Ramona Burlacu
Riuso urbano : architettura e innovazione sociale = Urban reuse : architecture and social innovation.
Rel. Matteo Robiglio. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2013
Abstract: |
La ricerca in oggetto prende forma dalla volontà di affrontare durante questa fase conclusiva del mio percorso di formazione nella facoltà di architettura un argomento che rispecchiasse il mio interesse per la città come forma di espressione del dialogo tra architettura e società, e quindi di osservare le potenzialità e la disponibilità dei tessuti urbani di essere reinterpretati e trasformati, adattandosi ai comportamenti e all’evoluzione della società. Osservando le attuali dinamiche dei contesti urbani, le continue trasformazioni del tessuto fisico e sociale, si apre una riflessione sulla questione del riuso urbano come condizione di opportunità ma anche come necessità per uno sviluppo creativo e sostenibile della città. L’interesse per il riuso urbano nasce per due motivazioni principali. Il primo aspetto riguarda le attuali condizioni di crisi ambientale ed economica, che incidono sulle modalità di pensare lo sviluppo urbano, orientando il progetto contemporaneo sempre di più verso strategie di riuso e riciclo, riproponendo la reinterpretazione di una pratica già sperimentata anche nell’antichità. Osservando le tendenze espansive della città contemporanea risulta evidente che le nuove urbanizzazioni si sviluppano parallelamente alla produzione continua di scarti urbani, vuoti dell’abbandono o del residuo, che alimentano i territori e generano degrado urbano. In questo contesto risulta fondamentale reinterpretare queste risorse inutilizzate come materiale disponibile per definire gli scenari urbani futuri, più sostenibili e creativi. La seconda motivazione riguarda la possibilità di favorire lo sviluppo di pratiche di riuso urbano anche in ambito rumeno, là dove non esiste una cultura del riuso consolidata nonostante il grande potenziale delle risorse urbane disponibili, e dove gli “scarti urbani” - spazi industriali dismessi - vengono generalmente affrontati attraverso la demolizione per costruire nuove città, oppure vengono ignorati e abbandonati per anni in condizioni gravi di degrado urbano nelle sue varie forme. L’approccio che si propone attraverso questa ricerca è quello di un riuso urbano alimentato dalla creatività e dalla partecipazione attiva della società, più responsabile del proprio ambiente di vita, un riuso in grado di definire nuove relazioni tra gli spazi urbani in disuso e la componente sociale. Sono sempre di più i vuoti urbani, le aree dismesse, gli edifici abbandonati o sottoutilizzati che descrivono la morfologia dei territori urbani contemporanei. Nello stesso tempo risulta sempre più evidente la mancanza di risorse per avviare interventi di riqualificazione, generando tempi di attesa sempre più lunghi e il progressivo degrado delle risorse inutilizzate, incidendo in modo negativo sulla qualità di vita dei rispettivi contesti urbani. In base a queste considerazioni si apre una riflessione sulla possibilità di favorire lo sviluppo di iniziative dal basso di riappropriazione dei vuoti e di riuso creativo degli scarti urbani. Si pensa che lasciando maggior spazio alla sperimentazione, investendo nella creatività e nelle energie sociali locali, si possono sviluppare iniziative innovative di riuso urbano che possono contribuire in modo efficiente, anche solo temporaneamente, allo sviluppo urbano locale. In questo senso, il riuso degli “spazi in attesa” diventa “occasione di sostenibilità ambientale, ma anche occasione di innovazione sociale”1 nella misura in cui vengono restituiti alla città luoghi abbandonati o degradati attraverso iniziative che coinvolgono attivamente la cittadinanza nelle attività che reinventano il loro utilizzo. La prima parte della ricerca è dedicata a definire un quadro generale delle realtà urbane contemporanee, approfondendo concetti come sprawl urbano, dismissione e abbandono, scarti urbani intesi come problema-opportunità. Si propone inoltre di sottolineare la necessità di ripensare i modelli di sviluppo urbano, orientandosi sulla reinterpretazione del contenuto esistente della città, attraverso il riuso e la valorizzazione delle risorse urbane disponibili. In base a queste considerazioni, i luoghi dell’incertezza urbana assumono doppia importanza, in quanto generatori di degrado della qualità urbana ma anche risorsa principale per le trasformazioni future e lo sviluppo urbano. Nella seconda parte si propone un approfondimento della pratica del riuso come strumento per il progetto contemporaneo, cercando di definire gli spazi urbani del riuso, le possibili strategie di intervento e la possibilità di innovare il processo. Dato che la strategia del riuso e del recupero di spazi dismessi, soprattutto di spazi industriali, è stata ampiamente dibattuta e sperimentata negli ultimi decenni, ci si interroga su cosa si può imparare dalle esperienze precedenti, su quali sono gli elementi di novità presentati delle esperienze più recenti, e soprattutto ci si chiede in che misura è possibile e opportuno favorire lo sviluppo di iniziative dal basso, lasciando maggior spazio alla sperimentazione. Utilizzare l’esistente come risorsa per le trasformazioni urbane presuppone una buona conoscenza delle risorse disponibili, delle loro caratteristiche e delle potenzialità di trasformazione che presentano. Di conseguenza abbiamo cercato di individuare le risorse urbane che presentano opportunità di riuso, realizzando una possibile classificazione. Si distinguono due macrocategorie in cui possono essere suddivisi gli spazi urbani del riuso: i vuoti urbani - spazi residuali, marginali degradati - e rispettivamente le strutture costruite dismesse o sottoutilizzate, nella maggior parte spazi industriali dismessi. In base alla tipologia degli spazi, alle caratteristiche specifiche ma anche alle condizioni in cui si trovano, vengono individuati le possibili strategie di intervento. Esiste una vasta gamma di possibili azioni di interveto sulle strutture dismesse, a partire da interventi minimi di sistemazione degli spazi interni alla radicale trasformazione. In alcuni casi attraverso la riattivazione degli spazi viene colta l’occasione di costruire nuove architetture dentro, sopra, accanto le strutture oggetto dell’intervento. In questo caso viene studiata una possibile relazione tra vecchio e nuovo, la pratica del riuso presentandosi come “massimo generatore di creatività” , in grado di tenere insieme “memoria e innovazione”, di re interpretare l’esistente senza rinunciare al nuovo. Abbiamo dunque esemplificato alcune possibili strategie di intervento, cercando allo stesso tempo di individuare le possibili tipologie di strutture che si prestano a queste trasformazioni. Una seconda distinzione può essere fatta in base alle tecniche utilizzate per la realizzazione di questi interventi, distinguendo tra interventi high tech e quelli low tech. All’interno del nostro discorso attraverso cui si vuole far riflettere sul potenziale rappresentato dalle iniziative dal basso nella realizzazione di interventi di riuso, diventano interessanti le tecniche leggere, a basso costo, che possono generare esperienze di autocostruzione e auto recupero oppure processi innovativi di progettazione e costruzione partecipata. Nella parte conclusiva del secondo capitolo abbiamo aperto una riflessione e un approfondimento riguardo alla costruzione del processo e alla possibilità di innovazione, favorendo nuove sinergie e nuove forme di cooperazione tra i vari attori coinvolti, basate sul principio della sussidiarietà orizzontale, e lasciando maggior spazio alla sperimentazione. Si fa riferimento dunque alla possibilità di cogliere l’occasione del riuso urbano creativo come occasione di innovazione sociale nella misura in cui, attraverso il sostegno di iniziative dal basso, la società può essere coinvolta attivamente nella realizzazione del progetto, l’iniziativa di riuso diventando catalizzatore sociale anche nella fase di cantiere e non solo dopo. Si assiste dunque alla responsabilizzazione della cittadinanza verso il proprio ambiente di vita, diventando potenziale risorsa per soluzioni creative. Si nota inoltre la possibilità di offrire risposte immediate alle esigenze locali attraverso la sperimentazione di progetti di riuso temporaneo, che possono diventare progetti duraturi se si mostrano adeguati ed efficienti. La strategia del riuso temporaneo può generare interventi di rigenerazione del tessuto urbano fisico e sociale non previsti dalla pianificazione tradizionale ed offre l’opportunità di restituire alla città gli spazi dismessi o in attesa di grandi trasformazioni, anche solo per brevi periodi, dando nascita ad iniziative creative che si presentano generalmente come catalizzatori sociali. Un ruolo chiave nella riattivazione temporanea del tessuto urbano e sociale lo rappresenta l’arte e la cultura, possibili strumenti per lo sviluppo locale creativo e sostenibile. Nella terza parte della tesi si propone l’analisi di alcuni casi studio, esperienze e buone pratiche di riuso urbano creativo in ambito europeo, guardando con particolare attenzione a interventi sviluppati dal basso e al contributo che tali iniziative hanno dimostrato per lo sviluppo urbano. Si tratta di interventi che hanno dimostrato la possibilità di valorizzare le risorse locali, materiali e sociali, individuando nuove connessioni tra le opportunità garantite dalla disponibilità degli spazi da riutilizzare e le esigenze della società. I casi studio selezionati fanno riferimento principalmente a due categorie di spazi del riuso: vuoti urbani occupati temporaneamente per garantire nuovi spazi di aggregazione sociale o servizi di quartiere, e rispettivamente spai costruiti dismessi o in attesa di grandi trasformazioni, in particolar modo spazi industriali, che si offrono disponibili per iniziative di riuso temporaneo o duraturo. Elemento innovativo comune di queste esperienze lo rappresenta la collaborazione tra i vari attori coinvolti ed la partecipazione attiva della società nella progettazione o costruzione del progetto. Si nota il contributo che queste esperienze hanno avuto nello sviluppo locale, attraverso il recupero degli spazi dismessi, con azioni trasformative più o meno spinte, favorendo, oltre al miglioramento della qualità urbana, la coesione sociale ed in alcuni casi occupazione lavorativa. L’analisi dei casi studio viene realizzata prendendo in considerazione una serie di aspetti tra cui: gli spazi del riuso (tipologia e caratteristiche), la costruzione del processo (attori coinvolti e forme di collaborazione), strategie di intervento, innovazione sociale, sostenibilità ambientale e sostenibilità economica. L’ultima parte della tesi è dedicata a definire un quadro generale sulla questione del riuso urbano in Romania, riflettendo sulla possibilità di applicare le buone pratiche dei casi studio analizzati in precedenza ed interrogandoci in che misura è possibile e opportuno favorire la sperimentazione di iniziative dal basso per valorizzare gli spazi urbani inutilizzati e per migliorare la qualità urbana. Mentre nel contesto europeo lo sviluppo urbano è orientato sempre di più verso pratiche di riuso e trasformazione dell’esistente, in ambito rumeno questa pratica risulta ancora poco sperimentata. Si nota dunque un enorme potenziale non valorizzato delle risorse urbane disponibili. Gli spazi industriali dismessi, così come nella maggior parte delle città europee, rappresentano la principale risorsa disponibile per future trasformazioni. Mentre negli altri paesi questi spazi hanno generato progetti innovativi e grandi trasformazioni urbane, essendo oggetto di studio negli ultimi decenni, in ambito rumeno non si è ancora consolidata una cultura del recupero di questi spazi. La dismissione e l’abbandono di strutture industriali viene generalmente affrontata con la demolizione, per costruire a loro posto nuove città. La tendenza di guardare con interesse a questi “ruderi della modernità” non tanto per il loro potenziale di trasformazione e per l’importanza che potrebbero rappresentare per l’identità urbana dei contesti in cui si trovano, ma soprattutto per l’elevato costo dei terreni che occupano (spesso in posizione favorevole all’interno della città) diventa problematica per due principali ragioni. In primo luogo perché si assiste ad un processo di cancellazione e distruzione dell’identità urbana e della memoria di questi luoghi, e in secondo luogo perché negli ultimi anni la crisi economica ha bloccato la realizzazione degli interventi previsti, i progetti rimanendo spesso sulla carta mentre i territori sono segnati di grandi vuoti urbani rimasti in seguito alle demolizioni. Vista la mancanza di finanziamenti e l’impossibilità di realizzare grandi progetti immobiliari o grandi progetti di recupero e trasformazione costosi di queste strutture si pensa di poter sperimentare pratiche di riuso creativo a basso costo, alimentato da iniziative dal basso. Si aprono due scenari diversi: il primo si riferisce al riuso creativo dal basso come alternativa ai processi tradizionali, consentendo di ridurre al minimo gli investimenti iniziali, di rendere gli spazi disponibili fin da subito e consentendo uno sviluppo progressivo degli interventi. Il secondo fa riferimento alla possibilità di sperimentare iniziative di riuso temporaneo, in grado di restituire questi spazi alla società anche per periodi determinati, evitando un ulteriore degrado delle strutture o la loro demolizione che spesso genera nuove ferite nei territori urbani - grandi vuoti urbani, luoghi di incertezza e degrado. Si pensa dunque che imparando dalle buone pratiche e lasciando maggior spazio alla sperimentazione si potrebbe favorire lo sviluppo di iniziative di riuso creativo anche in ambito rumeno, immaginando scenari urbani più sostenibili e creativi. |
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Relatori: | Matteo Robiglio |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | A Architettura > AO Progettazione U Urbanistica > UK Pianificazione urbana |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/3447 |
Capitoli: | Introduzione Parte I Riuso urbano e sviluppo creativo della città Consumo di suolo Scarti urbani: spazi indecisi / spazi opportunità Parte II Riuso urbano e innovazione sociale Spazi urbani del riuso Strategie di intervento Modalità di processo Parte III Casi studio Riuso creativo di vuoti urbani Riuso creativo di architetture dismesse Parte IV Riuso di spazi industriali dismessi in Romania Quadro generale Alcune esperienze Considerazioni. Scenari urbani futuri Bibliografia |
Bibliografia: | Sara Marini, Nuove Terre. Architetture e paesaggi dello scarto, Quodlibet Studio, Macerata, 2010 Sara Marini, Architettura parasita. Strategie di riciclaggio per la città, Quodlibet Studio, 2009 Gilles Clement, Manifesto del Terzo Paesaggio, Quodlibet, Macerata, 2005 M. Augè, Rovine e macerie. Il senso del tempo, Bollati Boringhieri, Torino, 2004 Zygmunt Bauman, Vite di scarto, Laterza, Roma, 2005 Bernardo Secchi, Un problema urbano: l’occasione dei vuoti, in “Casabella”, n.503, 1984 Bernardo Secchi, Gli elementi di una teoria della modificazione, in “Casabella” n. 524, 1986 Vittorio Gregotti, Architettura come modificazione, in “Casabella” n.498, 1984 Rem Koolhaas, Junkspace. Per un ripensamento radicale dello spazio urbano, Quodlibet, Macerata, 2006 E. Dansero, G. Giaimo, A. Spazianet (a cura di), Se i vuoti si riempiono. Aree industriali dismesse: temi e ricerche, Alinea, Bologna, 2000 Paolo Portoghesi, Riuso dell’architettura, in “Materia”, n. 49, 2006 Caldarola Mimma, Il riciclaggio urbanistico. Reinterpretazione per il riuso, in “Equilibri” IV, 2000 WWW/FAI, Rapporto Terra rubata. Viaggio nell’Italia che scompare, 2012 Censis/Ance, Rapporto Un piano per la città, 2012 Arturo Lanzani, Basta consumo di suolo, in “Il Giornale dell’Architettura”, numero 102, Febbraio 2012 Matteo Robiglio, Antisprawl!, in “Il Giornale dell’Architettura”, numero 102, Febbraio 2012 Eduardo Salzano, Sull’aberrante consumo di suolo, in “Il Giornale de 11’Architettura”, n.103, Marzo 2012 Laura Elisabetta Malighetti, Recupero edilizio. Strategie per il riuso e tecnologie costruttive, Il sole 24 Ore, 2011 Pippo Ciorra, Sara Marini (a cura di), Catalogo Re-cycle. Strategie per l’architettura, la città, il pianeta, Mondadori Electa 2011 Paolo Cottino e Paolo Zeppetella, Creatività, sfera pubblica e riuso sociale degli spazi, CITALIA, 2009 Paolo Cottino, Reinventare il paesaggio urbano. Approccio di politiche e place - making, in “Rivista ricerche per la progettazione del paesaggio”, Firenze, 2009 Richard Florida, Cities and the creative class, Routledge, 2005 F. Haydn, R. Temei, Temporary urban spaces: concepts for the use of the city spaces, Birkhauser, Basilea, 2006 Studio Urban Catalyst, Urban Catalyst, strategies for temporary uses -potential for development of urban residual areas in European metropolises, 2003 Liviu Chelcea, Bucurestiul postindustrial - memorie, deindustrializzare si regenerare urbana, Polirom, Bucarest, 2008 Irina Iamandescu, Patrimoniul industriai ca resursa, Zeppelin, 2011 www.temporiuso .org www.impossibleliving.com www.spaziindecisi.it www.manifetso2020.com www.convertiblecity.de www.reduce-reuse-recycle.de www.urban-reuse.eu www.audis.it www.spatialagency.net www.urbancatalyst.net www.urbantactics.org www.estonoesunsolar.wordpress.com www.spaziogrisu.org www.mataderomadrid.or www.lafriche.org www.torredavid.com www.laboratoridalbasso.it www.waiting-spaces.simultan.org www.rezistentaurbana.net www.observatorulurban.ro www.industrial-heritage.ro |
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