Josephine Buzzone
Tokyo e l’eredità del Metabolismo. Storia e trasformazione di due edifici degli anni Settanta.
Rel. Filippo De Pieri. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio, 2018
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- Tesi
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Oggi la produzione architettonica del Giappone degli anni Sessanta e Settanta costituisce quella parte di patrimonio del passato recente che vive nel limbo, tra le logiche espansionistiche ed economiche, e la volontà di conservazione e tutela di questo patrimonio. In Giappone – come ha affermato lo storico Hiroyuki Suzuki nel 2011 – esiste una legge non scritta secondo la quale soltanto gli edifici più vecchi di cinquant’anni possono essere eventualmente considerati per la conservazione. Ciò ha purtroppo causato la perdita di importanti strutture, che se da una parte sono state ritenute ormai obsolete per gli standard di sviluppo delle città giapponesi, dall’altra sono state considerate troppo recenti per l’attribuzione – a livello legislativo – di un valore storico e culturale. Quest’ultimo punto oggi sembra essere la principale giustificazione su cui fa leva il governo giapponese per poter perseguire senza ulteriori resistenze lo sviluppo urbano della nazione. Gran parte di queste strutture, infatti, si trovano in quelli che, dal dopoguerra, sono diventati i maggiori centri finanziari delle città giapponesi e che ancora continuano a ricoprire questo ruolo nelle rispettive prefetture. La crescita e trasformazione continua di queste aree, oggi, non lascia scampo a quel patrimonio architettonico del passato recente, non vincolato legislativamente, che occupa una parte di quei suoli, in cui vi è la necessità di massimizzarne uso e valore. Tuttavia, negli ultimi anni, alcune strutture del passato recente hanno mostrato una certa resilienza nei confronti dei processi di espansione delle città. Da queste considerazioni sulle dinamiche che oggi influenzano la conservazione del patrimonio recente in Giappone, e al pregresso interesse verso il caso studio dello Sky Building No. 3, nasce l’idea di intraprendere questo percorso di tesi. Allo Sky Building No. 3, un edificio del 1970 ancora incastonato nel quartiere speciale Shinjuku a Tokyo, e oggi annoverato tra le più rappresentative produzioni metaboliste, si è scelto di affiancare il caso studio della Nakagin Capsule Tower. I due edifici – rispettivamente dal 2006 e 2009 nella lista della Docomomo Japan – fanno parte di quell’eredità architettonica e culturale del passato recente che rischia o ha rischiato di essere assorbita dai processi di avanzamento del Giappone. La Capsule Tower e lo Sky Building, inoltre, costituiscono due esperienze progettuali parallele, non solo per la contemporaneità di costruzione ma anche per l’affinità dei valori architettonici, storici e culturali di cui ancora oggi sono espressione tangibile. I casi studio presi in esame si inseriscono nel particolare contesto urbano di Tokyo, per questo motivo la prima parte della tesi si concentra sull'inquadramento storico e sui fattori antropici dell'ultimo secolo, riferiti alla sola capitale giapponese. La tesi, attraverso quello che vuole essere un viaggio nella capitale Tokyo, intende offrire, tra percezione storica e attuale, una riflessione sul patrimonio simbolo del suo passato recente, sull'unicità culturale e tecnologica dei casi studio scelti, nonché sulla varietà dei palinsesti e degli attori che contribuiscono alle loro capacità di resilienza, che ancora oggi ci consentono di ammirarli all'interno del tessuto urbano della megalopoli.
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Relatori: | Filippo De Pieri |
Anno accademico: | 2018/19 |
Tipo di pubblicazione: | Elettronica |
Numero di pagine: | 89 |
Soggetti: | A Architettura > AO Progettazione |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio |
Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/8605 |
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