta in Europa viene utilizzata nel settore edilizio e contribuisce per il 50% dell'inquinamento atmosferico.

I patrimonio edilizio è formato da beni immobili, diffusi ovunque che hanno una lunga persistenza fisica e culturale nel tempo.

II prevalere di connotazioni estetiche sulle prestazioni di confort ambientale, la generale mancanza di cultura tecnica ambientale e d'incentivi a livello politico e normativo non fanno altro che alimentare quest'inerzia.

Una strada potrebbe essere direttamente correlata alla volontà delle amministrazioni locali, soprattutto alla sensibilità dei cittadini ed in particolare alla partecipazione degli stessi sia in fase di progettazione (concertazione) che in fasedi uso e gestione.

Crediamo in realtà che il primo sforzo debba essere fatto dai progettisti, di conseguenza ci siamo orientati a esaminare quali soluzioni possano dipendere direttamente, per lo meno in gran parte, dal progettista e non dalla "buona volontà" dei cittadini.

Da qui nasce la necessità di dotarsi di strumenti non ambigui, comprensibili a tutti gli operatori del settore.

Certificazioni energetiche e ambientali che permettano di aggiungere una plusvalenza all'investimento immobiliare, senza dimenticare che sono pochi gli utenti accorti disposti a pagare un sovrapprezzo di circa il 10% per avere una casa ad alto rendimento energetico.

II pay-back che si potrebbe ottenere con un risparmio energetico in fase dì utilizzazione ripagherebbe ampiamente i maggiori costi in fase di costruzione, come già sta avvenendo in molti paesi europei.

Anche l'Italia nell'ultimo periodo si sta dotando di efficaci strumenti per il perseguimento di azioni rivolte alla sostenibilità, in particolare con il Protocollo ITACA, punto di partenza per lo sviluppo della nostra checklist.

Accanto al problema culturale abbiamo cercato di non dimenticare quello che per noi è il mezzo con cui ottenere un prodotto architettonico sostenibile: una progettazione attenta alle conseguenze derivanti da carenze di prestazioni. Oggigiorno il benessere e il confort interno vengono soprattutto ottenuti da impianti tecnologici e prestazioni attive con utilizzo di energia.

Ciò determina una crescita dell'interesse da parte dei progettisti e dei ricercatori a una dotazione impiantistica sempre più pervasiva e sofisticata, a discapito di una progettazione più intelligente dell'edificio, il quale dovrebbe essere concepito come un filtro di flussi di energia e di scambio con l'ambiente esterno, li problema dell'isolamento termico degli edifici viene da sempre visto quasi esclusivamente con riferimento all'isolamento dal freddo ed alla necessità di garantire un adeguato riscaldamento degli ambienti interni nella stagione invernale, a prescindere magari dai costi di riscaldamento. Non ci si preoccupa minimamente invece del problema opposto cioè di garantire anche un buon comportamento dell'edificio nella stagione estiva.

Reyner Banham, già nel 1969, individua nel metodo passivo modalità di controllo ambientale, operato nelle costruzioni, per garantire il comfort climatico. Sì deve aggiungere poi uno stretto coinvolgimento tra la progettazione dell'involucro dell'edificio, la progettazione impiantistica (materiali, sistemi tecnologici, tecniche costruttive..) e una stretta correlazione tra le fasi di progettazione, di realizzazione, di gestione e di possibile riciclo, considerando quindi l'intero ciclo di vita dell'organismo edilizio.

Per arrivare così a standard vicini alle passiv-haus europee con determinati fabbisogni energetici per il riscaldamento invernale e trasmittanza termica per i componenti dell'involucro estemo opaco.

L'analisi di esempi europei, in questo ambito, ha evidenziato le carenze di dati che accompagnano la diffusione e trasparenza di questi progetti. Un atteggiamento troppo "giornalistico" permane nel modo di trasmettere l'informazione. Se da una parte aiuta ad aumentare la sensibilizzazione in questo ambito, dall'altra porta a dati imprecisi, non scientìfici e tendenziosi non fornendo strumenti pratici ai fini della progettazione.

Si possono immaginare le intenzione che stanno al di la delle scelte, ma non si può dimostrare con certezza che funzionino mentre la presenza di un elemento costruttivo, negli esempi di architetture della tradizione, rappresenta un qualcosa che è frutto dell'esperienza. Una ripetitività (reiterazione] che dimostra il sicuro successo di una soluzione costruttiva.

Sono prototipi che necessitano, non solo di una veritica in fase progettuale, attraverso il calcolo fisico tecnico, forse troppo spesso trascurato, ma anche e soprattutto grazie alla sperimentazione e a un continuo monitoraggio.

Questi limiti ed incertezze sono trasferiti alla nostra ricerca, che in tal senso risulta incompleta. Questa impossibilità a completare lo studio è da vedersi in un'ottica positiva perché a permesso di mettere in luce quali sono le mancanze su cui ancora bisogna lavorare.

La ricerca quindi è presentata da un duplice punto di vista: quello dell'approccio dì metodo al progetto che motiva le scelte tecnologiche, e quello di riferimento ad una nuova cultura dell'abitare in armonia con i processi della natura nel progetto della sostenibilità.

Attenzione particolare deve essere rivolta allo studio dei materiali. In un contesto globale c'è il rischio che prodotti e materiali possano essere classificati secondo criteri molto differenti fra di loro.

Ulteriore complicazione viene dalla comune attribuzione che viene data al sostantivo materiale.

Quando si parla di un materiale infatti ci si riferisce ad un prodotto industriale; si parte da una certo materiale che subisce una serie di lavorazioni industriali trasformandolo completamente.

Un esempio fra tutti il legno, materiale naturale per eccellenza che subisce una serie di trattamenti prima di poter essere messo in opera. Reclamizzare la presunta naturalezza senza valutare l'intero processo di produzione può portare a valutazionì errate.

Sarebbe meglio quindi far riferimento a un semilavorato e soprattutto la valutazione andrà fatta in relazione al processo di lavorazione a cui è sottoposto. Uno sviluppo in questi termini permetterebbe anche la nascita di un nuovo mercato di prodotti attenti ai problemi ambientali.

Nel giro di pochi anni la maggior parte delle aziende si orienterebbe a produrre semilavorati per l'edilizia con certificazioni ambientali in un meccanismo di libera concorrenza, in cui l'utente (progettista e impresa di costruzione) sarebbe libero di scegliere tra una vasta gamma di prodotti.

Nel caso poi di prodotti pericolosi per la salute o l'ambiente tutto ciò risulterebbe un volano per la riconversione dell'industria, come nel caso dei clorofluorocarburi. Non va dimenticato che l'edilizia è un settore di trasferimento tecnologico. Di conseguenza molte delle innovazioni presunte, che si sviluppano in edilizia, derivano da altri settori industriali sottoforma di applicazioni che vengono adattate al settore delle costruzioni.

Una scelta dei materiali che deve passare attraverso la LCA, anche se come si vedrà all'interno dello studio non è ancora agevole la reperibilità dei dati.

Questi tipi di conoscenze siano ancora in mano a pochi, come se si voglia controllare l'informazione e usarla come strumento per trame vantaggi, perlomeno economici.

Anche i tempi previsti per una LCA rendono questo procedimento inaccessibile per la maggior parte degli studi professionali e imprese edili, che nella realtà italiana sono di piccole dimensioni. Risulta evidente che, nel caso di una sua applicazione al mondo del lavoro, nessun progettista o impresa può permettersi tempi così lunghi con inevitabili rincari economici.

A confermare questa situazione è l'attuale panorama normativo che nel caso dei lavori pubblici richiede tempi ristretti, nel redigere il progetto, incompatibili con uno studio LCA, mentre nel privato la committenza non è ancora disposta a sostenere ulteriori costi.

Le difficoltà principali nascono a nostro avviso e come era prevedibile dall'applicazione di uno strumento nuovo di cui occorre far comprendere il significato ed i vantaggi, superando la normale diffidenza iniziale.

Semplicemente la situazione non è ancora sufficientemente matura a garantire i presupposti per creare un mercato e un pensiero comune in grado di abbracciare queste modalità operative.

Risulta ovvio, a questo punto, che il desiderio di chiarezza e ordine, a cui facevamo riferimento all'inizio del paragrafo, si scontra subito con un problema di natura pratica, ovvero la dimensione dello studio a cui si va incontro. Siamo consci del fatto che una trattazione approfondita del vasto argomento che stiamo affrontando richiederebbe una ricerca che forse una vita intera non renderebbe merito. Quindi ci sentiamo in obbligo di delineare meglio quello che intendiamo far emergere da questa ricerca:

- innanzitutto capire se nella realtà italiana esistano degli strumenti effettivi, in fase di progettazione, in mano al progettista da poter utilizzare in modo diretto e semplice per ottenere risultati accettabili e tendenzialmente aggettivi senza dover ricorrere a strumenti di difficile applicazione, economicamente molto gravosi e con tempi di esecuzione molto lunghi.

- arrivare attraverso un approccio metodologico a definire delle linee guida e un sistema di controllo, soprattutto in fase di ideazione del progetto, che permetta subito di evidenziare quali siano i risultati che si possono ottenere.

All'inizio di questa introduzione abbiamo parlato di "cultura architettonica contemporanea", in realtà ci farebbe piacere sentir parlare di attenzione ai problemi ambientali nel mondo più vasto dell'edilizia e non solo in quello un po' troppo accademico della cultura architettonica, un "pernicioso parnaso" in cui troppo spesso si perde di vista il protagonista, l'uomo e l'ambiente, a scapito di una speculazione intellettuale fine a se stessa. L'ego di molti architetti e il morboso desiderio di segnare i luoghi con la loro impronta; segni, solchi, graffi che non hanno come obbiettivi il benessere dell'uomo, il rispetto e l'armonia per i luoghi, ma una voglia di soddisfare il proprio io.

Ci teniamo a sottolineare che la ricerca architettonica rimane uno degli strumenti fondamentali. E' giusto quindi che l'innovazione e la ricerca continuino senza nessun tipo di vincolo. Del resto oggi la sperimentazione riguarda, purtroppo, edifici che rappresentano una percentuale minima rispetto all'impatto complessivo che ha l'edilizia sull'ambiente. La nostra attenzione va quindi rivolta a quella grossa fetta di mercato data dall'edilizia che tutti i giorni viene costruita nel nostro paese ed in particolare quella residenziale.

Dobbiamo intendere il nostro approccio alla sostenibilità come una scelta culturale, non una moda a cui aderire o simpatizzare. L'approccio progettuale dovrebbe essere sempre quello che porta a risultati sostenibili.

La sostenibilità deve essere pensata in termini propositivi e mai come una lista di divieti.

Il livello di confort ambientale a cui siamo giunti, grazie anche al grande contributo apportato dal Movimento Moderno, non può più essere messo in discussione: è impensabile che le persone siano disposte a rinunciare ad ambienti condizionati.

Il ragionamento può essere invece orientato a come realizzare ambienti confortevoli con il maggior risparmio energetico e il minore inquinamento possibile.

Non è necessario rinunciare a nulla, anzi è auspicabile un miglioramento delle condizioni.

Se poi rivolgiamo uno sguardo al passato e analizziamo le opere e i progetti, facilmente si scoprono attenzioni ai principi della sostenibilità. Una pratica del costruire più rispettosa della natura e dell’ambiente, delle tradizione e della cultura materiale locale, tipica non solo dei paesi nordici, come spesso si sente dire, ma ben presente e radicata anche nel nostro territorio nazionale: una pratica del costruire che ha origini antiche.

Questo ci fa capire come la parola sostenibile non può e non deve riguardare alcuni tipi di progetti o opere finalizzate a specifici scopi, tanto meno non può indicare un contributo specialistico, ma deve essere una caratteristica intrinseca del progettare e del realizzare bene. Da questo punto di vista la parola sostenibile potrebbe anche scomparire.

Relatori: Gianfranco Cavaglià
Tipo di pubblicazione: A stampa
Numero di pagine: 128
Parole chiave: architettura sostenibile - chiusura verticale - tecnologia
Soggetti: T Tecnica e tecnologia delle costruzioni > TE Tecnologia dei materiali
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/539
Capitoli:

introduzione

1. I confini del problema

1.1. Sostenibilità

1.2. Le tappe della sostenibilità

1.3. Un libro fondamentale

1.4. Le teorìe di Herman Daly

1.5. Sostenibilità ed Architettura

2. Normative e sistemi di valutazione

2.1. Sistemi di valutazione della sostenibilità degli edifìci (certificazione ambientale)

BREEAM / Ecohomes

LEED - Green Building Rating System

Green Building Challenge.

2.2. Sistemi di valufazione e controllo dell'efficienza energetica (certificazione energetica)

Austria

Danimarca

Francia

Germania.

Olanda

Regno Unito

Svizzera

2.3. La situazione italiana

Lombardia

Carugate

Emilia Romagna

CasaClima Bolzano

2.4. La Direttiva 2002/91 /CE

2.5. Il Protocollo ITACA

2.6. Environment Park

3. Paradigmi progettuali

3.1. Passivhaus

3.2. Cenni di fisica tecnica

L'isolamento termico

L'inerzia termica

La permeabilità al vapore

3.3. Verifica di alcuni esempi di abitazioni europee

Casa a Stoccarda, Germania

Casa a schiera, Affoltern am Albis, Svizzera

Edificio per abitazioni, Dornbirn, Austria

4. Materiali

4.1. Certificazione dei materiali: LCA

LCA

ISO 14000

EMAS

EMAS vs ISO 14000

Etichettatura ecologica ed EPD (Environmental Product Declaration) FSC (Forest Stewardship Council)

4.2. Eco-indicator

4.3. La valutazione dell'eco-compatibilità delle Opere Temporanee al servizio dei XX Giochi Olimpici Invernali

4.4. Un caso emblematico: il PVC

Greepeace

PVC Forum

4.5. Materiali a cambiamento di fase

4.6. Tecnologie non sempre sostenibili

5. Proposta per una checklist

Appendice

Glossario

Architettura bioclimatica

Architettura ecologica

Biodiversità

Bioedilizia

Crescita e Sviluppo

Effetto serra

Genius loci

LCA

Sostenibilità

Stato stazionario

Bibliografia

Bibliografia:

Baldo Gian Luca, con Marino Massimo e Rossi Stefano, Analisi del ciclo di vita LCA. Materiali prodotti, processi. Edizioni Ambiente, Milano, 2005.

Banham Reyner, The Architecture of the Well-Tempered Environment, Architectural Press, London, 1969 (tr. it. di Giovanni Morabito, Ambiente e tecnica nell'architettura moderna, Laterza, Roma-Bari, 1995).

Bianchi Duccio, a cura di. Ambiente Italia 2003. 100 indicatori sullo stato del paese il mondo tra clima che cambia e povertà, Edizioni Ambiente, Milano, 2003.

Brundtland Grò Harlem, a cura di, Our Common Future, World Commission on Environment and Development, Ginevra, 1987 (tr. it. di Francesco Saba Sardi, Il futuro di noi tutti. Rapporto della Commissione mondiale per l'ambiente e lo sviluppo, Bompiani, Milano, 1988, p. 32).

Cangelli Eliana, Palella Adriano, Il progetto ambientale degli edifici. LCA, EMAS, ECOLABEL, gli standard ISO applicati al processo edilizio, Alinea Editrice, Firenze, 2001.

Capobianco Francesca, Passaggio a nord. La linea ecologica nell'architettura dei paesi scandinavi, Electa, Napoli, 2004.

Carletti Cristina, Sciurpi Fabio, a cura di, Passivhaus. Evoluzione energetica e comfort ambientale negli edifici italiani, Pitagora Editrice, Bologna, 2005.

Comandini Stefano, Dal Fiume Andrea, Ratti Andrea, Architettura sostenibile, Pitagora Editrice, Bologna, 1998.

Daly Herman, Steady-State Economics, Island Press, 2nd edition, Aprii 1 1991 (tr. it.. Lo stato stazionario: economia dell'equilibrio biofisico e della crescita morale, Sansoni, Firenze, 1981).

Pubblicato per la prima volta nel 1977, questo libro ha avuto un grande effetto a causa della visione radicate di Daly: "enough is best". Oggi le sue idee sono considerate la chiave per uno sviluppo sostenibile e Steady-State Economics è riconosciuto universalmente come il libro principale sull'economia sostenibile.

Gangemi Virginia, a cura di, Riciclare in architettura. Scenari innovativi della cultura del progetto, [et al.] ; introduzioni di Maria Bottero [et al.], scritti di Teresa Alvino, [et al.], CLEAN, Napoli, 2004.

Gareth Edwards-Jones, Ben Davies, Salman Hussain, Ecological Economics. An introduction, Blackwell Scienze Ltd, Oxford, 2000.

Il libro fornisce un eccellente introduzione nel campo dell'economia ecologica. Particolarmente sviluppate le parti riguardanti le varie tecniche economiche nell'approccio ai problemi ambientali con numerosi esempi applicativi. Ci è servito come punto di partenza per conoscere i problemi economici relativi alla sostenibilità.

Gauzin-Muller Dominique, L'architecture écologique, Le Moniteur, Paris, 2001 (tr. it. a cura di Marco Moro, Architettura sostenibile. 29 esempi di edifici e insediamenti ad alta qualità ambientale, Edizioni Ambiente, Milano, 2003).

Gottfrìed Arie, a cura di, Le chiusure verticali. Quaderni del Manuale di progettazione edilizia, Hoepli, Milano, 2002.

Lavagna Monica, Efficienza Energetica degli Edifici. Prestazioni termiche. Comportamento ambientale, BEST-Rockwool, 2005.

Il libro è il risultato di un progetto di ricerca tra il Dipartimento BEST del Politecnico di Milano (responsabile scientifico Andrea Campioli) e Rockwool Italia S.p.A.

Il testo fornisce uno strumento orientativo a tutti coloro che sono interessati alle problematiche di risparmio energetico e sostenibilità ambientale in ambito edilizio, in grado di tracciare un quadro il più esaustivo possibile di tali tematiche. Partendo dai concetti più ampi che riguardano il rapporto fra ambiente e costruito, approcci mediante il Life Cycle Assessment (LCA), affronta quindi la nuova direttiva EPBD, fino a giungere ai paradigmi progettuali e alle soluzioni tecniche per il risparmio energetico.

Lewis Richard J., a cura di, Sax's dangerous properties of industriai materials, Wiley, New York, l0th ed, 2000.

Lovins L. Hunter., Lovins Amory. B., von Weizsàcker Ernst. ULrich., Fattore 4. Come ridurre l'impatto ambientale moltiplicando per quattro l'efficienza della produzione, Edizioni Ambiente, 1998.

Il libro, a venticinque anni di distanza, rappresenti un nuovo testo di riferimento per coloro che hanno appreso da I limiti delio sviluppo l'analisi critica innovativa dei modelli economici tradizionali.

Maldonado Thomas, Il futuro della modernità, Feltrinelli Editore, Milano, I ed. febbraio 1987, VIII ed. gennaio 1992.

Meadows Donella H., Meadows Dennis L, Randers J0rgen, Beyond the Limits: Confronting Global Coilapse, Envisioning a Sustainable Future, Chelsea Green Publishing Company, Reprint edition August 1993 ( tr. it. a cura di Filippo Macaluso, Oltre I limiti dello sviluppo, Ed. il Saggiatore, Milano, 1993).

Si veda il paragrafo dedicato all'interno del testo.

Tiezzi Enzo, Marchettini Nadia, Che cos'è lo sviluppo sostenibiìe? Le basi scientifiche della sostenibilità e i guasti del pensiero unico, Donzelli, Roma, 1999.

Wienke Uwe, L'edificio passivo. Standard Requisiti Esempi, Alinea, Firenze, 2002. Wienke Uwe, Manuale di bioedilizia, 3. ed. aggiornata e ampliata, DEI, Roma, 2004.

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