Manuela Rosso
"Nuovi cammini" sulle/delle alpi : una lettura critica del territorio : il caso delle valli valdesi.
Rel. Cristiana Rossignolo. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2016
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Abstract: |
INTRODUZIONE Il mio "quotidiano territoriale" è fatto di montagne: per me sarebbe molto difficile pensare di vivere o lavorare lontano da loro; di conseguenza, fin da quando ho iniziato a immaginare a "un tema" cui dedicarmi, non ho potuto non farle rientrare in ogni ipotesi, anelando sempre a un'idea "che mi facesse sentire a casa" e potesse essere utile. Utile per i luoghi e il loro sviluppo, utile per gli abitanti che li popolano, utile per imparare a guardarle con uno sguardo nuovo, senza aver paura dell'innovazione o di nuove tecnologie. Nel corso degli anni grazie a diverse esperienze all'interno del mio percorso di studio ho avuto occasione di sperimentare come sia possibile progettare in chiave propositiva e innovativa anche in contesti territoriali "diversi", che si trovino in una situazione di difficoltà o all'apparenza quasi privi di potenzialità. Territori "marginali", magari se considerati rispetto a una logica di accessibilità ai servizi o alla distanza dai grandi centri urbani; eppure, in maniera dicotomica e plurale, luoghi che si rivelano sfaccettati e complessi, in una ricchezza di risorse che potenzialmente può renderli strategici o aree laboratorio. La chiave interpretativa, dall'inizio fino a quest'ultima (momentanea) tappa, è sempre stata la volontà di provare a leggere i luoghi, provare a interpretarli e guardarli con occhi diversi e, con una certa dose di immaginazione, provare a progettare anche al di là del presente, radicandosi però con piedi saldi anche al passato del luogo. La conoscenza e il rispetto di un territorio, infatti, sono convinta passino anche attraverso il saper cogliere le sue peculiarità, l'identificarle e il tentare nuove strade per valorizzarle. Proprio l'individuazione delle risorse e del patrimonio territoriale di un'area può rivelarsi strategico al fine di salvaguardare i luoghi stessi e permetterne lo sviluppo. Molto spesso i luoghi dell'abitare sono dotati di uno specifico patrimonio territoriale, di risorse locali, così come di necessità e dinamiche peculiari e qualsiasi azione progettuale o di pianificazione non può esservi slegata, soprattutto nei casi di maggior fragilità, in cui i limiti imposti sono molti e diventano vincoli, ma anche possibili spunti creativi. Come scrive Alberto Magnaghi (2001, p.7) "la forma specifica di conoscenza dell'architetto è il progetto", che è "innanzitutto il progetto di conoscenza del contesto". Qualsiasi intervento non può slegarsi dal territorio, "nelle sue componenti ambientali, urbanistiche, sociali, culturali". Per quanto possa essere affascinarsi l'azione creativa totalmente libera, da "foglio bianco" (Magnaghi, 2013, p. 38), rimane secondo me molto più intrigante porsi in relazione con i saperi dei luoghi, interrogandosi "sul messaggio antico, sapiente, che racconta la relazione virtuosa fra insediamento umano e natura, costruita nel corso della storia" (Ibidem, p. 8). In tal senso, le montagne sono un territorio di particolare complessità, ma anche dotato di una spiccata specificità, che lo rendono un'area adatta per lavorare a costruire un'alternativa ad una tendenza generale e globale all'omologazione. Il mio interesse verso questi territori risiede proprio nelle loro potenzialità, nel loro poter diventare un'area "laboratorio", su cui applicare nuove teorie e metodologie, con l'obiettivo di ritrovare un nuovo equilibrio e sviluppo. Inoltre, l'ambiente montano "proprio per la natura variegata e spesso impervia del suo territorio, rispetto alla pianura ormai completamente urbanizzata, conserva ancora la consapevolezza del limite, anche nello sfruttamento delle risorse" (Mercalli, in Noi Alpi! CIPRA, 2008, p.ll). Questa modalità di approccio è così convogliata, qualche anno fa, nell'idea - condivisa con altri due studenti del corso di Laurea Magistrale in Pianificazione Territoriale, Urbanistica ed Ambientale4 - di focalizzare la nostra attenzione sulle Alpi, provenendo tutti e tre da un territorio "montano" o, quantomeno, non "cittadino". Iniziare a leggere e studiare libri e ricerche intorno alle Alpi è stato il primo passo. Saggi che spaziavano dall'alpinismo, alla geografia, alla pianificazione, che mi hanno permesso di innamorarmi sempre di più delle "mie" vallate e di appassionarmi di svariati e molteplici ambiti, diversi eppur legati da un unico fil rouge, l'amore per questi territori. Approfondendo lo studio sugli sguardi e le visioni nel tempo rispetto alla montagna, è stata determinante la scoperta dell'esistenza di un approccio "altro", sensibile ai temi della sostenibilità e volto a un'interpretazione in chiave strategica di questi territori. Un discorso di ampio respiro e ottica transdisciplinare - di sviluppo, rilancio e rinascita del territorio e dei luoghi - che proprio in questi anni sta acquisendo nuova forza e si sta consolidando nel panorama scientifico - che mi ha permesso di indirizzare questo lavoro alla ricerca di una strada percorribile per portare un contributo positivo e propositivo, auspicabilmente di tipo scientifico, in questo campo.
Si è trattato di un lungo percorso di crescita, prima di tutto, in cui si sono prese strade diverse e che mi ha spronata a pormi molte domande, e che mi ha permesso di maturale molte nuove consapevolezze: tra queste la scoperta dell'esistenza di visioni diverse ("tradizionali" e "innovative"), sguardi e approcci alla montagna spesso inconsci, che hanno effetti molto diversi nel modo in cui ci si pone rispetto al tema "montagna" e nel modo in cui si pianifica e progetta un intervento. Due "idee guida, che potrebbero cambiare i destini delle montagne (...), due coppie di opposti (...), due antinomie: conservazione e sviluppo, comunità montane e popolazioni di pianura" (Camanni, 2003, p.9). In altre parole, l'antico scontro tra montagna e città e tra cambiamento e staticità. Inoltre, per affrontare uno studio di questi territori è stato necessario "liberarsi dai pregiudizi che hanno condizionato (e continuano a condizionare...) la visione della montagna" (Camanni, 2003, p.9), tra cui quello dell'alpe purificatrice: probabilmente anch'io, con tutte le mie buone intenzioni, ero caduta più volte nel cliché della montagna incontaminata, alla "Heidi", alla ricerca di una realtà quasi mitica in cui si confonde "la tradizione con la virtù, la conservazione con la salvezza, il mito con la realtà" (Camanni, 2003, p. 10). "Tradizione e identità alpina non traggono ossigeno dall'arroccamento in enclave, ma dallo scambio creativo con la pianura e la città" (Camanni, 2003, p.83): soverchiando un altro luogo comune, ho scoperto come nella storia il monte e il piano si siano incontrati miriadi e miriadi di volte. La montagna può incontrare la città ed esserne "contaminata", anzi è proprio dall'incontro e dallo scambio creativo, dal dialogo e dal confronto, che entrambe queste realtà possono ricercare sviluppo e crescita, traendone reciproco vantaggio. Le montagne, apparentemente così immutabili, e forse rassicuranti in questo loro "esserci" al di là del tempo umano che scorre, si trasformano invece velocemente... Cambia il clima nello spazio di pochi attimi, così come si modifica il territorio, trasformato dall'uomo e dalle stagioni, così come si ribaltano i confini, tracciati artificialmente a dividere valli tra loro simili, se non uguali. Un'altra "scoperta" è stata proprio cogliere la valenza transfrontaliera di questi territori, accomunati - pur nella diversità e nella distanza - da problemi, comportamenti e identità affini. Un unico sentire alpino che rende questi ambienti ancora più affascinanti. L'ultimo aspetto per me nuovo è stato leggere di come la montagna possa venir considerata alla stregua di un "soggetto vivo"; come territorio infatti, essa "è un organismo vivente ad alta complessità, un neoecosistema in continua trasformazione", (Magnaghi, 2013, p. 25), prodotto dell'incontro di storie, persone e culture, con un ambiente naturale unico. …CONTINUA
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Relatori: | Cristiana Rossignolo |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GB Aree protette G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GI Tradizioni popolari U Urbanistica > UH Pianificazione regionale |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/4711 |
Capitoli: | Introduzione 1.Perché occuparsi delle Alpi? 1.1.Un quadro geografico 1.1.1.Delimitazione delle Alpi 1.1.2.La ripartizione delle Alpi 1.2.Sguardi sulle Alpi: la storia del rapporto uomo-Alpi 1.2.1.L'antichità: l'uomo inizia a relazionarsi con la montagna 1.2.2.Le Alpi come "porta" 1.2.3.L'Illuminismo e il mito romantico delle Alpi 1.2.4.L'industrializzazione e l'irruzione della città sulle Alpi 1.2.5.Dai fasti della Belle Époque alla società del tempo libero 1.2.6.La città impara il senso del limite: la nascita di una nuova consapevolezza 1.2.7.Le Alpi come ambito strategico: un mondo di dicotomie 1.3.Uno zoom: una descrizione della storia socio-demografica ed economica 1.3.1.Alcuni cenni socio-economici per un inquadramento generale 1.3.2.Valutazione complessiva dell'andamento demografico a livello comunale nel periodo 1871-2000 1.3.3.II fordismo e il post-fordismo: dalla città alle montagna, andata e ritorno 1.3.4.Quando si scopre la città in montagna: la città alpina 1.3.4.1L'urbanizzazione delle Alpi e le sue dinamiche 2.1.Perché le valli valdesi? 2.2.Leggere il territorio attraverso le invarianti strutturali 2.2.1.Un essere vivente complesso, nato dall'incontro tra l'uomo e la natura: il territorio 2.2.2.Uno strumento di lettura delle fasi di territorializzazione: la biografia territoriale e le invarianti 2.2.3.Spunti di metodologia per una lettura critica del territorio 2.3..Ancora oggi un territorio al centro? 2.3.1.La definizione territoriale attuale 2.3.2.Dalle Comunità Montane alla Città Metropolitana 2.3.3.Sguardi dentro e fuori le Valli 2.3.4.La cartografia racconta le Valli 2.3.4.1.II progetto Cartografia delle valli valdesi della Società di Studi Valdesi 2.3.5.Tra marginalità e centralità: un territorio sfaccettato 2.3.6.Il patrimonio territoriale 2.3.6.1.Alcuni aspetti demografici delle valli valdesi 2.3.6.2.Le molte declinazioni di un territorio 2.3.6.3.Uno zoom: una descrizione dello sviluppo economico nella storia 2.3.7.Riflessioni critiche sull'analisi per invarianti strutturali della dinamica territoriale 3.Conclusioni 4.Riferimenti bibliografici 5.Allegati |
Bibliografia: | BIBLIOGRAFIA AA.W., (1995), II Gibuti storia della tramvia Pinerolo-Perosa Argentina, Kosmos ed., Torino AA.W. (2009), Escursioni con le ciastre nelle valli valdesi. 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