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Un centro dell'alto canavese: indagini per il riconoscimento e la rappresentazione dell'identità dei luoghi. Il caso di Via Caviglione in Pont canavese

Alberto Brunasso Cassinino

Un centro dell'alto canavese: indagini per il riconoscimento e la rappresentazione dell'identità dei luoghi. Il caso di Via Caviglione in Pont canavese.

Rel. Anna Marotta, Giuseppe Orlando. Politecnico di Torino, Corso di laurea in Architettura, 2006

Abstract:

PARTE PRIMA - SINTESI STORICA Il Canavese e la sua Storia

Origini del nome Pont

Numerosi sono in Italia i paesi che prendono il nome da un ponte.

Il solo fatto che vi sia un nome, applicato volgarmente ad un determinato territorio, indica che questo è stato riconosciuto degno di essere distinto dai vicini come avente una certa individualità1.

Sovente i ponti antichi (fabbricati spesso a schiena d'asino) avevano nel mezzo una porta che si chiudeva, per isolare e proteggere la regione retrostante. Potevano essere presenti anche una o più torri, od altre opere di fortificazione.

In un manoscritto anonimo del 1740, intitolato "Istoria del Canavese e della Valle d'Aosta" di proprietà privata della famiglia Bertotti (il Dottor M. Bertotti si è a lungo interessato della storia di Cuorgnè e Pont), si dice che Pont Canavese è chiamato ponte "perché in mezzo a due acque collocato, non se li può andare eccetto per mezzo di qualche ponte; de quali al presente due ve ne sono: uno di pietra sopra l'Orco Soana, l'altro di legni sopra l'Orco composto".2

Questo ponte ad un solo arco crollò in tempi successivi, perché gliene fu surrogato un altro dì cui è ancora in piedi una delle pile nelle vicinanze del ponte attuale.

Storici affermano che Pont Canavese era chiamato dai Romani "Ad duos pontes", tuttavia per trovare il nome di Pont in un documento storico, bisogna arrivare al 1110, in un diploma dell'imperatore Arrigo (o Enrico) I, il quale conferma ai Conti Canavesani, fra le altre terre, anche Pont.

Si trovano citati invece, in documenti più antichi, due frazioni attuali di Pont e cioè Doblazio e Sausano, nonché un'altra che portava lo strano nome di Rordilitegna (alcuni storici ritengono che questo era l'antico nome del borgo di Pont, in contraddizione con chi vuole che esso fosse chiamato "ad duos pontes").

Re Arduino a Pont Canavese

Vincitore, in un primo tempo, di un esercito Germanico presso Verona, e poi battuto dall'Imperatore Enrico II per tradimento di coloro stessi che l'avevano eletto, Arduino fu costretto a rifugiarsi prima ad Ivrea e poi nel castello di Sparone, ove fu insediato per un anno (1004 -1005) dai Germanici. Si vedono ancora i ruderi di questo castello che sorgeva sulla breve altura che chiude l'imbocco della Valle di Ribordone, dove sorge ora la Chiesetta di S. Croce a Pont Canavese. La Colonia Canavesana di Torino vi fece collocare, alcuni anni or sono, una piccola lapide marmorea con (ingenuo) bassorilievo ed una iscrizione: "Su questa rocca - Arduino re d'Italia - con i suoi fidi Sparonesi - sostenne - per oltre un anno - l'Impeto e l'assedio - dell'esercito di Enrico Il - Re di Germania - e ne discese vittorioso - 1004 - 1005". Tornato l'imperatore Germanico in patria, Arduino uscì dal suo rifugio, fugò e disperse le rimaste bande tedesche e percorse la Lombardia castigando i traditori.

Ascoltando le tradizioni popolari, non ci sarebbe un luogo nel Canavese dove Arduino non abbia lasciato memoria: (nel castello di Valperga si mostra una falsa camera di Re Arduino; a Cuorgné, nei portici, è una iscrizione: "Antica casa del Re Arduino", la quale casa, di stile gotico, fu costruita da un Conte Arduino di Mercenasco, 300 anni almeno dopo la morte del Re; per fare due esempi).

Per quanto riguarda la Chiesa di S. Maria di Pont Canavese, troviamo una iscrizione nella quale si dice che questa chiesa fu restaurata dal Re Arduino nell'anno 1000 (quae ab Arduino rege restaurata an. M.). La leggenda dice che i soldati germanici lanciati alle calcagna di Arduino, fuggiasco verso Sparone, avrebbero guastato e saccheggiato "S. Maria", presso la quale Arduino aveva una villa. Questi, uscito vittorioso dall'assedio di Sparone, avrebbe, per ringraziamento, riparati i guasti di S. Maria nell'anno 1000.

Arduino si rifugiò a Sparone soltanto nel 1004 uscendone nel 1005: tuttavia (tralasciando il particolare della villa) il restauro di S. Maria potrebbe essere storico, benché si riduca probabilmente a ben poca cosa, forse al rifacimento del tetto bruciato.3

Secondo alcuni storici, Pont dovrebbe pure ad Arduino i suoi due 3

castelli e relative torri. Tuttavia, il fatto che i due castelli appartenevano uno ai Conti di Valperga e l'altro ai Conti S. Martino, prova che furono costruiti da uno dei Conti del Canavese, discendenti dal fratello di Arduino, Guiberto e divisi poi tra le due stirpi di Valperga e di S. Martino nei sec. XII.

Il tuchinaggio nello valli di Pont

Alla fine del XIV secolo, le continue guerre, gli scontri tra i vari Conti avevano messo in ginocchio la popolazione del Canavese.

Nel 1385 il Conte Amedeo VIII andò a far visita in Piacenza al cugino Gian Galeazze Visconti. Questo convegno portò un miglioramento nelle relazioni fra lo Stato Visconteo e quello Sabaudo e isolò il Marchese del Monferrato, col quale fu perciò possibile concludere una tregua, che avrebbe dovuto dare (e non diede) un po' di pace al Canavese. Anzi, secondo alcuni storici, fu l'occasione che aprì la strada alla rivolta. Inoltre, da un po' di tempo le cose nel Canavese non andavano bene, anche senza colpa degli uomini. Spesso alla carestia seguiva la peste o qualche altra infezione e così fu nel 1382 prima e nel 1384 poi venne una cosiddetta "peste nera", che infierì nel Canavese con tanta violenza da spopolare letteralmente alcuni paesi.

Non tardò ad aggiungersi la Guerra Civile. Questa guerra, cominciata per ragioni politiche, sobillata da qualche potenza estera e diretta in principio contro le Autorità del Conte di Savoia, andò, nel suo decorso, degenerando in una vera e propria rivolta popolare contro i Signori feudali, finché la politica dei Savoia non la dominò e la diresse al proprio fine di assoggettarsi tutto il Canavese.

Questa rivolta fu chiamata nei documenti italiani "tuchinagium", in quelli Francesi "atouchinement". L'etimo di questa parola e' di difficile interpretazione, alcuni studiosi, fra cui il Bertolotti, la fan derivare per lo più da "luce un" (tutti uniti). Pare ormai certo che il significato di questo nome debba cercarsi non in Canavese, ma nella Provenza, dove nacque durante la rivolta dei paesani contro il Duca di Berry (1382-83), donde passò poi in Canavese nella rivolta dei paesani contro i Conti Canavesani.

Un'altra interpretazione dice che il termine può derivare dalla deformazione della parola "coquinos" (che in bassa latinità significava "vile", "malvagio"), oppure da "tuchia", in, antico gergo provenzale equivalente a "boscaglia", e quindi "inchino" significherebbe "gente alla macchia", banditi insomma. 4

Le popolazioni Canavesane erano nuove alle ribellioni popolari contro i loro capi feudali.

Per quanto riguarda Pont e le sue valli, la rivolta divampò specialmente sulle montagne, nelle Valli dell'Orco e del Soana, su, fino a Cogne e a Champorcher. Centro dell'insurrezione fu Cuorgnè. Cenni riguardanti il coinvolgimento di Pont ci sono forniti dal Bertolotti che dice: " i Pontesi ed i Valligiani introdussero il Marchese Teodoro di 4 Monferrato in Pont, giurandogli fedeltà con l'approvazione naturalmente, dei Conti di Valperga, suoi amici".

Che Cuorgné fosse il centro del Tuchinagio è provato dal fatto che le multe (di cui sono conservati i registri) fu più fitta che nelle zone vicine. Su 35 segnate nei documenti, ben 26 riguardano Cuorgné e dintorni. La storia non segnala alcun movimento d'armi in Pont e vallate, che dovettero perciò arrendersi. Nell'ultimo decennio del XIV gran parte delle ribellioni erano sedate, ed erano stati restituiti ai Conti i castelli, le terre e tutti i loro possedimenti (sotto il giuramento di non fare guerre fra di sé e coi loro sudditi senza l'intervento del Principe).

Dopo la sconfitta delle truppe Savoiarde a Cavarino (Luglio 1400), la guerra tra il Consiglio di tutela di Amedeo VIII, e il Marchese di Monferrato e Gian Galeazze Visconti continuò per qualche tempo ancora. Si giunse alla pace in due modi: con il matrimonio nel 1403 di Teodoro con Margherita d'Acaja, Principessa Sabauda (Matrimonio che. unendo gli interessi delle due Nobili Casate, pose fine ai loro contrasti ); con la morte di Gian Galeazze Visconti (1402), dopo la quale lo Stato Visconteo momentaneamente si disgrega.

Cessati i disordini della guerra, venne allontanato Facino Cane, (uno dei ribelli più influenti della rivolta); perciò i Tuchini si trovarono senza appoggio e dovettero arrendersi.

Ma, nonostante le multe inflitte da Amedeo VIII, le popolazioni di Pont e valli erano sempre irrequiete e si agitavano per ogni piccolo sopruso. Intanto Amedeo VIII rinunciò al Ducato in favore del figlio Ludovico e si ritirò a vita privata. Il Governo centrale si indebolì e le popolazioni ne approfittarono subito per continuare i moti.

Nel 1441 vi fu un nuovo tentativo di pacificazione. Le popolazioni di Pont, Vai Soana e Vallorco, d'accordo con i Conti di Valperga e di San Martino elessero sette arbitri, per dirimere le questioni pendenti.5

Questi arbitri condannarono i popolani a pagare in tre anni 300 fiorini di Genova, somma che fu divisa tra 91 persone indiziate come più colpevoli. II Bertolotti ne pubblica l'elenco traendolo dall'Archivio dei Conti Coardi di Carpeneto. Ma sei anni dopo (1447) un Ordinato del Duca di Savoia, Ludovico, ci fa sapere che gli uomini di Pont e valli, dopo essere nuovamente insorti, avevano promesso per bocca del loro rappresentante Antonio de Muso di ritornare alla tranquillità. In seguito, le popolazioni stanche dei Nobili, si unirono alle Valli di Brosso e Lessolo e offrirono a Ludovico Duca di Savoia 2000 fiorini d'oro per passare sotto la sua diretta Giurisdizione. Il Duca Ludovico, accettò , il 24 Marzo 1449, ma i Nobili ruppero la convenzione (e probabilmente fecero una controfferta) e la pratica andò a monte. Si tornò alla ribellione.

Nel 1446 il Duca Ludovico aveva fatto ordinamenti contro il Tuchinaggio ed obbligato le Parrocchie della Val d'Orco a ratificarli: ma invano. Nel 1450 ordinò la confisca delle terre ribelli e così le ridusse all'obbedienza. Per Pont il Tuchinaggio era terminato: non così per gli abitanti della Val Soana, i quali, mai domi,tornavano ogni tanto a tumultuare e a fare disordini.

Il XVII secolo a Pont

Dopo la pace di Chateau-Chambrésis (13 aprile 1559) Emanuele Filiberto tornò in possesso delle proprie terre, ma purtroppo esse versavano in pessime condizioni. Era tutto da rifare: amministrazione, commercio, agricoltura, finanze, istruzione.

Queste trasformazioni interessarono anche gli abitanti di Pont Canauese: «Sotto Emanuele Filiberto nel 1558 gli uomini di Pont e Valli ebbero un salvacondotto per il traffico e furono riconfermati gli Statuti. L'8 Marzo 1562 riconferma e concessione di nuovi Statuti. Gli uomini dell'Università di Pont si radunarono sulla Piazza della Chiesa di S. Costanze sotto un olmo, luogo ordinario delle adunanze. Erano Consoli i Nobili Costanze Aymonino e Francesco Bergiato e fra i convenuti si trattò della riforma dei vecchi Statuti, ormai divenuti oscuri ed inservibili. Furono portati a 71 : i primi 34 sono bandi campestri; poi si tratta dell'elezione dei Consoli e dei Credenzieri; il 56 s'intitola del sovvenire gli oppressi per il debito de ragione; l'ultimo riguarda l'osservanza delle feste. Il 7 Settembre 1578 Pont ebbe la concessione di un mercato al martedì, pagando 400 scudi d'oro, e fu tenuta invalida la concessione fatta dai Francesi per il mercato del lunedì. Ma Cuorgnè si lamentò perché detto mercato guastava il suo del giovedì. Pont sborsò allora 300 scudi a Cuorgnè e 1500 al Duca ed ebbe la riconferma della concessione il 5 Maggio 1579; però il mercato fu fissato al sabato e Cuorgnè e Rivarolo furono minacciate di pene se t'avessero turbato. Ma non si potè sostenere e più tardi si tornò al lunedì».6

La notevole peste del 1630 (descritta dal Manzoni) arrivò anche a Pont, dove vi fu un po' di moria, ma non così terribile come altrove; nei registri parrocchiali si nota la sepoltura di qualche persona "in viridario", invece che nella chiesa, dove si seppelliva comunemente, per il sospetto di peste. Invece a Cuorgnè fece strage: morirono 600 persone.

Nel 1643 avvenne un flagello raro per le zone del Canavese: in molti luoghi del Piemonte ci fu un'invasione di cavallette che durò fino a Ottobre, con distruzione completa di erba, foglie e frutti. Sempre nel 1643 gli abitanti di Pont deliberarono di riedificare la Chiesa di S. Costanzo, ormai cadente. Nel 1653 straripò il torrente Soana, rovinando strade e ponti e guastando 3590 giornate dì terreno allo sbocco della Valle. L'anno dopo, 1654, un'altra inondazione ancora più terribile allagò anche l'abitato di Pont. II Duca concesse condoni dì tasse e polvere di mina per le riparazioni delle strade7

Il XVIII secolo a Pont

La strada provinciale di Pont fu aperta nel 1768 per concessione di Carlo Emanuele II (1730-1773), ad istanza del Cav. Paletti di Pont e di certo Sig. Podio. Più tardi fu riparata e migliorata tra Salto e Pont per opera del Cons. prov. Amedeo Destefanis. Al medesimo sono pure dovuti il cimitero al Fondpont e il ponte sul Soana.

Nel 1744 il Comune fece richiesta di un collegio per l'istruzione, ma la risposta fu negativa da parte del riformatore degli studi in data 13 Ottobre, il quale concesse soltanto un maestro di "umanità"; così si chiamavano allora le classi del ginnasio inferiore (scuola media). Nel 1772 si ha una furiosa piena del Soana, che porta danni gravi alla vallata e all'abitato di Pont. Già nel 1733, dopo ostinata siccità, vi era stata un'inondazione e ancora nel 1755..

Nel 1780 vi fu un'altra furiosa piena del Soana che portò via il ponte. Il Comune lo fece ricostruire, pretendendo poi che i Comuni della vallata aiutassero nelle spese.

Intanto, la Rivoluzione Francese fa eco ip. tutto il nord Italia in tutti i paesi si pianta l'albero della libertà, al grido: "Viva la libertà, morte ai tiranni". È allora che viene soppresso il convento di San Francesco a Pont, quello dei Cappuccini a Cuorgnè, dei Francescani a Belmonte.

Tra il XVIII e il XIX secolo a Pont

Il 1799-1800 è di nuovo anno di fallito raccolto. Intanto gli Austro-Russi invadono il Piemonte per cacciarne i Francesi. Non basta: si forma nel Piemonte una cosiddetta "massa cristiana", aggregato di gente di ogni risma che da la caccia ai Rivoluzionari, ma saccheggia anche per quali 110 morirono.

Nel corso di questo secolo vennero realizzate in Pont una serie di infrastrutture.

Il Cav. D. Destefanis donava il 25 Febbraio 1888 con atto pubblico alla locale Congregazione di Carità un terreno in Oltre-Soana per la costruzione dell'Ospedale. Venne aperto l'11 Novembre 1905; negli ultimi anni l'Ospedale è stato notevolmente ampliato: nel 1958 fa costruito il nuovo padiglione a Levante; e infine il 26 gennaio 1974 fu inaugurato il padiglione a Nord.

Anticamente Pont comunicava con Cuorgnè mediante la strada vecchia sulla destra dell'Orco: altra strada uguale la univa a Salto, Priacco e Castellamonte sulla sinistra dell'Orco. La prima è ancora esistente, benché in cattivo stato; la seconda non c'è più che a tratti. Ai tempi Carlo Emanuele III Duca di Savoia si fece lo stradone attuale che fu poi seguitato prima fino a Locana, poi a Noasca e finalmente a Ceresole. Il tratto Pont - Locana fu notevolmente migliorato quando il Municipio di Torino costruì l'impianto elettrico di Ceresole. La nuova strada per la Val Soana fu compiuta nel 1893. La strada attuale di Frassinetto, sostituita all'antica mulattiera più breve, data dal 1917.

Un'altra realizzazione molto importante fu la ferrovia. L' 11 Agosto 1856 si costituiva in Torino una "Società anonima della strada ferrata centrale del Canavese", per la costruzione di una ferrovia a vapore o a cavalli da Torino a Cuorgnè. Approvata con R. D. 28 Maggio 1857, si dovette rinunciare, per mancanza di fondi, alla ferrovia a vapore fino a Cuorgnè, accontentandosi di una modesta tranvia a cavalli fino a Rivarolo.

Tale ferrovia a cavalli venne utilizzata per vari anni. I veicoli circolavano su rotaie leggerissime, di sezione ad 8, fissate alle traverse col mezzo di ganasce rese solidali con cunei di legno.

Nel 1885 fu cambiata in ferrovia a vapore e prolungata fino a Cuorgnè prima e poi da Rivarolo a Castellamonte. Da Pont

Relatori: Anna Marotta, Giuseppe Orlando
Tipo di pubblicazione: A stampa
Parole chiave: architettura monumentale - Pont Canavese
Soggetti: A Architettura > AP Rilievo architettonico
G Geografia, Antropologia e Luoghi geografici > GG Piemonte
U Urbanistica > UB Architettura del Paesaggio
Corso di laurea: Corso di laurea in Architettura
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/538
Capitoli:

PREFAZIONE pag. 1

PARTE PRIMA - SINTESI STORICA

1.1- Il Canavese e la sua Storia pag. 4

1.1.1-Origini del nome Pont pag. 5

1.1.2 - Re Arduino a Pont Canavese pag. 8

1.1.3-I1 tuchinaggio nelle valli di Pont pag. 11

1.1.4-II XVII secolo a Pont pag. 17

1.1.5 -Il XVIII secolo a Pont pag. 19

1.1.6-Tra il XVIII e il XIX secolo a Pont pag. 21

1.1.7 -Il XIX secolo a Pont pag. 22

1.1.8 - L'industrializzazione e il XX secolo a Pont pag. 24

1.2 - Origini del nome Canavese pag. 28

1.3 - Origine del nome dei centri Canavesani pag. 31

1.4 - Vita in epoca medievale in Pont pag. 34

PARTE SECONDA - ARCHITETTURA DEL BORGO

2.1-Il borgo di Pont e il ricetto pag. 51

2.2 - Il fenomeno dell'Incastellamento pag. 52

2.3 - Fasi evolutive delle fortificazioni di Pont pag. 54

2.3.1 - La Torre Ferranda pag. 58

2.3.2 - La Torre di San Martino pag. 62

2.3.3 - L'area fortificata pag. 64

2.4 - Le chiese di Pont pag. 65

2.4.1-La chiesa di Santa Maria in Doblazio pag. 65

2.4.2 - La chiesa di San Costanzo in Pont pag. 68

2.4.3 - La chiesa di San Francesco in Pont pag. 73

PARTE TERZA - VIA CAVIGLIONE

3.1- L'antica via del commercio pag. 79

3.2 - L'evoluzione della via nei secoli pag. 80

3.3 - Caratteristiche della via Caviglione pag. 85

PARTE QUARTA - RILIEVO DI VIA CAVIGLIONE

4.1 - Rilievo Fotografico della via pag. 88

4.2 - Schede generali sugli edifìci della via pag. 94

4.3 - Analisi degli elementi caratteristici della via pag. 101

4.3.1 - Pavimentazione stradale pag. 101

4.3.2 - Pavimentazione dei portici pag. 102

4.3.3 - Zoccolature pag. 104

4.3.4 - Serramenti, vetrine e portoni d'accesso pag. 108

4.3.5 - Illuminazione della via pag. 111

4.4 - Schedatura degli Edifìci della via pag. 112

4.5 - Ipotesi di rifunzionalizzazione della via pag. 180

4.5.1 - Motivazioni e finalità di un'intervento pag. 180

4.5.2 - Linee guida generali pag. 181

BIBLIOGRAFIA pag. 194

ALLEGATI

Bibliografia:

. AA. VV., Torre Ferrando e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001, pag. 13

16 Le botole che ancora oggi si vedono sotto i portici della Via Cavigliene di cui fornisco una breve documentazione fotografica, sono talvolte ancora usate come unico accesso al locate cantine, altre invece rimangono un accesso inutilizzato e malandato.

15 Cfr. PAVIOLO Angelo (a cura di). Paesi - Pont canavese, Agliè, Mulatero Editore, 1999

14 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferranda e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 25

13 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferranda e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 21

12 Cfr. GIACOMETTI Luca, Torri, fortificazioni e castelli del Piemonte, Asti, Ed. Ferrali, 1973 pag.66

11 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferrando e il Borgo dì Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 15

10 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferrando e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 13

9 Cfr. Verbale della visita apostolica del 1585

8 Cfr. OGLIARO Massimo, L'industria il commercio le società del miracolo, Depi editore, Vercelli, 1955

6 Cfr BERTOLOTTI Antonino, Passeggiate nel Canavese, vol. VT, Ivrea, Tip. F.L. Curbis, 1869, p. 17

7 Cfr CINOTTI Giuseppe, Briciole di storia pontese, Romano Canavese, Tip. Ferrero &C, 1977, p. 117

5 Cfr. TROMPETTO Marco, Il fenomeno del Tuchinaggio nel Nord Italia, Ivrea, Ed. Borgarello, 1978 pag. 77

Cfr. TROMPETTO Marco, Il fenomeno del Tuchinaggio nel Nord Italia, Ivrea, Ed. Borgarello, 1978

Cfr CINOTTI Giuseppe, Briciole di storia pontese, Romano Canavese, Tip. Ferrero & C, 1977, p. 131

1 Cfr. MARINELLI Oreste, la divisione dell'Italia in regioni e provincie, Torino, Bibl. Soc. Stor. Sub., vol

CXIV, 1928,pag.25

2 Cfr CINOTTI Giuseppe, Briciole di storia pontese. Romano Canavese, Tip. Ferrero & C, 1977,p. 17

Tavole:

. AA. VV., Torre Ferrando e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001, pag. 13

16 Le botole che ancora oggi si vedono sotto i portici della Via Cavigliene di cui fornisco una breve documentazione fotografica, sono talvolte ancora usate come unico accesso al locate cantine, altre invece rimangono un accesso inutilizzato e malandato.

15 Cfr. PAVIOLO Angelo (a cura di). Paesi - Pont canavese, Agliè, Mulatero Editore, 1999

14 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferranda e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 25

13 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferranda e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 21

12 Cfr. GIACOMETTI Luca, Torri, fortificazioni e castelli del Piemonte, Asti, Ed. Ferrali, 1973 pag.66

11 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferrando e il Borgo dì Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 15

10 Cfr. CIMA Oliviero, CARBONATTO Lara, COPPO Silvia, SANDRETTO Giancarlo, SUBBRIZIO Marco, CORINO Mario, FERRERO Franco, Torre Ferrando e il Borgo di Pont, Burolo, Cumbe Edizioni, 2001 pag. 13

9 Cfr. Verbale della visita apostolica del 1585

8 Cfr. OGLIARO Massimo, L'industria il commercio le società del miracolo, Depi editore, Vercelli, 1955

6 Cfr BERTOLOTTI Antonino, Passeggiate nel Canavese, vol. VT, Ivrea, Tip. F.L. Curbis, 1869, p. 17

7 Cfr CINOTTI Giuseppe, Briciole di storia pontese, Romano Canavese, Tip. Ferrero &C, 1977, p. 117

5 Cfr. TROMPETTO Marco, Il fenomeno del Tuchinaggio nel Nord Italia, Ivrea, Ed. Borgarello, 1978 pag. 77

Cfr. TROMPETTO Marco, Il fenomeno del Tuchinaggio nel Nord Italia, Ivrea, Ed. Borgarello, 1978

Cfr CINOTTI Giuseppe, Briciole di storia pontese, Romano Canavese, Tip. Ferrero & C, 1977, p. 131

1 Cfr. MARINELLI Oreste, la divisione dell'Italia in regioni e provincie, Torino, Bibl. Soc. Stor. Sub., vol

CXIV, 1928,pag.25

2 Cfr CINOTTI Giuseppe, Briciole di storia pontese. Romano Canavese, Tip. Ferrero & C, 1977,p. 17

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