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Riuso e valorizzazione dei beni demaniali : proposta di recupero per la caserma Piave di Palmanova

Nicoletta Nieddu

Riuso e valorizzazione dei beni demaniali : proposta di recupero per la caserma Piave di Palmanova.

Rel. Isabella Maria Lami, Elisabetta Chiodi. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2014

Abstract:

INTRODUZIONE:

L'obiettivo che ha dato impulso allo sviluppo della tesi si è focalizzato nell'approfondimento di un tema di grande attualità, ovvero il riuso e la valorizzazione degli immobili del demanio. A fronte di questa scelta è stato necessario condurre degli studi approfonditi di carattere normativo che agevolassero la comprensione di argomenti complessi, caratterizzati da una marcata attinenza con il sistema legislativo italiano.

A tale scopo innanzitutto sono state condotte ricerche relative all'origine del termine demanio, ricostruendone il percorso evolutivo fino ai giorni nostri ed analizzando nel dettaglio il Demanio in relazione ai beni ad esso appartenenti. Non essendo questa una disciplina approfondita durante il corso di studi, sono state riscontrate alcune difficoltà soprattutto nel reperimento delle informazioni utili ai fini della ricostruzione dell'evoluzione della categoria dei beni demaniali nel corso della storia. La ricerca condotta, ha permesso di collocare l'origine di tali beni all'epoca dei romani, infatti all'interno della dottrina romana è stata individuata la loro concezione, suddivisa in diverse categorie.

Attraverso la consultazione di testi giuridici e di alcuni importanti strumenti codicistici, tra i quali il Codice Civile Napoleonico e il primo Codice Civile d'Italia, è stato inoltre possibile arricchire le competenze sull'argomento, favorendo la ricostruzione cronologica in merito allo sviluppo della categoria dei beni pubblici dal primo strumento legislativo in vigore, fino all'attuale codice civile. Il Codice Civile rappresenta il primo punto di arrivo di questo studio a carattere legislativo, in quanto unitamente alla vasta bibliografia sull'argomento, è stato possibile esprimere una serie di considerazioni che mettono in evidenza alcune carenze del testo normativo, riguardanti in particolar modo l'attuale classificazione dei beni.

La fase successiva è stata contraddistinta dall'analisi del patrimonio immobiliare e dall' esaminazione delle problematiche congiunte alla gestione e all'amministrazione dei beni. Questi fattori, infatti, hanno portato recentemente al ripensamento del sistema amministrativo e all'introduzione di nuovi provvedimenti in materia di governo dei beni demaniali. A seguito di queste nuove direttive è nata nel 2000 l'Agenzia del Demanio, la quale ha assunto il compito di gestire e valorizzare i beni, al fine di ottenere il massimo rendimento dalle operazioni di vendita. Gli approfondimenti condotti hanno evidenziato l'importanza di questa Agenzia, come organo fondamentale al fine di raggiungere gli obiettivi citati, in quanto ha la possibilità di usufruire di strumenti orientati all'alienazione e alla dismissione del patrimonio. Tra questi vanno citati in primis i fondi immobiliari, le operazioni di cartolarizzazione e la costituzione di società a carattere pubblico, privato o misto, cui vengono affidati i beni da alienare.

E proprio il concetto di alienazione a costituire l'ultimo tassello utile al completamento dell'analisi sviluppata, infatti attraverso la ricostruzione del quadro normativo ad essa riferito, è stato possibile osservare le innovazioni introdotte a partire dal XIX secolo fino ai giorni nostri. Le possibili modalità di alienazione dei beni (concessione e vendita) hanno consentito di sottolineare le tendenze dell'ultimo decennio, aventi come fine ultimo la dismissione del patrimonio immobiliare per consentirne la valorizzazione.

In quest' ottica è stato utile analizzare tutti gli strumenti a disposizione degli enti pubblici ed in base alle conoscenze acquisite è stato possibile concentrare l'attenzione su una particolare categoria di beni demaniali, ovvero i beni appartenenti al Ministero della Difesa, inseriti all'interno del processo di dismissione solo nel 1997. La ricerca sul tema, parallelamente agli avvenimenti storici, ha consentito di comprendere che la scelta di dismettere parte dei beni della Difesa è legata ad una serie di accadimenti, tra i quali è necessario annoverare la caduta del muro di Berlino e il graduale consolidamento dell'Unione Europea, alla quale nel 2007 hanno aderito anche i paesi dell'Est.

A questi eventi, responsabili di numerose trasformazioni in ambito europeo, è necessario aggiungere ulteriori modifiche avvenute a livello nazionale. Tra queste si distinguono la variazione del sistema logistico delle forze armate, la quale ha comportato la razionalizzazione della presenza militare rendendo inutili ai fini istituzionali un gran numero di aree militari, l'ammissione alla carriera militare del personale femminile nel 1999 e infine il passaggio dalla leva obbligatoria a quella volontaria.

L'insieme di questi fattori ha reso il 1997 un anno cruciale per la dismissione degli immobili statali, in quanto il processo precedentemente avviato è stato rafforzato dall'inserimento degli immobili militari.

Al fine di concretizzare gli ambiti teorici presi in analisi è divenuto fondamentale concentrare l'attenzione nei confronti di realtà presenti all'interno del contesto italiano, che si distinguessero in relazione a queste tematiche.

All'interno del panorama nazionale, la Regione del Friuli Venezia Giulia assume, in questo senso, un ruolo di notevole interesse in quanto è riconosciuta come una delle regioni più militarizzate d'Italia, seconda solo alla Sardegna, come confermato recentemente da diversi studi condotti relativamente alla percentuale di siti militari distribuiti al suo interno. Il motivo principale di questa massiccia presenza è legata alla sua posizione strategica di confine rispetto al contesto internazionale, facendo si che al suo interno venisse insediata una fitta rete di siti militari, che hanno dato luogo ad una vera a propria mappa bellica.

La presenza di questo vasto patrimonio militare è risultato un aspetto non di certo secondario per questo territorio, infatti a partire dal 2001 un cospicuo numero di immobili del Demanio militare è stato trasferito alla regione, e successivamente ai singoli comuni, divenendo così un caso calzante al fine degli sviluppi di questo lavoro di ricerca.

Tra i 218 comuni esistenti, si distingue per la concentrazione di superfici demaniali la città di Palmanova, la quale fin dal momento della sua fondazione ha avuto un rapporto saldamente interconnesso al Demanio militare, infatti fin dalla sua origine, nel 1593, per volere della Repubblica di Venezia, le venne assegnato il ruolo di città fortezza, con lo scopo di costituire una roccaforte difensiva nei confronti dall'avanzata turca. L'analisi della città di Palmanova ha rappresentato un ulteriore grado di approfondimento all'interno della ricerca svolta, attraverso una fase preliminare che ha messo in luce la ricostruzione delle origini della città e lo sviluppo del suo tessuto urbano, per giungere in seguito allo studio dell'architettura militare in essa contenuta. Proprio l'analisi degli edifici militari ha assunto un ruolo di primaria importanza, infatti gran parte degli sforzi si sono focalizzati nella valutazione di metodi e procedure utili a formulare una proposta di riuso e valorizzazione di due dei 12 quartieri militari presenti all'interno della città, ovvero il quartiere di San Pietro e San Michele, attualmente denominati Caserma Piave. L'attenzione si è focalizzata su questi due quartieri seicenteschi, in quanto sono uno dei rari esempi di edifici destinati all'alloggiamento dei soldati, che si sono conservati pressoché integri fino ai nostri giorni. Oltre al valore architettonico degli immobili è stato messa in evidenza l'importanza storica custodita da questi fabbricati, in quanto il quartiere di San Michele durante gli anni della Seconda Guerra mondiale venne utilizzato come centro di repressione anti partigiana.

Tutti questi aspetti conferiscono al sito militare della Caserma Piave un notevole interesse, al fine di valutare i possibili scenari di trasformazione della struttura. Con l'obbiettivo di individuare la destinazione d'uso più adatta, sono state inizialmente condotte analisi su ampia scala che hanno riguardato la città di Palmanova in relazione al territorio su cui si insedia, così da circoscrivere eventuali potenzialità e criticità del contesto.

A questo studio sono seguiti degli approfondimenti relativi al tema del recupero delle caserme, prendendo in esame altri casi studio presenti nel territorio nazionale che avessero già attuato un processo di riconversione, come per le caserme ubicate a Ferrara, Roma, Savona, Torino, Venezia, Treviso e San Vito al Tagliamento. I dati raccolti hanno in questo modo rappresentato un punto di riferimento per valutare le possibili scelte da attuare, in base alla tipologia di intervento, la destinazione d'uso prescelta, gli strumenti legislativi e le tempistiche.

Altre ipotesi sono state raccolte in seguito a confronti avuti direttamente in loco con i cittadini e con rappresentanti dell'Ufficio comunale, nel tentativo di comporre un quadro generale che tenesse in considerazione gli interessi di tutti gli individui che verrebbero coinvolti nel processo decisionale, cercando così di porre l'attenzione sulle esigenze concrete che la città e i cittadini hanno manifestato. L'obbiettivo è stato raggiunto tramite un questionario utile a far emergere il punto di vista più plausibile al fine di valutare un'eventuale riqualificazione dell'area e della scelta di una destinazione d'uso idonea da collocare nella Piave.

Attraverso le informazioni raccolte è stato possibile analizzare i diversi soggetti coinvolti, i loro interessi e le risorse di cui dispongono insieme a tutti gli elementi che sono in grado di influenzare il processo decisionale focalizzato alla riqualificazione della caserma, parallelamente al confronto dei punti di debolezza e di forza delle proposte considerate al fine di far emergere il processo di trasformazione più adatto per l'area militare esaminata.

Relatori: Isabella Maria Lami, Elisabetta Chiodi
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AJ Edifici e attrezzature per l'amministrazione, il commercio e la difesa
A Architettura > AO Progettazione
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/3688
Capitoli:

INDICE:

Premessa

Primo capitolo: I beni demaniali: nascita e sviluppo del sistema legislativo

1.1 II demanio: origine e sviluppo del termine dall'Età classica ad oggi.

1.2 Classificazione dei beni dello Stato.

1.3 Innovazioni nella gestione/dismissione dei beni: breve excursus legislativo sulle privatizzazioni, società di trasformazione urbana, cartolarizzazioni e società a capitale misto.

1.4 Analisi del sistema legislativo: tappe fondamentali del processo di alienazione del patrimonio immobiliare dello Stato.

Secondo capitolo: La fondazione di Palmanova: criteri, progetti, esiti

2.1. La "città stellata" tra funzione militare e funzione civile

2.2. Il tessuto urbano

2.3. L'architettura militare

2.4. Evoluzione tipologica del quartiere militare e della caserma

2.5. Gli antichi quartieri militari di San Pietro e San Michele oggi "Caserma Piave"

Terzo capitolo: Scenari di trasformazione. Proposta di recupero per la caserma Piave di Palmanova

3.1 Le aree militari dismesse nel panorama nazionale ed europeo

3.2 Le aree militari dismesse in Friuli Venezia Giulia

3.3 Alcuni interventi di riuso in Italia

3.3.1 Belluno

3.3.2 Ferrara

3.3.3 Roma

3.3.4 Savona

3.3.5 San Vito al Tagliemento

3.3.6 Torino

3.3.7 Treviso

3.3.8 Venezia - Mestre

3.4 Palmanova: potenzialità e criticità del territorio

3.5 Valutazione degli scenari di trasformazione della caserma Piave: stakeholders e analisi swot

Conclusioni

Allegati

Ringraziamenti

Bibliografia

Elenco delle abbreviazioni

Bibliografia:

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