Giulia Francesca Tamburrano
Comunidade Parmalat. Acari, Rio de Janeiro.
Rel. Angelo Sampieri, Denise Solot. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2020
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- Tesi
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Abstract: |
La tesi indaga uno spazio situato al confine nord del Municipio di Rio de Janeiro: la favela Vida Nova, nel bairro di Acari. Acari è un complesso di favelas. Quattro blocchi di edilizia residenziale pubblica e pochi isolati composti da lotti prevalentemente residenziali costituiscono le sole porzioni di spazio pianificato nella distesa di unità unifamiliari autocostruite che, seppur assenti nella maggior parte della produzione cartografica municipale, rappresentano la principale componente dello spazio abitato del bairro. Nella relativa omogeneità di questo fitto tappeto di minimi spazi dell’abitare, lo studio condotto individua una serie di piccole differenze costruite a partire da meccanismi di distinzione, nella forma di rappresentazioni individuali dei soggetti attraverso cui lo spazio è vissuto, interpretato e caricato di attribuzioni simboliche. Così il carattere frammentario del bairro riproduce, in scala minore, il carattere frammentario della metropoli, nelle sue molteplici forme di urbanità. Lungo il margine Sud del fiume Acari, da cui il bairro prende il nome, si localizza la favela Vida Nova, che occupa il lotto di un centro di distribuzione Parmalat disattivato nel 2000. I suoi spazi abitati sono luoghi segnati dai rischi e dalle incertezze connessi alle periodiche esondazioni del fiume, che per questo è indicato come il principale elemento di vulnerabilità di una condizione abitativa già fragile sotto numerosi punti di vista. A partire dall’urgenza di elaborare strategie di convivenza col rischio, la tesi considera la favela come uno spazio trasformabile, ed a partire da qui, articola una riflessione progettuale che ripensa gli spazi dell’abitare in questo luogo. Uno scenario che articola differenti e mutabili strategie nello sforzo di non determinare un quadro cristallizzato ma di lasciare spazio a più presumibili declinazioni. È nella definizione stessa di ipotesi infatti che risiedono i presupposti ed allo stesso tempo le sfide dello scenario prefigurato. Del resto, in un panorama urbano costruito in assenza della razionalità di progettisti e pianificatori (seppure ovunque alterata, reinterpretata e scossa da forze che sfidano il calcolo), un qualsiasi tipo di prefigurazione pre-elaborata può davvero considerarsi plausibile? In una forma di urbanità che si costituisce a partire da pratiche di riappropriazione e autoproduzione di spazi, che è generata da “una proliferazione di manipolazioni incontrollabili all’interno dell’immensa maglia di restrizioni” e strategie della razionalizzazione tecnica, che valore sarà attribuito allo spazio, e allo spazio progettato? Sarà socialmente occupato in maniera tale da disincentivare altre occupazioni che possano, in qualche modo, pregiudicare il bene della collettività stessa? Quali saranno allora, ed infine, le forme plausibili dello spazio collettivo nei territori della lotta per l’abitare? |
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Relatori: | Angelo Sampieri, Denise Solot |
Anno accademico: | 2019/20 |
Tipo di pubblicazione: | Elettronica |
Numero di pagine: | 108 |
Soggetti: | |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile |
Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA |
Ente in cotutela: | Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro (BRASILE) |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/14941 |
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