Giulia Martina Chiesa , Stefano Zanetti
Caratteri dell’apparato decorativo nei prospetti dei palazzi nobiliari a Torino tra la fine del XVI secolo e il XVIII secolo.
Rel. Gianni Robba. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2013
Abstract: |
La costruzione dello spazio urbano torinese tra Seicento e Settecento è caratterizzato da tre fasi di crescita della città. I tre ampliamenti scandiscono non solo i tempi del rinnovamento urbano ma anche della storia della dinastia sabauda. Ogni intervento è l’espressione della volontà del regnante di quel momento che porta avanti la tradizione d’espansione e d’ammodernamento. La doppia immagine di città-fortezza e di città-capitale è il frutto delle politiche simboliche che i Savoia attuano nell’organizzazione del territorio. Dietro al bisogno di abbellimento, vi sono ragioni politiche e di prestigio che s’incrociano con motivazioni pubbliche d’ordine economico e legislativo. La mediazione dell’architetto di corte che definisce le norme della costruzione dello spazio e dell’ornamento degli edifici, i provvedimenti ducali che disciplinano la società, costituiscono non solo un incentivo ma anche un controllo delle pratiche d’appropriazione dello spazio da parte dei cittadini. La persuasione e l'obbligo alla fabbricazione imposto a élites in via di formazione devono corrispondere a un disegno architettonico e urbano che soddisfi i principi di funzionalità e di uniformità. La rapidità con cui lo Stato sabaudo deve costruire la sua immagine di magnificenza deve reggersi sull’unitarietà non solo sul piano formale ma anche come espressione di una coscienza comune, a guisa di “bene collettivo” al servizio di un ideologia. D’altronde la creazione di uno Stato moderno e della sua capitale si regge anche sul consenso e sulla persuasione dei sudditi; in quanto, attraverso il coinvolgimento degli strati più alti della società nel programma di espansione urbana, la città diventa la messa in scena di aspettative e di retoriche che tentano una legittimazione mediante l’appropriazione dello spazio. Non sempre i risultati corrispondono alle attese. Il rapporto forma urbana e architettura può spiegare in parte l'evoluzione della città. L’analisi delle forme di aggregazione dell’insediamento dei gruppi sociali dimostra come le dinamiche delle società urbane d'Ancient Regime siano complesse. Vi sono dei soggetti in grado di promuovere delle strategie che s’incrociano con lo sviluppo della città. La storia della nobiltà urbana e dei loro palazzi è un racconto di strategie familiari che si alternano tra la sopravvivenza del casato, la conservazione del patrimonio e il rapporto con la famiglia ducale (matrimoni, la corte, gli ordini cavallereschi). La volontà costruttiva del sovrano non è pertanto l’unica fonte che determina l’organizzazione del territorio. Lo spazio urbano, se inteso come il risultato dello stratificarsi di decisioni e di pratiche nel tempo (i provvedimenti del sovrano, la mediazione dell’architetto, le ambizioni della committenza, il lavoro di cantiere) può rimettere in discussione le intenzioni dei promotori e la convinzione che tra piano e realizzazione vi sia una diretta relazione. In particolare, il professore del Politecnico di Torino Cavallari Murat sottolinea, nella sua importante pubblicazione dal titolo Forma urbana ed architettura nella Torino Barocca ', che già nella seconda metà del Seicento «si coglieva un aperto dissidio tra le istanze del privato che voleva realizzare architetture improntate agli schemi ed ai modi compositivi più attuali, quali si venivano diffondendo in altre città, e le norme dei vigenti regolamenti in materia urbanistica e le istanze dirette degli Architetti di Stato» 2. Da parte dei privati si insisteva pertanto nel tentativo di poter derogare dalle norme di progetto urbanistico, realizzando edifici dotati di maggiori valori di individualità nella scena urbana (maggiori di quanto i singoli edifici non ne potessero avere se sviluppati in ossequio a dette norme). A tale proposito Cavallari Murat precisa inoltre che in ambito torinese gli architetti comunque non proposero quasi mai schemi e modi compositivi particolarmente nuovi ed originali; in quanto, chiedevano in generale solamente di poter sviluppare tipi diffusi ed apprezzati in altri importanti capitali europee. Nel settore dei palazzi nobiliari il privato tendeva quindi a sostenere le proprie ragioni in nome dell’esigenza di adeguare le nuove fabbriche agli schemi architettonici ed ai criteri e modi compositivi più attuali; nella convinzione che una tale volontà non potesse che <<rindondare a decoro>> della nuova capitale del ducato sabaudo. L’individualità più o meno marcata dei singoli palazzi che seguiranno questo filone tenderà a prevalere nella scena urbana su quella dell’isolato (imposto invece sin dai primi regolamenti per gli sviluppi di Torino) inteso come complesso compatto e uniformato dalla ripetizione quasi all'infinito del disegno delle facciate. Pertanto i nuovi inserimenti all’interno delle singole zone d’ampliamento di Torino, improntati a criteri e modi compositivi maggiormente diversificati, verranno a costituire elementi di leggera discontinuità rispetto ai caratteri degli ambienti “maggiori”, quali le contrade Nuova e di Porta Nuova (oggi via Roma), di Po e le piazze Reale (oggi S. Carlo) e Castello. È alla luce di quanto premesso che s'inserisce il nostro lavoro di tesi, in quanto costituisce obiettivo primario, della presente ricerca, indagare il linguaggio di facciata nell’edilizia nobiliare a Torino, nel tentativo di rintracciarne i tratti compositivi tipici e dominanti la scena urbana, nonché l’eventuale presenza di episodi caratterizzati da una componente più o meno marcata di originalità. L’analisi sarà condotta secondo una progressiva riduzione della scala di dettaglio (la grande scala: le geometrie di facciata - la piccola scala: gli elementi decorativi) allo scopo di confermare o smentire, una tendenza da parte degli « Architetti di S. M. » a legare indissolubilmente le scelte compositive dell’impaginato di facciata (come la stratificazione, la simmetria, le partizioni verticali, etc...) alle soluzioni figurative previste per elementi quali: il portale, le aperture, il coronamento e l’ordine architettonico; oppure ricercando una certa autonomia progettuale, tale da conferire maggiore libertà espressiva localizzata, da parte delle singole componenti rispetto agli schemi compositivi generali che regolano l’intero sistema-facciata. |
---|---|
Relatori: | Gianni Robba |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | D Disegno industriale e arti applicate > DF Decorazioni G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/3333 |
Capitoli: | Introduzione. 1. Inquadramento storico e urbanistico. 1.1. Torino romana. 1.2. Torino fra Medioevo e Rinascimento. 1.3. Torino capitale dello Stato Sabaudo. 1.4. La « città nuova » e la piazza Reale: l’ampliamento meridionale (1620). 1.5. La « città nuova di Po »: l’ampliamento orientale (1673). 1.6. L’ampliamento occidentale (1715) e la conclusione della città-fortezza. 1.7. Le ristrutturazioni urbanistiche della « città vecchia » nel secondo Settecento. 2. Analisi dei caratteri compositivi tipici delle cellule nell’edilizia civile di rappresentanza e da reddito. 2.1. L’edilizia di base e l’edilizia specialistica. 2.2. Censimento dell’edilizia civile di rappresentanza all'interno della “mandorla”. 3. Apparati decorativi di facciata nell’edilizia civile di rappresentanza. 3.1. Ricerche su palazzo Scaglia di Verrua a Torino e su alcune facciate dipinte in Piemonte. 3.1.1. Il palazzo Muratori - Cravetta a Savigliano e la villa del Maresco, architettura e decorazione. 3.2. La grande scala: le geometrie della facciata. 3.2.1. La stratificazione o lettura verticale. 3.2.2. Simmetria di facciata e partizioni verticali. 4. Apparati decorativi di facciata nell’edilizia civile di rappresentanza, la piccola scala: gli elementi decorativi della facciata. 4.1. Il basamento. 4.2. Il portale 4.3. L’elevazione: articolazione della partitura di facciata. 4.4. Gli elementi decorativi plastici lineari verticali (lesene, paraste e anteridi). 4.4.1. La differenziazione gerarchica degli elementi compositivi della facciata: dalla sovrapposizione degli ordini all'ordine gigante. 4.5. Le finestre, classificazione tipologica della «decorazione aggiunta» in corrispondenza delle aperture presenti al piano nobile. 4.6. Il sistema coronamento nel palazzo nobiliare a Torino. Conclusioni. Allegati. Bibliografia. |
Bibliografia: | ❖ Robert ADAM, Manuale di architettura classica, s.l., Sugarco, 1994. ❖ Alessandro BAUDI DI VESME, Schede Vesme: l'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, Torino, SPABA, 1963-1982, 4 voli. ❖ Camillo BOGGIO, Gli architetti Carlo ed Amedeo di Castellamonte e lo sviluppo edilizio di Torino nel secolo XVII, Atti della Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, Torino, 1896. ❖ Carlo BRAYDA, Laura COLI e Dario SESIA (a cura di), Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, in «ART», Torino, n. s., a. XVII (1963), n. 3. ❖ Carlo BRAYDA, Stili di architettura e dizionario dei termini usuali, Torino, Chiantore, 1947. ❖ Alessandra CAPUANO, Iconologia della facciata nell’architettura italiana. La ricerca teorico-compositiva dal trattato di Vitruvio alla manualistica razionale, Roma, Gangemi, 1995. ❖ Marco CARASSI e Gianfranco GRITELLA (a cura di), // re e l 'architetto: viaggio in una città perduta e ritrovata, Torino, Hapax, 2013. ❖ Nino CARBONERI (a cura di), Guarino Guarini. Architettura Civile, Il Polifilo, Milano, 1968. ❖ Nino CARBONERI, Riflessioni sul Barocco. Antologia di saggi critici a cura dell’Istituto di Storia dell’Architettura dell'Università di Genova, Genova, Compagnia dei Librai, 1983. ❖ Giampiero CAROCCI, Corso di Storia - 2. L'Età moderna, Bologna, Zanichelli, 1985. ❖ Maurizio CASSETTI, Palazzo Scaglia di Verrua e l ’isola di Sant 'Alessio in Torino. Storie di case, di palazzi e di famiglie, Invorio, Widerholdt Frères, 2009. ❖ Maurizio CASSETTI, Vicende storiche e architettoniche di Palazzo San Martino Provana di Parelio (già de Rossillon di Bemezzo) in Torino, Vercelli, Gallo Arti Grafiche, 2005. ❖ Maurizio CASSETTI e Bruno SIGNORELLI, Il Palazzo Da! Pozzo della Cisterna nell'isola dell'Assunta in Torino, Torino, Celid, 2004. ❖ Eugenio CASTELLANI, Maschere grottesche tra Manierismo e Rococò, Firenze, Cantini, 1991. ❖ Augusto CAVALLARI MURAT, Gian Giacomo Plantery, architetto barocco. Nella ricorrenza del bicentenario della morte, in «ART», Torino, n. s., a. XI (1957), n. 7. ❖ Carlo CHIAPPI e Giorgio VILLA, Tipo, progetto, composizione architettonica, Firenze, Alinea, 1980. ❖ Robert CHITHAM, Gli ordini classici in architettura: i fondamenti storici, gli ordini nei loro particolari, l'uso degli ordini, Milano, Hoepli, 1987. ❖ Amilcare CICOTERO, Palazzo Cisterna a Torino, Torino, Aeda, 1970. ❖ Rinaldo COMBA e Rosanna ROCCIA (a cura di), Torino fra Medioevo e Rinascimento: dai catasti al paesaggio urbano e rurale, Torino, Archivio storico della Città, 1993. ❖ Vera COMOLI MANDRACCI, Analisi di un fatto urbano: piazza S. Carlo in Torino nel quadro della formazione e delle trasformazioni della “città nuova”, in Vera COMOLI MANDRACCI, La capitale per uno Stato. Torino. Studi di storia urbanistica, Torino, Celid, 1983. ❖ Vera COMOLI MANDRACCI, La capitale per uno Stato. Torino. Studi di storia urbanistica, Torino, Celid, 1983. ❖ Vera COMOLI MANDRACCI, L urbanistica della città capitale e del territorio, in Storia di Torino (a cura di) Giuseppe RICUPERATI, Torino, Einaudi, vol. IV - La città fra crisi e ripresa (1630-1730), 1997. ❖ Vera COMOLI MANDRACCI e Rosanna ROCCIA (a cura di), Progettare la città: l ’urbanistica di Torino tra storia e scelte alternative, Torino, Archivio storico della Città, 2001. ❖ Vera COMOLI MANDRACCI, Quaderni della pianificazione n. 6 — Il territorio storico-culturale del Piemonte, Regione Piemonte - Direzione Regionale Pianificazione e Gestione Urbanistica - Settore Pianificazione Territoriale Regionale, Torino, 1999. ❖ Vera COMOLI MANDRACCI, Territorio e guerra nel XVII secolo. Disegni di Beaulieu per le Glorieuses conquètes de Louis le Grand, in Situazioni d’assedio. Cities under siege. Etats de siège, Atti del convegno internazionale (Montalcino, 7-10 luglio 1999), a cura di L. CARLE e A. FAUVE CHAMOUX, Firenze, Pagnini e Martinelli, 2002. ❖ Vera COMOLI MANDRACCI, Torino, Roma-Bari, Laterza, 1983. ❖ Giuseppe DARDANELLO, La scena urbana, in Giovanni ROMANO (a cura di), Torino 1675-1699. Strategie e conflitti del Barocco, CRT, Torino, 1993.
❖ Dizionario enciclopedico Bolaffi: dei pittori e degli incisori italiani dall'Xl al XX secolo, Torino, Bolaffi Mondadori, 1972-1983. ❖ Mario GABINIO, Torino anni ‘20: 104 fotografie di Mario Gabinio, Torino, Editoriale Valentino, 1974. ❖ Noemi GABRIELLI, Arte nell 'antico marchesato di Saluzzo, Torino, Istituto bancario San Paolo, 1974. ❖ Genua pietà. Proposte per la scoperta e il recupero delle facciate dipinte, (a cura della Regione Liguria e dell’Università degli Studi di Genova), Genova, Sagep, 1982. ❖ Silvana GHIGINO, La realtà dell ’illusione: teoria e pratica nella decorazione architettonica dipinta, Milano, Hoepli, 2006. ❖ Francesco GIANAZZO DI PAMPARATO (a cura di), Famiglie e Palazzi. Dalle campagne piemontesi a Torino capitale barocca, Torino, Gribaudo-Paravia, 1997. ❖ Andreina GRISERI, Itinerario in una Provincia, [Cuneo-Borgo San Dalmazzo], Cassa di Risparmio di Cuneo, [1974], ❖ Gianfranco GRITELLA, Juvarra, Modena, Franco Cosimo Panini, 2 voli., 1992. ❖ Guarino GUARINI, Architettura civile (introduzione di Nino CARBONERI; note e appendice a cura di Bianca TAVASSI LA GRECA), Milano, Il Profilo, 1968. ❖ Guida archeologica di Torino (a cura del) Gruppo archeologico torinese, Torino, GAT, 2009, 2 voll. ❖ Franca HELG e Antonio PIVA (a cura di), Palazzo Lascaris: analisi e metodo di un restauro, Venezia, Marsilio, 1979. ❖ Il riconoscimento di classi di tipologie edilizie nel nucleo centrale di Torino, P.R.G., cit., Allegato Tecnico a4, n.3, pp. 63-97, in Vera COMOLIMANDRACCI, La capitale per uno Stato. Torino. Studi di storia urbanistica, Torino, Celid, 1983. ❖ Giovanni Maria LUPO (a cura di), Cartografia di Torino, 1572-1954, Torino, Politecnico di Torino, Sistema Bibliotecario, 1989. ❖ Giovanni Maria LUPO e Luisa SASSI, Storia dell’architettura: alcune indicazioni per l’apprendimento e l'uso, Torino, Celid, 1993. ❖ Agostino MAGNAGHI, Torino. Mappa concettuale della città antica ottenuta mediante mosaico delle piante degli edifici ricavate da diverse fonti iconografiche, in «ART», Torino, a. XLVI (1992), n. 10-12, (fascicolo monografico). ❖ Agostino MAGNAGHI e Piergiorgio TOSONI, La città smentita, Torino, Cortina, 1989. ❖ Luigi MALLÈ, Le arti figurative in Piemonte. Dalle origini al periodo romantico, Torino, Casanova, [1975]. ❖ Antonio MANNO, Il Patriziato Subalpino: notizie di fatto, storiche, genealogiche, feudali ed araldiche desunte da documenti, Bologna, Forni, 1972, voi. VII, pp. 386 - 387. (Ristampa anastatica dell’edizione di Firenze, 1895-1906.) ❖ Gabriele MOROLLI, Le membra degli ornamenti, Firenze, Alinea, 1986. ❖ Placido MUNAFO, Del coronamento dei palazzi rinascimentali, Firenze, Alinea, 2001. ❖ Eugenio OLIVERO, Il Palazzo Cavour in Torino, Torino, Federazione Fascista del Commercio della Provincia di Torino, 1932. Palazzo Bricherasio. Restauro e recupero funzionale di un Palazzo torinese, Milano, Lybra Immagine, 1995. ❖ Palazzo D’Azeglio in Torino. L’edificio e le istituzioni culturali, Milano, Fabbri, 1991. ❖ Mario PASSANTI, Architettura in Piemonte da Emanuele Filiberto all'Unità d'Italia (1563-1870): genesi e comprensione dell'opera architettonica, Torino, Allemandi & C., 1990. ❖ Mario PASSANTI, Le trasformazioni barocche entro l area della Torino antica. Roma, Centro studi per la storia dell’architettura, 1959. ❖ Mario PASSANTI, Lo sviluppo urbanistico di Torino dalla fondazione all’Unità d'Italia, Venezia, in Vera COMOLI MANDRACCI, La capitale per uno Stato. Torino. Studi di storia urbanistica, Torino, Celid, 1983. ❖ Antonella PERIN, Il palazzo tra gotico e rinascimento da Alba a Casale Monferrato, in Carlo TOSCO e Micaela VIGLINO DAVICO (a cura di), Architettura e insediamento nel tardo medioevo in Piemonte, Torino, Celid, 2003. ❖ Nikolaus PEVSNER, John FLEMING, Hugh HONOUR, Dizionario di Architettura, Torino, Einaudi, 1992. ❖ Ada PEYROT, Torino nei secoli, Torino, T.T.E. — Tipografia Torinese Editrice, 2 voll., 1965. ❖ POLITECNICO DI TORINO, Dipartimento Casa-Città, Beni culturali ambientali nel Comune di Torino, Torino, Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino, 2 voll., 1984. ❖ POLITECNICO DI TORINO, Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Territoriali, Il disegno dei portici a Torino. Architettura e immagine urbana dei percorsi coperti da Vitozzi a Piacentini (ricerca coordinata da Dino COPPO), Torino, Celid, 2001. ❖ POLITECNICO DI TORINO, Dipartimento di Ingegneria dei Sistemi Edilizi e Territoriali, Torino nell’Ottocento e nel Novecento: ampliamenti e trasformazioni entro la cerchia dei corsi napoleonici (ricerca e pubblicazione diretta da Paolo SCARZELLA), Torino, Celid, 1995. ❖ POLITECNICO DI TORINO, Istituto di Architettura, Forma urbana ed architettura nella Torino barocca. Dalle premesse classiche alle conclusioni neoclassiche (ricerca diretta da Augusto CAVALLARI MURAT), Torino, UTET, 2 voll, in 3 tomi, 1968. ❖ Paolo PORTOGHESI, Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, Roma, Gangemi, 2005-2007, VI voll. ♦ Antonio RAVA, Ricerche ed interventi su alcune facciate dipinte in Piemonte, in “Bollettino d'arte” edito dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, 1984, supplemento n. 6, “Il colore nell’edilizia storica”. ❖ Dina REBAUDENGO, Palazzo Levaldigi. Torino, Torino, Banca Nazionale del Lavoro, 1982. ❖ Franca RESTUCCIA, Catania del ‘700: dai segni al linguaggio nella ricostruzione, Roma, Gangemi, 1997. ❖ Franca RESTUCCIA, I portali nell’architettura di Catania dopo il terremoto del 1693, Roma, Gangemi, 1997. ♦ Costanza ROGGERO BARDELLI, Torino. Dal palazzo aristocratico alla casa da reddito del Settecento, in Giorgio SIMONCINI, L’uso dello spazio privato nell 'Età dell 'Illuminismo, Firenze, Olschki, 1995. ❖ Giovanni ROMANO (a cura di), Realismo caravaggesco e prodigio barocco: da Molineri a Taricco nella Grande Provincia. Savigliano, Museo civico, Ala polifunzionale e Palazzo Cravetta, 10 ottobre — 8dicembre 1998,Savigliano, L’Artistica, 1998. ❖ Giorgio SIMONCINI, L 'uso dello spazio privato nell’Età dell’Illuminismo, Firenze, Olschki, 1995. ❖ John SUMMERSON, lì linguaggio classico dell’architettura. Dal Rinascimento ai maestri contemporanei,Torino, Einaudi, 1990. ❖ Casimiro TURLETTI, Storia di Savigliano, Savigliano, Bressa, 1879-1890, 4 voll. ❖ Mario VEGETTI, Dalla preistoria alla società feudale, Bologna, Zanichelli, 1989. ❖ Rudolf WITTKOWER, Arte e architettura in Italia 1600-1750, Einaudi, Torino, 1993. Tesi consultate: ❖ Laura BAUDUCCO, Architettura a Savigliano tra il XVI e il XVII secolo: il palazzo Muratori-Cravetta e la villa del Moresco [tesi di laurea magistrale], rel. Andreina GRISERI, Torino, ASUT - Archivio Storico dell’Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, aa. 1983/1984. ❖ Gabriele CASTELLANO, Eclettismo decorativo nei portali barocchi a Torino, [tesi di laurea triennale], rei. Gianni Giacomo ROBBA, Torino, BCA - Biblioteca Centrale di Architettura, Politecnico di Torino - Facoltà di Architettura, aa. 2011/2012. ❖ Simoncesare RAMPIN, Il Palazzo nobiliare da reddito a Torino nel secolo XVIII [tesi di laurea magistrale], rei. Gianni Giacomo ROBBA, Torino, BCA - Biblioteca Centrale di Architettura, Politecnico di Torino — Facoltà di Architettura, aa. 2005/2006. |
Modifica (riservato agli operatori) |