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Falchera : le qualità di una città pubblica

Simone Ruberto, Sara Cristina Zanforlin

Falchera : le qualità di una città pubblica.

Rel. Anna Maria Cristina Bianchetti, Franco Berlanda. Politecnico di Torino, Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città, 2014

Questa è la versione più aggiornata di questo documento.

Abstract:

Introduzione

Questa tesi propone una rilettura del progetto per la Nuova Unità Residenziale Falcherà, un'icona della progettazione urbanistica degli anni '50 e, nondimeno, un progetto ancora oggi assai poco studiato e solitamente ricondotto, entro un approccio contestuale, nell'ambito del programma INA-Casa.

La nostra ricerca si articola in una prima parte di intervista all'architetto Franco Berlanda, che ha partecipato alla vicenda Ina-Casa in modo diretto. In aggiunta, si è effettuata una ricognizione sui dati statistici che evidenzia nel quartiere un carattere sociale oramai non più eccezionale nel contesto torinese.

La seconda parte fornisce un breve e sintetico inquadramento del programma dell'INA-Casa, tale da permettere di capirne i caratteri, così come comprenderne le influenze sul progetto in esame.

La parte successiva si occupa di operare una descrizione-decostruzione del progetto Falcherà, tesa a comprenderne l'idea fondativa e le logiche compositive, a partire da un'indagine iconografica sui disegni originali, messa a confronto con numerosi sopralluoghi che hanno permesso di cogliere i caratteri fisici, morfologici, relazionali dello spazio costruito del progetto.

La decostruzione ha permesso di mettere in evidenza alcune logiche di costruzione degli spazi edificati ed aperti, dedotte da ricorrenze che assumono l'evidenza di alcune regole non dichiarate, ma nondimeno palesi. La chiarezza e la coerenza complessiva del disegno complessivo- pure entro le diverse formulazioni del progetto- sostengono questa ipotesi.

Le regole pongono in stretta relazione la distribuzione interna degli edifici, i loro punti di attacco, le possibilità di muoversi dentro e fuori da essi con il sistema gerarchico dei percorsi, la loro tessitura e le loro relazioni con uno spazio aperto che è sempre progettato fin nei minimi particolari (oggi diremmo entro un progetto di paesaggio). Un'analisi per categorie separate (costruito, percorsi, spazio aperto) mostra la sua insufficienza. Poiché ciò che conta è l'articolazione delle relazioni, ovvero l'intima complementarietà tra queste che ne giustifica significato, forma e funzionamento. La rigidità, solo apparente, cela

una duttilità tale che ogni modifica introdotta si è riverberata sull'intero progetto. In altri termini, si può dire che il progetto si "muove" durante il suo sviluppo in modo organico, confermando ogni volta, le regole costitutive che abbiamo riconosciuto.

Quelle che abbiamo individuato come regole costitutive convergono entro un'idea generale che ci pare essere tesa a tutelare, ai due estremi, lo spazio intimo, domestico e lo spazio comune, continuo e attraversabile. A questi si aggiunge lo spazio del centro civico, sostenuto dalle funzioni contenute che ne costituiscono lo scheletro morfologico ma anche la centralità conferita agli abitanti. Centralità resa ancor più evidente dalla natura isolata ed autosufficiente del progetto. Isolamento lungi dall'essere considerato un limite dai progettisti quanto più l'occasione per la creazione di un complesso dai caratteri realmente alternativi all'esistente.

Tale varietà di spazi declina entro modi e sfumature differenti dello stare da soli e dello stare con altri.

La configurazione spaziale cela, naturalmente, un'idea precisa delle condizioni sociali entro le quali si sarebbe posto il nuovo insediamento. Un "progetto sociale" altrettanto preciso, con una visione chiaramente progressiva della società e della pratica dell'urbanista.

La messa alla prova dell'interpretazione che si dà al progetto è la quarta parte della tesi, realizzata ricostruendo le vicende delle trasformazioni indotte dall'abitare sullo spazio progettato nei primi anni '50. Ovvero gli slittamenti conseguenti le pratiche ordinarie: a volte minuti, spesso rilevanti, come nel caso delle modifiche "difensive" introdotte dagli abitanti negli anni settanta. Parallelamente il testo si occupa di comprendere le mutazioni nelle condizioni di contesto al progetto, come l'avvicinamento della città o la costruzione di nuove infrastrutture ed un nuovo insediamento residenziale nell'intorno dell'area. Questi ulteriori piani di lavoro sono stati mossi dalla necessità di capire cosa accada "nel tempo" al disegno urbano. Ovvero come questo si "adatta", pone una sua inerzia o segue mutazioni che, dal basso o dall'alto, tendono ad incidere sulle logiche che ne definiscono il carattere.

Molti spazi, la gran parte di quelli prossimi agli edifici residenziali, si sono adattati seguendo varie sfumature di appropriazione da parte di gruppi di soggetti, da tre a quattro alloggi dell'intera corte, che ne hanno mutato in modo sostanziale la natura; entro questi spazi si situa il campo di accordi e negoziazioni multiple che consentono una densità di pratiche importante.

L'incapacità dell'automobile di stravolgere e comprimere il funzionamento di questi spazi ne esprime la forza e il valore.

Nondimeno, non bisogna confondere il carattere concluso di questi spazi con l'autosufficienza. In questi spazi trovano diritto di cittadinanza pratiche per lo più temporanee e non strutturate. Vi è qui tutto il potenziale e, allo stesso tempo, tutti i limiti e le fragilità del progetto implicito. Altri spazi, ormai residuali, hanno perso il loro carattere estensivo e sostanziale.

Altri ancora, come quelli legati al centro civico, hanno subito lo svuotamento di significato delle funzioni indotto dall'arrivo di un grande centro commerciale in posizione limitrofa.

È su queste ultime due tipologie di spazio che si concentrano le istanze di riqualificazione della popolazione che dimostra, oggi come ieri, un orgoglio dell'appartenenza non comune. È nell'eccezionale vitalità dell'associazionismo falcherese, negli spazi chiusi delle sedi, che si esprime quello spirito unitario che non riesce ad esprimersi nello spazio pubblico.

Non è probabilmente casuale che i progetti di riqualificazione contengano al loro interno sempre ed anche una volontà di visibilità, un mettersi in vetrina di chi è comunque consapevole del valore del luogo in cui vive.

Al progetto urbanistico e sociale di Falcherà possono essere ricondotti temi importanti dell'urbanistica -e dell'indagine sociale- in quei primi anni cinquanta. Primo tra gli altri, per l'ambiguità del trattamento che ne viene fatto in diverse esperienze di progettazione urbanistica, è il tema del vicinato.

Per tale ragione l'ultima parte delle tesi presenta un confronto, che appare necessario, con il progetto di San Giuliano a Mestre, coevo rispetto la Nuova Unità Residenziale Falcherà, ma che con essa restituisce le due visioni del vicinato nella tradizione modernista in Italia.

Il tutto seguito da nostre considerazioni finali.

Relatori: Anna Maria Cristina Bianchetti, Franco Berlanda
Tipo di pubblicazione: A stampa
Soggetti: SS Scienze Sociali ed economiche > SSG Sociologia
U Urbanistica > UK Pianificazione urbana
Corso di laurea: Corso di laurea magistrale in Architettura Costruzione Città
Classe di laurea: NON SPECIFICATO
Aziende collaboratrici: NON SPECIFICATO
URI: http://webthesis.biblio.polito.it/id/eprint/3650
Capitoli:

INDICE

Introduzione.

L'invenzione dei "treni deragliati": intervista a Franco Berlanda.

Falchera.

Cenni statistici sul quartiere.

Il Piano per l'incremento dell'occupazione operaia, 1950-1956.

Inquadramento.

Aspetti gestionali.

Indicazioni e prescrizioni.

Alcuni risultati quantitativi.

La Nuova Unità Residenziale Falchera.

La Nuova Unità Residenziale Falcherà, 1951-1956.

Autosufficienza del quartiere e separazione delle funzioni.

Il ragionamento sulle tipologie urbane.

I riferimenti storico-locali.

L'invenzione tipologica.

La disposizione al suolo degli edifici: la creazione di uno spazio aperto continuo e vario.

La disposizione degli affacci: la priorità all'isolamento degli alloggi.

Le particelle.

Lo spazio del muoversi in auto: l'automobile in secondo piano.

Lo spazio del muoversi a piedi: due diverse tipologie di spazio.

Le aree attrezzate: la vegetazione come sistema regolativo.

Gli edifici pubblici e il centro civico.

Il progetto sociale.

La tutela dello spazio domestico.

Il progetto sociale.

Modificazioni e nuovi equilibri.

Modificazioni e ritardi durante la realizzazione.

Le modificazioni del contesto.

Abaco dei dispositivi che modificano il progetto.

La questione della permeabilità.

La scomposizione di uno spazio continuo e attraversabile.

Dentro i recinti.

Fuori dai recinti.

Le istanze del presente.

San Giuliano e Falcherai due nozioni di vicinato nella tradizione modernista.

Un confronto iniziato da Astengo.

Due tipologie di corte.

Conclusione.

Bibliografia.

Crediti.

Bibliografia:

Bibliografia

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