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The iron rice bowl factory : strategie progettuali per un danwei in trasformazione

Camilla Forina, Giulia La Civita

The iron rice bowl factory : strategie progettuali per un danwei in trasformazione.

Rel. Michele Bonino, Walter Ceretto. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2017

Abstract:

INTRODUZIONE

Questo lavoro di tesi rappresenta la concretizzazione di un interesse per la Cina maturato nel corso degli ultimi anni, supportato a livello accademico dalle numerose collaborazioni In essere tra il Politecnico di Torino e la Tshingua University di Pechino.

Una tappa fondamentale per la scelta di approcciarci ad una realtà così lontana dal nostro vissuto, è stata una lezione tenuta Augusto Cagnardi al Politecnico di Torino nel marzo 2015, riguardo la sua esperienza nella progettazione della città di Punjiang.

Cagnardi, nello specifico, ha parlato di argomentazioni di carattere generale come il fatto che nell'ultimo decennio la Cina ha reinventato se stessa per rendersi al passo con le più moderne tecnologie produttive, e di altre relative specificatamente alla nostra professione, come la possibilità per gli architetti di progettare intere città partendo da zero, possibilità inimmaginabile in gran parte del mondo occidentale; un luogo che, inoltre, sempre più spesso riserva alcune competizioni e concorsi di idee ad un bacino di architetti emergenti locali, nell'ottica di favorirne così l'ingresso nel panorama professionale.

Un'occasione in cui ovviamente sono state discusse anche le numerosissime contraddizioni che animano questo Stato, in particolare la folle corsa verso la modernizzazione che sta rischiando, fin dagli albori del regime socialista, di cancellarne gran parte del patrimonio storico, culturale e architettonico.

Per questi ed altri motivi parlare di Cina in una facoltà di architettura in questo momento risulta particolarmente interessante; lo stato cinese è in piena crescita economica e si sta affermando sempre più come leader a livello mondiale. Una crescita economico-finanziaria che ha avuto e continua ad avere nell'urbanesimo e, di riflesso, in una massiccia urbanizzazione, una delle conseguenze più rilevanti e problematica. Motivo per cui la Cina sta cercando di definire delle linee guida a livello di regolamentazione urbanistica che ne indirizzino l'espansione e che abbiano tra le prescrizioni un'attenzione al patrimonio edilizio tradizionale, troppo spesso trascurato e demolito, come accadeva sistematicamente fino a poco più di dieci anni fa. Più in generale, nonostante II debito pubblico cinese sia più alto di quello americano il modello di capitalismo dirigista porta a ignorare I vincoli e ad aumentare gli investimenti pubblici verso una visione espansionistica e globalizzata in un momento in cui grandi potenze Internazionali si stanno concentrando invece su politiche più nazionaliste, come la 'priorità interna' annunciata da Trump e la Brexit del Regno Unito.

Tra le notizie degli ultimi mesi vi è il summit svolto a Pechino per Il progetto “One Belt, One Road” detta anche nuova via della seta: un Investimento stimato di oltre 120 miliardi di dollari per Il potenziamento di una serie di infrastrutture che Incrementino i collegamenti via terra e via mare tra 65 stati nel mondo, tra cui l'Italia, con a capo la Cina, così da favorire gli scambi economici e commerciali.

Ad oggi la Cina è, di fatto, uno degli stati che hanno saputo sfruttare meglio, in sintesi, le dinamiche innescate dalla globalizzazione, accrescendo la classe media di oltre mezzo milione di persone; un modello di potenza economica autoritario, che ha portato la Cina ad occupare in pochi anni un ruolo di vertice, oltre che per le dinamiche economiche e commerciali, per quelle legate alla gestione di grandi eventi.

Basti pensare alla costanza con cui la Cina si è aggiudicata, nell'ultimo decennio, i maggiori eventi sportivi mondiali. Dalle Olimpiadi e Paraolimpiadi di Pechino 2008, ai Giochi Mondiali della gioventù del 2014 tenutisi a Nangino, fino al giochi Olimpici e Paralimpici invernali che si terranno nuovamente a Pechino e in due villaggi limitrofi nel 2022.

L'ambito del nostro lavoro di tesi prende spunto da una chiacchierata informale con II professor Walter Ceretto relativamente ad un atelier di progettazione tenuto da Michele Bonino, oltre che dallo stesso Ceretto, svolto qualche anno fa nella zona di Shougang a Pechino, un'acciaieria di livello mondiale dismessa a partire dal 2007. Sin da subito, dato l'argomento di tesi, si è deciso di avvalersi del contributo del professor Michele Bonino, delegato del Rettore del Politecnico di Torino per i rapporti con la Cina, che conosce, quindi, molto bene questa realtà. In seguito alle prime discussioni con i relatori, si è evidenziato quanto fosse attuale lavorare non solo a Pechino, ma nello specifico in quest'area, soprattutto considerando la decisione del comune di localizzare la nuova sede del Comitato Olimpico, nato in vista delle Olimpiadi invernali del 2022, proprio nell'ex area industriale di proprietà un tempo del Gruppo Shougang.

Un altro aspetto che ha inciso fortemente nella scelta dell'area, è il carattere tipologico ed il modello insediativo della struttura in essa esistente: Il danwei struttura cardine della crescita produttiva della Cina maoista. In particolare, Il lavoro si colloca nell'ambito del recupero delle unità di lavoro socialiste, all'interno della più ampia riflessione tematica sempre più urgente su come il paese dovrebbe affrontare la pratica della salvaguardia e valorizzazione del patrimonio architettonico e culturale.

Le grandi infrastrutture produttive sviluppatesi durante II primo periodo del governo Mao e prolificate nell'anello più esterno di Pechino sono state, per la maggior parte, allontanate dal territorio urbano per ridurre le emissioni di polveri sottili a Pechino in vista delle Olimpiadi del 2008. Nel suo articolo 'The Palimpsest and the Archipelago: the Danwei as a new urban project' in BEIJING DANWEI industrial heritage in the contemporary city' Pierre Alain Croset afferma che 'the danweis of Beijing could offer the opportunity for an interesting planning experiment, which on an urban scale could recall the "urban archipelago" concept proposed in 1977 by Oswald Mathias Ungers in exemplary project for Berlin entitled The City in the City - Un: A Green Archipelago (...) an extraordinary opportunity only for a urban and architectural test, but a/so for a social and political experiment'!'' Manca ancora del tutto, invece, un approccio metodologico che dia delle linee guida su come ¡rare in queste realtà così caratteristiche della Cina socialista; la maggior parte di esse sono già andate perdute, demolite per spazio a centri commerciali o zone residenziali intensive, in alcuni rari casi sono state convertite in nuove funzioni che ne mantengono l'assetto originario, come il 798Art District, ed altre ora riversano In stato di quasi completo abbandono, come l’area di Shougang.

L’intento di questa tesi non è stato quello di definire un percorso fornisse delle linee guida di azione sistematica per il recupero di queste porzioni di città, nè ha voluto indirizzarsi verso quelle esperienze che hanno trasformato i danwei originari in distretti monotematici che ne mantengono il carattere inclusivo originario; Ilo che piuttosto si è provato ad indagare è un modello intervento alternativo, che tenti di affrontare in modo puntuale, a partire dal riconoscimento del valori strutturali, distributivi ed archeologici della preesistenza, la rifunzionalizzazione del complesso. Una modalità d'intervento legata inevitabilmente al carattere europeo della formazione di chi scrive, ma poco consueta nell'approccio alla riconversione dell'archeologia industriale in Cina. Come si avrà modo di esprimere nel capitoli seguenti, l'Ipotesi progettuale, che si accoda anche ai processi che nell'area si stanno avviando, è quella di isolare all'interno del complesso sistema del danwei un asse di rilievo, che nel suo sviluppo all'interno del perimetro permetta di tenere legati gli elementi che costellano l'area. Senza la pretesa di definire un vero masterplan, quanto Invece un processo che permetta di lavorare per porzioni, conservando dunque non solo II carattere di incisività o l'involucro dei fabbricati, bensì i valori architettonici dell'ex area industriale nel loro complesso.

In un primo momento l'idea è stata quella di puntare sui temi del Comitato Olimpico e dello Sport, centrali nella Cina degli ultimi 10 anni, ipotizzando delle infrastrutture legate direttamente al tema delle Olimpiadi, o alle numerose politiche di diffusione della cultura sportiva che lo stato applicherà nel corso del prossimi sette anni.

Attraverso lo studio del documento di candidatura della città di Pechino è invece risultato chiaro, sin da subito, che queste due Idee erano da scartare. Infatti nella proposta di presentazione la città ha individuato gran parte delle infrastrutture necessarie alle Olimpiadi in quelle già realizzate per i giochi del 2008 e in due centri poco distanti da Pechino. La green olimpie zone, dove si svolgeranno gran parte delle competizioni, inoltre risulterebbe particolarmente complessa da raggiungere dal sito In esame, quindi anche l'ipotesi di un probabile villaggio olimpico (unica attrezzatura Insieme alla pista per lo speed skating da realizzarsi a Pechino) non risultava essere particolarmente verosimile. In seguito alla consultazione di documenti analoghi a strumenti di piano regolatore di quest'area, si è quindi optato, come detto, per l'individuazione di un asse che permettesse di innescare un processo di sviluppo che coinvolgesse l'intera area mantenendo evidenti le caratteristiche proprie di Shougang e rispettando le linee guida che il comune di Pechino aveva dato per questa zona già nel 2008.

La tesi si suddivide quindi in quattro parti. La prima, contiene un sunto dello studio che è stato indispensabile per immedesimarci sin da subito nella realtà pechinese, così lontana anche culturalmente da quella europea, ed analizza alcuni aspetti cardine della cultura architettonica e sociale di questo paese, presenti anche nell'assetto di Shougang, risultando per questo fondamentali nella definizione delle prime scelte progettuali. La seconda parte si compone di una serie di cartografie tese a mettere in evidenza le peculiarità dell'area di lavoro; attraverso le analisi è possibile comprendere i fronti naturali e antropici che definiscono l'area, il rapporto tra l'industria e il contesto in cui essa si inserisce, nonché le proporzioni del costruito. Vengono inoltre individuati, al suo interno, diversi sistemi che si presentano come organismi autonomi ma in diretto rapporto con l'area circostante, prestandosi quindi ad essere reinterpretati come infrastrutture proprie. Di questi sistemi nel terzo capitolo ne viene individuato uno specifico per il quale, come ampiamente accennato, viene proposta una rifunzionalizzazione, ulteriormente approfondita alla scala architettonica e strutturale, nel capitolo successivo. L'obiettivo ultimo del lavoro è quindi esplorare la possibilità di attivare un processo di trasformazione diffuso attraverso un elemento che pur se avente caratteristiche che si prestano all'autonomia funzionale, faccia da volano alla riconversione dell'intera area, entro modalità a nostro parere più attente all'assetto esistente, verso un nuovo funzionamento dell'intero distretto.

Relatori: Michele Bonino, Walter Ceretto
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: A Architettura > AK Edifici e attrezzature per l'industria
A Architettura > AO Progettazione
U Urbanistica > UG Pianificazione del paesaggio
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/6103
Capitoli:

0 Introduzione

1 Pechino: una capitale per temi

1.1 Una città di confini II Breve Cronaca dello sviluppo urbano di Pechino attraverso alcuni dei suoi caratteri fondanti

1.2 Storia e sviluppo delle unità di lavoro nella Cina socialista// Il danwei come strumento di pianificazione sociale e spaziale

1.3 Patrimonio architettonico e lascito culturale in Cina // Che fine hanno fatto i danwei?

2 Shougang Iran Company

2.1 Shougang II Storia e sviluppo di un danwei

2.2 Analisi cartografica

3 Il sistema lineare

3.1 Perche questo? Il Ragioni di una scelta progettuale

3.2 Rilievo dell'area

3.3 Prima fase di progettazione II Relazioni e implicazioni con il contesto

4 Scenari progettuali

Conclusione Appendici

Fonti

indice delle immagini

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