Sperimentazione di tecnologie per la deplastificazione del compost = Testing of technologies for compost deplastification

Il lavoro di tesi riguarda una attività sperimentale volta all’individuazione di tecnologie che permettano di ridurre la quantità di plastica presente nel compost. Il compostaggio è un processo industriale che porta alla trasformazione dei rifiuti organici biodegradabili in compost, prodotto utilizzabile come fertilizzante per la coltivazione dei terreni agricoli o per il recupero ambientale, poiché ricco di nutrienti fondamentali come azoto, fosforo e potassio, evitandone quindi così lo smaltimento in discarica con evidenti conseguenze positive per l’ambiente e l’inquinamento Uno studio del 2020 svolto dal CIC (Consorzio Italiano Compostatori), in collaborazione con il COREPLA (consorzio italiano che si occupa invece del recupero degli imballaggi in plastica), ha dimostrato che negli ultimi anni è aumentata la quantità di bioplastiche compostabili usate nella raccolta degli scarti da cucina, così come anche sono aumentati i quantitativi di plastica tradizionale erroneamente conferiti nell’umido. Questo secondo aspetto comporta un peggioramento della qualità del compost prodotto, che già in termini di mercato soffre di alcune criticità legate allo scarso valore economico, rapportato ad una scarsa conoscenza del prodotto e dei benefici annessi al suo utilizzo. La tesi ricade nell’ambito del progetto europeo di ricerca e sviluppo “SICOMPOSTA”, che si propone appunto di incrementare il valore economico e la qualità del compost, ed è stata svolta in collaborazione con l’impianto di compostaggio G.A.I.A. SpA e l’azienda TOSO Srl, la quale si è occupata della progettazione e realizzazione della macchina deplastificatrice; le finalità del presente elaborato sono state quindi quelle di analizzare il grado di impurità presente nel compost prodotto da G.A.I.A., testare l’efficacia del prototipo di macchina deplastificatrice, riportarne i risultati ottenuti e proporre in fine una soluzione impiantistica efficace. Dopo quindi una fase preliminare di campionamento e analisi (granulometrica e merceologica), è stato possibile individuare innanzitutto le dimensioni e la composizione del materiale oggetto di studio. Fatto ciò, è stata condotta una indagine di mercato per valutare, allo stato dell’arte, le soluzioni già adottate e disponibili sul mercato; dopodiché, si è proceduto alla realizzazione di un nastro trasportatore a rete metallica che, tramite l’utilizzo di rulli sbattitori in grado di far “sobbalzare” la rete, ha consentito di recuperare materiale fine e pulito, caduto attraverso i fori della rete, separandolo così dalle impurità. I risultati ottenuti sono stati soddisfacenti e hanno dimostrato che circa l’86% del materiale recuperato è costituito da compost pulito e da bassissime percentuali di sostanze indesiderate. Tuttavia, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati dal progetto, l’utilizzo di tale prototipo non è pienamente sufficiente: infatti, una volta inserita all’interno della linea di raffinazione dell’impianto di G.A.I.A., la soluzione impiantistica proposta consiste nell’utilizzare oltre al nastro a rete metallica anche un separatore aeraulico e una tavola densimetrica per completare la pulizia del compost finale, eliminando quindi anche altre sostanze come il vetro e le plastiche non ancora rimosse.