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Esplosioni di polveri di lana nell’industria tessile = Dust explosions in textile industry: a wool dust explosion study.

Tommaso Tosti

Esplosioni di polveri di lana nell’industria tessile = Dust explosions in textile industry: a wool dust explosion study.

Rel. Luca Marmo, Enrico Danzi. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Ingegneria Chimica E Dei Processi Sostenibili, 2021

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Abstract:

Le esplosioni di polveri in ambienti industriali sono antiche quanto l’industria stessa: i primi documenti che trattano di questo fenomeno, infatti, sono coevi alla prima rivoluzione industriale. Questo problema è reso più grave dal fatto che anche polveri apparentemente innocue, come farina o zucchero, possono, in presenza di opportune condizioni, deflagrare anche in maniera violenta causando danni a persone ed apparecchiature. Il parametro principale che caratterizza una polvere è il diametro delle particelle che la compongono infatti, al diminuire di quest’ultimo, aumenta la loro superficie esposta per unità di volume e dunque la facilità di innesco. Altro fattore da non trascurare è la tendenza all’aggregazione: è infatti noto che tanto più una polvere tende a formare aggregati tanto meno essa è prona all’ignizione. La pericolosità delle esplosioni di polveri non dipende tanto dall’aumento di pressione legato all’esplosione primaria quanto dalle esplosioni secondarie. Nonostante il fenomeno sia noto da tempo esso è spesso sottostimato, se non trascurato, anche dagli stessi operatori della sicurezza, come dimostra la lunga sequela di eventi incidentali ad esso correlati. Incidenti avvenuti in diverse parti del mondo, dalla metà degli anni ’80 fino agli inizi del 2000 (Harbin, Cina, 1987; Okaharu, Giappone, 1994, Malden Mills, USA, 1995) Italia compresa, (Pettinatura Italiana, Biella, Italia, 2001; Finelvo, Biella, Italia, 2001) hanno portato l’attenzione su un altro tipo di polvere, che fino a quel momento non era stata considerata pericolosa, ovvero quella formata da fibre tessili. Gli episodi sopra citati dimostrano che anche polveri di questa natura, che per le loro caratteristiche geometriche e per la loro tendenza all’aggregazione sembrerebbero apparentemente innocue, o comunque caratterizzate da una minore pericolosità, sono comunque a rischio di esplosione. La sperimentazione è stata condotta e sviluppata su differenti fasi: -analisi granulometrica delle fibre tessili, svolta attraverso l’uso di un granulometro laser allo scopo di ricavarne la PSD (particle size distribution) -una analisi microscopica delle fibre tessili, fatta allo scopo di misurare il diametro medio dei diversi campioni. -una valutazione empirica del DI (dustability index o indice di disperdibilità). -una campagna sperimentale di acquisizione dati con l’utilizzo del tubo di Hartmann e dell’apparato di Siwek da 20 litri, allo scopo di definire i parametri delle esplosioni come il Kst. Al termine della sperimentazione in sfera per la misura del Kst tutti i campioni sono stati testati nuovamente nel tubo Hartmann senza fonte di innesco allo scopo di misurare il D.I. (dustability index). Il D.I è una misura empirica della capacità di dispersione della polvere. Alla fine si è deciso di analizzare l’origine delle polveri per vedere se fosse possibile correlare l’esplodibilità dei campioni alle lavorazioni subite. Si è verificato che il rischio di esplosione di una polvere tessile fibrosa può, come nel caso delle polveri tradizionali, essere correlato sia al diametro che alla disperdibilità in aria. Si è inoltre verificata la validità del D.I. come strumento di valutazione della pericolosità di una polvere infiammabile.

Relatori: Luca Marmo, Enrico Danzi
Anno accademico: 2021/22
Tipo di pubblicazione: Elettronica
Numero di pagine: 84
Soggetti:
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Ingegneria Chimica E Dei Processi Sostenibili
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-22 - INGEGNERIA CHIMICA
Aziende collaboratrici: Politecnico di Torino
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/19879
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