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Riqualificazione del complesso manifatturiero "Felice Tabasso"

Giacomo Torta

Riqualificazione del complesso manifatturiero "Felice Tabasso".

Rel. Silvia Gron. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2015

Abstract:

INTRODUZIONE

Chieri è un comune di 37000 abitanti facente parte della Città Metropolitana di Torino, situato tra la parte orientale della collina di Torino e le ultime propaggini del Monferrato, a circa 15 km ad est del capoluogo, a sud del fiume Po. Conosciuta in epoca medioevale coma la “città delle cento torri” delle famiglie nobili (costruzioni oggi quasi tutte abbattute o inglobate all'interno dei fabbricati esistenti), divenne famosa a livello europeo per la produzione del fustagno e la coltivazione del gualdo, che imprimeva alle stoffe una caratteristica colorazione azzurra. A partire dai primi anni dell’Ottocento la città si specializzò fortemente nell’industria tessile, che divenne il “cuore” pulsante della sua economia arrivando ad impiegare oltre metà dei suoi abitanti. Negli ultimi decenni il settore tessile ha subito un drastico ridimensionamento, e la città, con la dismissione di numerose fabbriche, ha conosciuto un notevole sviluppo residenziale, favorito anche dalla sua felice posizione geografica, che ne ha raddoppiato la popolazione e potenziato i servizi. Collocata in prossimità della porta settentrionale della città, oggigiorno è visibile l’ex area manifatturiera Tabasso, dove fino ai primi anni ottanta era situata una delle più grandi aziende tessili presente sul territorio chierese, tuttora dismessa, denominata “Manifattura tessuti e coperte Felice Tabasso”. Negli anni ottanta la Ditta Tabasso, subì una lenta contrazione della produzione, legata al declino del mercato delle stoffe per abbigliamento, provocato anche dalla agguerrita concorrenza delle economie asiatiche emergenti. Nell’anno 1995 l’azienda, che contava ancora circa centoventi addetti, chiuse l’attività. La superficie dismessa della fabbrica, di circa 30000 m2, con i suoi manufatti architettonici che dagli anni cinquanta in avanti segna l’ingresso alla città, fu acquistata all’asta pubblica dal Comune di Chieri nell’aprile del 1999, per un corrispettivo di circa 7 miliardi di Lire. Dalle previsioni del piano regolatore, che attribuivano la funzione produttiva per l’area, si iniziò nei primi anni duemila a lavorare per la costruzione di una variante al piano regolatore vigente. Incominciò da quel momento, una riflessione circa il futuro di questa importante parte di città, alle porte del centro storico. L’idea alla base del progetto di trasformazione fu la creazione di un nuovo polo culturale, capace di raccogliere all’interno degli spazi precedentemente occupati dal cotonificio, una serie di attività e funzioni fondamentali non solo per Chieri, ma per il suo territorio circostante. A seguito di numerosi studi di fattibilità sull’area, nella primavera del 2007, l’appalto base per l’intervento di trasformazione prefissato viene vinto da una società di costruzione torinese, la quale, si ripresenta due anni dopo, alla seconda gara d’appalto e si aggiudica nuovamente i lavori, presentando migliorie al progetto di base. I lavori di riqualificazione dell’ex cotonificio, per colpa della cattiva gestione della società appaltatrice e della crisi edilizia, non ebbero mai un inizio. Dopo varie vicissitudini, la lunga storia burocratica di questo infelice affidamento si risolse nel febbraio del 2014 con la risoluzione del contratto stipulato in precedenza, e con la richiesta di danni da parte del Comune all’impresa, per grave inadempienza, richiedendo all’impresa stessa un indennizzo per le spese sostenute dal Comune in quegli anni. È evidente però che il danno più grave sia stato proprio la mancata realizzazione dell’intervento, che ha comportato un deprezzamento del valore dell’area, con una minor capacità attrattiva di investimenti, nonché un mancato beneficio al territorio, in relazione alle attività che avrebbero dovuto essere avviate sul sito di progetto. Infine vanno considerate le mancate riqualificazioni del contesto urbano con la prevista sistemazione delle aree esterne del complesso, oltre che il danno all’immagine dell’Ente beneficiario dei lavori. La nuova Amministrazione, insediatasi nel giugno del 2014, ha intrapreso un nuovo percorso legato al riuso di quest’area, ricca di potenziale ancora inespresso. L’ideologia di base all’approccio da seguire, proposta dal Comune, è di orientarsi verso una progettazione compartecipata, basata sul concetto ideologico di bene comune e condivisione, come afferma il vicesindaco chierese, figura di riferimento sui Beni Comuni:

“L’area Tabasso è un bene comune: una collettività ha individuato l’idea che intorno a quel luogo sia necessario raccogliere l’intelligenza collettiva. L’area Tabasso ha una vocazione culturale: è un luogo nato per soddisfare un certo sistema economico (tessile), che ora non può restare inutilizzato, attorno a cui costruire un nuovo modello economico. Chieri Comune per Beni Comuni è un nuovo progetto di sperimentazione ambizioso e l’areaTabasso è il luogo centrale per la città. Nessuno ha mai cercato di affrontare il tema della riconversione di un sito mediante il modello di compartecipazione come previsto per un’area come quella della Tabasso.”

Il presente lavoro di tesi è iniziato prendendo spunto dal bando di partecipazione indetto dall'Amministrazione locale, rivolto alla cittadinanza intera, con l’intenzione di sviluppare un’idea progettuale per il sito oggetto di studio. Per l’analisi del fabbricato in questione, ho ritenuto essenziale affrontare diverse tematiche che mi permettessero una conoscenza generale riguardante il tema dell’archeologia industriale, in relazione alla riqualificazione di edifici industriali dismessi, con l’obiettivo di contestualizzare il caso oggetto di tesi. Il lavoro è stato suddiviso in una parte descrittiva, riguardante il tema della rifunzionalizzazione del patrimonio industriale in disuso, attraverso lo studio della disciplina dell’archeologia industriale in rapporto a significativi casi studio, ed in una parte progettuale, di analisi del contesto e di sviluppo di un’idea progettuale legata alla reinterpretazione di un luogo tuttora in stato di abbandono.

Relatori: Silvia Gron
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AO Progettazione
R Restauro > RA Restauro Artchitettonico
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/4468
Capitoli:

Introduzione

1. L’archeologia industriale

1.1 Le origini della disciplina

1.2 Definizione di archeologia industriale

1.3 L’archeologia industriale in Italia

2. Lo sviluppo industriale in Italia

2.1 L’industrializzazione in Italia

2.2 II paesaggio industriale

2.3 L’industria tessile

2.4 Chieri e il tessile: una trama secolare

3. Il patrimonio industriale

3.1 Perché conservare il patrimonio archeologico industriale

3.2 Conservazione e possibilità di riuso

3.3 Musealizzazione o rifunzionalizzazione

3.4 Le tipologie del riuso

4. Esempi di riqualificazione - Casi studi

4.1 Daoìz y Velarde Cultural Centre

4.2 Biblioteca Effemme23

4.3 Multimedia library

4.4 Brewinc Shed houses

4.5 Rodebroek

4.6 Fabra y Coats

4.7 Recupero del Filandone

4.8 Nave 16 Matadero

4.9 Mocak

4.10 Dia:Beacon

4.11 N10-Sports Facility

4.12 Zap’ados

5. Inquadramento dell’area di progetto

5.1 Relazione storica

5.2 Analisi del contesto

5.3 Ex Cotonificio Tabasso: stato di fatto

5.4 Prescrizioni sul bando di partecipazione

6. Partecipazione - Condivisione - Beni Comuni

6.1 Area Tabasso Bene Comune

6.2 Progettazione partecipata: un patto di condivisione con la cittadinanza

7. Riqualificazione dell’ex Cotonificio Tabasso: idee - progetti - proposte

7.1 Descrizione del progetto di riqualificazione

7.2 Una nuova destinazione d’uso

7.3 Allegati progettuali (tavole 1-2-3-4)

Bibliografia

Bibliografia:

BIBLIOGRAFIA - SITOGRAFIA

AA.W., CentoTorri, Chieri, CentoTorri s.r.l., gennaio-febbraio 2015

P. Cavallero, A. Cerrato, C. Ronchetta, Chieri città del tessile: tra fabbriche, macchine e prodotti, Torino, Celid, 1996 K. Hudson, Archeologia industriale, Bologna, Zanichelli, 1981 G. Mainini, G. Rosa, A. Sajeva, Archeologia industriale, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1981

R. Morandi, Storia della grande industria in Italia, Torino, Einaudi, 1979

A, Negri, M. Negri, L'archeologia industriale, Firenze, G. D’Anna Editrice, 1978

G. Vanetti, Chieri, appunti di storia: le vicende, le immagini, le fonti e gli studi, Chieri, Edizione Corriere, 1996

www.archeologiaindustriale.net

www.archdaily.com

www.chierioggi.it

www.comune.chieri.to.it

www.divisare.com

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