Reinterpretare la complessità. Un nuovo scenario per l'urban village di Shenzhen. = Rethinking complexity. A new scenario for the urban village in Shenzhen.

Gli urban villages di Shenzhen sono molte cose: macchie di densità urbana, reticoli aggrovigliati di vicoli stretti delimitati dai tipici handshake buildings, porte di accesso alla città per la popolazione migrante, micro-circuiti economici, luoghi di conflitto di interessi, territori della stratificazione sociale, incubatori di opportunità e diversità, per alcuni anche “tumori” urbani, per altri spazi in potenza, siti di prova, modelli alternativi - e più sostenibili- di vita urbana rispetto a quello imperante delle metropoli cinesi, omologate dalle manie di uniformazione imposte dall’alto; ma soprattutto sono aree in cui permangono le tracce del passato di Shenzhen. Mentre per Pechino l’identità storica risiede negli Hutong, a Shenzhen si cela negli urban villages. La tesi parte da un’analisi immersiva degli innumerevoli volti che caratterizzano l’urban village, nato a Shenzhen nel 1980 con la creazione della prima SEZ (Special Economic Zone), e in breve tempo inghiottito dal processo di urbanizzazione cinese e trasformato da piccolo villaggio rurale a quello che è oggi il chengzhongcun (“villaggio dentro la città”). Nel corso della ricerca, sono emersi diversi temi, anche più ampi, che interessano l’urban village da anni, come ad esempio il problema dell’affordable housing per i lavoratori migranti, la questione dell’hukou e le conseguenze derivanti dalla densità del tessuto urbano. Dall’osservazione di tre casi studio selezionati (Xiasha, Baishizhou e Gangxia) si sono ricavate le caratteristiche principali e ricorrenti dei villaggi urbani, relative non soltanto alla morfologia e allo spazio fisico, così peculiari, ma anche alla dimensione politica, economica e sociale. Sono state evidenziate, in particolare, criticità e potenzialità di questi luoghi, giungendo all’identificazione di tre ambiti di intervento: lo spazio pubblico, la strada (e i relativi servizi) e l’abitazione. Il fine della tesi è il ripensamento di questi spazi tramite un progetto che riesca a cogliere le molteplici possibilità offerte dall’urban village e a leggerne la complessità, dimostrando come quest’ultimo possa rivelarsi un laboratorio urbano a cielo aperto. Il progetto finale non intende, tuttavia, proporsi come una soluzione definitiva ai problemi riscontrati, ma come un approccio flessibile e di addizione a un costruito irregolare e alla trama iperdensa del villaggio, senza snaturarne i caratteri originari. Attraverso quest’approccio rispettoso dell'esistente, la proposta finale ricerca soluzioni alternative e sostenibili, partendo dalla più piccola unità, quella abitativa, per innescare una rigenerazione a scala urbana. Lo scoppio della pandemia di COVID-19, infine, ha dato l’opportunità per riflettere sul concetto di città e di rimettere in discussione il modello dell’urban village, come luogo della densità. Sulla scia di questa riflessione e dei cambiamenti apportati dalla pandemia, è stato formulato un nuovo approccio al progetto dello spazio, basato su regole quali, ad esempio, flessibilità e resilienza, che hanno guidato lo sviluppo della proposta. Il SARS-CoV-2 è stato decisivo anche per la scelta della metodologia di ricerca, che sfrutta molteplici fonti, digitali e letterarie, nel tentativo di ridisegnare questi luoghi.