Eloy Llevat Soy
Villagexpo Nantes, la resistenza di un modell.
Rel. Anna Maria Cristina Bianchetti, Alessia De Biase. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2016
Abstract: |
INTRODUZIONE Villagexpo a Nantes è un quartiere-esposizione che mette in mostra un modello di abitare ritenuto virtuoso. Realizzato all’inizi degli anni 60, può essere considerato un esito esemplare dell’intreccio tra scienze sociali, politiche abitative e pianificazione urbana negli anni del dopoguerra francese. La sua vicenda si situa completamente entro il dibattito sull’abitare, nelle alternative pavillon e grand ensemble, che negli anni sessanta ha costruito quasi per intero la riflessione francese in campo urbano, segnando le posizioni di numerosi, autorevoli studiosi (Lefebvre per primo), di numerose ricerche, e delle migliori sperimentazioni. Questa tesi si occupa delle ragioni che sono state poste alla base di Villagexpo, dei modi della sua realizzazione e delle successive minute, ma significative trasformazioni che lo hanno mutato in funzione dei desideri e delle esigenze di coloro che lo hanno abitato. E giunge a definire un progetto radicale e provocatore per la sua trasformazione. Le ragioni che mi hanno spinto a individuare questo come oggetto della mia ricerca Villagexpo sono legate al carattere dimostrativo, paradigmatico che ad esso si è voluto affidare: Villagexpo è parte di una strategia più ampia, mossa dallo Stato per affermare il suo ruolo di guida per un buon funzionamento del territorio e della società. E’ espressione della fiducia riposta in un sapere specialistico teso a costruire modelli per l’abitare di una società che stava divenendo rapidamente di massa. E, nel contempo, espressione di una pratica riformatrice, pedagogica ed educativa, che voleva ri-orientare le preferenze abitative di molti francesi (poco apprezzate da intellettuali e studiosi), focalizzate sul pavillon, considerati vestigia di uno stile di vita piccolo-borghese, poco compatibile con l’idea di nazione progressista e unita che si voleva concretizzare. Il fenomeno pavillonaire è stato oggetto di molte critiche: giudicato come riflesso e causa di un individualismo prono alle forze di mercato, e di un disinteresse egoistico verso il valore estetico dei paesaggi francesi. Gli studi empirici intrapresi dall’ISU (Institut de Sociologie urbaine) analizzano questo fenomeno con uno spirito critico evidente e, insieme con altre ricerche, servono a fondare le basi per il cambio di orientamento delle politiche statali, materializzato in sperimentazioni come Villagexpo. In un periodo e in un contesto nei quali la dicotomia casa unifamiliare / grand ensemble appare invalicabile, apparendo queste le uniche due vie possibili, Villagexpo è stato uno sforzo per superare i difetti dell’una e dell’altra. Nel voler esprimere una sintesi dialettica dei due modelli abitativi, Villaexpo mostra anche un evidente carattere utopico. Da un lato, è una critica ai grandes ensembles, modello del quale salva la dimensione collettiva. Dall’altro lato, cerca di guardare, senza pregiudizi, alle case unifamiliari di periferia, sovvertendone alcuni principi. Sebbene le pretese depositate in quello spazio fossero elevate, i modi con i quali è stato abitato sono ben diversi dalle prefigurazioni iniziali dei progettisti. Oggi esso si presenta come un quartiere che senza aver perso un’ambizione programmatica, nondimeno può essere assimilato ai tanti composti e modesti quartieri periferici delle città francesi. Attraverso gli anni le sue qualità collettive sono state superate da scelte individuali percepibili come chiusure di spazi aperti, ampliazioni di spazi privati, aree comuni coloniz aggexpo dopoguerra francese,ifamiledia, lone e quali soni, le sa come le pratie minuta, quasiso per ioloso, olla sua realizzazione) permette di avanzarre oggi è tenere ionvivono senza stravolgere quello cibilezioni provocate da un mondo ce coniuso, fermmento, democratico. Quest’ambiguità genera lettur a sviluppare le due direzioni separatamentegnificati, con l’intenzione di contribuire nella determinazione di un possibile avvenire per Villagexpo. |
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Relatori: | Anna Maria Cristina Bianchetti, Alessia De Biase |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | A Architettura > AQ Spazi funzionali dell'abitazione U Urbanistica > UK Pianificazione urbana |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città |
Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/4871 |
Capitoli: | INDICE 1.Introduzione 2.Ringraziamenti 3.Le pavillon, un modello denigrato e perseguito 3.1.Etat planificateur 3.2.Le pavillon 4.La decostruzione del progetto 4.1.L’idillio in produzione 4.2.L’abitare moderno 5.Un progetto in movimento 5.1.L’irruzione delle differenze 5.2.Mitigare l’individualismo 6.Due traiettorie progettuali 6.1.Open House(s) 6.2.Bellevue aujourd’hui 7.Conclusioni 8.Bibliografia e fonti |
Bibliografia: | BIBLIOGRAFIA Bossé, A., 8i Gennoc, M. L. (2013). Villagexpo, un collectif horizontal. Paris: Creaphis Editions. Candilis, G. (1967). HABITAT. Architecture d’Aujourd’hui(Février - Mars 130). Dugast, F., & Joyeau, M.-Y. (1978). Tesi: 5 étapes des réalisations pavillonaires dans l’agglomération nantaise. Nantes: Ecole d’Architecture de Nantes. Meistersheim, A., & Lion, R. (1971). Villagexpo: étude sociologique. Parigi: Dunod. Bachelard, G. (1958). La Poétique de l’Espace. Paris: Presses Universitaires de France. Barthes, R. (1972). Mythologies. New York City: Hill & Wang. Benjarnin, W. (1969). Paris: Capital of thè Nineteenth Century. Perspecta, Voi. 12(34), 163-172. Bourdieu, P. (1979). La Distinction. Critique sociale du jugement. Parigi: Les Éditions de Minuit. Cassirer, E. (2015). Filosofia delle forme simboliche Voli. Milano: PGreco. Haumont, A., Haumont, N., Raymond, H., & Raymond, M.-G. (1966). L’habitat pavillonnaire. Paris: CRU Centre de Recherche d’Urbanisme. Haumont, N., Raymond, H., & Haumont Antoine. (1971). La copropriété. Parigi: CRU, DL. Stanek, L. (2011). Henri Lefebvre on Space. Minneapolis: University of Minnesota Press. Tosi, A. (1979). Ideologie della casa: contenuti e significati del discorso sull’abitare. Milano: Franco Angeli. Cacciari, M. (2009). La città. Verucchio (Rimini): Pazzini. De Carlo, G. (Ed. 2015). L’architettura della partecipazione. Marini, S. (a cura di). Macerata: Quodlibet. Doglio, F. (2015). Shadrach Woods. Per una teoria urbana. Siracusa: Lettera ventidue. Gregotti, V. (1989). Scegliere, disporre, scrutare, scavare, seminare. Casabella 556, 2-3. Gregotti, V. (2008). Contro la fine dell’architettura. Torino: Einaudi. Lootsma, B. (2000). SuperDutch: New Architecture in the Netherlands. New York: Princeton Architectural Press. Navarra, M. (2013). IN WALK ABOUT CITY 2.0. Architetture geologiche e faglie del tempo. Siracusa: Lettera ventidue. Secchi, B., & Viganò, P. (2011). La ville poreuse. Un projet pour le grand Paris et la métropole de ì’après-ìcyoto. Ginevra: Metis Presses. Smithson, A. (2005). The Charged Void: Urbanism. New York: The Monacelli Press. Testi utilizzati sulla questione abitativa Bianchetti, A. C. (2003). Abitare la città contemporanea. Milano: Skira. Crosta, P. (2010). Pratiche. Il territorio e l’uso che se ne fa”. Urbanistica, 192. Donzelot, J. (2009). La ville à trois vitesses. Parigi: Editions de La Villette. de Leonardis, O. (3 maggio 2016). Presentazione pubblica del libro “Rapporti sulle città. Metropoli attraverso la crisi”. Urban Center di Milano. Marsilio, Bologna: Urban@it. Divry, S. (2014). La Condition pavillonnaire. Montricher: Noir sur Blanc. Lefebvre, H. (Ed. 1977). Critica della vita quotidiana. Bari: Dedalo. Lévi-Strauss, C. (1991). La Voie des masques. Parigi: Pocket. Marcuse, H. (2003). One-dimSociety. Londra: Routledge. Rapoport, A. (1969). House form and culture. Pearson: Londra |
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