Concorrenza nel mercato della banda ultra larga in Italia: una analisi empirica

A seguito dell’ingresso sul mercato delle telecomunicazioni, nel 2015, di Open Fiber, operatore wholesale-only di infrastrutture di rete in fibra ottica FTTH, un dibattito che si è aperto nel mondo delle telecomunicazioni è quello se convenga, al fine di colmare il gap infrastrutturale dell’Italia nei confronti degli altri Paesi europei e il digital divide presente all’interno del territorio nazionale, favorire la competizione infrastrutturale fra questo attore e l’ex monopolista Telecom Italia (o TIM, dal 2018 in poi), oppure convenga creare una sola infrastruttura di ultima generazione, la cosiddetta Rete Unica, gestita da un unico soggetto e messa a disposizione di tutti i service provider. A favore della prima soluzione gioca la ovvia e consolidata osservazione che la concorrenza genera normalmente una competizione virtuosa che premia l’innovazione, gli investimenti e l’efficienza. Tuttavia, il contesto in cui verte oggigiorno il settore, caratterizzato, da un lato, dalla necessità di grandi e onerosi e investimenti ma, dall’altro, da pochi Incumbent privatizzati con incentivi quasi nulli ad investire in reti di ultima generazione, provoca una difficoltà intrinseca per questi attori ad affrontare l’innovazione del settore da soli in modo rapido ed efficace. Scopo della suddetta tesi sarà quello di indagare come la struttura competitiva del settore nel passato abbia inciso sulle scelte di investimento in fibra ottica dei due principali attori, Telecom Italia e Open Fiber appunto, per offrire uno spunto di riflessione utile per le decisioni future. In particolare, tramite un’analisi econometrica su un data panel ottenuto dalle Banche Dati di Telecom Italia e Open Fiber contenente gli investimenti in infrastrutture di telecomunicazioni fisse effettuati dai due operatori su 7880 comuni italiani dal 2013 al 2019, si andrà ad analizzare dal punto di vista empirico le relazioni reciproche fra l’implementazione di queste infrastrutture, per comprendere se la presenza contemporanea di due attori sul mercato abbia avuto implicazioni positive o negative sulla diffusione delle reti di nuova generazione, sulla qualità installata e sul digital divide sul territorio italiano. Inoltre, alla luce delle recenti multe indirizzate dall’AGCOM a Telecom Italia per abuso di posizione dominante, si indagherà inoltre anche il ruolo- di Leader o di Follower- che ognuno di essi ha assunto nel meccanismo di investimenti in questo settore. Se storicamente, infatti, Telecom Italia è sempre stata considerata – alla luce del suo ruolo di Incumbent- l’attore principale nelle scelte sulla qualità e sulla collocazione delle nuove infrastrutture, a seguito della vincita da parte di Open Fiber dei bandi di gara per la copertura delle aree bianche, questa situazione sembra essersi invertita. Questo risultato risulterà particolarmente importante in ottica di definire, in modo ancora più puntuale, se la presenza di un nuovo operatore a livello infrastrutturale possa aver modificato gli incentivi e le strategie di investimento di Telecom Italia nei riguardi della propria rete e se ciò abbia portato conseguenze positive a livello di diffusione ed estensione delle nuove tecnologie di telecomunicazione.