Giulia Loghero
Greenwashing e Neurodesign nel Settore Tessile = Greenwashing and Neurodesign in the Textile Sector.
Rel. Amina Pereno, Eliana Ferrulli. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Design E Comunicazione, 2025
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| Abstract: |
Greenwashing e Neurodesign Negli ultimi anni, parlare di sostenibilità è diventato quasi inevitabile. Le aziende la citano ovunque: nelle pubblicità, sui packaging, nei post social, nei comunicati stampa. Ma proprio questa presenza così forte e costante rende sempre più difficile distinguere chi agisce davvero in modo responsabile da chi, invece, usa il tema solo per apparire migliore agli occhi del pubblico. Il greenwashing – ovvero il cercare di sembrare sostenibili senza esserlo davvero – è diventato uno dei problemi più urgenti da affrontare, soprattutto per chi lavora nel campo del design e della comunicazione. Questa tesi nasce da una domanda che mi ha accompagnata fin dall’inizio: perché certi messaggi riescono a sembrare credibili anche quando sono vuoti o poco coerenti? E cosa possiamo fare, come designer, per non cadere nella stessa trappola? Il settore tessile è stato il punto di partenza di questa riflessione. È uno dei settori più inquinanti e controversi, eppure spesso si presenta come “verde”, ecologico, naturale. Ma quanto c’è di vero? E quanto, invece, è solo costruzione di immagine? Ho scelto di affrontare il tema partendo da un approccio interdisciplinare, che mette insieme elementi di design, neuroscienze cognitive, psicologia della percezione e comunicazione visiva. L’obiettivo è stato capire come colori, forme, materiali, immagini e parole influenzino il modo in cui percepiamo un prodotto. In questo contesto, il neurodesign diventa uno strumento fondamentale per analizzare cosa ci attira, cosa ci convince e perché. È qui che il design incontra le emozioni, i sensi, i meccanismi inconsci che guidano le nostre scelte. Il lavoro si muove su due binari. Da una parte, propone un’analisi critica delle strategie più comuni di greenwashing, con esempi concreti, come i “sette peccati capitali” di TerraChoice, la ricerca “Green Lies” e il modello teorico di Pagotto & Carvalho. Dall’altra, cerca di entrare nella mente del consumatore: cosa lo colpisce? Cosa lo persuade? Ho approfondito concetti come la psicologia del colore, la gerarchia visiva, la Gestalt, la multisensorialità, i bias cognitivi e il ruolo delle emozioni nelle decisioni d’acquisto. Quello che è emerso è che il design ha un potere enorme: può costruire fiducia, ma anche manipolare. Può rendere le persone più consapevoli, ma anche più confuse. E quindi, come designer, abbiamo una grande responsabilità. Non basta saper creare qualcosa di bello: dobbiamo chiederci che impatto ha, che messaggio trasmette, che valori porta con sé. Questa tesi è, in fondo, un invito a riflettere sul senso profondo del nostro lavoro. Progettare pensando ai meccanismi cognitivi ed emotivi delle persone significa prendersi cura del modo in cui comunichiamo la sostenibilità. Significa usare il design non solo per attirare, ma anche per educare, costruire fiducia e contribuire – nel nostro piccolo – a un cambiamento più vero e duraturo. |
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| Relatori: | Amina Pereno, Eliana Ferrulli |
| Anno accademico: | 2025/26 |
| Tipo di pubblicazione: | Elettronica |
| Numero di pagine: | 69 |
| Soggetti: | |
| Corso di laurea: | Corso di laurea in Design E Comunicazione |
| Classe di laurea: | Nuovo ordinamento > Laurea > L-04 - DISEGNO INDUSTRIALE |
| Aziende collaboratrici: | Politecnico di Torino |
| URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/36983 |
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