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Diagramma e progetto, indagine sul segno pragmatico

Alessandro Piazza

Diagramma e progetto, indagine sul segno pragmatico.

Rel. Alessandro Armando, Leonardo Caffo. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2017

Abstract:

INTRODUZIONE

Ogni giorno, negli studi di progettazione, gli architetti si muovono tra tavoli coperti da documenti, mappe, cartografie tecniche, tabelle, inventari, grafici, schemi; la realtà, fisica e sociale, del progetto prende forma tra queste tracce scritte. Ciò che tenterò qui di argomentare è che i diagrammi, che continuamente tracciamo e rielaboriamo nella nostra vita lavorativa, sono uno strumento fondamentale nella determinazione del progetto. Attraverso di essi cominciamo a mettere un ordine in quell'insieme di informazioni, esigenze della committenza, vincoli amministrativi, valori simbolici, determinazioni funzionali, che costituiscono il progetto. Un diagramma ci aiuta a organizzare gli oggetti tra cui ci muoviamo, a stabilire tra essi relazioni, priorità, gerarchie, ordini di marcia; in breve, esso costituisce uno degli strumenti principali per ragionare sul mondo che ci circonda. Ma ciò che chiamiamo diagramma non si limita solo alla materialità degli artefatti rappresentativi ma, sulla base di una vasta letteratura scientifica, si va ampliando oggi l'idea che una parte fondamentale del nostro stesso modo di ragionare si costituisca diagrammaticamente, come visual reasoning. Ogni volta che leggiamo una mappa, che organizziamo la struttura di un testo, che stendiamo un calendario, che osserviamo l'andamento della borsa, ma anche ogni volta che raccogliamo un insieme di percezioni in un concetto, stiamo ragionando schematicamente: stiamo cioè formando un insieme regolato di relazioni tra oggetti disparati Mettere al centro della nostra ricerca il diagramma significa indagare l'origine di quella modalità del ragionamento, e di quegli artefatti, che aprono la possibilità di articolare pensiero logico e spazialità.

Se risaliamo al suo significato originario, diagramma è una parola di origine greca, composta dalla particella dia- (che indica movimento nello spazio, attraverso lo spazio, ma anche divisione, distinzione) e graphò (incido, disegno, scrivo). Il diagramma è dunque pensato alla sua origine come quel gesto di incisione, quella scrittura-figura che divide, e nel dividere determina, stabilisce cioè relazioni e limiti. Possiamo quindi dire che, dalla sua definizione greca, il diagramma viene pensato come quello snodo di ragionamento e rappresentazione in cui la figura diventa logica e la logica diventa figura. In questo suo carattere ibrido - allo stesso tempo razionale e spaziale - nel processo di ipotizzare, manipolare e osservare le relazioni tra gli oggetti grafici disegnati sul foglio cominciamo a organizzare logicamente la complessità della realtà che ci circonda. Ma per arrivare a definire il ruolo del diagramma all'interno dell'architettura comincerò dalla ricostruzione storica del suo campo operativo.

Nell'individuazione storica delle macro-fasi dell'evoluzione del diagramma, mi baserò sulla ricostruzione storica che compie Peter Sloterdijk all'interno della sua trilogia Sfere. Qui, verranno determinate tre epoche storiche, differenziate in base alle concezione del rapporto tra l'uomo e il suo ambiente. Proprio l'indagine delle diverse definizioni dello spazio in Sloterdijk fornirà la base per pensare l'evoluzione dello spazio diagrammatico. Individueremo quindi, seguendo la traccia di Sfere, tre fasi dello sviluppo di questo dispositivo: (1) un'antichità in cui il diagramma viene pensato come rispecchiamento di un ordine cosmico, una modernità che vede in esso uno strumento di esplorazione razionale del reale e una contemporaneità in cui la fiducia nella capacità della ragione di determinare razionalmente la realtà entra in crisi, determinando così il ripiegamento del suo spazio esplorativo e la sua frammentazione.

Questa macro-storia verrà poi seguita da una serie di approfondimenti che tracceranno, all'interno del Novecento, alcuni momenti significativi del passaggio dalla fiducia moderna nel diagramma, come strumento razionale, alla sua messa in discussione nella filosofia di Michel Foucault e nella ricerca teorica di Peter Eisenman.

Nell'ultima parte della tesi, sulla base delle riflessioni svolte nell'analisi storica, proverò a delineare una teoria del diagramma. Nell'elaborazione di questa partirò dalla definizione semiotica del diagramma di Charles Peirce e dalla sua rilettura nella filosofia di Umberto Eco. Alla luce di questa indagine semiotica possiamo comprendere il diagramma come un segno pragmatico, razionale e abduttivo. Per Peirce quando tracciamo un diagramma stiamo progettando, cioè, un sistema razionale di relazioni orientato all'assolvimento di uno scopo pragmatico. Nel progetto, questo scopo è la definizione dell'oggetto architettonico. Possiamo quindi vedere il diagramma come quello strumento che ci permette nel progetto di organizzare quell'insieme ancora confuso di informazioni verso la determinazione di un oggetto finale. Nella filosofia pragmatica peirceana infatti, la costruzione di un concetto di oggetto è intrinsecamente legata al progetto dei suoi effetti. Per Peirce cioè, la realtà, come ciò che c'è, si può immaginare solo a partire da ciò che fa. Questo è il cuore della Massima Pragmatica di Peirce:

“Considerate quali effetti, che possono concepibilmente aver portate pratiche, noi pensiamo che l'oggetto della nostra concezione abbia. Allora, la nostra concezione di questi effetti è l'intera nastra concezione dell'oggetto”. (W3:266)

Come scrive Salvatore Zingale in “This is my design”. Lo spazio dell'abduzione nella progettualità:

“È quindi solo attraverso l'immaginazione progettuale di un effetto che possiamo arrivare alla concezione di un oggetto, ossia di un artefatto che comporti, inferenzialmente, quegli effetti”.

All'interno di questa prospettiva, il diagramma è quindi b strumento attraverso cui ipotizziamo gli effetti del progetto, contribuendo così a organizzare i confini del nostro oggetto architettonico all'interno del mondo sociale e fisico in cui si muove. Ma il suo stesso spazio d'azione è pragmatico: la costruzione di uno schema è un processo dinamico, in cui costantemente gli oggetti vengono manipolati, riorganizzati, verso nuove configurazioni possibili. L'elaborazione di un diagramma si muove tra questi quattro momenti (1) tensione iconica verso il senso ancora inarticolato dei Fatti, (2) costruzione e manipolazione di un sistema di oggetti, classi e relazioni che si ipotizza avere effetti piatici, (3) osservazione delle azioni progettate all'interno dello schema e (4) eventuale sospensione della significazione nella ricerca creativa di nuove configurazioni possibili Questo suo carattere “in rete” rende il suo campo operativo un sistema essenzialmente relazionale. Ciò che proporrò nell'ultimo capitolo è che il diagramma possa essere compreso come quello strumento attraverso cui progettiamo ontologie, come sistemi di elementi, classi e relazioni. L'architettura, intesa come progetto pragmatico di un ontologia locale, è così allo stesso tempo in una relazione continua con la complessità della società.

Nell'ultima parte di questa teoria del diagramma, ne analizzerò la costituzione grafica, come oggetto sociale. All'interno dell'ipotesi di una tassonomia degli artefatti rappresentativi, proverò ad argomentare come una delle caratteristiche più importanti del diagramma sia la capacità di esprimere esplicitamente l'ontologia e il sistema di regole che lo informa: la sua proprietà cioè di strutturarsi come sistema ibrido, a metà tra figura e linguaggio, attraverso una Legenda che espliciti un sistema grafico di elementi, classi e relazioni In questa definizione esplicita, esso delinea una propensione immediatamente sociale, in quanto esibisce pubblicamente la logica che lo informa; il progetto d'architettura si determina quindi come rappresentazione falsificabile, eminentemente pubblica e sulla quale si costruisce un'approvazione condivisa sull'ontologia e sul sistema di regole che esprime. Si può a questo punto ipotizzare una tassonomia di questo strumento in base alle Modalità di Corrispondenza che esso stabilisce con la realtà che rappresenta: studierò quindi la sua definizione in quanto mappa come corrispondenza topologica, grafico come corrispondenza quantitativa e schema come corrispondenza metaforico-funzionale. Nel progetto cioè, la scelta dei diagrammi con cui analizziamo la realtà circostante determinerà la prospettiva dalla quale guarderemo a essa. L'architettura può essere quindi intesa come quel progetto pragmatico che sulla base di una diagramma ipotizza un sistema mobile di relazioni con la realtà fisica e sociale che lo circonda.

Relatori: Alessandro Armando, Leonardo Caffo
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: D Disegno industriale e arti applicate > DC Arti grafiche
D Disegno industriale e arti applicate > DH Disegno
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città
Classe di laurea: Nuovo ordinamento > Laurea magistrale > LM-04 - ARCHITETTURA E INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/6030
Capitoli:

INDICE

1.Introduzione

2.Genealogia dello spazio diagrammatico

3.Modernismo o teoria implicita del diagramma.

4.Foucault o critica implicita del diagramma

5.Eisenman e diagramma indicale

6.Teoria del diagramma

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