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Impatti della Metodologia Agile sui costi infrastrutturali

Florinda Monaco

Impatti della Metodologia Agile sui costi infrastrutturali.

Rel. Alberto De Marco. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Ingegneria Gestionale, 2019

Abstract:

Molte società italiane si stanno allineando al trend globale di applicazione della metodologia agile per la gestione dei progetti. Sebbene il suo utilizzo risulti già abbastanza consolidato per lo sviluppo software, risulta ancora acerbo per altri settori. In modo particolare questa tesi si propone di analizzare l’impatto che tale scelta comporta sui costi infrastrutturali. L’analisi è stata effettuata attraverso l’osservazione diretta di tre progetti infrastrutturali realizzati nella direzione sistemi informativi di Intesa Sanpaolo, negli ultimi tre anni. Quanto è emerso è che, nell’attuale contesto societario italiano, l’applicazione dell’agile viene percepito come un aggravamento sui costi e sulla gestione in quanto richiede l’impiego di ruoli altrimenti non necessari in una organizzazione funzionale; la sovra allocazione delle risorse che si trovano a dover consuntivare contemporaneamente sia sul funzionamento che sui progetti agile; scetticismo da parte dei colleghi non opportunamente coinvolti che diventano ostacoli per il rapido raggiungimento dell’obiettivo; customizzazione di componenti software e hardware per renderle funzionali ad una gestione agile e difficoltà nel gestire la contrattazione coi fornitori, in quanto basata su moduli strutturati in funzione di un approccio tradizionale. Per ottenere vantaggi economici sul settore IT dall’utilizzo di questa metodologia rispetto all’utilizzo del classico waterfall, infatti, è strettamente necessario avere una organizzazione agile, ossia avere un’infrastruttura virtualizzata in tutte le sue componenti (computing, storage, networking, sicurezza); un top management promotore di questa metodologia; unità operative organizzate per progetto o per prodotto e non per competenza specialistica; processi di governance fornitori e gestione del budget più flessibili; un gruppo di “Architettura&Metodologie” in staff al CEO con una visione di alto livello e poteri esecutivi; ed, infine, opportuni accordi con i sindacati. Sebbene negli ultimi anni vi è stata una forte spinta all’innovazione per quanto riguarda la parte di software e hardware, sugli altri punti sono ancora pochi i casi di società che hanno definito un piano di riorganizzazione. In Italia, tra queste eccezioni, possiamo identificare ING Bank, Enel e Sky Italia. Queste condizioni sono strettamente necessarie anche per applicare un project portfolio management che permetta di fare efficientamento delle risorse utilizzate per i progetti. Un incremento del numero di progetti gestito in modalità agile, infatti, renderà necessario dover individuare un modo strutturato per organizzarsi al meglio e gestire opportunamente le risorse e la loro allocazione. Quest’analisi, però, rappresenta una fase successivamente di analisi da realizzare almeno dopo aver definito ed attivato il piano di riorganizzazione dell’organigramma e degli strumenti aziendali in ottica agile.

Relatori: Alberto De Marco
Anno accademico: 2018/19
Tipo di pubblicazione: Elettronica
Numero di pagine: 64
Informazioni aggiuntive: Tesi secretata. Fulltext non presente
Soggetti:
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Ingegneria Gestionale
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-31 - INGEGNERIA GESTIONALE
Aziende collaboratrici: Intesa Sanpaolo Group Services S.c.p.A
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/10540
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