Viviana Visentin
I PORTICI A TORINO IN EPOCA MODERNA E CONTEMPORANEA.
Rel. Giovanni Maria Lupo. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2009
Abstract: |
Nella tesi si affronta il tema dei portici nella città di Torino dal punto di vista politico, economico, sociale, urbanistico ed edilizio, in un periodo compreso fra la fine del Cinquecento e i giorni nostri. La ricerca è stata divisa in due parti: la prima si occupa dei portici realizzati in epoca moderna, la seconda in epoca contemporanea. I portici analizzati nella prima parte sono quelli di piazza Castello, piazza San Carlo, via Po e piazza Palazzo di Città, mentre i portici della ida parte sono quelli di piazza Carlo Felice, piazza Vittorio Veneto, via Cernaia, via Pietro Micca, corso Vittorio Emanuele II, piazza Statuto e via Roma. L' analisi è basata soprattutto sui documenti reperiti a Torino presso l'Archivio Storico del Comune e l'Archivio di Stato: Lettere Patenti, Decreti Reali e Ducali, Regi Biglietti, Ordinati, disegni vari. Attraverso il confronto questi documenti è possibile individuare le ragioni che hanno dapprima motivato e poi regolamentato la costruzione dei portici nella città di Torino. La documentazione d'archivio è stata fondamentale per capire le modalità di esproprio che furono adottate per ottenere i terreni sui quali edificare i portici, anche se molti terreni furono donati direttamente dai Savoia. Con la costruzione dei portici molte case furono demolite e altre modificate in parte, come nel caso di piazza Castello dove gli edifici non furono abbattuti ma allineati e ristrutturati. La realizzazione dei portici si è basata su una rigida regolamentazione lizia che era già presente all'inizio del Seicento e che è documentata nelle raccolte dei provvedimenti edilizi dell'avvocato Felice Amato Duboin e del senatore Giovanni Battista Borelli. Il portico fu introdotto nel tessuto urbano come elemento architettonico per abbellire inizialmente la città e, poi, per assumere un ruolo sempre più importante. Infatti, il primo tratto costruito all'inizio del Seicento (1608) aveva la funzione di rendere più bella piazza Castello in occasione dei matrimoni delle due figlie di Carlo Emanuele I. Il porticato, oltre a rendere più gradevoli gli edifici, assume anche il ruolo di centro dei poteri politico e amministrativo. L' urbanistica della capitale dello Stato Sabaudo si sviluppa secondo un programma di propaganda dinastica di uno Stato assoluto, e i portici entrano a far parte di questo progetto: li ritroviamo nelle principali piazze e vie della città. Il modello di città che si voleva realizzare era influenzato dalla cultura francese e l'esempio più evidente è rappresentato da piazza San Carlo. Tra il 1830 e il 1860 Torino subisce un notevole incremento demografico dovuto agli spostamenti dalle campagne alla città di persone in cerca di lavoro e di sussistenza. L'aumento della popolazione fornisce una sicura domanda di nuove case e di conseguenza l'interesse degli investitori nel campo edilizio, soprattutto per l'ampliamento verso sud dove verrà costruita la stazione ferroviaria di Porta Nuova. Per tutta l'epoca contemporanea il porticato continuerà ad essere 'elemento architettonico caratteristico di Torino conferendo alla città unitarietà a livello urbanistico. Durante gli ampliamenti ottocenteschi i portici si propongono, anche, come elemento unificante nelle proposte urbanistiche che collegano i nuovi nodi costituiti dalle stazioni ferroviarie. La costruzione dei nuovi fabbricati venne realizzata con la stessa politica edilizia usata durante il periodo moderno: alcuni terreni furono ceduti gratuitamente ai privati che volevano edificare a loro spese con la garanzia dell'esenzione fiscale per almeno trent'anni, come nel caso di piazza Vittorio Veneto. In altri casi, oltre agli sgravi fiscali, la costruzione dei portici fu realizzata grazie ai finanziamenti di banchieri torinesi e inglesi (piazza Statuto). Il risanamento di via Roma verrà realizzato dopo un lungo periodo di polemiche che riguardano proprio la costruzione dei portici nella via: il progetto con i portici viene considerato da alcuni "vecchio" e inutile ma, dopo innumerevoli discussioni, si decide di inserire il porticato nella via. |
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Relatori: | Giovanni Maria Lupo |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | A Architettura > AS Storia dell'Architettura G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1704 |
Capitoli: | Premessa
1. Caratteri dei portici. 1.1. Definizione di portico 1.2. Origini e funzioni dei portici di Torino 2.1 portici dell'epoca Moderna. 2.1. La ristrutturazione di piazza Castello e la costruzione dei portici 2.2.1 portici di piazza San Carlo 2.3.La realizzazione dei portici di via Po durante il Secondo Ampliamento Torino (1673) 2.4. Origini e descrizione dei portici di piazza delle Erbe 3. Le grandi trasformazioni dell'Ottocento e del Novecento. 3.1. Piazza Vittorio Veneto 3.2.1 piani d'ingrandimento fuori Porta Nuova: piazza Carlo Felice e corso Vittorio Emanuele II 3.3. Via Cernaiae via Pietro Micca 3.4.1 portici di piazza Statuto 3.5. I baracconi di piazza Castello 3.6. Il risanamento di via Roma 4. Giudizi e considerazioni di alcuni autori: Davide Bertolotti, Carlo Brayda, Roberto Gabetti, Daniele Regis, Paolo Scarsella 5.Conclusioni Documenti d'archivio Documenti bibliografici Documenti iconografici Bibliografia |
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Micaela Viglino Davico, Ascanio Vitozzi Ingegnere militare, urbanista, architetto (1539-1615), Perugia, Quattroemme, 2003 |
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