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Il particolato aerodisperso: particelle ultrafini e loro strumenti di misura. Analisi caso studio.

Maria Cristina Donato

Il particolato aerodisperso: particelle ultrafini e loro strumenti di misura. Analisi caso studio.

Rel. Marina Clerico, Silvia Trini Castelli. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Ingegneria Per L'Ambiente E Il Territorio, 2019

Abstract:

Nel presente studio si analizzerà la componente più fine che compone il particolato aerodisperso, UFP, per la quale non esiste una normativa che sia in grado di regolarne in rilascio. L’interesse verso questa frazione ha destato negli ultimi anni grande preoccupazione sia per i suoi effetti negativi sulla salute degli esposti, sia per la sua interazione con tutto l’ambiente nel suo complesso. Verranno affrontate nel dettaglio le tipologie di sorgenti che sono in grado di contribuire a tale componente. Si analizzeranno in seguito anche i processi che tali particelle subiscono in seguito al rilascio. Le particelle ultrafini possono avere una composizione altamente variabile, anche a causa delle diverse tipologie di sorgenti che concorrono alla loro formazione. Esistono quindi delle sufficienti evidenze tossicologiche che giungono alla medesima constatazione, ossia che le particelle ultrafini sono quelle a cui si associa il più alto potere ossidativo e infiammatorio per la loro dimensione, per la loro elevata area di superficie e per la loro composizione chimica. All’interno di questo studio verranno trattate le tipologie di strumentazioni in grado di risalire alla concentrazione in numero delle UFP, chiarendo inoltre la difficoltà che si riscontra nell’utilizzare metodi gravimetrici. Quest’ultimi infatti non vengono tenuti in conto poiché al diminuire della dimensione, le particelle tendono ad avere una massa modesta, per cui non è possibile utilizzare gli stessi strumenti ritenuti validi per il PM10 e per il PM2.5. Le diverse tecnologie progettate per questo emergente inquinante si basano sulla misura delle sue proprietà chimico-fisiche come dimensione, stato di aggregazione, area superficiale, composizione chimica, densità e carica superficiale. Tra tutte la dimensione risulta quella più importante poiché influenza di conseguenza la composizione chimica, il tempo di residenza in atmosfera e le modalità con cui le particelle possono essere rimosse. Ad oggi però non esiste uno unico strumento in grado di definire in modo univoco e dettagliato la distribuzione dimensionale del particolato nelle sue componenti più fini.

Relatori: Marina Clerico, Silvia Trini Castelli
Anno accademico: 2018/19
Tipo di pubblicazione: Elettronica
Numero di pagine: 139
Informazioni aggiuntive: Tesi secretata. Fulltext non presente
Soggetti:
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Ingegneria Per L'Ambiente E Il Territorio
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-35 - INGEGNERIA PER L'AMBIENTE E IL TERRITORIO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/10214
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