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Rifügiu : valorizzazione di un percorso tra le fortificazioni della Valle Gesso

Tommaso Lanza, Flavio Negrin, Carlo Turati

Rifügiu : valorizzazione di un percorso tra le fortificazioni della Valle Gesso.

Rel. Antonio De Rossi, Daniela Bosia. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2015

Abstract:

Rìfugiu è il termine con cui oggi nel dialetto dell'alta valle Gesso si Identifica quell'edificio, che protegge l’uomo e lo supporta per raggiungere le sue ambizioni. Questo luogo nel passato non esisteva, la montagna, e i suoi abitanti, conoscevano solo il rifugio come un qualcosa di necessario, il rifugio come il riparo di chi questi ambienti li viveva, e che da loro traeva i frutti che gli permettevano di vivere in un ambiente cosi incantato quanto duro. Arcaico occitano di questa valle non dava un nome a un edificio di questo genere, anzi, con il termine Gias o Ciabot, intendeva il rifugio di chi in quel paesaggi doveva sopravvivere. Progettare In montagna assume quindi differenti caratteri, definiti dallo scorrere del tempo, dall'altitudine e dall’antropiz-zazione, Il contesto architettonico, nella maggior parte dei casi è semplicemente un paesaggio naturale, arricchito dall’uomo solo con consolidamento dei terreni, canalizzazione dei corsi d'acqua, ma anche abitazioni e costruzioni, Impiegando sempre materiali reperibili nell'ambiente circostante. Tali paesaggi rappresentano dunque la sintesi di un'Intensa e continua attività dell’uomo nel corso della storia; In questo senso, essi testimoniano un "passato vissuto" che non solo contempla le tracce visibili, ma anche i valori socio culturali e spirituali delle generazioni passate. Questo tipo di contesto molto caratteristico a volte viene sopravvalutato, indicandolo come ultimo e unico fino a dove svettano le creste. Citando l'architetto Enrico Giaco- pelli, mentre parla del progettare in alta montagna "Lo abbiamo fatto senza mai Indulgere nell'ossequio ad uno stile alpino tradizionale nel quale non crediamo e che sappiamo non avere cittadinanza alle quote in cui il primo ed unico segno della presenza dell’uomo è proprio il nostro rifugio” . Questo per cercare di fare una doverosa distinzione tra i contesti architettonici presenti In montagna, divisi per prima cosa da una semplice quanto fondamentale differenza di altitudine, e in secondo luogo dalla presenza di un contesto antropizzato, che può in alcuni casi spingersi anche a quote elevate. In quest’ultimo caso però si parla quasi sempre di edifici isolati, preesistenze storiche uniche e sole a un’altezza cosi elevata. Progettare oggi in alta montagna quindi vuol dire aver preso coscienza di determinate caratteristiche, uniche di questo ambiente. Le soluzioni progettuali che ben si sposano con queste particolarità, sono molte e permettono di ideare sistemi capaci di convivere con esse, Con lo scopo di uno studio tecnico e formale, la questione dei progetti a queste quote ha generato negli ultimi anni sempre più Interesse. L'alta montagna sta infatti attraversando un nuovo periodo di estremo richiamo e passione a livello architettonico, probabilmente non ancora paragonabile agli anni di Mollino, Albini, GelIner o Charlotte Perriand, ma in ogni caso è evidente come qualcosa negli ultimi due decenni sia cambiata. Basti pensare alla sperimentazione che in quest'ultimo periodo è stata portata avanti, e forse proprio questo tema è ciò che ha più influenzato le scelte progettuali in alta quota degli ultimi anni, Il tema dell'innovazione contemporanea, non come rottura delle tradizioni costruttive, ma piuttosto con le pratiche di costruzione ordinaria degli ultimi sessant’anni , è forse quello che accomuna tutti i progetti di questo tipo, Progettare oggi in montagna vuol dire, poter creare dei "Landmark" o soluzioni di mimesi, restaurare con progetti in contrasto con l'esistente o viceversa. Guardando a esempi come l'elvetica Monte Rosa Hutte, che ha creato un immenso interesse per la sua spigolosa forma e le sue caratteristiche tecniche innovative. Rimanendo sul tema dell’evoluzione tecnica, il bivacco Gervasuttl è probabilmente l’esempio più avanzato per questa definizione applicata all'architettura alpina, sulle pareti del Grandes Jorasses e con le sue forme più da immaginario aerospaziale che da montagna, svetta solitario a 2835 metri. Con questo esempio si vuole evidenziare come sia stato portato all'estremo il progettare e programmare gli edifici, i moduli, in modo tale che tutto in alta quota ruoti attorno alle parole assemblaggio, rapidità e funzionalità, il lavoro per questa tesi nasce dall'ormai storica relazione tra il Politecnico di Torino e le terre alte, e cerca di inserirsi in quel contesto di studi e ricerca che da motti anni avanza condiviso tra le mura del castello del Valentino e realtà simili. Il Parco delle Alpi Marittime ha negli ultimi due decenni giocato un ruolo importante per lo sviluppo dei processi di ricerca del Politecnico, e ad oggi vanta un sempre maggior numero di visitatori, con un conseguente aumento della domanda di servizi e di strutture adeguate. La combinazione dei due elementi, ha fatto si che nascesse l'occasione per lo sviluppo di questa tesi, li processo di studio è partito infatti da una concreta necessità del Parco che a oggi risulta avere delle carenze, di posti letto e comfort, L’occasione di ripensare a un rifugio in un luogo così particolare, crea una dipendenza da valori molto importanti, a volte trascurati a quote inferiori. Uno su tutti è la Razionalità, perché gli ambienti devono essere studiati per riuscire a risparmiare il massimo dello spazio alla ricerca però del comfort che deve rispondere alla domanda del turismo odierno. Progettare un rifugio è già di per sé una sfida estremamente accattivante, e creargli attorno un percorso studiato, con dei punti di interesse per rendere ancora più seducente il suo raggiungimento, è la conclusione perfetta per un progetto davvero stimolante in alta quota, Quello però di cui si fa anche carico questa tesi, è un proposito persino più particolare di un intervento ad un rifugio, Una delle volontà del parco Infatti, data la grande testimonianza storica presente nel suo territorio, è sempre stata quella di rifunzionalizzare uno degli edifici che ancora resistono alla prova del tempo. Nello specifico, lungo le strade costruite durante la prima parte del secolo scorso per scopi militari, si trovano una moltitudine di ruderi che hanno ormai evidentemente perso il loro scopo. Tra di questi si trova un edificio imponente a quasi 2500 metri , una caserma della Grande Guerra che esattamente 100 anni fa portò in questi luoghi migliaia di giovani speranzosi di poter far ritorno a casa. La struttura ha superato la prova del tempo, nonostante non subisca lavori da ormai settant’anni infatti la copertura rimane ancora saldamente ancorata a proteggere i vani interni dell'edificio. Il progetto si fa quindi carico di rifunzionalizzare l'edificio, cercando quindi non solo di renderlo fruibile, ma di dargli una connotazione accattivante che tenga sempre presente il suo passato, e lo proietti verso il futuro.

Relatori: Antonio De Rossi, Daniela Bosia
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AF Edifici e attrezzature per il tempo libero, le attività sociali, lo sport
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte
R Restauro > RA Restauro Artchitettonico
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/4159
Capitoli:

INTRODUZIONE

IL PARCO DELLE ALPI MARITTIME

IL TERRITORIO

LA STORIA

IL PARCO OGGI

SULLE STRADE DEI RE E DEGLI ALPINI

IL TERRITORO DELLA VALLE GESSO

LA STORIA DELLA STRADA

UN PERCORSO TRA LE FORTIFICAZIONI ALPINE

DA TERME DI VALDIERI AL PIANO DEL VALASCO

L’ITINEERARIO

L’OPERA 276

IL RIFUGO DEL VALASCO

IL PROGETTO DEGÙ "SCHELETRI"

DAL PIANO DEL VALASCO AI LAGHI DI VALSCURA

L’ITINERARIO

DEPOSITO VALSCURA A131

RICOVERO COLLE DROUS

344 BATTERIA DA 100/17

CASERME™ DA COMBATTIMENTO COLLE DELLA LAUSA

LO "SCHELETRO" AI LAGHI DI VALSCURA

LA CASERMA CAPTANO LONGÀ

IL PROGETTO DELLA CASERMA LONGÀ

DETTAGLI TECNOLOGICI

DAI LAGHI DI VALSCURA AL LAGO DELLE PORTETTE

L’ITINERARIO

IL RIFUGO EMILIO QUESTA

IL PROGETTO PER IL NUOVO RIFÙGIU QUESTA

I DETTAGLI TECNOLOGICI DEL RIFUGIU

DAL LAGO DELLE PORTETTE AL PIANO DEL VALASCO

L’ITINERARIO

CONCLUSIONI

BIBLIOGRAFIA

Bibliografia:

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