Lucrezia Fontana
"Sapori Progettati: I Piatti della Tradizione come prodotti di design" = "Designed Flavours: Traditional Dishes as design products".
Rel. Cristian Campagnaro. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Design E Comunicazione, 2024
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Abstract: |
Il presente elaborato nasce dalla volontà di voler indagare le dinamiche che si trovano dietro la creazione e la realizzazione di alcuni cibi della tradizione culinaria italiana. Questi si collocano in quell’ambito che potremmo definire come cultura popolare, poiché la cucina rappresenta le tradizioni, i costumi e lo stile di vita di una comunità, in particolare delle classi meno abbienti, che per secoli hanno contribuito a definire l'identità gastronomica del Paese. In relazione a questa concezione popolare le ricette tradizionali, infatti, sono state tramandate oralmente di generazione in generazione, rendendo la cucina un vero patrimonio culturale collettivo. Ma al contempo si può parlare anche di food design, rientrando nel caso analizzato nel dominio del design del cibo, intendendo con questo come il cibo venga prodotto, distribuito, consumato e progettato ed includendo anche il legame con l'ambiente, i metodi di coltivazione e produzione, i fattori economici e psicologici. Partendo da queste considerazioni si vuole mettere in evidenza l’idea di partenza che esista una dimensione progettuale e di design (inconscio e inconsapevole1) che chi realizzava quei piatti ha messo in atto in passato; la domanda di partenza è stata quella di se e a che titolo considerare questi piatti di tradizione popolare come prodotti di design; analizzando 50 casi studio di prodotti alimentari su scala nazionale sono emersi una serie di temi comuni tra cui i collegamenti con i contesti socio-antropologici o politici, un uso intelligente delle risorse che comprende la loro disponibilità o meno, la loro salvaguardia o ottimizzazione, ma anche l’utilizzo di scarti, l’arricchire prodotti poveri e la disponibilità delle risorse tecnologiche per realizzare i piatti, che hanno dato un’iniziale conferma dell’ipotesi precedente. Ma per avvalorare e corroborare l’affermazione positiva ulteriormente, i casi studio sono stati riletti seguendo diversi filoni quello del design anonimo, in quanto non si conosce chi ha progettato quegli alimenti, quello del design per i beni culturali, perché il cibo ha un forte valore culturale per il legame che instaura con il territorio, le sue tradizioni e la comunità e quello del design per l’innovazione sociale, poiché il cibo è legato ad una dimensione di cambiamento all’interno di una comunità in tema di accessibilità, accesso alle risorse e miglioramento del benessere collettivo, per dimostrare come anche i piatti della tradizione rispondendo a determinate esigenze e specificità appartenenti all’ambito della progettazione, possano essere considerati atti di design. 1.??Con inconscio e inconsapevole ci si riferisce al fatto che chiunque si trovasse a creare dei piatti lo faceva con una certa intenzionalità ma senza rendersi conto di stare effettuando un vero e proprio atto di progettazione, con lo scopo di produrre un prodotto che funzionasse e rispondesse a determinate esigenze |
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Relatori: | Cristian Campagnaro |
Anno accademico: | 2024/25 |
Tipo di pubblicazione: | Elettronica |
Numero di pagine: | 88 |
Soggetti: | |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Design E Comunicazione |
Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea > L-04 - DISEGNO INDUSTRIALE |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/33771 |
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