Gianluca Delfino, Luca Sarà
L'architettura assistenziale settecentesca nelle province meridionali del Piemonte sabaudo : gli ospedali di Saluzzo e Dronero.
Rel. Patrizia Chierici. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2004
Abstract: |
Nel xv secolo si imponeva nell'area padana il nuovo tipo edilizio dell ' ospedale,basato sulle corsie rettangolari e divise per sesso, che si incrociavano ad angolo retto, iscritte in un quadrato. All'incrocio delle infermerie era posizionato lo spazio sacro, occupato da un grande altare per offrire ai malati un mezzo di edificazione spirituale. Il primo esempio piemontese è l'Ospedale San Giovanni di Torino, costruito a partire dal 1680 nella capitale del ducato, su progetto di Amedeo di Castellamonte. La celebre fabbrica torinese diventerà un modello di riferimento per gli edifici assistenziali costruiti nel secolo succesivo in tutte le province dello Stato sabaudo, concentrate soprattutto nel Piemonte meridionale. Il primo esempio in ordine di tempo è l'ospedale Santissima Vergine Annunziata di Savigliano, costruito ex novo nel 1703 ai margini del centro urbano su progetto dell'ingegnere Antonio Bertola, che richiama il modello castellamontiano nella versione semplificata a due cortili. Pochi anni dopo Luigi Guibert progettava l' ospedale di Racconigi, sviluppato intorno ad un solo cortile di forma quadrata, percorso su tre lati da un porticato, che fu completato da Bernardo Vittone intorno agli anni '40 del Settecento. La costruzione dell ' ospedale della Santissima Trinità di F ossano risale al 1723 in seguito alla decisione di abbandonare il vecchio nosocomio situato in luogo angusto al centro della città. In questo caso l'architetto Francesco Gallo prevedeva un'unica manica principale scandita da i padiglioni al centro e alle estremità come nell ' esempio torinese. Anche a Mondovì nel 1739 si decise di costruire un nuovo ospedale, contattando Francesco Gallo. In questo scenario, l'Ospedale di Cuneo rappresenta un caso singolare, poiche il nuovo complesso ospedaliero fu costruito nello stesso sito in cui sorgeva il vecchio nosocomio. Il primo intervento di riqualificazione architettonica maturava agli inizi del Settecento, quando il complesso esistente era composto da vari fabbricati ormai fatiscenti costruiti in epoche diverse. La proposta di Antonio Bertola non ebbe un seguito ad eccezione della chiesa, un significativo esempio di edificio religioso ad impianto ovato giunto fino a noi. In tempi immediatamente successivi, il progetto venne ripreso dall'architetto Francesco Gallo e dal Conte Vittorio Bruno di Samone. Il progetto definitivo si deve a Bernardo Vittone, che razionalizzò la disposizione dei percorsi e degli ambienti, mantenne la forma regolare del cortile interno. Uno scalone posto lateralmente all' atrio permetteva di salire al piano superiore dove si trovavano le infermerie che occupavano per intero la manica occidentale, separate dalla cappella. La costruzione si poteva definire completata nel 1784. Nel frattempo iniziavano ad essere costruiti gli Ospizi d Carità voluti dal potere centrale dopo l' editto emanato nel 1717. Il progetto era di sbandire la mendicità attraverso il lavoro coatto e la pratica religiosa obbligatoria. Come nel caso degli ospedali anche gli Ospizi, furono localizzati nei siti in grado di garantire "la salubrità dell 'aria ", situati ai margini dei centri abitati. In questo scenario si inseriscono le vicende degli Ospedali costruiti a Saluzzo e a Dronero nella seconda metà del Settecento. Il primo fu concepito inizialmente per ospitare i poveri abili al lavoro, occupando un terreno all' esterno del perimetro difensivo. Il progetto fu redatto dall ' architetto monregalese Francesco Gallo che visitò il sito e fornì un disegno purtroppo andato perduto. La realizzazione del nuovo edificio fu dilatata nel tempo e ostacolata soprattutto dalla mancanza di finanziamenti, tanto che il cantiere riprese solo nel 1751, ma nel 1755 l'ospedale non risultava ancora completato. La nuova costruzione fu terminata solo in parte nel 1756 e, a causa delle pessime condizioni in cui si trovava il vecchio Ospedale, si decise di abbandonare l'idea dell'Ospizio per i poveri. Così nel 1757 nel nuovo edificio vennero trasferiti i malati, diventando "Ricovero dei poveri ammalati onde si chiama Ospedale nuovo". Nel frattempo, fu concepito un nuovo progetto per ampliare l'edificio con l'intenzione di inserirvi l'ospizio di carità, secondo l'idea del Gallo. Venne pertanto contattato il conte Nicolis di Robilant, che firmava un disegno databile tra la fine del 1755 e l'inizio dell'anno successivo che tuttavia non fu mai realizzato. In quel periodo il piano terra ospitava le attività manifatturiere, cantine e depositi; altri ambienti di servizio erano sistemati nel cortile. Al piano superiore si accedeva attraverso una scala, quella ancora esistente nel corpo di fabbrica attuale. Accanto all"'atrio" era posto il locale destinato all'infermeria degli uomini, superiormente alla quale si trovava l'infermeria delle donne nel pieno rispetto della divisione dei sessi. Il Nicolis di Robilant di Robilant identificava la "...già esistente manica del! 'Ospedale" ideata dal Gallo, e concepiva un imponente edificio sviluppato intorno a due cortili separati da un corpo centrale destinato ad ospitare un ampio ingresso e la cappella, cui si accedeva anche dall ' esterno. Gli spazi destinati al reparto maschile e a quello femminile erano divisi specularmente dalla manica centrale contenente la chiesa ad impianto rettangolare . Nel corpo di fabbrica si inseriva in posizione centrale la cucina che fungeva da elemento di separazione dei vani destinati ai servizi. Lo stesso schema distributivo a forma chiusa intorno a due cortili, fu adottato dal Robilant nel successivo progetto per " Lo Spedale Generale deglilnfermi e di Carità" (1770) di Alba. Sull'asse mediano posizionava in sequenza l'atrio d'ingresso, il lungo porticato che separa i due cortili ed infine la chiesa ad impianto centralizzato. Attualmente il complesso ospedaliero saluzzese è formato da una lunga manica ottocentesca costruita su progetto dell'architetto Michelangelo Borda. Il corpo di fabbrica di levante è stato in parte demolito negli anni ottanta del secolo scorso per far posto alI' edificio attuale. Solamente la testata in affaccio su via Spielberg conserva la volumetria settecentesca ideata da Francesco Gallo. A Dronero invece, la nuova fabbrica concepita sia alI 'uso di Ospizio che di Ospedale, sorse alI 'interno delle mura della città sul sito occupato dalle rovine del vecchio castello, concesso da Sua Maestà nel 1770 con l' obbligo di mantenere solo la massiccia e altissima torre emblema del potere feudale. Il progetto fu affidato alI' architetto Michelangelo Audo, che nonostante la configurazione irregolare del lotto razionalizzò gli spazi e le funzioni Il complesso si sviluppava attorno ad un unico cortile di forma trapezoidale. I settori maschile e femminile erano su due piani sovrapposti. Al piano terra si trovava 1 'unico refettorio presumibilmente utilizzato dai poveri abili al lavoro. Lo scalone denominato 'principale", situato in posizione nodale accanto alI' atrio dava accesso ai piani superiori ed ai sotterranei. La cappella era accessibile anche dall'esterno. Del progetto originario è stata effettivamente eretto solamente il corpo di fabbrica occidentale. Alla manica settecentesca, che oggi ha la funzione di ambulatorio, si addossava un edificio costruito in tempi successivi che rispecchiava in parte l'idea di Michelangelo Audo. È stato abbattuto e ricostruito in tempi recenti e oggi ha funzione di ricovero per anziani. Una fontana al centro del cortile occupa il sito dell ' antica torre, appartenente al castello di Dronero e testimonia ancora oggi l'origine antica dell'insediamento. |
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Relatori: | Patrizia Chierici |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Parole chiave: | ospedale - piemonte sabaudo |
Soggetti: | A Architettura > AG Edifici e attrezzature per la sanità e l'assistenza G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/16 |
Capitoli: | INDICE CAPITOLO 1 Ospedali e Ospizi di Carità nelle province meridionali del Piemonte Sabaudo 1.1 Gli edifici per la cura dei poveri infermi 1.2 La mendicità sbandita: gli Ospizi di Carità CAPITOLO 2 Saluzzo: Ospedale di "S. Antonio" 2.1 Le vicende dell'antico nosocomio 2.2 Il nuovo ospedale: architetti e progetti tra il 1716 e il 1770 2.3 Cronologia. CAPITOLO 3 Dronero: Ospedale di "S. Camillo de Lellis" 3.1 Vicende e storia del primitivo ospedale 3.2 "Spedale e Albergo di Virtù": architettura, funzione e immagine alla fine del Settecento 3.3 Cronologia ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFIA ALLEGATI |
Bibliografia: | 1717 A. GUEVARRE La mendicità sbandita col sowenimento de' poveri, tanto nelle città che ne' borghi, luoghi e terre de' Stati di qua e di là da' monti e colli di Sua Maestà Vittorio Amedeo, Re di Sicilia, di Gerusalemme e Cipro etc., come altresì lo stabilimento degli Ospizi Generali e delle Congregazioni di Carità d' ordine della Maestà Sua, Torino. .. A. GUEVARRE La mendicità sbandita col sowenimento de' poveri. Istruzione e regole della Congregazione di Carità, opera del R.P. Andrea Guevarre, gesuita, Torino. 1829-1831 D. MULETTI, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai Marchesi di Saluzzo raccolte dall 'awocato Delfino Muletti saluzzese e pubblicate con addizioni e note da Carlo Muletti, Saluzzo (5 voll.). 1829 D. MULETTI, Memorie storico-diplomatiche appartenenti alla città ed ai Marchesi di Saluzzo raccolte dall 'avvocato Delfino Muletti saluzzese e pubblicate con addizioni e note, tomo compilato da Carlo Muletti, Saluzzo. 1832 F. 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