Vincenzo Ludovico
Valutazione e test preliminari delle tecnologie di trattamento delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nei percolati di discarica. = Evaluation and preliminary testing of technologies for the treatment of perfluoroalkyl substances (PFAS) in landfill leachate.
Rel. Tonia Tommasi. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Ingegneria Chimica E Dei Processi Sostenibili, 2022
Abstract: |
Le sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) sono un ampio gruppo di composti organofluorurati che comprende oltre 4.700 sostanze sintetiche che dalla metà del XX secolo sono state ampiamente utilizzate nei prodotti commerciali e industriali grazie alle loro proprietà fisiche e chimiche uniche, come la resistenza all'umidità, al calore e alle macchie. Di recente, un numero crescente di prove scientifiche ha sollevato preoccupazioni in merito alla minaccia rappresentata per la salute umana e animale dai residui di PFAS nell'ambiente. Si tratta di sostanze organiche composte da una catena alchilica fluorurata, cioè da una catena di atomi di carbonio (in numero variabile, da 4 a 16) legati ad atomi di fluoro. Grazie alla loro simultanea natura idro e oleofobica, i PFAS sono utilizzati per produrre imballaggi alimentari, tessuti e pellami. I più noti sono acidi, come l’acido perfluoroottanoico (PFOA, noto anche come C_8) e l’acido perfluoroottansolfonico (PFOS). Per il loro elevato peso molecolare e la complessità della struttura, risultano essere sostanze resistenti a svariate reazioni chimiche. A causa dell'elevata solubilità in acqua, i PFAS sono altamente mobili nell'ambiente, attraverso il suolo e l'acqua, contaminando le acque superficiali, sotterranee e il terreno adiacente; pertanto, data la loro ubiquità, è difficile isolarli e scomporli nei loro elementi principali. Al termine della vita utile dei prodotti contenenti PFAS, molti di questi vengono conferiti in discarica. Da qui, la scoperta della presenza dei PFAS nei percolati di discarica. Le tecniche di trattamento dei PFAS si dividono in: tecniche distruttive e tecniche non distruttive. Le tecnologie distruttive generalmente includono processi chimici in grado di trasformare e degradare i PFAS, mentre le tecnologie non distruttive si basano su processi fisici che rimuovono i PFAS dai siti inquinati ma non ne alterano la struttura chimica. Le tecniche di abbattimento dei PFAS utilizzate nella sperimentazione sono l’ozonizzazione e la sonolisi e si focalizza l’attenzione su un’ulteriore tecnica che prevede la combinazione delle due, chiamata “sonozone”. Verranno analizzati i dati relativi ai percolati su cui sono state condotte le sperimentazioni e si valuterà il grado di abbattimento dei PFAS nei percolati. In particolare, la tecnica che ha avuto la migliore performance è la sonozone in cui si sono avuti abbattimenti dei PFAS a catena lunga maggiori del 95% a discapito però di un aumento dei PFAS a catena corta. |
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Relatori: | Tonia Tommasi |
Anno accademico: | 2022/23 |
Tipo di pubblicazione: | Elettronica |
Numero di pagine: | 81 |
Informazioni aggiuntive: | Tesi secretata. Fulltext non presente |
Soggetti: | |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Ingegneria Chimica E Dei Processi Sostenibili |
Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-22 - INGEGNERIA CHIMICA |
Aziende collaboratrici: | Azzurra srl |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/24089 |
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