Beatrice Agulli
Il progetto di paesaggio e la città, 2005/2015.
Rel. Angelo Sampieri. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2016
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Abstract: |
In seguito alla “grande piena” che ha segnato gli anni Ottanta e Novanta del Novecento, il successo e la diffusione dei progetti di paesaggio sembrano essere tornati all’interno dei propri argini. Un evento particolarmente significativo, tanto più se si considera l'importanza che hanno avuto nella trasformazione degli spazi pubblici e della città di fine Secolo. È un dato di fatto che il progetto di paesaggio, con le sue tecniche e le sue peculiarità strutturali e formali, ha vissuto un grande sviluppo e successo durante questo periodo. È difatti stato in grado di rispondere, in maniera innovativa, a problematiche che riguardavano il progetto degli spazi pubblici ed il funzionamento di territori ereditati dalla massiccia dismissione industriale del secondo Novecento. In termini più ampi, è stato in grado di interpretare le condizioni economiche e sociali, i valori e le attenzioni del tempo, entro una dimensione estetica capace di restituirne ragioni e senso. La fortuna dell’architettura del paesaggio è stata forse anche la mancanza, da parte dell’urbanistica e dell’architettura, di produrre immaginari altrettanto potenti. Una critica spesso ripetuta, coglie entrambe le discipline entro attenzioni ancora troppo rivolte ad un’organizzazione prettamente normativo-morfologica degli spazi della città. Oppure le ritiene incapaci di interpretare, in modo efficace, l’emergenza di nuovi fenomeni urbani, la loro complessità e la rapida evoluzione che li contraddistingue. Questa difficoltà di interpretazione e progettazione della città contemporanea è stata spesso letta in relazione ai territori della dispersione insediativa, al rafforzamento delle diseguaglianze sociali nei quartieri della città consolidata (spesso oggetto di ghettizzazione perché troppo ricchi o troppo poveri), in relazione ai tessuti residenziali e produttivi abbandonati ed agli spazi del commercio e della produzione specializzati, solitamente lontani dai principali centri urbani. Il progetto di architettura del paesaggio ha saputo cogliere molte occasioni e diffondere la propria influenza in campi che, fino alla metà degli anni Ottanta, spesso non consideravano la sensibilità e le tecniche che lo contraddistinguono. Urbanisti, architetti, ingegneri hanno iniziato ad occuparsi di tematiche inerenti il paesaggio e questo ha dato origine ad una diffusione quasi epidemica di progetti ed esperienze, ad un diluvio di informazioni che ponevano i saperi inerenti il paesaggio come fondamentali per operare nella città'. Oggi molte aspetti sono cambiati e, più che continuare a ricercare le cause del lungo periodo di espansione della cultura del progetto di paesaggio o i segni lasciati da questa cultura in città, pare necessario capire come quel pensiero si è evoluto, cosa di esso rimane e quale utilità e peso esso continua ad avere. Non tanto per costruire una nuova critica, ma per aprire una nuova stagione per i saperi paesaggisti all'interno di competenze tecniche che tradizionalmente si collocano al di fuori di essi. Risulta evidente, infatti, che nel corso dell'ultimo periodo la progettazione del paesaggio ha subito una forte influenza da parte di culture altre, di saperi maggiormente legati all’ecologia, piuttosto che a pratiche di estetizzazione dello spazio. Forse sarebbe più corretto affermare che, in questo periodo, si è assistito ad un cambiamento dei canoni formali ed estetici della progettazione dello spazio naturale, non certo ad una completa rinuncia ad essi. In ogni caso, si tratta di un mutame‘di paesaggio’ che si confrontane vede una sempre maggiore applicazione di tecniche ali l'ecologistione di differenti culture scientifiche mutamento di discipline che presentano radici ben angior paturate in relazione alla sempre maggior ca il nostro pianeta. Una crisi economica, sociale,una pento dei valori per far fronte alla crisi a prevalentemente di questi temi, della diffusione diente cambiamento del progetto periere un campione significativo di esperienzepali mezzi di divhivio di progetti. Una sintesi rappresentativa degli approcci ritenuti più interessanti al fine di descrivere le caratteristiche principali delle culture del progetto di paesaggio contemporaneo. Come espresso da Michel Foucault, «l’archivio è anzitutto la legge di ciò che può essere detto, il sistema che governa l’apparizione degli enunciati come avvenimenti singoli [...] e definisce fin dall’inizio il sistema della sua enunciabilità. [...] Lungi dall’essere ciò che unifica tutto ciò che è stato detto in quel grande mormorio confuso di un discorso, lungi dall’essere soltanto ciò che ci assicura di essere in mezzo al discorso mantenuto, esso è ciò che differenzia i discorsi nella loro molteplice esistenza e li specifica nella loro propria durata.» Proprio per questo e per una maggiore coerenza nella ricerca, è stato necessario restringere il campo d'indagine sia da un punto di vista temporale che da un punto di vista geografico. Da un punto di vista cronologico, è necessario fare riferimento a due differenti archi temporali: uno che definisce il periodo sul quale si è concentrata l’analisi delle riviste e l’altro che delimita cronologicamente l’archivio di progetti. Nel primo caso, si è scelto un arco temporale della durata di dieci anni, dal 2005 al 2015. Un periodo a cavallo di uno degli eventi che maggiormente hanno caratterizzato questo decennio [fig.4], la crisi del 2008, segnata tra le altre cose dalle emergenze climatiche che si sono sviluppate in seguito agli eventi catastrofici degli ultimi anni. Nel secondo caso, invece, si è scelto di comprendere un arco temporale più vasto che va dal 1995 al 2015 poiché è parso importante tenere in considerazione la pubblicazione, a posteriori, di esperienze che hanno preso il via nel corso dell’ultimo decennio del Novecento. In molti casi, infatti, si tratta di progetti iconici che hanno fortemente influenzato la progettazione del paesaggio contemporaneo. Per quanto riguarda una restrizione geografica del campo d’indagine, si è scelto di comprendere esclusivamente progetti realizzati in ambito europeo e nord-americano. Questo perché si tratta di realtà più facilmente confrontabili sia da un punto di vista sociale ed economico, sia da un punto di vista culturale. Da almeno un secolo, infatti, la storia ‘paesaggista’ di queste due culture è fortemente intrecciata. Definire l’arco temporale e il quadro geografico considerato risulta fondamentale al fine di comprendere il panorama culturale, sociale, economico e politico nel quale si collocano i novanta progetti selezionati. Si tratta di uno dei punti di partenza fondamentali per lo sviluppo di questo lavoro ed è importante sottolinearlo al fine della lettura di un testo che, in ragione di un posizionamento critico, parzializza un campo di indagine certamente più ricco ed eterogeneo, sebbene spesso carente di posizionamenti davvero capaci di nutrirlo. A partire da queste considerazioni, la tesi si compone di tre sezioni principali e di un saggio critico in forma di conclusione. La prima sezione descrive il metodo di lavoro utilizzato in relazione alla costruzione dell’archivio, la seconda presenta i progetti selezionati, mentre la terza restituisce il confronto che ho avuto con esperti di paesaggio attraverso interviste e resoconti di alcune delle principali manifestazioni nazionali e internazionali, cui ho avuto modo di partecipare durante l'anno di ricerca. Tutte le sezioni sono attraversate da tre tematizzazioni principali che mi appaiono fondamentali per raccontare il modo in cui il paesaggio prova a ridefinire oggi un progetto per la città. Una prima osserva come, nel riferimento al paesaggio, persista una dimensione estetica che oggi torna a segnare il progetto urbano in relazione alle categorie del selvatico, del rustico e dello spontaneo. Una seconda insiste sulla specificità ecologico-ambientale della nozione di paesaggio: la città, al pari della natura, è ancora, come dagli anni settanta in poi, un processo. Una teella città in riferimnto al paesaggio, ma non solo, tutto ciò che è riconducibile ad un’idea di self-building landscape. La conclusione della tesi torna su questi temi e prova a problematizzarli in relazione alle traiettorie che essi aprono (o chiudono) rispetto al progetto ed alle trasformazioni della città europea contemporanea.
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Relatori: | Angelo Sampieri |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | U Urbanistica > UB Architettura del Paesaggio U Urbanistica > UG Pianificazione del paesaggio U Urbanistica > UK Pianificazione urbana |
Corso di laurea: | Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/4794 |
Capitoli: | INDICE INTRODUZIONE 1 - UN ARCHIVIO DI PROGETTI DI PAESAGGIO RIVISTE LOTUS TOPOS LANDSCAPE ARCHITECTURE MAGAZINE ARCHITETTURA DEL PAESAGGIO PAYSAGE TOPSCAPE PROGETTI I. PROGETTI SELEZIONATI E LORO TEMATIZZAZIONI "THE NECESSITY OF WILDERNESS (AND RUINS)" "CITY AS PROCESS" "EVERYBODY SELF-SUFFICIENT" II. PROGETTI NON SELEZIONATI PERCHÉ ASCRIVIBILI AD UNA PASSATA STAGIONE UN TRADIZIONALE PROGETTO DI SPAZIO PUBBLICO UN ECOLOGISMO 'DI FACCIATA' CORRETTI FUNZIONAMENTI DEL TERRITORIO 2 - NOVANTA PAESAGGI 3 - ESPERTI DI PAESAGGIO INTERVISTE BRADFORD MCKEE CATHERINE MOSBACH BIANCA MARIA RINALDI FEDERICO LÒPEZ SILVESTRE KRISTOFFER HOLM PEDERSEN _ SLA FRANCO ZAGARI CONFERENZE LANDSCAPE URBANISM. STRATEGIES FOR COMMON SPACES SUL RITORNO DEL BOSCO 53RD IFLA WORLD CONGRESS 2016 CONCLUSIONE: PAESAGGIO, CITTÀ, CRISI BIBLIOGRAFIA |
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