Architettura Vernacolare del XXI secolo in Val d'Ossola = 21st-Century Vernacular Architecture in Val d'Ossola

La presente tesi indaga il potenziale dell'architettura vernacolare come modello progettuale capace di rispondere alle sfide del XXI secolo, proponendosi come alternativa virtuosa a un’architettura convenzionale spesso inadeguata e caratterizzata da un uso dissoluto delle risorse. Partendo dalla definizione di architettura vernacolare proposta da Paul Oliver e da un'analisi delle sue caratteristiche fondamentali, tra cui l’uso efficiente delle risorse locali, la centralità del ruolo dell’utenza e la sinergia tra ambiente costruito e contesto naturale, la ricerca indaga come questi principi possano essere reinterpretati in chiave contemporanea. In questa prospettiva, emerge l’importanza di valutare sia i meriti che i limiti dell’architettura vernacolare, in una visione dinamica della tradizione che da sempre si ibrida ed evolve attraverso scambi culturali e l’introduzione di innovazioni, adattandosi alle esigenze del presente. La scelta di concentrarsi sulla Val d’Ossola nasce dalla necessità di radicare il progetto in un contesto specifico, inteso come sistema integrato di territorio, storia che lo ha modellato, cultura che lo permea e comunità che lo vive. In questo territorio, segnato dall’abbandono ma custode di un prezioso patrimonio architettonico tradizionale, sta crescendo il fenomeno del neoruralismo: un ritorno consapevole alle aree rurali che suggerisce un ripensamento del modello abitativo contemporaneo in linea con i principi di un’architettura vernacolare del XXI secolo. Il processo progettuale ha avuto inizio con un’approfondita conoscenza del territorio, sviluppata attraverso l’esperienza diretta in cantiere presso il villaggio laboratorio di Ghesc, dove la pratica delle tecniche costruttive tradizionali locali si è integrata con le metodologie contemporanee della bioedilizia. La successiva esplorazione delle numerose frazioni disabitate guidata dalla sapienza di architetti, artigiani e abitanti locali, ha portato a una classificazione dei manufatti edilizi analizzati e alla successiva selezione dell’oggetto del progetto: Casa Šcròsa. La fase preliminare del progetto ha previsto la definizione di un modello abitativo fondato sul coinvolgimento attivo e consapevole degli abitanti dalla fase di ideazione alla gestione, in una condivisione di valori, risorse e responsabilità. Parallelamente, è stato necessario un ripensamento del concetto di comfort in relazione a quello di adattamento dell’utente e ai principi della progettazione bioclimatica. La scelta dei materiali e delle tecniche costruttive è stata invece l’esito di un bilancio tra diversi fattori. Da un lato, si è puntato sull’uso ottimale di materiali naturali, grazie a una conoscenza approfondita delle loro proprietà, privilegiando soluzioni a bassa energia incorporata. Dall’altro, si è integrato l’impiego mirato di materiali ad alta intensità energetica, utilizzati solo laddove indispensabili per garantire buoni livelli prestazionali o in risposta a determinati requisiti. Infine, la valutazione dell’ecocompatibilità del progetto, condotta attraverso il metodo Life Cycle Assessment, ha permesso di quantificare l’impatto ambientale dei materiali e dei componenti edilizi in termini di energia primaria totale impiegata (PEI) e di potenziale di riscaldamento globale (GWP). L’analisi ha rivelato punti di forza e criticità, fornendo spunti utili per affinare le strategie progettuali e tracciare nuove direzioni per un’Architettura Vernacolare del XXI secolo.