Shtesa: un'architettura informale a Tirana = Shtesa: informal architecture in Tirana

Tirana è un luogo dinamico, centro delle principali attività del paese, abitata da quasi un terzo della popolazione albanese. La storia dell’Albania è simile a quella di altri paesi ex-comunisti, ma è stato forse l’esempio di maggiore controllo da parte del regime dittatoriale in Europa. La progettazione degli edifici era la riflessione del potere sul paese, gli architetti e gli ingegneri civili erano funzionari pubblici ed anche gli spazi interni degli appartamenti erano sotto rigido controllo dittatoriale. Il crollo del Comunismo in un ambiente così restrittivo portò ad un periodo di forte incertezza politica, ma segnò un cambiamento profondo nella popolazione, che finalmente, dopo decenni di dittatura, riottenne la libertà perduta. Le abitazioni passarono con un costo praticamente nullo dalla proprietà dello Stato a quella dei residenti, inizialmente costretti a vivere in ambienti non adatti al numero di persone e con mancanza di comfort. Cominciò così un processo di modifiche autonome all’interno di ogni singolo edificio, che si estendevano verso l’esterno. Questo fenomeno venne chiamato con il termine albanese “Shtesa” (letteralmente estensione). In pochissimi anni cambiò in modo radicale l’assetto urbanistico delle città, soprattutto di Tirana. Gli spazi pubblici, considerati luoghi di nessuno, vennero utilizzati come ampliamento delle nuove proprietà private. Le shtesa divennero il simbolo della rivolta dell’individuo contro ciò che era pubblico, passando dalla formalità assoluta all’informalità, eliminando le distinzioni nette del territorio, per dare spazio a sovrapposizione di più spazi. La transizione mette in discussione il rapporto tra architettura e società, la figura dell’architetto passa dall’essere funzionario pubblico ad un soggetto completamente escluso dal processo di urbanizzazione informale. Nell’ambito di ricerca, ancora poco approfondito, il lavoro da me svolto è stato di indagine di due quartieri di Tirana, in cui il fenomeno delle shtesa fosse molto evidente. Durante il sopralluogo ho cercato di capire le dinamiche, i punti di forza e quelli di debolezza delle due aree, per poi eseguire una serie di interviste agli abitanti del quartiere. Ciò mi ha permesso di aggiungere informazioni dal punto di vista dell’individuo, nel rapporto con il Comunismo e con il post-comunismo e su come questo è stato riflesso nelle loro abitazioni. Ho catalogato e analizzato una serie di casi studio, partendo dalla scala di quartiere a quella del singolo appartamento, potendo eseguire confronto tra lo spazio creato dai funzionari statali durante la dittatura e l’ambiente modificato dal singolo proprietario dagli anni ’90 in poi. Il sopralluogo e le interviste avvenute nei mesi di maggio e di agosto, mi hanno permesso di capire meglio il processo, approfondendo la documentazione trovata in archivio tecnico di Tirana (Arkivi Qendror Teknik i Ndertimit). La riflessione e l’analisi di questo fenomeno mi ha condotta a stabilire ad una strategia di intervento per poter affrontare le problematiche emerse. L’obiettivo dell’architetto deve essere quello di garantire la messa in sicurezza degli edifici, I comfort che mancanti e progettare ambienti in un’ottica sostenibile. L’intervento è pensato a scala di quartiere, di edificio e di singolo appartamento, che si intrecciano in armonia, per valorizzare un periodo storico importante per la città.