Il vermouth e Torino: il loisir borghese e le liquorerie ottocentesche = Vermouth and Turin: the bourgeois loisir and the nineteenth-century liquor-stores

Quando si parla dell’Ottocento, secolo di importanti trasformazioni sotto il profilo politico, sociale, culturale ed economico, non si può prescindere dal citare la classe borghese, eterogeneo ceto emergente che, sfruttando il lavoro ed il merito per affermare la propria posizione finanziaria, saprà rendersi protagonista di questo periodo storico. Infatti proprio dalla borghesia e da un nuovo fenomeno sociale legato ad un’inedita concezione del tempo libero, il loisir, prende avvio questo progetto di ricerca incentrato sull’analisi di una delle numerose tipologie architettoniche che ridisegneranno il volto delle città europee del XIX secolo per rispondere alle esigenze della nuova classe media. Parchi, teatri, caffè, strutture ricettive ed attrezzature sportive saranno solo alcuni degli intrattenimenti che si diffonderanno nel contesto della capitale sabauda, scenario di questa indagine, offrendo soluzioni architettoniche sostanziale evoluzione di tipologie già esistenti. Nasce ad esempio dall’ambiente del caffè, luogo di ritrovo con modelli esemplari disseminati sul territorio del capoluogo piemontese, il caso studio delle liquorerie affrontato in questa tesi, legato ad un’arte secolare lungamente custodita dalle antiche Università corporative e definitivamente consacrata a Torino attraverso l’invenzione del vermouth, specialità liquoristica con natali in Piazza Castello, cuore pulsante della città ottocentesca. Attraverso un inquadramento politico ed economico, utile a giustificare alcune dinamiche di trasformazione interna fondamentali per la costruzione della rete commerciale urbana ottocentesca, la dissertazione passa ad analizzare le trasformazioni dello spazio della bottega, luogo di produzione e di vendita delle merci realizzate con un ruolo di completamento alla socialità borghese del XIX secolo, per giungere poi a descrivere la creazione, le materie ed i metodi produttivi di una bevanda che entrerà nel quotidiano dei torinesi. Fulcro del lavoro è dunque l’approfondimento dell’ambiente della vermoutheria e della liquoreria, spazio produttivo, commerciale e ricreativo indagato in analogia ad altre tipologie, quali le confetterie, le pasticcerie e i già citati caffè, simili per componenti formali come organizzative e fondamentali, insieme ad enciclopedie e manuali, per illustrare un’ipotetica configurazione degli ambienti interni. Un esame più dettagliato è poi dedicato allo studio delle facciate esterne delle botteghe, che con le sovrastrutture delle devanture costituiscono un tema progettuale centrale alla ridefinizione del paesaggio urbano ottocentesco e per le quali è stato possibile rinvenire una moltitudine di documenti utili a selezionare una casistica esaustiva all’analisi dei modelli, i materiali, le finiture ed i gusti dell’epoca, disseminata per le vie centrali della città e comprensiva di esempi illustri quali la buvette Carpano già Marendazzo, luogo di ideazione del rinomato vino liquoroso. Ed è proprio con l’approfondimento dell’originale realtà manifatturiera costruita per fasi successive da Carpano in Barriera di Nizza, ai principi del Novecento, che si conclude la trattazione, a testimoniare, insieme al salto di scala di numerosi comparti produttivi con la conversione di molte attività artigianali in grandi complessi imprenditoriali, la nuova vocazione industriale postunitaria del capoluogo piemontese, decisiva per un’ulteriore riconfigurazione ed ampliamento del tessuto urbano torinese.