TRA LE PIEGHE DI TARANTO

La tesi analizza le dinamiche che si generano in una realtà controversa come quella della città di Taranto, in cui le questioni spaziali, si costruiscono in relazione alle problematiche ambientali che l’industria siderurgica impone sul territorio. La città è oggi un luogo di particolare rilievo su cui si muovono diversi progetti urbanistici e politici che hanno l’obiettivo di sbloccare uno status ormai consolidato con una nuova pianificazione. Avvicinarsi a questo territorio con uno sguardo ed un’intenzione progettuale, comporta però una difficoltà nella gestione di quelle che sono le tematiche che vanno ben oltre il degrado urbano e l’approssimativo progetto di suolo, e che coinvolgono il corpo umano e le modalità con cui esso intercetta e abita lo spazio. In questa vulnerabile relazione tra corpo e spazio, si insinua la fabbrica, che innesca nuove relazioni da affrontare affinchè sia possibile dimensionare e spazializzare il problema ambientale. Questa tesi non ripercorre puntualmente la storia della più rilevante acciaieria europea, l’Ilva, non è una ricerca di politica economica nè di storia della città. E’ una tesi di progettazione architettonica e urbanistica, che come tale si occupa di capire quali sono i riflessi nello spazio e le reciproche implicazioni che emergono dalla coesistenza di due realtà che paiono per molti aspetti autoesclusive: la città e la fabbrica. L’incompatibilità tra le due realtà si modula in relazione alla distanza, parametro che diventa qui territorio di indagine. Senza l’ambizione di risolvere questioni complesse, si intende provare a capire come diverse letture critiche del territorio, dei suoi usi e delle popolazioni che lo abitano, possano orientare qualche azione difensiva nei confronti di una fragilità ambientale e sociale che assume qui una dimensione di evidenza e gravità inusuali.