Fabio Austa, Diego Dassetto
Il progetto di restauto di un'opera del tardo-barocco piemontese: Palazzo Bricca a Montanaro.
Rel. Maria Adriana Giusti. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2008
Abstract: |
Scelte del tema di studio e considerazioni preliminari Lo sviluppo di questo argomento deriva dal particolare interesse che ha suscitato in noi il Palazzo Comunale Bricca e le sue relazioni con l'ambito urbano del comune di Montanaro. L'edifìcio, situato nella centralissima e ricca di storia Via Matteotti, la ex Via dei Portici che caratterizza notevolmente il centro storico, si denota immediatamente al visitatore per la sua semplicità ed eleganza. Il complesso analizzato, risalente all'ultimo ventennio del settecento, ha subito nel corso della sua storia molteplici trasformazioni sia di tipo funzionale che di tipo distributivo. Grazie al contributo dell'Amministrazione Comunale che ci ha permesso di entrare all'interno della proprietà e visitare gli spazi interni ed esterni e alla collaborazione dell'ufficio Tecnico, abbiamo constatato che in generale il fabbricato si presenta in un discreto stato per ciò che riguarda gran parte degli ambienti, con alcune problematiche da risolvere con interventi puntuali e in linea con una direttrice di intervento organica e mirata su tutto l'edifìcio, in particolar modo l'androne che si presenta in stato di assoluto degrado. La finalità che ci siamo prefissati, è quella di definire una metodologia atta ad affrontare nel migliore dei modi, considerate tutte le componenti ambientali e culturali che caratterizzano l'oggetto d'intervento, il progetto di restauro e di rifunzionalizzazione di questo manufatto storico. Per organizzare il lavoro ci siamo basati su conoscenze acquisite durante il percorso universitario, opportunamente integrate con letture specifiche. Abbiamo cercato, ove possibile, di approfondire le tematiche della conoscenza dell'edifìcio tramite delle indagini diagnostiche. La metodologia seguita si basa sullo schema proposto dal prof. Mario Dalla Costa che suddivide il procedimento di conservazione del manufatto storico nei tré momenti distinti di conoscenza, restauro e rifunzionalizzazione , adottati sia per quanto riguarda la trattazione scritta, sia per quanto concerne l'impostazione delle tavole grafiche. Negli interventi mirati alla conservazione del costruito, infatti, la teoria e l'operatività devono sussistere in modo unitario e proporsi come sintesi globale del progetto di restauro in senso più generale. "La conoscenza, il restauro e la rifunzionalizzazione, sono quindi le fasi di un percorso nel quale l'interpretazione del bene architettonico e ambientale, nei suoi valori di storia, di forma e di linguaggio, di contenuto e di materialità, si identifica con i momenti di studio e di analisi dei nessi che definiscono il costruito in tutta la sua consistenza, nella previsione di un intervento che attraverso il restauro e la rifunzionalizzazione lo valorizzi, contribuendo alla sua conservazione." Il lavoro si suddivide quindi in tré momenti, corrispondenti alle tré parti in cui si compone la tesi. Nella prima fase di CONOSCENZA vengono considerati problemi riguardanti: le problematiche connesse al contesto storico-ambientale in cui si colloca l'oggetto d'intervento il rilievo della materialità del costruito e l'analisi critica dell'architettura del complesso. Nella seconda fase di RESTAURO sono stati considerati gli aspetti dell'analisi dello stato dei difetti delle strutture, la consistenza del costruito e gli interventi da adottare sulla materialità dell'opera. Nella terza ed ultima fase di RIFUNZIONALIZZAZIONE si proceduto alla progettazione della manica ovest con la conseguente ridistribuzione degli uffici all'interno del Palazzo Comunale. Al termine dell'esposizione, sono stati inseriti gli allegati che hanno un notevole valore storico e documentario e possono essere utili per una migliore comprensione delle trasformazioni avvenute nei secoli al castello. Le tavole grafiche sono redatte in formato A2 e seguono in parallelo la trattazione e rappresentano la concretizzazione e la sintesi dei concetti esposti. Aspetti metodologici per la costruzione del progetto di restauro Prima di trattare i singoli aspetti di cui si compone l'intervento di restauro conservativo, non si può prescindere dal delinearne i criteri generali in un'ottica di chiarezza metodologica. "Il restauro ha come fine la conservazione, intesa nel senso di conservare il più possibile inalterata la situazione di fatto - rendendo minimi i cambiamenti e soprattutto le demolizioni - con l'impiego di mezzi non invasivi e, ove necessariamente invasivi il più possibile reversibili, sia nella fase di accertamento sia in quella di intervento. Senza alcun privilegio accordato a parti visibili piuttosto che invisibili o ritenute di pregio maggiore di altre."L'intervento di restauro si configura da questo punto di vista come un progetto che, partendo dalla conoscenza delle componenti storiche, culturali e contestuali che caratterizzano un determinato manufatto, passando attraverso la comprensione di quelle che sono state le vicende che lo hanno interessato, indagando in particolare le cause delle alterazioni fìsiche awenute nel corso del tempo, porta infine, a definire gli interventi più adatti ad un nuovo utilizzo. Il concetto di fabbrica come organismo è ormai entrato a far parte della terminologia più comunemente accettata dagli operatori nel campo del restauro. Ogni fabbrica costituisce un "organismo in quanto risultato di un processo costruttivo che, per sua stessa natura, rappresenta un unicum inscindibile di struttura, di forma, di materia e di significato/'3 Proprio per questo motivo, le caratteristiche essenziali di un restauro oggi sono la discrezionalità e la soggettività, owero il riconoscimento che l'essenza di un qualunque manufatto sta nelle sue stratificazioni storiche e nelle vicende che lo hanno riguardato, ragion per cui ogni intervento rappresenta un caso a se stante, non catalogabile ne assimilabile ad interventi già effettuati. Dunque la fase di conoscenza costituisce il primo passo per poter raggiungere una consapevolezza irrinunciabile per poter intervenire sull'opera. Nella disciplina del restauro si continuano a fronteggiare, almeno in campo teorico, due opposte tendenze: la prima le attribuisce un compito di sostanziale difesa del dato figurale ed artistico: l'altra vi riconosce contenuti differenti, di ordine documentario, sociale ed antropologico. Le più moderne tendenze mirano però a superare questa opposizione secolare, per muoversi verso una concezione più organica e critica: è unanimemente riconosciuto infatti che "ogni intervento costituisce un caso a sé, non inquadrabile in categorie, non rispondente a regole prefissate o a dogmi di qualsiasi tipo, ma da reinventare con originalità, di volta in volta, nei suoi criteri e nei suoi metodi. Sarà l'opera stessa, attentamente indagata con sensibilità storico-critica e con piena competenza tecnica ad orientare il restauratore sulle vie da intraprendere".. Questo perché l'intervento è, in fin dei conti, motivato dai valori che noi riconosciamo e proiettiamo sull'oggetto e, in questo senso, la componente soggettiva è innegabile, purché non si cada nell'arbitrarietà e si continui a riconoscere al restauro la propria scientificità intesa come rigore di metodo e di esecuzione. Ogni intervento di restauro presuppone delle scelte critiche perche qualunque operazione condotta sul manufatto ne implica una seppur minima alterazione a livello di finltura o a livello di equilibrio statico: la differenza tra un buono e cattivo restauro risiede proprio nella capacità del restauratore di garantire la leggibilità dell'opera e dei significati storici di cui è portatrice e nello stesso tempo, conferirgli un volto nuovo, attuale, rispondente alle esigenze d'uso che assumerà nel presente. Gli interessi su come restaurare dovrebbero basarsi sul criterio secondo cui possono essere molto diverse le scelte operative , ma dovrebbero mantenersi comuni i principi e le metodologie di base. In ogni caso, "è necessario ribadire lo stretto legame che unisce, nel restauro, la tecnica al fondamento storico critico[...] per cui la prima non potrà mai costituire una variabile indipendente ma dovrà sempre confrontarsi con i valori di cui il monumento è portatore e ricondursi entro i Dinari delineati dall'indagine storica. [...] Certe opzioni tecniche di per se efficacissime e, forse, anche, molto economiche potranno essere escluse, mentre altre apparentemente più complesse e macchinose saranno preferite, perché le prime potrebbero rilevarsi incompatibili, a breve o a lungo termine, con l'oggetto stesso dell'intervento". Il restauro conservativo mira ad assicurare al manufatto una continuità data dall'attribuzione di una funzione appropriata, prima garanzia per un uso e, di conseguenza, una continua manutenzione del costruito: solo con un utilizzo costante nel tempo viene infatti assicurata alla fabbrica l'attenzione dovuta. E' il fine cui tendono le indicazioni della conservazione integrata, che dagli anni 70 si prefissa di coniugare le ragioni della conservazione con quelle del buon uso degli antichi monumenti, unica reale garanzia di controllo e di difesa preventiva." La ricerca deile funzioni appropriate da attribuire ad una fabbrica deve awenire nei rispetto dei significati storici di cui essa è portatrice, essere valutata caso per caso in base alle effettive possibilità di fruizione e ad un realistico bacino di utenza ma non deve mai essere il fine del restauro, quanto piuttosto un mezzo indispensabile per salvaguardare l'opera nella sua interezza. E' di non poco conto questa considerazione, perché può capitare che si restauri un manufatto per scopi di fruizione per così dire immediati, urgenti, e che, nel condurre l'operazione, si presti poca attenzione al come si restaura, non dedicando sufficiente attenzione all'approfondimento storico sul manufatto. L'aspetto più importante da evidenziare in questa sede è dunque che se da un lato un attento riuso è sicuramente garanzia della perpetuazione del monumento nel tempo, perché ne assicura la costante manutenzione e la dovuta attenzione, esso non deve diventare il fine del restauro. L'oggetto da restaurare è un "bene culturale, che merita di essere salvato, innanzitutto, per il suo essere testimonianza materiale avente valore di civiltà, memoria storica collettiva, segno d'identità [...] indipendentemente da ogni pratica utilità". Si restaura quindi in primo luogo per conservare e, per garantire la migliore conservazione, una delle strategie consiste proprio nell'attribuire agli oggetti una funzione appropriata. La ricerca della funzione appropriata in genere implica, per i manufatti storici, il parziale adeguamento agli attuali standard di fruizione, variabili in base alla normativa di ciascun ente locale, ma comunque necessariamente presenti. L'adeguamento può contare sull'aggiunta di nuovi volumi tecnici o comunque funzionali alla fruizione della fabbrica, che andrebbero limitati quanto più possibile e eseguiti in modo da alterare nella maniera minore l'equilibrio statico del manufatto. Tuttavia, per progettare il nuovo all'interno dei centri storici si ritiene che il modo migliore sia evitare a tutti i costì il mimetismo, e puntare sulla autonomia delle nuove strutture. In questo modo risulta chiaro ed evidente l'inserimento del nuovo nei confronti dell'antico a tutto vantaggio di una più facile leggibilità storica delle varie stratificazioni. L'indagine sulle origini e le trasformazioni subite dal manufatto, insieme alla conoscenza acquisita sulla realtà storico-ambientale del paese, eseguita in parallelo tra archivi e biblioteche, ha condotto a chiarire quali siano state, in linea di massima le motivazioni che hanno portato il complesso a presentarsi nell'attuale condizione fatiscente. I fenomeni di degrado e di dissesto osservati all'interno del Palazzo Comunale di Montanaro trovano una loro spiegazione anche in molteplici ragioni riguardanti le caratteristiche ambientali e contestuali, la storia del sito, la prima edificazione e quindi le continue modifiche apportate alla fabbrica, il tipo di uso e manutenzione che ne hanno caratterizzato la trasmissione e la permanenza nel tempo. In base a quanto visto, l'intervento di restauro conservativo si svilupperà secondo un percorso ben preciso che prevede, nell'ordine: - Indagine storico-ambientale sul manufatto solo attraverso una conoscenza approfondita sulle origini, le trasformazioni ed il percorso evolutivo delle strutture è possibile intervenire correttamente, dando il giusto valore alle parti che lo compongono e valorizzandole nel modo migliore soprattutto in base al significato storico di cui sono portatrici. - Analisi dello stato dei difetti e ricerca delle cause perturbatrici, anche attraverso approfondite campagne di diagnosi: si tratta di un momento particolarmente delicato durante la fase di conoscenza dei manufatti edilizi. Occorre riconoscere le patologie, inserirle nel contesto, comprendere quali siano i meccanismi che possono avere dato loro origine e stabilire i nessi con le alterazioni osservabili sulle strutture:non è una operazione semplice, perché in genere all'origine di un particolare dissesto o di un determinato degrado ci sono varie cause concomitanti, da ricercarsi contemporaneamente nella caratteristiche ambientali, morfologiche, storiche, evolutive, di usodegli spazi; - Definizione del grado di fatiscenza raggiunto dalle strutture: in questa fase: vengono in qualche modo riassunte le informazioni acquisite-sui manufatti e sulle patologie evidenziate e si valuta un programma di intervento che permetta risolvere possbilmente a monte i problemi che interessano il complesso; - Scelta della destinazione d'uso, appropriata e coerente con i caratteri storici e ambientali del complesso. Le tecniche di pulitura, protezione o consolidamento da condurre su un certo oggetto architettonico devono tenere conto del tipo dì degrado o di dissesto che intendono risolvere, altrimenti si rischierebbe di ricorrere a delle procedure standardizzate valide per tutti i casi simili, ben sapendo che invece ogni situazione ha una sua specifica trattazione. - Identificazione delle metodologie più appropriate per l'eliminazione dei difetti: in questa fase, quella più propriamente operativa, si isolano le tecniche più adatte al restauro dei manufatti, in base ai criteri e alle finalità già citate prima, e si procede alla fase di cantiere. Individuazione e definizione delle fonti documentarie La fase di conoscenza viene impostata a partire dalla ricerca delle fonti che costituiscono una premessa fondamentale per attuare una ricostruzione cronologicamente corretta ed attendibile dell'edifìcio e del contesto urbano in cui è collocata. Questa fase di ricerca ed interpretazione delle fonti diventa indispensabile se si vuole organizzare un regesto storico che sia di supporto a tutte le fasi successive del progetto di conservazione. "Quello storiografico è un metodo di analisi che procede per deduzioni e valutazioni degli esiti e delle testimonianze materiali del passato, per avviare il costruito alle compatibili condizioni future, attraverso il progetto di restauro che richiede delle conoscenze che vanno oltre le testimonianze archivistiche, oggetto di studio e di interpretazioni filologiche specifìche.[...] La conoscenza del costruito, nella sua estensione culturale e di edilizia storica, contempla anche la considerazione delle peculiarità proprie dell'ambiente e delle sue trasformazioni temporali, in relazioni al sito, al significato paesaggistico, al territorio e al contesto urbano. |
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Relatori: | Maria Adriana Giusti |
Tipo di pubblicazione: | A stampa |
Soggetti: | A Architettura > AS Storia dell'Architettura G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte R Restauro > RA Restauro Artchitettonico |
Corso di laurea: | Corso di laurea in Architettura |
Classe di laurea: | NON SPECIFICATO |
Aziende collaboratrici: | NON SPECIFICATO |
URI: | http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1204 |
Capitoli: | - Premessa: - Scelte di studio e considerazioni preliminari..........................................1 - Aspetti metodologici per la costruzione del progetto di restauro............................................................................................. 4 - Individuazione e definizione delle fonti documentarie........................10 - Parte 1: LA CONOSCENZA Capitolo 1: 1.1.1. Definizione dell'inquadramento territoriale del comune di Montanaro..........................................................................................11 1.1.2. Regesto storico.................................................................................. 14 1.1.3. Le chiese di Montanaro........................................................................ 24 1.1.4. Le torri...................................................................................................41 1.1.5. Il castello................................................................................................45 1.1.6. La Zecca di Montanaro.......................................................................... -^ Capitolo 2: 1.2.1. L'architetto Mario Ludovico Quarini...................................................... 53 1.2.2. Palazzo Bricca di Mario Ludovico Quarini............................................. 57 1.2.3. Le metodologie di rilievo........................................................................66 1.2.4. Il rilievo dell'edifìcio: modalità di intervento..........................................68 1.2.5. Indagini diagnostiche........................................................................... 69 1.2.6. Conoscenza e analisi dei fabbricati...................................................... 73 1.2.7. Analisi critica dell'architettura del complesso....................................... 74 1.2.8. Materiali e tecniche utilizzate nella costruzione delle fabbriche montanaresi.......................81 - Parte 2: IL RESTAURO 2.1. Il degrado ed il dissesto: cause e manifestazioni............................-95-98 2.2. Cause di degrado ..104 2.3. Metodologia di intervento.. 2.4. L'analisi del degrado.................. 114 2.5. Il progetto di restauro.. - Parte 3: LA RIFUNZIONALIZZAZIONE 3.1. La rifunzionalizzazione del complesso architettonico......................... 123 17R 3.2. Il progetto - Parte 4: ALLEGATI 4.1. Divisione dei beni famiglie Chiabò e Fascila, anno 1813 . 130 4.2. Progetto d'acquisto della casa dei figli del conte Chiabò da parte del Comune, anno 1836 .. 179 4.3. Pagamento di Lire 186 per i lavori nella Casa comunale, anno 1837 Fondi per l'acquisto della Casa Chiamò 791 4.4. Tavole grafiche, anno 1935 4.5. Capitolato speciale d'appalto 1° lotto, anno 1977 11° lotto, anno 1977 III0 lotto, anno 1979 4.6. Progetto preliminare, anno 2000 4.7. Capitolato speciale d'appalto, anno 2001 ..246 4.8. Documentazione fotografica relativa allo stato di fatto del fabbricato ovest, anno 2001.........................................................249 4.9. Approfondimento sulla tipologia dei ricetti in Piemonte........................254 4.10. Studio del tessuto edilizio, centro storico di Montanaro........................266 Bibliografìa................... .345 Abbreviazioni .350 |
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Atti del 1° Campus post- universitario in diagnosi e terapia dei dissesti statici. 1.31 ottobre 1997, Città di Saluzzo, Assessorato alla Cultura, Celidjorino 1998 - MARIO DALLA COSTA, II progetto di restauro per la conservazione del costruito, Scuola di Specializzazione in Storia, Analisi e Vantazione dei Beni Architettonici e Ambientali, Politecnico di Torino, Regione Autonoma Valle d'Aosta, Celid, Torino 2000 - MARIA ADRIANA GIUSTI, Temi di restauro, Celid, Torino 2000 - ELENA IPPOLITI, Rilevare: comprendere, misurare, rappresentare, Kappa Editore, Roma 2000 - MASSIMO BATTAGLIO, L'ultimo Vittone, edizione Litoart, Torino 2000 - LUCA ZEVI, Cultura della fatiscenza muraria alle soglie del nuovo millennio, il manuale del restauro architettonico, Mancosu Editore, Roma 2001 - ALFREDO NEGRO, JEAN-MARC TULLIANI, LAURA MONTANARO, Scienza e tecnologia dei materiali, Celid, Torino 2001 - STEFANIA FRANCESCHI, LEONARDO GERMANI, Manuale operativo per il restauro architettonico, Dei, Roma 2003 - MARIA RITA PINTO, II riuso edilizio: metodi ed esperienze, UTET libreria, Torino 2004 - MARCO DEZZI BARDESCHI, Restauro punto e da capo, frammenti per una (impossibile) teoria, Franco Angeli, Milano 2005 Ricerche archivistiche - ARCHIVIO DELLA COLLEGIATA DI CHIERI, Carte Manoscritte della Collegiata di Ch'ieri, Registro Battesimi, 1715-1765, foglio 286 - A.S.To, voi. 92, e. 68 v, 1549 - A.S.To, ConsegnamentìPiemonte, art. 737, par. 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