Sconfinamenti urbani: trasformazione di spazi di margine in luoghi di incontro = Beyond urban borders: transformation of marginal spaces into meeting places

Che cosa significa sconfinare? Il termine rimanda all’azione di uscire dai limiti all’interno di una dualità di significato. In prima istanza l’espressione richiama uno spostamento fisico e corrisponde all’azione di uscire dai confini territoriali del proprio paese, dai limiti di una proprietà; in questo senso, sconfinare significa passare da uno spazio ad un altro, laddove questo movimento comporti il superamento di una forma divisoria, tangibile o invisibile che sia. Il termine assume una nuova accezione quando l’azione non è più rivolta a un movimento di tipo fisico, ma si riferisce a un cambiamento in forma ideale: sconfinare inteso come uscire dai limiti proposti o fissati per un argomento. Entrambe le forme rimandano a un idea di confine giusto, o se non sempre giusto comunque necessario, definito per aiutare chi abita lo spazio, fisico o ideale che esso sia, a relazionarsi con esso attraverso dei limiti autoimposti. I confini vengono creati dall’uomo e rappresentano una forma di convenzione che sempre l’uomo ha inventato per la sua sopravvivenza, che si tratti di sbarramenti geografici o ideali sociali e culturali; tendiamo ad associare questa forma a quella di una linea, retta o frastagliata, che separa in maniera più o meno nitida ciò che sta al di qua da ciò che sta al di là, dividendo giusto e sbagliato, civilizzato e selvaggio. La tesi si propone di far emergere una diversa visione della forma del confine, intesa non più come linea, ma come spazio che, da elemento divisivo della città diviene nuovo luogo di incontro e relazione attraverso soluzioni di sconfinamento proposte nel progetto di rigenerazione urbana.