polito.it
Politecnico di Torino (logo)

Open sorce, emergency shelter

Marco Maria Pedrazzo

Open sorce, emergency shelter.

Rel. Roberto Pagani, Alessandra Zanelli, Enrico Bassi. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Per La Sostenibilità, 2012

Questa è la versione più aggiornata di questo documento.

Abstract:

La dinamica dell’emergenza non consente la conoscenza a priori dei requisiti: non è possibile stabilire un progetto definito al livello di dettaglio preliminare, tanto meno esecutivo che soddisfi le esigenze di tutto il mondo. Troviamo testimonianza di questo in tutti i documenti delle organizzazioni che si occupano del tema dell’emergenza su scala globale: la prima risorsa nei contesti di emergenza siano i sopravvissuti stessi, è necessario, come prima operazione successiva all’evento che ha generato l’emergenza, stabilire i bisogni dei sopravvissuti (nell’ovvia impossibilità di farlo in precedenza), le linee guida per l’abitare d’emergenza possano solo essere stabilite a scala locale.

Ciò accade poiché solo a livello locale e post-emergenza è possibile avere chiare le caratteristiche e le priorità delle necessità, così come non è possibile sapere quali siano gli assets presenti sul territorio ancora validi dopo l’emergenza. Dato che esigenze e capitali presenti sul luogo sono il cuore del ragionamento progettuale, ne consegue che non sia nè possile nè opportuno un progetto che prescinda da ciò, proponendo un sistema adattivo al luogo in funzione esclusiva dei parametri climatici.

Il progetto dell’abitare di emergenza di certo si colloca inevitabilmente nella prospettiva dell’innovazione sociale, affrontando una tematica di ordine sociale già ora molto pressante e con prospettive di crescita. L’innovazione sociale è diretta verso l’enorme bacino di utenza dei mercati demand driven o meglio al suo sottoinsieme societal challenge driven, nella quale l’utilità marginale è massima, quindi la sola condizione di esistenza dell’intervento produce già un enorme risultato. E’ pertanto sbagliato affrontare il tema dell’abitare di emergenza secondo il paradigma prestazionale tipico dell’innovazioni dei mercati technology driven.

I nuovi strumenti di disegno e modellazione, definiti comunemente parametrici, offrono un potenziamento generale delle capacità progettuali, ma a causa di una serie di fraintendimenti e del loro utilizzo ancora in parte sperimentale vengono comunemente associati a un modo di progettare chiuso, unidirezionale e deterministico. In particolare l’idea che a una serie di input corrispondano in automatico gli output validi per una serie di progetti è sì invitante, ma non è possibile dimenticare che al cuore di ogni modello parametrico e associativo è sempre il progetto, l’idea, il concept, la Forma attorno alla quale ruotano le forme, in mano all’architetto. Mancando i requisiti di base per la formulazione di un concept è impossibile procedere secondo un sistema deterministico, finito, input-output. Per realizzare tale sistema sarebbe necessario approssimare con superficialità le condizioni di base di un progetto di emergenza.

Tuttavia è possibile sfruttare il modello associativo in un altro modo, cioè come descrizione di base, aperta, non finita, fatta per essere rimaneggiata, completata in via sia digitale che analogica. Esso è descrizione del processo progettuale poichè gli operatori al suo interno permangono e possono essere sfruttati anche in altri contesti, in altre forme, per scopi non previsti dal progettista. Quello che viene per così dire “fissato” dal concept è l’efficienza con la quale si passa dal disegno al prodotto, la sua funzionalità in termini di impacchettamento, comune a tutte le situazioni di emergenza, la sinteticità nell’uso dei materiali, la versatilità nel prestarsi a processi di prefabbricazione tra di loro molto diversi, la semplicità di montaggio, non già le variabili fisico-tecniche quanto, a un livello più alto, quelle che determinano o meno l’esistenza stessa del manufatto, specialmenti in contesti in cui le risorse sono praticamente assenti. Prima di essere “smart” il modulo di emergenza deve esistere, o meglio, vedono la luce quei moduli che sono veramente smart, su un livello più alto rispetto al dettaglio della progettazione.

Il modello deve essere aperto nella sua definizione (stabilita l’inopportunità di un percorso progettuale univoco valido per tutti i contesti di emergenza del mondo, il percorso progettuale deve poter essere alterato per le esigenze singolari e specifiche); nei metodi produttivi del manufatto (il modulo deve poter essere realizzato con mezzi differenti, reperibili in tutto il mondo, dall’alta tecnologia degli impianti industriali fino al taglio manuale delle parti), nella possibilità di essere analizzato su diverse scale di dettaglio. Il modello studiato pertanto sfrutta le moderne possibilità della modellazione parametrica per velocizzare il passaggio dal virtuale al reale, contemplare quante più tecniche di prototipazione rapida fosse possibile, integrare i saperi e le possibilità operative diffuse sul territorio. Il tutto è sempre pensato nell’ottica di un livello tecnologico proporzionato al tipo di intervento. Esso è inoltre si presta a diversi tipi di analisi (la curvatura della superficie per la verifica della fattibilità della copertura con materiali piani, il rapporto superficie volume) e si presta a ulteriori integrazioni anche sotto questo aspetto, quali l’analisi a elementi finiti della struttura o la verifica termica dei pacchetti.

I tre casi studio sviluppati intendono essere puramente esemplificativi di come il progetto si potrebbe sviluppare. Non sono progetti veri e propri, perché molte delle ipotesi sulle quali si basano sono verosimili ma non vere: si riferiscono a scenari in un futuro prossimo, ma come ribadito più volte, solo dopo il disastro è possibile conoscere i bisogni dei sopravvissuti, che in questa sede sono stati ipotizzati a tavolino per mostrare un ventaglio di soluzioni. Essi tuttavia dimostrano la facilità del passaggio dal virtuale al reale, comprese le necessarie integrazioni necessarie al modello aperto per diventare non solo scheletro ma architettura vera e propria, e rispondere ai diversi requisiti specifici.

Per ulteriori informazioni, e-mail:

Marco Maria Pedrazzo: marcomaria@carloratti.com

Relatori: Roberto Pagani, Alessandra Zanelli, Enrico Bassi
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AD Bioarchitettura
A Architettura > AO Progettazione
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Per La Sostenibilità
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: Fablab ITALIA, Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente costruito - Scuola di Architettura e Società - Politecnico di Milano
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/2922
Capitoli:

INDICE

Introduzione

1. Abitare e Prefabbricazione

1.1 Abitare in emergenza e prefabbricazione

1.2 Giochi da Costruzione | anni '20

1.3 Blocco Mattone | Roberto Mattone | 1998

1.4 Quonset Hut | Otto Brandeberger | 1943

1.5 Water Block House Fragments | Kengo Kuma | 2010

1.6 Paper Emergency Shelter | Shigeru Ban | 1999

1.7 Baukasten | Walter Gropius, Adolf Meyer 11923

1.8 Packaged House | Konrad Wachsmann, Walter Gropius |1941

1.9 Casa Jacobs | Frank Lloyd Wright | 1936

1.10 Maison Tropicale | Jean Prouvé | 1949

1.11 GreatHanshin EarthquakeCommunityShelter | AA Archi. |1996

1.12 Maison Dom-ino | Le Corbusier | 1914

1.13 Wichita House | R. Buckminster Fuller | 1929

1.14 Habitat '67 | Moshe Safdie | 1967

1.15 Moduli 225 | Kristian Gullichsen, Juhani Pallasmaa |1970

1.16 Micro Compact Home | Horden Cherry Lee Architects

1.17 System3 | Oskar Leo Kauffmann, Albert Ruf, KFN System |2008

1.18 Quick House Variations | Adam Kalkin |2009

1.19 Burst*008 | Jeremy Edmiston, Douglas Gauthier |2008

2. Emergenze nel mondo

2.1 La sostenibilità nel contesto globale

2.2 La situazione delle aree critiche

2.3 Sud-Est dell'Africa

2.4 Centro e Ovest Africa

2.5 Medio Oriente e Nord Africa

2.6 Sud Asia

2.7 Est Asia e Pacifico

2.8 America Latina e Caraibi

2.9 Europa Centrale e Orientale

2.10 Rifugiati e Sfollati in cifre

3. il Soccorso nelle Emergenze

3.1 Le Organizzazioni di Aiuto

3.2 Organizzazioni InterGovernative

3.3 Le Organizzazioni Governative

3.4 Le Organizzazioni Non Governative

3.5 Framework per l'abitare d'emergenza

3.6 Requisiti prestazionali igienico-sanitari

3.7 II Modulo d'Emergenza come Prodotto di Design

3.8 II sistema attuale di produzione

4. il Progetto e la scelta di campo

4.1 L'Innovazione e La Ricerca

4.2 Innovate on thè Cheap - Nuovi Principi di Innovazione

5. il Progetto e la scelta di strumenti

5.1 La Modellazione Associativa e Parametrica

5.2 Progettazione e Modifiche: Massive Prototyping

5.3 Progettazione e Performance: Massive Analysis

5.4 La Pratica del Teckton

5.5 Modellazione parametrica e moduli d'emergenza

5.6 II modello Operi Source

6. Concept development

6.1 Ripensare la tenda.

6.2 Shaping

6.3 Making

7. Analisi di scenario

7.1 Hamilton2014

7.2 Fabbriche di Vallico 2016

7.3 Nyamey2012

8. Conclusioni

Bibliografia:

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

LES CORBUSIER, "Verso un'architettura", Parigi , Cres, 1923.

GROPIUS W., "Wohnhaus-lndustrie"', in MEYER A., "Ein Versuchshaus des Bauhauses", Weimar, Dietsch & Bruckner, 1923.

SIGFRIED GIEDION, "Walter Gropius: l'uomo e l'opera", Milano, Edizioni di comunità, 1954.

GILBERT HERBERT, "Syntetic Vision of Walter Gropius", Johannesburg, Witwatersrand Universiyt, 1959.

JOHN SERGEANT, "Frank Lloyd Wright's Usonian Houses, The case for organic architecture", New York, Watson-Guptill, 1976.

GILBERT HERBERT, "The dream of a factory-made house: Walter Gropius and Konrad Wachsmann", Cambridge (Mass.), Mit press, 1984.

WINFRIED NERDINGER, "The architect Walter Gropius: Drawings, Prints, and Photographs form Bush-Resinger Museum, Harvard University Art Museum, Cambridge, Mass, and the Bauhaus-Archiv Berlin", Berlino, Mann, 1985.

SHIRLEY DUFRESNE MCARTHUR, "Frank Lloyd Wright: American System-Built Homes in Milwakee", Milwakee North Point Historical Society, 1985.

DEBORAH GANS, "Le Corbusier : guida completa", Berlino, Lidiarte, 1990.

R. BUCKMINSTER FULLER, "Yourprivate sky: discourse", a cura di JOACHIM KRAUSSE e CLAUDE LICHTENSTEIN, Baden, Lars Muller, 2001.

ALEXANDER TZONIS, Te Corbusier: la poetica della macchina e della metafora", Milano, Rizzoli, 2001.

PETER SULZE, "Jean Prouvé : highlights, 1917-1944", Basilea, Boston, Berino, Birkhàuser, 2002..

ROBERT M. RUBIN, "Jean Prouvé's Tropical House", Parigi, Centre Pompidou, 2007.

CHRIS CHIEI E JULIE DECKER, "Quonset hut, Metal Living for a Modern Age", New York, Princeton Architectural Press, 2005.

BARRY BERGDOLL e PETER CHRISTIANSEN, "Home delivery: the fabrication of the modern dwelling", Basilea, Boston, Berino, Birkhàuser, 2008.

WILL MCLEAN (a cura di), "Quik Build: Adam Kalkin's ABC of Container Architecture", Londra, Bibliotheque McLean, 2008.

FEDERICO NEDER, "Fuller houses: R. Buckminster Fuller's dymaxion dwellings and other domestic adventures", Baden, Lars Mùller, 2008.

CARLO CAROZZI, "L'applicazione pratica del sapere", in "Fondazione Ivo de Carnei Notizie", Giugno 2009, annoX, n. 19.

BRUCE BROOKS PFEIFFER, "Frank Lloyd Wright 1917-1942", Kòln, Taschen, 2010.

ALLISON ARIEFF, "Prefab proliferates" in Dwell, 4, Feb 2003, pp 96-96.

ROBERTA SMITH, "Adam Kalkin, Suburban House Kit" in New York Times, 12 Mar 2004,

ADAM KALKIN, "Quik House: Adam Kalkin" in Archis, 6, Giu 2004, pp 62-63.

HORDEN CHERRY LEE, "Micro-compact home a Monaco di Baviera", in Detail, 12, Del 2004, 1470-1471.

MICHAEL DUMIAK, "A super-small house achieves an ideal state of design integration", in Architectural record, 4, Apr 2007, p 165

BELINDA LANKS, "Micro Compact Home: a little metal cube takes an energy-efficient approach to Lilliputian living", in Metropolis26, 9, Apr 2007, pp 216-217.

BERRY BERGDOLL, ROBERTO SEGRE, "Home delivery: Hogar e industria en el MoMA [exhibition review]" in Arquitectura Viva, 122, 2008, pp 17-27.

FRED A.BERNSTEIN, "Barry Bergdoll [interview]" in Metropolitan Home, 40(6), Lug 2008, pp 74-76.

DOUGLAS GAUTHIER, "BURST*008, Museum of modern art, New York, 2008: Douglas Gauthierand Jeremy Edmiston" in Architectural Design, 79, Feb 2009, pp. 18-21.

KENGO KUMA e SHINICHI FUKUOKA, "L'architettura come flusso", in Arca 265, Feb 2011,1 pp 2-33.

Luis FERNANDEZ-GALIANO (a cura di), "Industria y naturaleza: tres décadas de innovation" in Arquitectura viva 139, 2011, p. 17-29.

www.architecturemedia.com

www.greenwayconsulting.com

www.kkaa.co.jp

www.msafdie.com

www.prefabcosm .com

www.shigerubanarchitects.com

Modifica (riservato agli operatori) Modifica (riservato agli operatori)