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Dallo spazio urbano all'underground = From urban space to underground : studio per un modello di città sotterranea a Seoul

Chiara Bernardi

Dallo spazio urbano all'underground = From urban space to underground : studio per un modello di città sotterranea a Seoul.

Rel. Michele Bonino, Liliana Bazzanella, Marco Bruno. Politecnico di Torino, Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione), 2010

Abstract:

Questo progetto nasce all'interno di una design unit svolta nell'autunno del 2008 a Torino, in seguito ad una collaborazione tra Politecnico di Torino e Konkuk University di Seoul. Entrambe le scuole di architettura sono state chiamate a riflettere alle diverse scale su un'area situata all'interno della città di Seoul, interessata da un importante processo di trasformazione.

Dopo una prima fase in cui si è cercato di conoscere Seoul, o più in generale la Corea del sud, abbiamo sviluppato un masterplan sull'area in oggetto. In seguito alle questioni generate dalla prima parte di lavoro, è parso subito chiaro come questa prima deadline non fosse il nostro punto di arrivo, ma lasciasse spazio a una serie di questioni aperte, da approfondire successivamente. Le tematiche peculiari del sito, ma non necessariamente circoscrivibili in esso, le ritroviamo infatti in tutta la città ; da qui il tentativo, un pò ambizioso, ma senza la pretesa di proferire verità assolute, di allargare leggermente il nostro sguardo e andare ad affrontare studi che vadano ad abbracciare l'intera area urbana, per poi tornare sull'area circoscritta ma solamente come campo di esercizio progettuale. Trattandosi di una realtà fisicamente e culturalmente distante non sarebbe stato possibile, anche per la carenza di materiale, capirla a fondo con un semplice sguardo da lontano; la conoscenza rimane infatti, presupposto necessario per poter agire sul territorio dato che «la maggior parte della superficie della terra è un immenso deposito di segni consapevolemente lasciati da chi ci ha preceduto». Solo un approccio da vicino ci avrebbe, quindi, permesso di aprirci ad un dialogo progettuale e culturale e di non limitarci ad una mera imposizione di propri saperi pre-acquisiti.

Nei mesi di aprile e maggio, il soggiorno in Corea, ci ha, così, permesso di entrare in contatto con questa realtà, così diversa, a tratti molto chiusa e quasi ostile verso l'occidentale, ma al tempo stesso sempre estremamente rispettosa e curiosa di capire quel mondo da loro stessi considerato, per ragioni storiche, principale modello di sviluppo. Questo dualismo culturale e sociale, apparentemente incoerente, si riflette anche nella conformazione della città stessa, determinando importanti dicotomie quali globale/locale, antico/ nuovo, pubblico/privato, generatrici di quel caos, nonostante tutto, ordinato percepibile in tutta Seoul. Tutto ciò deriva dall'essere una città recente per come si presenta oggi, ma non senza una sua storia, anche se ripetutamente intaccata dai numerosi conflitti e che solo a partire dalla fine degli anni '60, ha definitivamente reinventato se stessa con una elevatissima velocità di sviluppo. Causa e conseguenza al tempo stesso di questo, è una generale deregolamentazione, fatta eccezione per alcuni city masterplan, principalmente indicazioni di massima sull'uso del suolo, evidente nella molteplicità delle megalopoli asiatiche «forse perché prive di proposte di organizzazione convincenti, o forse perché non in grado di dominare l'ossessione della crescita da cui sono invase». Ne consegue un'organizzazione spontanea autoregolata da un volere comune ma anche, e soprattutto, da leggi di mercato consolidate, accettate dalla collettività. Proprio questa adesione silenziosa, nasce dai desiderio generalizzato di mostrarsi al mondo come world city, diventando però, come direbbe Gregotti, una «città costruita come accumulazione di oggetti costipati e inessenziali in competizione: sempre più grandi, sempre più in alto, non per raggiungere il cielo ideale dell'universo ma per battere in altezza il vicino», e ha portato, con processi difficilmente comprensibili anche dalla città stessa, alla mutevole conformazione attuale, priva di forma ma solo apparentemente, in quanto, infatti, Italo Calvino ci ricorda che «il catalogo delle forme è sterminato: finché ogni forma non avrà trovato la sua città, nuove città continueranno a nascere. Dove le forme esauriscono le loro variazioni e si disfano, comincia la fine delle città». E' questa, forse, la più grande contraddizione di Seoul: non avere una forma riconoscibile e consolidata nel nostro immaginario, ma produrne una continua molteplicità. «Queste città, infatti, con i loro fili telegrafici e i loro gas di scarico, con il loro rumore e la loro polvere, con il loro formicolante andirivieni, con il loro groviglio di architetture e le loro innovazioni che ogni dieci anni trasformano completamente il loro

volto, sono gigantesche officine di forma; esse, però in quanto città non possiedono alcuna forma». [...]

Relatori: Michele Bonino, Liliana Bazzanella, Marco Bruno
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GD Estero
U Urbanistica > UK Pianificazione urbana
Corso di laurea: Corso di laurea specialistica in Architettura (Costruzione)
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2125
Capitoli:

1.PREMESSA

2.SEOUL:soul of Asia

introduzione

nascita e sviluppo di una megalopoli

3.VUOTO:Apologia dello spazio urbano

introduzione

il vuoto nella storia della città occidentale

evoluzione storica

spazio della localizzazione

spazio della estensione

spazio della dislocazione

spazio urbano: un vuoto pieno di significati

vita e morte dello spazio urbano

il progetto del vuoto: casi a confronto

vuoto come assenza

vuoto come sottrazione

vuoto come possibilità

conclusioni: un dibattito aperto

bibliografia

lo spazio urbano in una città senza forma

vuoti residuali nel tessuto consolidato

4.TALK:Discussioni sul tema a Seoul

lo spazio pubblico: una questione irrisolta

testimonianza: A Ram Kim, studentessa Konkuk univ.

5.VUOTI IPOGEI:Un vuoto a più livelli

l'underground come valore aggiunto

l'urbanistica sotterranea di Edouard Utidjian da Henard a Maymont: progetto di città sotto la Senna

le città sotterranee di Montreal e Tokyo

caratteristiche di una città sotterranea

conclusioni

bibliografia

Seoul città sotterranea

vuoti ipogei

spazio urbano vs underground

apologia dello spazio urbano o del sistema urbano?

connessioni attuali tra i due mondi

6.TTUKSEOM:Ritorno all'area di progetto

learning from Ttukseom

land use

sistema dei vuoti / verde / infrastrutture / flussi

visual project: Ttukseom flaneurism

primi progetti per l'area

Avoidin' density

Ttukseom masterplan

proposta progettuale: why not below? why below? how below? elaborati di progetto

7.CONCLUSIONI

8 BIBLIOGRAFIA GENERALE

Bibliografia:

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Sitografia

wwwjvorossi.it Intervento di Aurelio Galfetti su La città contemporanea www.architettura.supereva.it/coffeebreak , Saggio, II Vuotometrico www.archphoto.it/images/accademia/Purini, Franco Purini, Questioni di paesaggio www.urbancenterbologna.it, Le città degli altri - Spazio pubblico e vita urbana nelle città dei migranti

tesi di laurea

Progetto di rifugio ipogeo per una riqualificazione integrata del Montebracco. Maurizio Marinone, rel. Nuccia Maritano Comoglio

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