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La memoria e la CoProgettazione = Memory and CoDesign

Laura Acito

La memoria e la CoProgettazione = Memory and CoDesign.

Rel. Daniela Ciaffi. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2021

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Abstract:

Ospizio, dal latino hospitíum, derivazione di hospes-pitis, ospite. Un evento felice l’arrivo di un ospite, un collegamento ad un particolare sentimento, ad una sensazione positiva, così dovrebbe essere un ospizio, un continuo scambio positivo di innovazione e di memorie. Ma la connotazione ormai negativa che il termine ospizio ha man mano ottenuto ha portato il termine a coniarsi in altre parole come casa di riposo, casa di assistenza o RSA, residenza sanitaria assistita. L’idea è quella di pensare all’ospizio come seconda casa, come casa che accompagna l’anziano al passaggio di conclusione della sua vita, al momento in cui tutte le memorie saranno concentrate in un unico grande bagaglio, i ricordi. Perché allora far ricordare anche quel posto asettico e senza colore, perché distruggere una vita intera nel frangente ultimo, è come un bel film con un finale brutto. In un momento come quello che abbiamo vissuto tutti noi, come la grande pandemia che ha colpito il mondo intero, tra i “frames” che sicuramente non dimenticheremo ci sono le facce spaventate degli anziani, le memorie che si perdevano da sole, in silenzio. Il modello privatizzato delle case di riposo è stato messo in crisi con una conseguente necessaria nuova riflessione sull’intangibile inteso come riposo, relazioni, serenità, vita da anziani, memoria, mobilità ridotta, sentimenti. Le riflessioni sull’intangibile si devono trasformare in azioni concrete nel tangibile. Le case di riposo devono pensare anche alla qualità della vita dei loro delicati ospiti, dove considerare oltre che l’ospitalità fisica, l’accoglienza psicologica. Il bello come terapia deve essere aggiunto alla lista dei farmaci e dell’assistenza fisica. Il bello è nella natura da coltivare e da usare, nelle passeggiate al sole e nell’ombra tra gli alberi, nel sorprendersi dell’imprevisto, nell’incontro con altre persone, nel coltivare un orto, nel ricordare e nel raccontare, nel vedere una scena artistica tra gli alberi. Il bello è nel sentirsi parte di un luogo, non ospite del luogo stesso. L’interrogativo è stato quello di studiare come far diventare la comunità anziani, un luogo che irradia energia, felice da vivere. Probabilmente la mia città mi ha insegnato che esiste un modo, ed è quello del tanto discusso vicinato. Il vicinato a Matera è un luogo mitico, spesso seppellito sotto una coltre di museale venerazione. Il vicinato era un luogo di vita, di vita vera, un palcoscenico in cui la comunità cresceva, viveva il proprio dramma, la propria povertà e la propria civiltà ma che al tempo stesso era un luogo di scambio, di cultura di interazione. Il Vicinato era il luogo in cui bambini e anziani vivevano insieme, costruiva la palestra di diffusione del sapere, delle relazioni feconde, del tramandarsi la saggezza e la meraviglia, luogo di scoperta e di inventiva, dell’abitare i luoghi come parte integrante di sé stessi e del proprio corpo. Nessuna dolente bellezza, ma vita, vita vera, vita degna di essere vissuta. Il grande diffusore di energie positive potrebbe essere il riportare l’ospizio di Matera li, dov’era, nel convento di Sant’Agostino. Combaciando antico e moderno, memorie e innovazione. La proposta progettuale in sintesi è un connubio con il il tema della figura di progettista, che detiene il compito di scrutatore dei processi necessari da seguire per la realizzazione di un luogo che possa essere una vera casa per gli anziani, e lo studio sociologico del processo stesso.

Relatori: Daniela Ciaffi
Anno accademico: 2020/21
Tipo di pubblicazione: Elettronica
Numero di pagine: 188
Soggetti:
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/19367
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