polito.it
Politecnico di Torino (logo)

Una possibile geografia dell'abitare contemporaneo : L'Aquila 2009-2017

Cristiano Tosco

Una possibile geografia dell'abitare contemporaneo : L'Aquila 2009-2017.

Rel. Silvia Gron, Niccolò Suraci. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile, 2017

Abstract:

PREFAZIONE

La presente ricerca si propone quale momento di riflessione sul tema dell’abitare contemporaneo. Argomento inflazionato, banalizzato, sminuito e discretizzato in infiniti modi, quello della residenza è ormai al centro di un vortice sintattico che ne corrode sempre più la superficie, smussando e liberando contenuti, in un meccanismo di interconnessione sistematica con aspetti extra-disciplinari sempre più inaspettati. Tuttavia, mentre le parole sembrano quasi privare della propria identità le forme dell’abitare, il segno materiale delle stesse, in qualche modo testimonianza concreta e quindi manifestazione fenomenologica, pare parlare a chi lo osserva e chiedere di essere letto e compreso, scansandosi di qualche passo dal preconcetto che troppo spesso intride e determina certi discorsi contemporanei sull’architettura. Il dato reale, ciò che si è fatto o tentato di fare, è il vero elemento che si intende osservare.

L’obiettivo primario della ricerca è quindi quello di analizzare dettagliatamente una condizione attuale ed esistente, concreta testimonianza di un cambiamento che è avvenuto e sta avvenendo con intensità crescente in molteplici aspetti della società contemporanea. Attraverso una matrice pretestualmente progettuale (attiva, cioè, nella materializzazione del presente) si intende riconoscere il ruolo centrale occupato da permeabilità fisica, varietà tanto spaziale quanto distributiva e promiscuità tra i luoghi dell’individuale e della condivisione, quali elementi caratterizzanti un solo organismo costruito residenziale. In questo modo si potrà ammettere una nuova immagine dell’abitare, generata dall’osservazione delle questioni contemporanee. Il punto di vista su tale panorama perturbato è quello dell’architettura, intesa come disciplina progettuale la quale, per quanto ibrida e mescolata con aspetti di origine estranea alla tradizionale arte del costruire, richiede, oggi più che mai, di identificarsi in una propria immagine uniforme, per quanto modificata.

La rivoluzione che, tanto dall’interno quanto dall’esterno, sta travolgendo la disciplina e, di conseguenza la deontologia professionale, è qui affrontata in forme indirette attraverso l’ausilio d’indicatori formali, lasciti ultimi di un processo concettuale (per certi versi spontaneo) che termina con riscontri concreti; in altre parole la trattazione riguarda soprattutto gli esiti costruiti o comunque finalizzati, in modo da trarne un quadro generale teorico (per processo induttivo) il più possibile coerente ed efficace. Dai quartieri operai del XIX e XX secolo, come il Falansterio di Godin o il Villaggio Matteotti di De Carlo (vedere pp. 100-103), alle sperimentazioni abitative dell'Habitat 67 di Safdie e degli appartamenti a Tokio di Fujimoto, alle residenze post-emergenziali di casi pragmatici come Atelier-3 (vedere pp. 104-107) o ipertecnologici come la Tsunami safe(r) house di Nicolino e Ratti, alle esperienze pseudo-spontanee di Cirugeda (vedere pp. 84-87) e paradossali della Camper bike di Kevin Cyr, l’architettura dell’abitazione ha subito un cambiamento radicale. La sempre più estesa soggezione a un generale nomadismo funzionale ha modificato i parametri del progetto architettonico. La progettazione di una casa, o di più case, ha oggi sempre meno a che fare con le questioni formali statiche, e sempre di più con i caratteri dinamici (insiti, ad esempio, nell’opera di Buckminster Fuller e della sua scuola): le scelte che sostengono gli aspetti formali devono fare i conti con contesti e infrastrutture al contorno in rapida mutazione e l’abitazione, se non a emulare, tende sempre più spesso ad assecondare questo cambiamento.

L’analisi avanza per step tra loro interdipendenti, proseguendo in punta di piedi. La forma eterogenea del discorso, riscontrabile nei rimbalzi tematici e nelle diffuse parentesi riflessive, è dovuta a un accanimento sul segno e sulla sua natura multi- dimensionale. Invece di concentrarsi su una linearità causale, il testo preferisce mettere in mostra l’anatomia interna dei processi che studia e, ancor di più, dei soggetti non umani coinvolti, e quindi inevitabilmente propendere per digressioni e avanzamenti continui, riconnessioni, associazioni inaspettate e stratificazioni logiche.

Parafrasando Michel Foucault, l’interesse delle pratiche discorsive non si rivolge a un soggetto unificato ma ai vari stati, i vari siti, le diverse posizioni che un soggetto può occupare o proporre durante la discussione.

Ecco dunque che, pur rifiutando il capriccio o il facile virtuosismo, l’allineamento con i tempi e la società attuali produce uno sfondo che non sa sfuggire da una perversione per la complessità (la quale, in realtà, altro non è che una risposta ad un contesto in rapida e drastica trasformazione). L’approfondimento della residenza attuale e indeterminata non può dunque far altro che adottare sistemi analitici, strumenti di rilievo e meccaniche progettuali (o meglio, processuali) diversi dal solito, incerti, non consolidati e sperimentali.

Il rischio che una simile prefazione comporta è alto: scavando tra metafore e metonimie del dibattito sull’architettura contemporanea nelle sue forme interdisciplinari e sulle pratiche abitative d’oggi, s'intende esporsi al più attuale dibattito architettonico. Si tratta, nel dettaglio, di un approccio difficile da confrontare in mancanza di un discreto numero di studi simili, a tratti inedito in una sua possibile prosecuzione.

L’onestà intellettuale che sottende la dichiarazione dei limiti di ricerca non spinge però a svalutare il lavoro nel suo complesso: esso rappresenta, infatti, un tentativo d’osservazione immaginifica su una realtà troppo spesso passivamente accettata e difficilmente criticata nei suoi limiti concreti.

La ricerca s’identifica in un vero e proprio progetto dell’abitare. In questa chiave di lettura, fin dalle premesse, il programma (già dalla fase puramente analitica) necessita di una georeferenziazione, di un punto di riferimento nello spazio reale e geografico al quale volgere lo sguardo tanto per le letture sul costruito quanto per le riflessioni teoriche e globali (con le quali si arriva anche alla formulazione di alcuni metodi di semplificazione fenomenologica). La scelta del sito ricade sul territorio aquilano: nella prefigurazione di scenari che scaturiscono dall’analisi del reale (locale e concreto quanto globale e ideale), la complessità implicita ed esplicita che la città diffusa abruzzese dichiara di possedere, diventa catalizzatrice di interesse e dispensatrice di informazioni. La mancanza di un centro e la contemporanea presenza di molteplici centralità, le potenzialità della struttura urbana e lo spopolamento dei nuclei storici, gli elementi territoriali che rendono competitiva L’Aquila e la difficoltà di immaginare una città nuova, sono punti sui quali si impernia un’analisi che parte dall’abitare e su di esso si fissa imperterrita, coinvolgendo tangenzialmente filosofia, antropologia, sociologia urbana, forma della città ma soprattutto quella dei singoli edifici. Quest’ultima, in particolare, diviene il punto di partenza per costruire una nuova immagine dell’abitare a L’Aquila, tema trattato nel secondo libro.

In definitiva, l’ancoraggio a un luogo con reali complessità e potenzialità mette, tra l’altro, al riparo dal proporre una teoria generale con pretesa d’obiettività, trasmettendo, invece, la verifica di una condizione, credendo che il progetto contemporaneo dell’abitare debba passare necessariamente dal costruito e che le teorie fondate su studi privi di un contesto reale rischino di fallire nell’efficacia all’atto applicativo su siti di progetto. Osservare i fatti e leggere la realtà, assumendo una posizione passiva nei confronti di un ambiente inanimato costituito di oggetti (che divengono soggetti) potenzialmente attivi, in un dialogo alla pari, privo di pregiudizi, è ciò che la presente trattazione vuole proporre quale principio fondamentale per una più attenta progettazione, slegata dalle etichette e fiduciosa nel significato della forma.

Un utile strumento che sottende l’intero lavoro di ricerca si rivela nello studio interazionale tra gli esseri umani e gli oggetti inanimati della quotidianità: cause e conseguenze nel contatto abitante- abitazione. Gli studi di matrice filosofico- sociologica cui ci si riferisce sono principalmente quelli che rientrano sotto il titolo di Actor Network Theory. La principale intuizione di tali teorie scientifiche e conoscitive sta nell’accettare i soggetti non umani quali attivi e, talvolta, centrali nella costruzione di realtà e nella modificazione delle stesse. Affiancando quindi gli attori umani e gli aitanti non umani si è in grado di conoscere, spiegare e quindi rileggere la realtà nei propri gradi di complessità. L’applicazione dellUiVT in analisi e progetto dell’architettura abitativa sorprende per l’efficacia: essendo un modello scientifico conoscitivo estremamente flessibile e adattabile, l’attivazione degli oggetti che caratterizzano una residenza (spesso dei suoi elementi archetipi) riveste un ruolo centrale nella conoscenza del fenomeno e nella sua riconfigurazione a partire proprio da ciò che effettivamente ne è una parte costitutiva attuale. Lo studio degli oggetti (anche di quelli normalmente ignorati), delle traiettorie sociali, degli interessi e delle strutture e infrastrutture esistenti rappresenta il materiale da interrogare nell’ambito dell’ANT. Questi stessi elementi, a diverse scale, stabiliscono un sistema di segni fondamentale nella definizione di pratiche progettuali volte al cambiamento.

La ricerca tenta di considerare le storie di ciascun ente coinvolto nel fenomeno dell’abitare contemporaneo come centrali. In questo modo emergono, non solo le storie più comuni, ma anche quelle strategiche e centrali per la comprensione del sistema. Le tessere del puzzle di comprensione e programmazione di una nuova strategia residenziale derivano da uno stato dell’arte che parla, racconta ciò che fa. Le finalità di un simile modus operandi si ritrovano nella necessità di ottenere una visione dell’abitare nuova, condizionata da tutto ciò che può condizionarla, ma priva, per quanto possibile, di strutture predeterminate e di facili scorciatoie.

Tornando alla complessità intrinseca, dagli studi sociali e dalla loro inclusione del capitale inanimato si è in grado di cogliere il valore d’indagare la complessità nelle dinamiche abitative contemporanee, risolvendole nell’odierna realtà architettonica, sociale e antropologica in generale, in un sistema oggi più che mai interconnesso che merita di essere riletto e reinterpretato. Per dirla con le parole di Yorgos Tzirtzilakis:

[...] non è più possibile affrontare la questione dell'abitare così come si era soliti fare in passato. Il modo di vivere alternativo non appartiene a una qualche area circoscritta, ma è la condizione stessa dell'architettura contemporanea, la condizione della vita contemporanea. Se si allarga il discorso, si vedrà che i fenomeni della mobilità e delle emergenze ci impediscono di parlare di architettura senza includere la città, la politica, l’economia, il territorio, la geografia, le pratiche artistiche contemporanee, l’antropologia, l'industrial design e anche l'immaginazione o l’inarginabile disordine della realtà. Questo aspetto emergente della realtà diventa oggi lo strumento cruciale dell’architettura.

La tesi si articola in tre macro-sezioni. Ciascuna di esse è una forma di avanzamento nello studio e nell’analisi che identifica questo primo libro.

La prima macro-sezione definisce una sorta di incipit teorico allo studio che ci si appresta ad affrontare.

In Abitare instabile si propone una breve riflessione sul significato dell’argomento trattato, introducendo un tema e un posizionamento. Attraverso semplici considerazioni di natura induttiva e sull’andamento delle dinamiche sociali si intende dichiarare i perché della ricerca e le questioni centrali dalle quali essa scaturisce. In questa cornice si introduce il ruolo dell’architettura e la lettura dei fatti riguardanti l’essere umano e la propria casa con il filtro della forma architettonica e urbana.

Architettura attivata avvia, invece, il discorso sull’assetto metodologico adoperato. Le strutture di analisi delle quali ci si è avvalsi, l’approfondimento dei principi dell’/Lvr riletti in forma critica (oltre che la loro mutazione in fase operativa) e i riferimenti per un’analisi che possa dedurre scenari plausibili, delineano un corpo argomentativo di radice dialettica che congiunge, in una sorta di unica attività, l’analisi e il progetto.

La seconda macro-sezione coincide con il quarto capitolo (e con i suoi tre sotto-capitoli) e approfondisce le strutture critiche che caratterizzano tanto l’analisi dei casi studio quanto le letture dei fenomeni successive.

Modi di abitare in generale tratta di classi elaborate a posteriori rispetto all’analisi di una selezione di diciassette casi studio, corpo centrale del capitolo. Proponendo l’estrapolazione concettuale e la desunta teoria generale, a monte rispetto allo studio dei dati fenomenici, si fornisce un possibile strumento di discretizzazione del reale, attraverso i tre gruppi semplificati di multi- abitare, crono-abitare e auto-abitare. Il primo modo concentra in sé i casi emblematici di un abitare lo spazio nei suoi mutevoli significati, il secondo descrive un abitare il e nel tempo ridotto e il terzo racchiude in sé le pratiche che si identificano nel rapporto tra abitanti. A seguire si presentano i casi studio selezionati, dotati ciascuno di una scheda che rimanda, tra le altre informazioni, a uno o più modelli di riferimento appena descritti. Questo quadro fenomenologico, anche se per lo più costituito da opere architettoniche realizzate e non, spazia dal romanzo all’iniziativa politica, fornendo interessanti e precise lezioni a chi studia l’abitare contemporaneo. Ogni esempio è rappresentato tramite schemi grafici tra loro comparabili.

La terza e ultima macro-sezione si impernia sul quinto capitolo e descrive la condizione abitativa di L’Aquila nell’interazione analitica con i suoi attanti territoriali e architettonici.

In questo senso, L'Aquila come laboratorio dimostra come la propensione e l’insistenza sul dato abitativo siano alla base delle varie scale di ricerca. Dopo una prima riflessione tematica sulle condizione dell’abitare

il centro storico aquilano e il territorio circostante, si passa all’individuazione di modelli abitativi esistenti, individuati sullo spazio comunale alla grande scala nonché studiati e graficizzati nella dimensione architettonica. A conclusione, si propone il quadro attivo della componente residenziale aquilana, fabbricando una complessa rete di informazioni graficizzate in forma di mappe e schemi.

Il primo libro si conclude con alcune considerazioni di carattere generale sul significato delle analisi e sul loro valore ai fini della successiva ricerca. In continuità con ciò che verrà esposto nel secondo libro si introducono le proposizioni di valore, alla base del metaprogetto proposto in seguito.

Relatori: Silvia Gron, Niccolò Suraci
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AB Architettura degli interni
A Architettura > AH Edifici e attrezzature per l'abitazione
A Architettura > AO Progettazione
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per Il Progetto Sostenibile
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/6335
Capitoli:

Prefazione

Abitare instabile

Architettura attivata

Modi di abitare

Introduzione alle distinzioni

Multi-abitare

Crono-abitare

Auto-abitare

Diciassette casi studio

L'Aquila come laboratorio

L'Aquila 2009-2017

Elementi

Scenari

Considerazioni finali

Fonti in ordine alfabetico

Riferimenti immagini

Bibliografia:

Articoli sul web

• Abitare in Italia: Emergenze, politiche, nuove pratiche, in: Biennale Democrazia! evento, [http:// biennaledemocrazia.it/evento/abitare-italia-emergenze-politiche-nuove-pratiche/], ultima cons. 25 novembre 2017.

• Redazione Abitare, L’Aquila and the use of emergency in city planning, in: Abitare/ Architettura, 4 giugno 2011, [http://www.abitare.it/it/architettura/progetti/2011/06/04/laquila-and-the-use-of- emergency-in-city-planning/], ultima cons. 26 novembre 2017.

• Site-specific Learning. Strategies, Methods and Tools in Architectural Practice, in: Polito/ News, [http:// www.dad.polito.it/news/(idnews)/8830], ultima cons. 26 novembre 2017.

• Cristiano TOSCO, No Housing Format for Today, in: 011 + , 27 novembre 2017, [http://www. zeroundicipiu.it/2017/ll/26/no-housing-format-for-today/] ultima cons. 28 novembre 2017.

Fonti dal web

• Sito web Rural Studio, [http://www.ruralstudio.org/].

• Sito web TAM associati, [http://www.tamassociati.org/].

Modifica (riservato agli operatori) Modifica (riservato agli operatori)