Flavia Spina, Cecilia Vincenzi
Ex fabrica : una nuova identità per la Manifattura di Moncalieri.
Rel. Silvia Gron, Cristina Coscia. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio, 2017
Abstract: |
La nostra scelta progettuale, incentrata sul recupero dell'ex Manifattura tessile di Moncalieri, sorge dall'interesse di voler capire i motivi per i quali questo manufatto, così magistralmente costruito e inserito in un contesto di pregio, non sia stato, dopo decenni di abbandono, ancora rifunzionalizzato e riconsegnato alla sua vocazione di luogo produttivo e di monumento di storia dell'architettura moderna. Se da un lato la scarsa appetibilità economica di una sua riconversione, a causa dei costi e dei vincoli imposti e gli alti costi di manutenzione a carico della proprietà, hanno rappresentato una forte limitazione, dall'altro tali vincoli hanno preservato l'edificio da trasformazioni radicali che ne avrebbero snaturato il carattere originario. Il recupero della Manifattura, si pone soprattutto come sfida, non solo per noi ma per ogni architetto, che avrà termine soltanto nel momento in cui l'edificio sarà recuperato e di nuovo vissuto. Fino ad allora probabilmente resisterà, perché costruito con grandissima maestria e continuerà a dominare quel tratto di corso Moncalieri con le sue proporzioni auree e il suo volume di cubo perfetto. Per noi la sfida è stata il confrontarci con le soluzioni proposte dalle tesi che ci hanno preceduto avendo però come presupposto iniziale quello di conservare il più possibile le caratteristiche intrinseche dell'edificio e di valorizzare la destinazione originale, ovvero la manifattura, reinterpretandola secondo le esigenze della nuova produzione. Il recupero del patrimonio industriale dismesso è oggetto comune di dibattito e in continua evoluzione (vedi capitolo 1). Nel nostro percorso abbiamo deciso di affrontarlo con un approfondimento a livello teorico sui temi legati alle cause della dismissione delle architetture industriali e alle conseguenze sulle città contemporanee, al quale ha fatto seguito un'ipotesi progettuale. Abbiamo descritto sinteticamente le fasi che dal XVIII secolo ad oggi hanno scandito l'evoluzione urbana e sociale, concentrandoci in particolare sui luoghi di lavoro e sui modelli lavorativi. Se un tempo vigeva l'ordine e la linearità, oggi il termine flessibilità risulta più appropriato per descrivere sia le relazioni che si instaurano nei luoghi di lavoro, sia le loro caratteristiche spaziali che mutano in risposta alle nuove esigenze. Il nuovo modo di operare, il cosiddetto Smart Working, a cui si stanno ispirando le principali realtà lavorative, trova i fondamenti in un lavoro flessibile e relazionale dove la comunicazione digitale svolge un ruolo centrale. Abbiamo analizzato numerosi luoghi identificabili come connettori di professionalità all'interno dei quali viene adottato il modello lavorativo del coworking. Esso si basa sulla collaborazione e condivisione di ambienti, servizi, idee e valori comuni. Gli studi già effettuati sul tema hanno dimostrato che le principali motivazioni di adozione e di successo di questo modello lavorativo derivano dalla possibilità di interagire con altre figure professionali, generare reti, condividere conoscenze e opportunità lavorative. Casi studio da noi analizzati hanno testimoniato che i fabbricati di carattere industriale sono particolarmente adatti ad ospitare gli spazi di coworking, caratterizzati da una molteplicità di funzioni svolte in ambienti diversi tra loro, ma al tempo stesso complementari. Nella seconda fase della ricerca ci siamo concentrate sulla nostra scelta progettuale, incentrata sul recupero dell'ex Manifattura tessile di Moncalieri, sorge dall'interesse di voler capire i motivi per i quali questo manufatto, così magistralmente costruito e inserito in un contesto di pregio, non sia stato, dopo decenni di abbandono, ancora rifunzionalizzato e riconsegnato alla sua vocazione di luogo produttivo e di monumento di storia dell'architettura moderna. Se da un lato la scarsa appetibilità economica di una sua riconversione, a causa dei costi e dei vincoli imposti e gli alti costi di manutenzione a carico della proprietà, hanno rappresentato una forte limitazione, dall'altro tali vincoli hanno preservato l'edi-ficio da trasformazioni radicali che ne avrebbero snaturato il carattere originario. 11 recupero della Manifattura, si pone soprattutto come sfida, non solo per noi ma per ogni architetto, che avrà termine soltanto nel momento in cui l'edificio sarà recuperato e di nuovo vissuto. Fino ad allora probabilmente resisterà, perché costruito con grandissima maestria e continuerà a dominare quel tratto di corso Moncalieri con le sue proporzioni auree e il suo volume di cubo perfetto. Per noi la sfida è stata il confrontarci con le soluzioni proposte dalle tesi che ci hanno preceduto avendo però come presupposto iniziale quello di conservare il più possibile le caratteristiche intrinseche dell'edificio e di valorizzare la destinazione originale, ovvero la manifattura, reinterpretandola secondo le esigenze della nuova produzione. Il recupero del patrimonio industriale dismesso è oggetto comune di dibattito e in continua evoluzione (vedi capitolo 1). Nel nostro percorso abbiamo deciso di affrontarlo con un approfondimento a livello teorico sui temi legati alle cause della dismissione delle architetture industriali e alle conseguenze sulle città contemporanee, al quale ha fatto seguito un'ipotesi progettuale. Abbiamo descritto sinteticamente le fasi che dal XVIII secolo ad oggi hanno scandito l'evoluzione urbana e sociale, concentrandoci in particolare sui luoghi di lavoro e sui modelli lavorativi. Se un tempo vigeva l'ordine e la linearità, oggi il termine flessibilità risulta più appropriato per descrivere sia le relazioni che si instaurano nei luoghi di lavoro, sia le loro caratteristiche spaziali che mutano in risposta alle nuove esigenze. Il nuovo modo di operare, il cosiddetto Smart Working, a cui si stanno ispirando le principali realtà lavorative, trova i fondamenti in un lavoro flessibile e relazionale dove la comunicazione digitale svolge un ruolo centrale. Abbiamo analizzato numerosi luoghi identificabili come connettori di professionalità all'interno dei quali viene adottato il modello lavorativo del coworking. Esso si basa sulla collaborazione e condivisione di ambienti, servizi, idee e valori comuni. Gli studi già effettuati sul tema hanno dimostrato che le principali motivazioni di adozione e di successo di questo modello lavorativo derivano dalla possibilità di interagire con altre figure professionali, generare reti, condividere conoscenze e opportunità lavorative. I casi studio da noi analizzati hanno testimoniato che i fabbricati di carattere industriale sono particolarmente adatti ad ospitare gli spazi di coworking, caratterizzati da una molteplicità di funzioni svolte in ambienti diversi tra loro, ma al tempo stesso complementari. Nella seconda fase della ricerca ci siamo concentrate sullo studio dell'edificio e sull'analisi dell'area in cui esso è inserito per capire se tale manufatto potesse rispondere positivamente ad una sua rifunzionalizzazione ad uso coworking. Una parte della nostra ricerca si è concentrata sulla lettura dei lavori svolti dai progettisti Mario Passanti e Paolo Perona, due dei più importanti esponenti del movimento moderno della scena torinese. Il sopralluogo effettuato grazie alla disponibilità della proprietà, ci ha permesso di conoscere il manufatto nella sua totalità e di realizzare un rilievo architettonico e fotografico, aggiornati allo stato attuale. Abbiamo condotto l'analisi dell'area su scale territoriali differenti, partendo dall'ambito regionale fino ad arrivare alla porzione di territorio che presenta una stretta relazione con la manifattura. Le indagini svolte a livello demografico e territoriale si sono concentrate sulla mobilità, sull'accessibilità, sul mercato immobiliare e i servizi offerti ai cittadini. Dalle ricerche è emerso che il manufatto risulta inserito in un contesto privilegiato rispetto ad altri fabbricati industriali della città di Torino, in quanto prossimo al centro urbano e ai principali assi di collegamento esterni alla città. Tale rilevazione ci ha permesso di ipotizzare l'inserimento della manilattura all'interno dello scenario lavorativo attuale, che comprende la rete degli spazi coworking, in piena fase evolutiva e di sviluppo nel contesto torinese. Tutti gli studi e le ricerche finora descritti sono confluiti nella fase progettuale e conclusiva del nostro elaborato di tesi. Il progetto si pone come obiettivo, dal punto di vista architettonico, la conservazione delle caratteristiche originarie delledifico e del contesto in cui è inserito e, al tempo stesso, di trasformarlo in base alle nuove esigenze della classe produttrice. La molteplicità di destinazioni d'uso dello spazio, legate al lavoro, al tempo libero e alla socialità, ha l'obiettivo di creare un ciclo di vita interno alla manifattura e di innescare processi di aggregazione con conseguenze positive anche sull'area limitrofa. L'elaborazione del progetto ha avuto l'accompagnamento e Il monitoraggio delle verifiche di pre-fattibilità secondo una struttura di studio di fattibilità che parte da un'at-tenta ricerca dei canali di finanziamento, passa ad una mappatura degli stakeholders e arriva alla redazione di un piano di gestione dell'impresa a partire dal suo avvio. Dal business pian emerge la necessità imprescindi-bile di finanziamenti esterni e agevolazioni da parte di Enti pubblici e privati che risultano così fondamentali per qualsiasi progetto imprenditoriale.
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Relatori: | Silvia Gron, Cristina Coscia |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | A Architettura > AQ Spazi funzionali dell'abitazione R Restauro > RA Restauro Artchitettonico |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Restauro E Valorizzazione Del Patrimonio |
Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/6070 |
Capitoli: | 1 IL PATRIMONIO INDUSTRIALE COME RISORSA 1.1 Archeologia industriale e patrimonio industriale 1.2 Strumenti per la tutela del patrimonio industriale 1.3 Le cause della dismissione patrimonio industriale 1.4 Conseguenze sulla città e consumo di suolo 1.5 Interesse verso il recupero del patrimonio industriale dismesso 2 RE-INDUSTRIALIZZAZIONE 2.1 Evoluzione urbana e sociale 2.2 La città manifatturiera 2.3 La città industriale 2.4 La città postindustriale 2.5 La città digitale 2.6 II lavoro digitale 2.7 Le relazioni della nuova produzione 2.8 L'innovazione nei luoghi di lavoro 3 ANALISI DI CASI STUDIO 3.1 Introduzione ai casi studio 3.1.1 La Friche, Belle de mai Marsiglia 3.1.2 Medialab Prado Madrid 3.1.3 Matadero Madrid 3.1.4 Toolbox Torino 3.1.5 Agora Berlino 3.1.6 Work & Co Dunkirk 3.1.7 MVRDVStudio House Rotterdam 3.1.8 McCatt Headquarters Madrid 4 L'EX MANIFATTURA TESSILE DI MONCALIERI 4.1 Mario Passanti progettista 4.2L' ex Manifattura tessile di Moncalieri 4.3 Stato di fatto 5 ANALISI DEL QUADRO COMPETITIVO 5.1 Hbu Approach 5.2 Individuazione ambiti di analisi 5.3 Ambito Regionale 5.4 Ambito Comunale 5.5 Dorsale Corso Moncalieri 5.6 SWOT Analysis 6 IPOTESI PROGETTUALE 6.1 Lo stato dell'arte: una rassegna tematica 6.2 Concept 6.3 Architettonico 7 RAGIONAMENTI DI FATTIBILITÀ ECONOMICO - FINANZIARIA 7.1 Proposta di Business Pian 7.2 Piano di gestione 7.3 Canali di finanziamento ed agevolazioni 7.4 Cronoprogramma di acquisizione finanziamenti ed agevolazioni 7.5 Valutazione dell'investimento 7.6 Conclusioni |
Bibliografia: | BIBLIOGRAFIA M. AUGE', Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Eleuthera, Milano, 1993. S. BATTILOSSI, Le rivoluzioni industriali, Carocci, Roma, 2002. Z. BAUMAN, Dentro la globalizzazione. Le conseguenze sulle persone, Laterza, Roma-Bari, 1999. F.BATTISTI, E. BATTISTI (a cura di), Progettare per il patrimonio industriale, Celid, Torino, 2008. A.BONDONIO, G.CALEGARI, C.FRANCO, L.GIBELLO (a cura di), Stop & Go, il riuso delle aree indUSfrian dismesse in Italia: trenta casi studio, Alinea, Firenze, 2005. BORSI, Introduzione alla archeologia industriale, Officina edizioni, Roma, 1978. DANSERO, Dentro ai vuoti. Dismissione industriale e trasformazioni urbane a Torino, Libreria Cortina> Torino, 1993. DANSERO, C. GIAIMO, A. SPAZIANTE, Se i vuoti si riempiono, aree industriali dismesse: temi e ricerche, Alinea, Firenze, 2000. GASPELLI (a cura di), iManifattura. La manifattura nella rivoluzione delle macchine, GoWare, Firenze, 2015. M.C. 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