Architettura per il cinema. L'ex "Studio Ritz" a Torino = Architecture for Cinema. The ex "Studio Ritz" in Turin

A partire dagli Ottanta del Novecento nella città di Torino e in tutto il territorio nazionale si avvia un processo, ancora in corso, che vede la progressiva trasformazione in multisala o, in molti casi, la chiusura definitiva di numerosi cinema a sala unica, dovuto a una generale diffusione, fin dagli anni Cinquanta della televisione e ad interventi di rinnovamento con tecnologie impiantistiche più avanzate realizzati al fine di rendere le sale maggiormente funzionali e attrattive sul mercato culturale. L’instabile situazione viene aggravata già dal disastroso evento dell’incendio del Cinema Statuto (1983), che innesca un acceso dibattito sulla necessità di nuovi requisiti e normative per le sale cinematografiche, accelerando il processo di trasformazione in multisala o la conseguente chiusura di numerosi “cinema di quartiere”, privi delle risorse necessarie per rispondere agli adeguamenti richiesti. Il patrimonio dell’architettura per il cinema, soprattutto delle sale “minori” o di “quartiere”, è ancora oggi interessato da progetti di rifunzionalizzazione che comportano in molti casi irreversibili trasformazioni (distributive, tipologiche, figurative) e concorrono a rendere quasi illeggibili i valori culturali e sociali che hanno contribuito al disegno del tessuto storico della città. Dall’analisi, intenzionalmente circoscritta ad opere “alla scala di quartiere” con specifico riferimento alla città di Torino, la tesi affronta il caso dell’ex Cinema Studio Ritz in Borgo Po a Torino (attivo fino al 2009), attraverso alcune prime proposte progettuali volutamente conservative dell'originaria destinazione funzionale. Per la definizione della proposta progettuale è stato utile comprendere le dinamiche di distribuzione e sviluppo delle sale cinematografiche torinesi attraverso un lavoro di mappatura (dagli anni Settanta ai giorni nostri) e un conseguente approfondimento di alcuni casi studio più conosciuti e di architetture “minori”, tutt’ora attivi nella loro funzione originaria o oggetto di recenti interventi di riqualificazione mirati a una loro conservazione parziale o integrale. L’analisi del contesto urbano ha inoltre consentito di evidenziare il forte legame con il tessuto storico e la conseguente funzione “pilota” che il Ritz potrebbe oggi rivestire andando a tutelare e riconfermare il carattere originario di sala collettiva in un programma più ampio di riorganizzazione culturale e sociale alla scala del quartiere. Da queste premesse, la proposta di tesi prevede di affiancare alla sala cinematografica dell’ex Studio Ritz una nuova funzione di teatrino sperimentale sul modello, per dimensione e figura, di suggestivi riferimenti del Novecento (in particolare, a Torino, il Teatrino di Casa Gualino di Casorati e Sartoris e, a Milano, il Teatro Sant’Erasmo di Carlo De Carli), che pur nella contrazione fisica e nell’adozione tipologica quasi anomala (limitando i servizi di scena e l’ingombro degli apparati) e nella qualità dello spettacolo, costituiscono la più decisa resistenza all’aggressione, più redditizia, delle nuove destinazioni d’uso. Nel progetto sono state elaborate due ipotesi di intervento che condividono la trasformazione della copertura originaria in nuova corte comune anche alla residenza esistente: la prima, quasi del tutto conservativa, ridisegna la nuova sala (per 150 posti) e la distribuzione interna; la seconda, in parte evocativa di certa tradizione torinese, interviene anche sulla sezione ricavando, alla quota più alta, una nuova sala prove con aree di servizio