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IMMAGINI DAL TERRITORIO. L'IMMAGINARIO COME FORMA DI STRUTTURAZIONE DEL TERRITORIO IN ALCUNE LOCALITÀ DELLA PROVINCIA DI SALERNO

Loreto Calabrese

IMMAGINI DAL TERRITORIO. L'IMMAGINARIO COME FORMA DI STRUTTURAZIONE DEL TERRITORIO IN ALCUNE LOCALITÀ DELLA PROVINCIA DI SALERNO.

Rel. Alberto Borghini. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2009

Abstract:

PREMESSA

Le nostre opulente società soffrono di una serie innumerevole di mali che neanche la crescita del tenore di vita riesce più a mascherare: recessioni, crisi economiche e finanziarie, crisi d'identità, terrorismo, catastrofi ecologiche, disoccupazione, nuove povertà, ecc, sono tutti sintomi di un malessere diffuso che una volta veniva attutito dalla religione, dalla famiglia, dal patriottismo, ecc, ma oggi sembra abbiano perso efficacia. Per questo motivo oggi, più che mai, nella società globalizzata si sente il bisogno di ancorarsi alle proprie radici, il territorio sta perdendo la sua capacità di trasmettere identità e senso di appartenenza per i suoi abitanti, così l'esigenza individuale d'identità sociale resta quasi del tutto insoddisfatta. Infatti, se ventitre secoli fa Diogene andava in giro con la sua lanterna a cercare un uomo onesto, oggi farebbe ancor più fatica a trovare un uomo appagato e felice.

Bisognerebbe capire, prima di tutto, cos'è la felicità dato che non ci deriva, come si è detto, dall'agiatezza, allora, la felicità potrebbe essere la scoperta o la rivelazione di un nuovo pezzo d'infinito?

Ora se l'essere umano ha conosciuto la felicità, perché non dovrebbe ritrovarla? Nella Bibbia si legge che in principio il Signore creò il cielo e la terra, dissolse le tenebre con la luce... ...poi creò l'uomo e lo pose nel giardino di Eden con la sua compagna. L'immagine di uno stato di felicità che in principio ha vissuto l'uomo, e dal quale poi è decaduto, è una credenza presente in tutte le religioni. Era presente preso gli Indi, gli Egizi, i Persiani, gli Assiri, i Caldei, i Cinesi, i Greci, i Celti, i Latini, i Lapponi, gli Amerindi, gli aborigeni dell'Oceania, vale a dire in tutti gli angoli più sperduti della terra ed in ogni tempo.E se invece era nel progetto Divino, sin dal principio, di farci scoprire la Sua creazione facendoci percorrere tutte le regioni che la compongono, cosicché solo attraversandole avremmo compreso cos'è la luce o cos'è l'infinito?

Sottolineava con acutezza il mistico indù Ramakrishna: "L'uomo è sempre inquieto, sempre in movimento da un luogo all'altro, sempre alla ricerca di qualcosa......Il fatto che sia insoddisfatto della sua natura finita indica che non è questa la sua condizione naturale. Il fatto poi che abbia infinite ambizioni, che il suo desiderio sia sempre più insaziabile, prova la sua natura infinita...".

Noi essendo una parte infinitesima di questo cosmo, possiamo capire cos'è la luce solo attraverso la conoscenza del buio o delle tenebre, comprendere cos'è il bene solo dopo aver conosciuto il male, concepire cos'è la vita solo dopo aver attraversato la morte! Però per noi occidentali e, ancor più, per la religione cattolica è inconcepibile la reincarnazione, benché per gli Indù sia "normale" affermare che l'uomo ha un karma e che ritornerà sulla terra più volte. Eppure, nel suo dialogo con Nicodemo (uno degli anziani del tempio) Gesù la menzionò affermando: "L'uomo non potrà salvarsi se non nasce una seconda volta", "Ma come potrà l'uomo nascere una seconda volta? Come farà a ritornare nel grembo materno?", "Ciò che è carne appartiene alla carne, ma ciò che è spirito appartiene allo spirito!", quindi nell'uomo oltre alla componente caduca che è il corpo, esiste una componente riferibile al pensiero, ai sentimenti, alle emozioni, che in verità sono delle astrazioni o se si preferisce spirito, perciò potrebbe anche "rivivere" in un altro luogo o spazio, in un altro tempo, in un'altra forma o corpo? A tal proposito, voglio riportare le parole della signora Ermelinda D'Orsi di Capizzo (Salerno) che ho recentemente intervistato: "...era morta mia suocera......io, mia cognataCarmela, Teresina......chi c'era più, Bernardina. Eravamo due qua e due là, e la bara era in mezzo......a mezzanotte o qualche minuto in più o qualche minuto in meno, esce una cosa da qua, dalla bocca......era come una calandrella (la calandrella di luce che uscì dalla bocca della defunta è stata descritta dalla narratrice come una grossa sfera di luce del diametro di circa quaranta centimetri che ondeggiava mentre saliva sotto il soffitto, là dove poi è sparita. Era come un fumo ma bianco bianco come una carta, simile ai raggi del sole che sbucano da un varco fra le nuvole o dalla chioma di un albero)......poi dissi a Carmela, questa cognata che era vicino a me, dissi: "Uè Carmela io vorrei dirti una cosa, però non mi devi prendere per visionaria......io ho visto una cosa così e così, una cosa bianca, era una cosa tanto bella", "Uhm", disse, "Non ti ho voluto dire niente, l'ho vista pure io!", dice; "L'ho vista pure io!", e tutte e quattro che la vedemmo e non ci dicemmo niente una con l'altra...

Questa sostanza presente in tutto l'universo, è l'energia vitale, chiamata da Gesù Cristo luce, da Ippocrate forza risanatrice della natura, dagli indiani prona, dai cinesi ai, dai giapponesi Jci, dai tibetani lung, da Wihelm Reich argone, da Rudolph Steiner forza plasmatrice eterica, da Freud libido, da Francesco Racanelli energia bioradiante...

Non va dimenticato che nell'universo non esiste l'immobilità: tutto scorre (panta rei), come sosteneva il filosofo greco Eraclito di Efeso quando affermava "Non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume". In questo incessante divenire, nulla è statico, immutabile, fisso. Tutto invece è movimento, trasformazione, equilibrio dinamico, energia. Eppure l'intero cosmo è costituito da un'unica sostanza che si materializza e si smaterializza, si compone e si scompone, che vibra, che scorre e si perpetua all'infinito in un processo di continua e incessante trasformazione. Come affermava anche il fisico Einstein: "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma''. Cosicché la diversità è una ricchezza dell'universo, tuttavia è altrettanto vero che se l'umanità diventasse un tutt'uno non avremmo più differenze, e allora che fare? Per la cultura della società moderna sarebbe inconcepibile conservare l'identità e la purezza di un popolo, ancor più per la velocità dei mezzi di trasporto, e allora nuovamente che fare? Abbiamo detto che nell'universo non c'è una cosa uguale all'altra e ci arricchiamo con la scoperta continua di cose nuove che è essenziale per la nostra evoluzione, però è altrettanto vero che l'identità di un popolo e del territorio su cui vive va estratta dalle tracce della sua storia, dall'insieme dei Beni Culturali disseminati in esso e dal suo substrato antropologico culturale che lo caratterizza.

Relatori: Alberto Borghini
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GF Italia
U Urbanistica > UG Pianificazione del paesaggio
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/1657
Capitoli:

INDICE GENERALE

GRAZIE

INTRODUZIONE.

CARTOGRAFIA.

TESTIMONIANZE RACCOLTE NELLA PROVINCIA DI SALERNO.

TESTIMONIANZE RACCOLTE NELLA PROVINCIA DI BIELLA

TESTIMONIANZE RACCOLTE NELLA PROVINCIA DI TORINO

INDICE DEI NARRATORI PER COMUNI.

INDICE PER ARGOMENTI

APPENDICE -1.

APPENDICE - II.

APPENDICE-III.

BIBLIOGRAFIA

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